Le mamme sempre a dieta hanno effetti dannosi sulle figlie

Come noi ci sentiamo rispetto al nostro corpo, e soprattutto il modo in cui commentiamo il nostro aspetto fisico, può avere ripercussoni su come si sentono i figli nel loro corpo. A dirlo è uno studio del Common Sense Media, che ha revisionato tutte le ricerche esistenti su come ragazzi e adolescenti si sentono rispetto ai loro corpi. Ne è emerso che i giovani che pensano che le loro mamme siano scontente del proprio peso hanno maggiori probabilità di sentirsi insoddisfatti a loro volta.

Il problema riguarda soprattutto le mamme e le figlie femmine. Le madri infatti hanno un ruolo molto importante quando si tratta di indirizzare verso modelli estetici sfalsati. Anche se fanno complimenti alle figlie e le ammirano per quanto sono belle davanti agli altri, se poi davanti allo specchio esprimono pareri negativi su sè stesse è cme se indirettamente stessero parlando delle loro figlie.

> IL PERFEZIONISMO FAVORISCE L’INSORGERE DEI DISTURBI ALIMENTARI

Sembra uno strano meccanismo eppure è assodato che è reale. Secondo gli psichiatri infatti, ogni volta che si esprime un giudizo sul corpo si tende a creare un’attenzione selettiva sull’immagine corporea e se questa attenzione resta troppo concentrata sull’aspetto fisico, si tenderà a legare l’autostima con la forma fisica. Se non sei in forma perfetta non hai stima di te e viceversa. Attenzione quindi a quali valori si trasmettono e in che modo.

> DISTURBI ALIMENTARI, LA TV E’ NEMICA DELLA LINEA

Il problema riguarda anche gli uomini. Anche i padri che si guardano troppo allo specchio e commentano la tonicità dei muscoli o il bisogno di andare in palestra possono causare gravi squilibri.

> NASCE UN BLOG DEDICATO AI DISTURBI ALIMENTARI

E’ per questo che è importante fare attenzione, specialmente agli adolescenti che potrebbbero essere a rischio di disturbi alimentari. Gli adulti sono sempre modelli di riferimento e per questo dovrebbero provare ad essere equilibrati sulle tematiche che riguardano il corpo e la dieta o l’alimentazione.

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La dieta del cotone, l’ultima follia per perdere peso velocemente

dieta del cotone

Dimagrire a ogni costo, anche a quello di perdere la salute. Secondo i dati forniti dal Ministero della Salute, sono circa 3 milioni gli italiani, in prevalenza giovani, che soffrono di disturbi alimentari. Di diete strane, sbilanciate e anche dannose per la salute ne avevamo sentito parlare a bizzeffe ma quella di cui vi parleremo oggi le supera tutte: ci riferiamo alla dieta del cotone, ossia alla pratica di ingerire dei batuffoli di cotone imbevuti di qualche sostanza, in modo da raggiungere il senso di sazietà senza mangiare e, quindi, senza ingrassare.

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Disturbi del comportamento alimentare, la giornata del Fiocchetto Lilla

giornata fiocchetto lillaSi dice spesso che nella nostra società l’immagine è tutto: certamente non è solo quella che conta ma è altrettanto vero che, per molte persone essa riveste un ruolo essenziale, soprattutto nella costruzione della propria autostima. Purtroppo per molti l’immagine diventa un problema e spesso questo malessere può sfociare in comportamenti alimentati distruttivi. Proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica sui disturbi del comportamento alimentare è nata l’associazione “Mi nutro di vita”.

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Atelofobia, la paura di non essere abbastanza belli

paura di non piacersiGuardarsi allo specchio e pensare “oggi sto proprio bene”. Quante volte vi capita? Purtroppo di rado, se non mai. Sono pochissime le persone soddisfatte del loro aspetto e sono numerose le signore, invece, che non si vedono mai abbastanza belle. Si chiama Atelofobia ed è la paura creata dalla convinzione di non essere avvenenti. È chiamata anche sindrome dell’imperfezione.

