Si scrive Escholtzia e si pronuncia Escoltzia. Per molti ancora è sconosciuta, ma in questi ultimi anni ha fatto molto parlare di sé. Elegante, raffinata, sobria nel portamento, veste di giallo, fluttua leggera nei campi aridi e selvatici della sterminata California. Fu introdotta in Europa agli inizi del 1800, come pianta decorativa proprio per la bellezza del suo giallo fiore. La raccolse per primo, vicino a San Francisco, Adalberto Chamisso, che dedicò questa scoperta al compagno di viaggio J.F. Eschscholtz, botanico ed entomologo russo, responsabile di quella spedizione scientifica in America nei primi anni del XIX secolo.
Molti si sono interessati allo studio di questa pianta, fino a scoprire che, oltre a colorare le nostre giornate con il suo giallo intenso, poteva diventare rimedio prezioso per sonni ristoratori. Oggi, gli studiosi ne stanno carpendo i segreti: i principi attivi più importanti del suo fitocomplesso, gli alcaloidi, insieme ad altri che la natura ha posto nelle radici e nelle sommità di questa pianta, giocano un ruolo predominante nella sua attività. Ed è stato dimostrato clinicamente che, somministrandolo per lungo periodo, l’estratto titolato di Escoltzia diminuisce il tempo di addormentamento e migliora la qualità del sonno.
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