Se pensiamo all’uomo delle caverne lo immaginiamo carnivoro e cacciatore. In realtà, l’uomo preistorico di 10.000 anni fa preferiva i legumi nella sua dieta. Secondo i ricercatori dell‘Istituto Weizmann e della Israel Antiquities Authority, era specializzato nella coltivazione di legumi in generale, e fave in particolare.
Il ritrovamento dei semi nei siti preistorici mostra che la dieta degli abitanti dell‘epoca consisteva principalmente di fave, così come di lenticchie e di vari tipi di piselli e ceci. Lo studio è stato condotto dall’archeologa-botanica Valentina Caracuta, dell‘Istituto Weizmann, insieme a Elisabetta Boaretto e Lior Regev, e in collaborazione con gli archeologi Kobi Vardi, Yitzhak Paz, Hamoudi Khalaily, Ianir Milevski e Omri Barzilai della Israel Antiquities Authority.
Questa scoperta, secondo gli esperti, riflette una pianificazione agricola a lungo termine: i semi non erano conservati solo per l’alimentazione, ma anche per garantire raccolti futuri negli anni successivi. Nonostante l’importanza dei cereali nell’ambito nutrizionale, che continua fino ad oggi, sembra che nella regione esaminata (a ovest del fiume Giordano), siano stati i legumi, ricchi di sapore e proteine, a essere la prima specie a essere coltivata. I ricercatori hanno poi spiegato:
“In quel periodo, un fenomeno noto come la rivoluzione agricola ha avuto luogo in tutta la regione: diverse specie di animali sono stati addomesticate e differenti tipi di piante sono state coltivati in tutto il Levante, ed è ormai chiaro che l’area della Galilea era la principale produttrice di legumi in epoca preistorica. Questo processo è durato migliaia di anni, durante i quali alcune caratteristiche delle specie selvatiche furono modificate, e addirittura alcune specie vegetali vennero create. Tuttora, la maggior parte dei ceci coltivati nel Paese provengono dalla regione della Galilea”.
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