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Nasce un blog dedicato ai disturbi alimentari

E’ nato da poco un blog per sostenere tutte le persone che soffrono di disturbi del comportamento alimentare come la bulimia e l’anoressia, patologie molto pericolose, che portano ad uno stato di pericolosa malnutrizione e anche alla morte.

Il blog è gestito dalla utenti della comunità della “Casa delle farfalle”, una struttura residenziale dell’Assl numero 10 del Veneto Orientale per il trattamento dei disturbi alimentari. E’ un luogo virtuale in cui incontrarsi e relazionarsi con altre persone che vivono gli stessi problemi.

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Salute delle donne

L’attenzione alla salute della donna è cresciuta molto negli ultimi anni, molti i paesi europei che hanno investito sulla ricerca di trattamenti che tenessero conto delle differenze di genere. Questo impulso, proveniente dall’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) già nel 2002, ha fatto sì che le diverse case farmaceutiche si concentrassero maggiormente sulla ricerca di farmaci specifici per le donne.  

Molte aziende farmaceutiche, cogliendo le indicazioni O.M.S., si sono impegnate nello sviluppo di farmaci ad hoc per l’universo femminile perchè nonostante gli ultimi dati indicano che le donne vivono più a lungo degli uomini, sembra che la qualità di vita delle donne non sia migliore degli uomini.  Questo dato è confermato dalla rilevazione di alcuni dati sulle percentuali di disabilità nell’universo femminile messo a confronto con quello maschile. 

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Abbuffate compulsive: colpa dell’amigdala

Il “College of Arts and Science” dell’Università del Missouri ha portato avanti una ricerca che potesse spiegare il perchè l’uomo tende, nonostante la sazietà, a mangiare troppo. Secondo lo studio diretto dal dottor Matthew Will e pubblicato su “Behavioral Neuroscience” la causa è da ricercare in una parte del nostro cervello, l’amigdala, nota per il suo ruolo svolto nel controllo delle emozioni e in particolare della paura.  

L’amigdala, spiega lo studioso, rilascia delle sostanze chimiche euforizzanti (oppioidi) che determinerebbero la tendenza ad abbuffarsi. Le irrefrenabili abbuffate sarebbero quindi legate ad input che provengono dal nostro cervello e che fanno sì che la persona senta l’irrefrenabile impulso a consumare una gran quantità di cibo. Durante la ricerca, al fine di analizzare il ruolo dell’amigdala, gli scienziati hanno “spento” l’amigdala nei topi da laboratorio.

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Anoressia, nuova causa “endogena” della malattia

Non vedersi per quello che si è, capita a tutti! Ci sono giorni che la nostra autostima passando davanti a uno specchio cresce senza misura e giorni che finisce sotto le scarpe, per alcune persone però può trasformarsi in una malattia. L’anoressia sembra essere causata da un piccolo “difetto” del cervello, in grado di modificare in negativo la percezione di se stessi. Lo ha scoperto un gruppo di ricercatori italiani del al Dipartimento di neuroscienze dell’ospedale Bambino Gesù di Roma.

Conosciamo tutti bene l’anoressia e i suoi sintomi. Prima di essere una malattia del corpo, lo è dell’anima. Il professor Santino Gaudio, medico psichiatra che ha guidato la ricerca, è stato il primo a riconoscere a questa patologia una base neurobiologica. Insomma, esiste una nuova causa, oltre ai soliti fattori sociali e  psicologici di condizionamento.

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I sintomi dell’Anoressia

L’Anoressia è un disturbo del comportamento alimentare che ha una forte prevalenza nella fascia di età che va dai 14 anni ai 18 anni. Negli ultimi anni è stato riscontrato tale disturbo anche nei bambini e negli under 40. La persona, nel corso del tempo, tende ad assumere quantità sempre più basse di cibo (dapprima avviene l’eliminazione dei cibi ipercalorici e poi la selezione si estende a tutti i cibi).

