Sono almeno in tremila, sparsi in tutto il mondo. Mangiano chili di verdure ogni giorno. Fanno la guerra alle calorie. Fanno camminate a non finire. Per lo più sono magrissimi e mantengono un cervello sveglio e una memoria di ferro anche a 80 anni. Longevità, sperano, oltre i 100 anni. Si autodefiniscono CRONisti. Ma con la stampa non hanno niente a che fare. Sono i membri di una curiosa società, nata agli inizi degli anni ’90 negli Stati Uniti, la Calorie Restriction Society International.
Si tratta di persone con un livello culturale molto elevato che, per mantenere la propria brillantezza fisica e mentale, hanno scelto di tagliare sino al 30% di calorie quotidiane per raggiungere un indice di massa corporea più basso del 18,5 considerato il limite minimo della normalità, che mangiano moltissima verdura, cereali integrali, legumi, poco pesce 3-4 volte la settimana, pochissima carne un paio di volte. Ovviamente non tutti ce la fanno a reggere ristrettezze caloriche così severe. Il problema non è la fame, ma i crampi addominali e l’infertilità temporanea. Alla base della perseveranza degli altri c’è la convinzione che una moderata ristrettezza calorica possa permettere di vivere più a lungo.
Il dott. Luigi Fontana, direttore del reparto nutrizione e invecchiamento dell’Istituto Superiore di Sanità, ritiene che la dieta dei CRONisti non sia equilibrata a causa dell’eccesso di proteine. Lo specialista ha perciò selezionato alcuni CRONisti e ha ridotto la quantità di proteine. Il risultato dell’esperimento ha mostrato che, dopo tre settimane di dieta, nei volontari si è ridotta di un quarto la quantità di un ormone prodotto dal fegato, l’IGF-1. Questo ormone è normalmente alto nel genere umano che segue regimi ricchi di proteine.
Questa coincidenza fa sperare che una dieta equilibrata, ipocalorica e ipoproteica possa aiutare a vivere più a lungo e in buona salute. Gli scienziati ipotizzano che ridurre nella dieta carne e uova, alimenti ricchi di proteine, possa essere più salutare che ridurre al minimo le calorie. Come afferma il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Enrico Garaci,
“Abbiamo deciso di investire su questi studi perché rappresentano un avanzamento non solo scientifico, ma anche culturale, un cambiamento di prospettiva nello sguardo sulla funzione della nutrizione umana”.