Il pane è l’alimento più diffuso sulle tavole degli italiani: nonostante negli anni il suo consumo sia diminuito resta sempre uno dei cibi più amati; ma è meglio scegliere il pane bianco o quello integrale? E quali sono le quantità giuste da assumere? A queste e ad altre domande dà una risposta, il dottor Andrea Ghiselli dirigente di ricerca dell’Inran (Istituto nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione).
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Meno sale nel pane lombardo per prevenire le malattie cardiovascolari
Il pane torna a essere protagonista delle nostre pagine. La settimana scorsa uno studio americano ha proposto di addizionarlo con la vitamina D per assicurare la giusta dose calcio alle ossa e prevenire l’osteoporosi, ora invece, in Lombardia, è partito un progetto per diminuire il sale. L’obiettivo? Prevenire e combattere le malattie cardiovascolari e dare un contributo all’adozione di comportamenti più consapevoli per la salute.
L’iniziativa si chiama “Con meno sale nel pane c’è più gusto. E guadagni in salute” e coinvolge circa 200 panificatori lombardi che si sono impegnati a produrre e a vendere pane con ridotto contenuto di sale rispettando gusto, fragranza e qualità e senza differenza di prezzo. La sperimentazione, l’anno scorso, ha riscosso molto successo: è ora il momento di passare ai fatti.
Pane alla vitamina D contro l’osteoporosi
Per avere ossa forti bisogna assumere vitamina D. Purtroppo però stare sempre in casa o al chiuso, non esporsi mai al sole non aiuta di certo la salute del nostro scheletro. Nutrizionisti e biologi molecolari americani hanno pensato a un’originale soluzione: realizzare il primo pane “rinforzato” alla vitamina D, confezionato con un lievito che ne contiene di più. Il concetto è un po’ quello delle farine addizionate.
Gli esperti hanno lavorato sulla vitamina D2, che ha effetti benefici come la classica D nella dieta. Il motivo di questo studio ha trovato le sue fondamenta proprio durante le analisi, condotte da Connie Weaver: 7 persone su 10, negli Usa, non hanno sufficienti livelli di vitamina D e quindi scorte adeguate per assorbire il calcio nelle ossa.
Pane e pasta in calo per restare magri: aumenta la carenza di acido folico
Pane e pasta in calo sulle tavole degli italiani. La tendenza è un po’ questa: le persone tendono a eliminare dalla dieta quelle sostanze che reputano la causa dei loro chili di troppo. È un errore comune, soprattutto di chi sceglie il fai-da-te, che inevitabilmente priva il corpo di nutrienti importanti e senza una reale esigenza. Come tutti teorie metropolitane, è la moda a dettare il trend. Ecco che a farne le spese sono soprattutto il pane e la pasta.
I rischi principali? Una carenza di alcune vitamine, soprattutto la B9 (acido folico), fondamentale per prevenire l’anemia e per il corretto sviluppo del bebé nelle donne in gestazione. Si troverebbero assumere con la dieta 400 microgrammi al giorno di B9. Gli alimenti più importanti per il corretto apporto sono pane e pasta, ma anche spinaci, asparagi, rucola, broccoli, kiwi, agrumi, noci, nocciole, carne, fegato e lievito di birra.
Al via il progetto “Meno sale nel pane” per proteggere la salute
Il nuovo programma del Ministero della Salute si chiama “Guadagnare salute”, e ha iniziato il suo percorso con il progetto “Con meno sale nel pane c’è più gusto e guadagni in salute”, in virtù del quale 150 panificatori della Lombardia per un mese sperimenteranno la produzione di pane con un ridotto contenuto di sale, ovvero l’1,8% sul totale della farina anziché il 2% com’era fino ad adesso.
La dottoressa Daniela Galeone, direttore dell’Ufficio 2/o del Dipartimento Prevenzione e Comunicazione del Ministero della Salute, spiega:
L’intento è quello di contribuire a combattere tutta una serie di malattie cardiovascolari, ma anche l’obesità e le patologie renali. Questo perché gli italiani consumano troppo sale.