Il calo di peso è sempre più consistente fino ad arrivare ad un calo di peso sempre più consistente (indice di massa corporea minore o uguale a 17,5 Kg/m²). Ci sono almeno due tipi di anoressia: 

  • Anoressia con restrizioni: la persona tende a perdere peso attraverso il digiuno o con un’attività fisica frequente ed eccessiva.
  • Anoressia con Abbuffate e condotte eliminatorie: la persona mangia regolarmente (le abbuffate possono essere episodiche o assenti) e presenta la tendenza ad indursi il vomito e/o utilizzare molti lassativi, diuretici, ecc. al fine di ottenere una diminuzione di peso sempre più. La continua persistenza di questi comportamenti dannosi può portare ad uno spostamento verso la bulimia.

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Disturbi del Comportamento Alimentare: Bulimia

I Disturbi del Comportameno Alimentare fanno la loro comparsa nella letteratura scientifica intorno agli anni Settanta. Prima di allora non c’era molta attenzione per tutte le problematiche legate all’alimentazione. Com’è noto, i primi disturbi ad essere stati osservati e studiati sono stati l’Anoressia e la Bulimia.

Solo in anni recenti altri disturbi (BED, Ortoressia, ecc.) sono diventati di interesse crescente per tutti i professionisti che si occupano del rapporto alimentazione/ disagio. Nel corso delle settimane tratteremo i vari disturbi che, di origine psicologica, coinvolgono un numero sempre più alto di adolescenti e adulti.

Oggi tratteremo la Bulimia, disturbo caratterizzato da due dimensioni che possono presentarsi separatamente o essere co-presenti nel disturbo: crisi iperfagica e condotte di eliminazione. La crisi iperfagica, meglio conosciuta come abbuffata, riguarda un comportamento in cui la persona consuma in un tempo molto breve grandi quantità di cibo. 

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Cibi virtuali per combattere i disturbi del comportamento alimentare

Cibi virtuali per combattere i disturbi del comportamento alimentare. Quella che potrebbe sembrare una provocazione è in realtà uno studio condotto da un team di ricercatori internazionali, secondo i quali il cibo proposto in ambienti virtuali, scatenerebbe, a livello emotivo, la stessa reazione del cibo reale, almeno per le persone che soffrono di anoressia e bulimia.

Lo studio condotto dal team di medici e pubblicato sulla rivista Annals of General Psychiatry di BioMed Central non ha come obiettivo quello di mettere a punto una nuova dieta ipocalorica, ma cercare una nuova terapia per i disturbi del comportamento alimentare come bulimia e anoressia. Le persone che soffrono di questi disturbi, quando vedono il cibo vengono attaccati dall’ansia, cosa che, invece non succederebbe se si approcciassero agli alimenti prima in maniera virtuale e poi, gradualmente, in modo reale.

Secondo i medici, l’esperimento effettuato con i cibi virtuali è stato molto più efficace e produttivo di quello realizzato tramite immagini rappresentative.

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La dieta paradossale

Credete che sia possibile dimagrire mangiando tutto quello che ci pare e piace? Non saltate sulla sedia e aspettate un momento a dire: “Si. Magari!”. Sembra infatti che la risposta al quesito che vi ho appena posto sia contenuta nel libro, che a onor del vero non ancora letto, dal titolo “La dieta paradossale-Sciogliere i blocchi psicologici che impediscono di dimagrire e mantenersi in forma”, dello psicoterapeuta Giorgio Nardone.

Da quanto ho potuto apprendere leggendo diverse recensioni, Nardone, nel testo, da un lato analizza il nostro rapporto con il cibo illustrando le sette “soluzioni disfunzionali” che conducono inevitabilmente verso l’insuccesso anche chi si mette a dieta seriamente intenzionato a perdere peso, dall’altro fornisce a coloro che non riescono a raggiungere l’obiettivo un’unica regola utile: mangiare solo e unicamente ciò che piace di più purchè esclusivamente nei tre pasti principali, pranzo, colazione e cena. Un paradosso, appunto!

