E’ stato approvato dalla Food and Drug Administration (Fda) il primo farmaco per combattere l’obesità. Probabilmente questa pillola porterà una vera rivoluzione nel campo delle diete e soprattutto della salute. Attenzione, però, non si tratta di un integratore, ma di un vero e proprio medicinale, che va assunto solo su controllo medico e associato a una dieta ipocalorica, ben equilibrata, e un po’ di esercizio fisico.
pillola anti-obesità
La pillola anti-obesità che si trasforma in un palloncino
Seguire una dieta ipocalorica è spesso difficile, specialmente se il nostro corpo è abituato ad assumere una quantità giornaliera di cibo elevata. Il senso di fame, specialmente nei primi giorni è insistente e il rischio di interrompere la dieta è sempre dietro l’angolo. La medicina ha da sempre ricercato dei metodi efficaci per combattere il senso di fame; tra i metodi maggiormente utilizzati, specie nei casi di obesità, troviamo il palloncino intragastrico.
Il palloncino intragastrico prevede l’introduzione nello stomaco (lume gastrico), per via endoscopica, di un palloncino di silicone contenente acqua o aria che, occupando una parte dello stomaco, determinerebbe nella persona un senso di sazietà precoce con una conseguente interruzione nell’assunzione di altro cibo. Recentemente in Italia è arrivato un farmaco che utilizza lo stesso principio, riempimento parziale dello stomaco, ma senza nessun tipo di intervento chirurgico: questo metodo prevede solo l’assunzione per via orale di una piccola capsula.
Obesità e sovrappeso, il primo rapporto italiano
Si è conclusa ieri Obesity Day, la manifestazione organizzata dall’Adi (Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica) allo scopo di sensibilizzare la popolazione sui rischi legati a sovrappeso e obesità. L’evento ha rappresentato anche l’occasione per diffondere un rapporto sullo stile di vita alimentare degli italiani e sul loro desiderio di mangiar sano per mantenersi in forma, evidenziandone le contraddizioni.
Se da un lato infatti gli abitanti del Belpaese sono sensibili alle informazioni diffuse quotidianamente dai media circa la necessità di alimentarsi in maniera equilibrata, dall’altro si lasciano tentare molto volentieri dai peccati di gola che spesso hanno la meglio su tutti i loro buoni propositi; per non contare che ciò che li spinge a seguire una dieta sana non è la volontà di preservare la propria salute quanto piuttosto quella di apparire magri e belli.
Rimonabant, ecco perchè non ha funzionato
Come abbiamo accennato appena ieri, il farmaco dimagrante Acomplia (principio attivo rimonabant) è stato ritirato dal commercio nell’ottobre del 2008 dietro disposizione dell’Agenzia Italiana del Farmaco a seguito della conferma, da parte del comitato per i medicinali per uso umano dell’EMEA (Agenzia Europea per i medicinali), dell’elevatissimo rischio di effetti collaterali a livello psichico dovuti alla sua assunzione. All’epoca il farmaco, in commercio in Europa dal 2006, aveva fatto il proprio ingresso nelle nostre farmacie da soli cinque mesi (nel maggio 2008) e veniva usato dietro controllo medico come terapia aggiuntiva a dieta ed esercizio fisico nel trattamento dell’obesità in presenza di fattori di rischio. Ma qual era il suo meccanismo di azione?
Il rimonabant è una molecola che agisce sul sistema dei cannabinoidi endogeni, recettori localizzati sia a livello cerebrale che periferico, coinvolti nella regolazione dell’appetito e per i quali è stata dimostrata una sovrastimolazione in pazienti obesi con conseguente incontrollata assunzione di cibo e accumulo di grasso. Poichè stimolando i recettori per i cannabinoidi si ha un aumento della fame mentre la loro inibizione ha l’effetto opposto, rimonabant veniva utilizzato per le sue proprietà anoressizzanti che esplicava proprio bloccando l’azione di tali recettori purtroppo però con conseguenze deleterie a livello psichico.
Pillola anti-obesità, forse tornerà presto
Potrebbe essere presto in arrivo la nuova pillola anti-obesità, un farmaco anti-grasso simile a quello ritirato dal commercio nel 2008 ma che, a differenza del primo (Rimonabant), non agisce sul cervello ma solo sul resto del corpo. Questo è quanto emerso da una ricerca, pubblicata sull’ultimo numero della rivista scientifica Cell metabolism, e condotta da un team di scienziati europei coordinati dall’endocrinologo dell’Università di Bologna Uberto Pagotto. Si riaccendono quindi le speranze delle persone affette da obesità che non hanno potuto avvalersi con successo del farmaco precedente a causa dei suoi sgradevoli effetti collaterali quali ansia e depressione.
Come spiega Pagotto:
Il risultato segna un punto di svolta. Senza azione sul cervello, si elimina infatti il problema degli effetti collaterali sulla psiche. Si tratta quindi di usare farmaci che non vi penetrino, come quelli recentemente sviluppati e già testati con successo sugli animali. Se si dimostrano validi anche sull’uomo il gioco è fatto. Dopo il ritiro, un mese fa, anche dell’altro importante principio attivo in campo contro l’obesità, la sibutramina, la novità risulta ancora più interessante