La scienza dell’alimentazione sta davvero facendo passi da giganti e ogni giorno si scopre sempre qualcosa in più per curare o prevenire malattie molto gravi, proprio come il morbo di Alzheimer. Secondo un recente studio, svolto dai ricercatori del Karolinska Institutet di Stoccolma, la vitamina B12 potrebbe essere un antidoto portentoso. La ricerca durata ben 7 anni ha permesso di verificare il ruolo di questa vitamina.
Si sono sottoposti alla sperimentazione 271 finlandesi volontari tra i 65 e i 79 anni, sani all’inizio della ricerca, 17 dei quali hanno sviluppato la demenza senile nel corso dello studio. I partecipanti sono stati periodicamente sottoposti ad analisi del sangue per analizzare i livelli di vitamina B12 e di omocisteina (un aminoacido associato alla vitamina B12) i cui eccessivi livelli sono collegati a effetti negativi sulla salute del cervello (compreso l’ictus). Il focus della ricerca ha verificato che per ogni micromole di omocisteina in più il rischio di malattia di Alzheimer aumenta del 16%, mentre per ogni picomole in più della forma attiva della vitamina B12 il rischio si riduce del 2%.
Il 2% può sembrare una piccola percentuale, ma è già un buon punto da cui partire per elaborare in futuro delle cure. Per esempio, è tipico degli anziani avere bassi livelli di vitamina B12. Tuttavia, i pochi studi che hanno investigato l’utilità dei supplementi di vitamina B12 per ridurre il rischio di perdita di memoria hanno dato risultati contrastanti. Ecco perché non si può ancora formula una tesi precisa e soprattutto una terapia preventiva.
Ricordo, che solo in Italia, i malati di Alzheimer sono più di 520.000, con 80.000 nuovi casi all’anno. Da qui al 2020 si prevedono circa 115.000 di nuove diagnosi di Alzheimer. L’età media dei malati è di 77 anni (il 66,8% costituito da over 75 anni, l’8,9% da pazienti sotto i 65 anni e un quarto circa da malati di età compresa tra i 66 ed i 75 anni). Sono soprattutto le donne a soffrire di questo terribile male.