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Il cervello ci vede più grassi di due taglie

E’ piuttosto comune che, nonostante una forma fisica invidiabile, alcune persone si percepiscano più “pesanti” di quanto in realtà non siano. Questo anche se non sono affette da disturbi del comportamento alimentare nei quali , come è noto, la cosiddetta dismorfofobia interviene a distorcere pesantemente la percezione del proprio corpo riflesso allo specchio.

Infatti, secondo uno studio condotto presso lo University College di Londra dal dottor Micheal Longo e collaboratori e pubblicato sulla rivista Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences), il cervello può arrivare a percepire il corpo più grande di ben due terzi della sua dimensione reale, il che, tradotto in pratica, vuol dire che più o meno tutti guardandoci allo specchio ci vediamo più grassi di ben due taglie.

Nel corso dello studio è stato chiesto a diciotto volontarie di mettere la loro mano sinistra sotto un tavolo, al di fuori quindi della loro vista, e di indovinare la lunghezza delle dita, la posizione delle nocche o la distanza tra indice e pollice in modo da ottenere un disegno mentale della mano da confrontare poi con le dimensioni reali di questa. Bene, dal confronto dei dati ottenuti è emerso che nella maggior parte dei casi la stima delle dimensioni corporee fatta a memoria ingigantiva addirittura del 69% la distanza tra indice e pollice mentre vedeva ridotta di oltre il 27% la lunghezza delle dita.

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Frena gli attacchi di fame con l’eucalipto

Dell’effetto dei profumi sull’organismo o sulla psiche se ne parla da tempo immemore. Si ritiene che, a seconda del profumo, si possano stimolare diverse aree del cervello e si possano ottenere effetti differenti. Uno di questi, secondo un recente studio, è il controllo sugli attacchi di fame che però mettono a repentaglio la dieta e il peso corporeo. Secondo la dott.ssa Eva Kemps e la collega Marika Tiggeman quando si è attaccati da una voglia improvvisa, magari di cioccolato,  a cui pare non si riesca a resistere basta pensare all’aroma di eucalipto e sentire questa voglia svanire.

Inoltre, questa sua interessante capacità potrebbe avere risvolti ben più importanti per l’alimentazione. Potrebbe essere d’aiuto nel trattamento dei disturbi alimentari come la bulimia, o le tossicodipendenze come l’alcolismo. Ovviamente in presenza di patologie serie l’intervento medico è d’obbligo, tuttavia un’integrazione con questo tipo di metodologia può essere d’aiuto, soprattutto laddove un desiderio ardente di qualcosa non sia necessariamente sintomo di qualcosa di patologico. Per esempio, questa strategia può essere utile a chi fatica restare a dieta o vuole cercare di mangiare meno.

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Anoressia: ecco i nuovi malati

Tra i disturbi del comportamento alimentare, l’anoressia è quello più conosciuto; fino ad oggi si credeva che la voglia di eccessiva magrezza fosse ad appannaggio esclusivo delle adolescenti, ma non è così. Secondo quanto riportato dal sottosegretario alla Salute Francesca Martini, l’anoressia colpisce anche i bambini di 10 anni, che già a questa età manifestano i sintomi di questo disturbo alimentare difficilmente controllabile perché non è facile fare una diagnosi in breve tempo.

La conferma dell’aumento di casi di anoressia nei bambini è arrivato anche da Alberto Ugazio, presidente della Società italiana di pediatria, che ha dichiarato che il 15 % dei maschietti e il 20% delle femminucce ha mostrato segnali di anoressia. Anche il dottor Ugazio conferma la difficoltà per i genitori di riconoscere chiaramente questa malattia, e spiega:

E’ un compito complesso perché con l’adolescenza cala l’interesse per il cibo, distratti come si è da tanti altri stimoli esterni.

