Il vertical running è una specialità dello skyrunning, la corsa in alta quota che prevede gare di lunghezza e dislivelli vari – da quelle di durata, come la maratona, a quelle più brevi di scatto e velocità – tutte accomunate dal fatto di essere praticate a una quota superiore ai 2000 metri (si può arrivare anche oltre i 5000). Davvero emozionante per la spettacolarità dei paesaggi in cui si pratica, fra rocce e ghiacciai, lo skyrunning è considerato uno sport estremo, faticoso e molto impegnativo. Per questo richiede una preparazione rigorosa, che preveda un avvicinamento progressivo allo sforzo in alta quota, dove la presenza di ossigeno nell’aria è minore.
Il vertical running merita un discorso a parte. Disciplina nuova, richiede la salita nel minor tempo possibile di migliaia di scalini. Ma la preparazione non avviene sulle scale. Gli atleti si allenano migliorando forza e resistenza con la corsa in piano. E poi inserendo nel programma dei dislivelli. Ad esempio, come racconta Daniela Vassalli, la campionessa del mondo, fa più volte al giorno i 110 scalini di casa sua. Ma la sua preparazione è la stessa di chi affronta maratona e mezza maratona: si allena su una pista ciclabile, con un programma di 100 km da percorrere a settimana.
Allora, come ci si sente in cima ad un grattacielo, dopo aver salito di corsa più di mille gradini?
“Felici. Stanche. E anche un pò frastornate perché nelle gare spesso si parte una alla volta. Arrivi e non sai di aver vinto. Devi aspettare i tempi delle altre. Io preferisco sentire le avversarie vicine: è più stimolante. Anche se la gara diventa più complicata perché ci si ostacola a vicenda”.
Come le è venuto in mente di dedicarsi a questo sport?
“In realtà è stato un caso, io vengo dalla corse: maratona, mezza maratona. E stato il mio sponsor, Italcementi, che con i grattacieli ha a che fare, a chiedermi di provare. E io ci ho messo il massimo impegno”.
Da quanto tempo si allena?
“Per il vertical running da poco più di un anno. Ma anche per la maratona, che è la specialità che pratico da più tempo, non è che mi prepari da tanto. La verità è che sono un’atleta anomala. Ho 34 anni e ho cominciato a correre a 28-29. Proprio cominciato. Prima non avevo mai fatto niente. Un po’ di atletica fra i 10 e i 12 anni. E basta”.
Cosa l’ha spinta a iniziare?
“Il desiderio, comune a tante donne, di rimettermi in forma dopo la seconda gravidanza. E all’inizio facevo proprio fatica. Ho dovuto cominciare con i classici 5 minuti di corsa e 5 di camminata. È stata la mia testardaggine a sostenermi. Mi ripetevo: ‘dai che ce la fai”
E così di 5 minuti in 5 minuti è arrivata in cima ai grattacieli…
“Le assicuro che non è stato per niente immediato: all’inizio i programmi di allenamento sono stati molto graduali. Però mi piaceva. E in famiglia mi hanno incoraggiato. Il mio corpo ha cominciato a cambiare. A farsi più tonico e resistente. E poiché sono competitiva ho provato a fare le prime gare. Mezze maratone. Ma il mio obiettivo non era certo vincere. Era fare il mio massimo. E, se possibile, sorpassare quella che avevo davanti”
Qual è ora la sua preparazione?
“Mi alleno su una pista ciclabile, con un programma di 100 km a settimana. Contrariamente a quanto si possa credere, non faccio solo le scale. A casa mia ci sono 110 scalini: dal garage fino all’ingresso e non disdegno di farle, ma la mia preparazione è rigorosamente sul piano. La mia disciplina di riferimento resta la maratona. Ho un record personale di 2h48′. Ho corso anche quella di New York.”
Il vertical running richiede la conoscenza di tecniche particolari?
“Il bello di questo sport è che è così nuovo che le tecniche sono tutte da inventare. A Barcellona, durante la gara che mi ha portato alla conquista del titolo, avevo un dolore alla gamba sinistra e così per salire, per la prima volta mi sono aiutata con le mani. I primi venti piani erano all’esterno, su una scala antincendio, quindi le avversarie che partivano dopo di me (la gara era a cronometro) potevano vedermi perfettamente. E hanno deciso di imitare il mio nuovo involontario stile. Tutte abbiamo fatto tempi davvero competitivi! “
Perché consiglierebbe il suo sport? E a chi?
“Io sono la dimostrazione che il vertical running si può consigliare a tutti. È una disciplina nuovissima, che offre grandi margini di miglioramento. Richiede investimenti minimi: basta un paio di scarpe leggere. E un po’ di volontà e umiltà. A chi inizia suggerisco la politica dei piccoli passi, guardare i progressi senza ispirarsi ai campioni. Allenarsi tenendo conto del proprio livello di forma, senza scoraggiarsi. Va benissimo anche cominciare con 5 minuti di camminata e 5 di corsa, l’importante è allenarsi con costanza, 2-3 volte la: settimana e aumentare gradualmente il carico di lavoro. Il vantaggio più grande è che fa sentire bene. E questo vale per tutti gli sport praticati con continuità. Si liberano le endocrine e il benessere aumenta immediatamente. Stai meglio. Dimentichi la stanchezza. Ti senti felice… Come in cima a un grattacielo!”