I fattori sociali che condizionano il fallimento delle diete

perdere peso

Tanta fatica e nessun risultato. Molto spesso le diete falliscono. Come lo possiamo spiegare? Hanno cercato una risposta a questo quesito i ricercatori dell’università di Kent, a Canterbury, Regno Unito, e della Ohio State University. Secondo un’analisi delle più recenti ricerche sui regimi dimagranti e i loro effetti, a distanza di un anno solo il 20 percento è realmente dimagrato e riesce a mantenere il peso forma.

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Come mantenere i risultati della dieta

Mettersi a dieta è una decisione importante perchè coinvolge e può influenzare fortemente la nostra vita. Mettersi a dieta, infatti, oltrepassa una semplice riduzione delle porzioni di cibo e include numerosi vissuti ed emozioni che la rendono a volte una battaglia vera e propria. Pensiamo a quante rinunce comporta una dieta: non possiamo concederci troppe cene o aperitivi con gli amici, bisogna tollerare il “mangiare da soli”,dobbiamo imparare a gestire la frustrazione del non avere la piena libertà di mangiare.  

Spesso queste rinunce sono un vero e proprio sacrificio che, se non tollerato o gestito adeguatamente, conduce verso l’interruzione della dieta o ad un recupero dei chili che tanto faticosamente siamo riusciti a perdere, infatti non è infrequente riprendere i chili e non a caso oramai tutte le diete prevedono dopo la “terapia d’urto” un periodo chiamato di “mantenimento”. 

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L’Esercito di donne a dieta dopo le feste

Dopo l’ultimo brindisi di fine anno un esercito di donne, ogni anno, decide di mettersi a dieta. Numerosi studi e ricerche nel sociale tentano ogni anno di rilevare le tendenze di chi si trova o inizia una dieta ricercando i fattori che possano aiutare nel mantenimento della dieta. La Psicologia, da sempre interessata ai fenomeni sociali, ha nel corso degli anni cercato di individuare i motivi dei fallimenti di chi sta a dieta.

Quali sono i fattori che determinano l’insuccesso della dieta? Tra i principali nemici della dieta possiamo ipotizzare la lo scarso coinvolgimento della famiglia nel regime alimentare seguito dalla persona a dieta. La questione potrebbe diventare ancora più difficile se, ad essere a dieta, è anche la persona che in genere si occupa di preparare i pasti per tutta la famiglia. Un buon suggerimento, rispetto a questo aspetto, potrebbe essere il coinvolgimento di tutta la famiglia nell’adozione di uno stile di vita alimentare sano ed equilibrato.

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Perdere peso senza frustrazione

Quando si è a dieta spesso ci si ritrova a sperimentare una frustrazione legata al non sentirsi liberi di mangiare i nostri cibi preferiti. Ognuno di noi ha vere e proprie passioni verso alcuni alimenti che per sfortuna sono spesso ipercalorici e di conseguenza esclusi dalle diete. Chi non si è ritrovato almeno una volta a provare una gran voglia di mangiare, assoporare, gustare un cibo proibito durante la dieta!

Tra le cause di fallimento delle diete rintracciamo le varie limitazioni che la dieta comporta e che si inseriscono sia a livello alimentare sia a livello relazionale. Rispetto all’aspetto alimentare, il non poter essere liberi di mangiare ciò che amiamo può condurre verso una frustrazione che aumenta nel corso delle settimane e/o dei mesi.

Questa prolungata privazione, in un crescendo di nervosismo, fa sì che si interrompa bruscamente una dieta per il sopraggiungere di una fame nervosa oppure, nei casi più frequenti, ci porta a fare tante piccole eccezioni che finiscono con l’allontanarci sempre di più dal programma perfetto che ci eravamo costruiti.

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Motivazione a dimagrire

La motivazione in campo psicologico può essere definita come una spinta che muove la persona verso determinate azioni finalizzate al raggiungimento di uno o più obiettivi chiari e definiti. In genere negli essere umani le condotte sono il risultato di più motivazioni collegate tra loro che non sempre sono esplicite.

Per fare un po’ di chiarezza sull’argomento possiamo dividere le motivazioni in:

  • motivazioni primarie che si riferiscono a bisogni primari (fame, sete, ecc.);
  • motivazioni secondarie, sono spesso culturalmente orientate (sono cioè legate più ad aspetti culturali che biologici in senso stretto) e non sono legate alla sopravvivenza dell’essere umano.

Se quindi mangiare rientra in una motivazione primaria (fame), possiamo dire che il perdere peso rientra nelle motivazioni secondarie (avere un bel fisico, sentirsi in forma, ecc.), quando parliamo di dieta o di motivazione ad iniziare una dieta sarebbe bene riuscire a capire quali sono i motivi che ci spingono a farlo.

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Il rientro dopo le vacanze: cambiare per mantenere il peso forma

rientro dalle vacanze

Il miglior proposito per settembre? Inserire quante più novità nella propria giornata.Uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Washing­ton ha messo in luce il rapporto che esiste tra l’atteggia­mento mentale e il sovrappeso. Chi ingrassa detesta la vita statica, abitudinaria, ed è sempre alla ricerca di cose nuove. Non solo: è anche attratto da cibi di­versi, cucinati ogni volta in modo più gustoso. Questo spiega perché le diete falliscono: costringono a man­giare in modo ripetitivo cibi poco conditi e quindi poco piacevoli.

Così le diete vengono vissute come una penitenza, una routine, un obbligo. Sono il nemico numero uno per chi vuole dimagrire per davvero. Chi cerca le novità ha uno spirito libero e questo deve essere stimolato e non regolamentato con costrizioni o doveri da seguire, come accade nei regimi dieterici. Bi­sogna assecondare il bisogno di novità e non bloccarlo: esattamente il contrario di quello che suggeriscono certi nutrizionisti, che conoscono poco la psicologia del sovrappeso.

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