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Dieting, ovvero l’ossessione per la dieta

Oggi ritorniamo a parlare dei disturbi del comportamento alimentare con una tendenza sempre più diffusa tra le giovanissime, ovvero il dieting, parola con la quale si intende la tendenza ad essere sempre a dieta e a seguire diete sempre più rigorose.

Il termine inglese dieting potrebbe essere tradotto in italiano come sindrome da yo-yo, frutto di diete fai da te molto restrittive che fanno sì perdere peso, ma lo fanno riacquistare subito dopo, spingendo la persona a rimettersi subito a dieta; si crea così un circolo vizioso che vede un continuo mettersi a dieta che sfocia in dipendenza e ossessione da dieta, che nei casi più gravi si manifesta addirittura con crisi d’astinenza.

Secondo gli esperti riunitisi in questi giorni nel XXII Congresso Nazionale dell’Associazione Nazionale Dietisti, l’ossessione di essere continuamente a dieta è la nuova frontiera dei disturbi del comportamento alimentare; Giovanna Cecchetto, presidente dell’associazione, spiega:

Il dieting è la tendenza a sentirsi costantemente in obbligo di stare a dieta, spesso frutto del fai-da-te, che porta a diete iniziate e mai finite, incostanti e mal strutturate, che creano la sindrome da yo-yo, causa numero uno della dipendenza.

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Anoressia: rapporto patologico con il cibo

anoressia

Colpiscono in prevalenza le ragazze: un maschio ogni dieci femmine sof­fre di anoressia, quattro ogni dieci di bulimia. I disturbi del comportamento alimentare sono molto più diffusi di quel che si pensa; sono tanti i volti dell’anores­sia: si può smettere del tutto di mangiare, abusare di lassativi oppure provocarsi il vomito dopo i pasti. L’obiettivo è sempre lo stesso: perdere peso. Non a caso il dimagrimento è il campanello d’allarme principale, seguito da debolezza, tremori, diminuzione della pressione san­guigna e alterazioni del ritmo cardiaco.

Ragazze e donne ano­ressiche, poi, possono avere il ciclo mestruale alterato o addi­rittura interrotto. A volte, il primo ad accorgersi che qualcosa non va è il dentista, perché nota che i denti sono rovinati dal continuo contatto con il vomito. Spiega il dott. Jeammet

«Rispetto ad altri disturbi del comportamen­to alimentare, l’anoressia è più facile da rico­noscere, perché la perdita di peso è con­sistente e rapida».

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Drunkoressia, ossia non mangiare per poter bere alcolici

A proposito di disturbi del comportamento alimentare, oggi affronteremo il tema della drunkoressia, un termine coniato dai giornalisti del New York Time, ma non ancora riconosciuto dalla medicina ufficiale, con il quale si indica un nuovo comportamento alimentare diffuso tra le adolescenti, ovvero mangiare poco per poter assumere molti alcolici.

Tramite questo comportamento le ragazze vogliono raggiungere diversi scopi: dimagrire e farsi accettare dal gruppo, soprattutto dai maschi che considerano interessanti le ragazze che hanno comportamenti trasgressivi. La drunkoressia viene considerata una variante dell’anoressia, con la differenza che le ragazze assumono alcolici, e quindi calorie, intenzionalmente; per poter fare ciò, quindi, esse rinunciano al cibo per poter bere di più senza ingrassare.

Come per l’anoressia, anche nella drunkoressia si assiste al rifiuto del cibo da parte del soggetto e la diminuzione del peso corporeo; come dicevamo, la differenza con l’anoressia sta nel fatto che il dimagrimento non è fine a se stesso, ma necessario per assumere l’alcool. Inoltre, mentre nell’anoressia si assiste a diversi comportamenti atti a non sentire la fame, nella drunkoressia, gli zuccheri contenuti nell’alcool procurano un senso di sazietà.

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