Il colesterolo alto non è amico della salute, non è certo un mistero, ma sembra che, oltre ad aumentare le malattie cardiovascolari sia responsabile di favorire la comparsa del tumore al seno. A suggerirlo un nuovo studio pubblicato su Science e condotto dai ricercatori statunitensi del Duke Cancer Institute presso il Duke University Medical Center.
dieta per il colesterolo alto
Dislipidemie, diagnosi e cura
Le dislipidemie, così come le abbiamo definite ieri, rimangono asintomatiche fino a quando non insorgono complicazioni legate ad aterosclerosi o eventi acuti quali infarto e ictus. Per questo motivo è opportuno sottoporsi a controlli periodici di valutazione dei livelli ematici di colesterolo e trigliceridi in modo da mettere in atto tempestivamente comportamenti atti ad evitare seri danni per la nostra salute. La diagnosi di dislipidemia può essere fatta quindi attraverso un semplice esame del sangue. Il colesterolo è in questo senso il valore più importante da tenere sotto controllo: valori superiori a 240 mg/dl indicano che si sta correndo un rischio piuttosto alto. Il valore ottimale è invece sotto i 200 mg/dl, mentre valori compresi tra 200 e 239 mg/dl sono da attenzionare. Per quanto riguarda i trigliceridi sono da considerarsi normali valori compresi fra 7 e 170 mg/dl.
Le dislipidemie
I grassi sono sostanze nutritive fondamentali per la salute del nostro organismo: costituiscono, dopo zuccheri e proteine, una fonte di energia diretta e una forma di accumulo di questa, concorrono alla formazione delle membrane cellulari e si trovano associati a vitamine importatissime quali la vitamina A, D e K; essi dunque non rappresentano di per se stessi un pericolo per la salute dell’uomo, almeno fino a quando la loro concentrazione non supera un certo livello. Questo può verificarsi quando l’apporto di grassi attaverso la dieta supera di molto le necessità dell’organismo e/o si è in presenza di una predisposizione genetica ed avere come conseguenza il loro accumulo nel fegato e nei vasi sanguigni. In particolare, l’accumulo di grasso nelle pareti delle arterie provoca un loro restringimento che predispone all’infarto e, più in generale, all’insorgenza di patologie cardiovascolari.
Con il termine dislipidemia si indica una condizione clinica caratterizzata da un’elevata concentrazione di grassi nel sangue. Tuttavia il termine comprende diverse patologie ed è questo il motivo per cui si parla di dislipidemie, differenti per cause, trattamenti e conseguenze sullo stato di salute della persona. In ogni caso tutte rappresentano uno dei maggiori fattori di rischio cardiovascolare e sono associate all’aumentata incidenza di condizioni quali disfunzioni erettili, demenza vascolare, disturbi visivi e disfunzioni renali. In base alle cause che le determinano le dislipidemie vengono distinte in: primarie, su base genetica, e acquisite, o secondarie.
Perchè si possono mangiare le patate mentre si è a dieta
Sembra proprio che le patate, al contrario di quanto si crede comunemente, non siano affatto nemiche della linea. Anzi, esistono almeno sette buoni motivi per mangiarle tranquillamente anche durante una dieta dimagrante; le patate infatti, oltre ad essere povere di grassi e colesterolo, apportano anche una buona quantità di vitamine e sali minerali e sono formidabili alleate della nostra salute. Questo però a patto che vengano cucinate in modo sano, ossia bollite, al vapore o arrosto.
Pochi grassi
Le patate contengono meno dello 0,3% di grassi e apportano solo 80 calorie per 100 grammi.
Molta energia
Le patate sono composte al 20% di carboidrati complessi, ovvero quelli che il nostro organismo assorbe lentamente traendone energia per molte ore.
Colesterolo sotto controllo
L’amido contenuto nelle patate riduce il colesterolo e abbassa il livello dei trigliceridi nel sangue.
Calcio e vitamina D non servono contro il colesterolo
Secondo i risultati di uno studio effettuato dai medici dell’Albert Einstein College of Medicine di New York e pubblicato sulla rivista scientifica American Journal of Clinical Nutrition, aggiungere più calcio e vitamina D alla dieta non basta a tenere sotto controllo il colesterolo LDL (ovvero il cosiddetto colesterolo cattivo); piuttosto, per raggiungere questo obiettivo, è più opportuno osservare, per tutto l’arco della vita, uno stile alimentare sano e bilanciato e, soprattutto, povero di grassi.
Sappiamo tutti molto bene che l’ipercolesterolemia rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di malattie cardiovascolari ed esistono numerose teorie circa le sostanze che possono intervenire sulla colesterolemia modulandola positivamente; fra queste quella secondo la quale calcio e la vitamina D possono intervenire nel metabolismo lipidico con modulazione dei livelli di colesterolo.
Ipertrigliceridemia: come svuotare il magazzino dei grassi
L’ipertrigliceridemia è una condizione che esprime un alto tasso di trigliceridi nel sangue. Può essere isolata o associata ad un contemporaneo aumento del colesterolo: in entrambi i casi si parla di dislipidemie, cioè di un’anomalia che consiste in un eccessiva presenza di grassi in circolo; in realtà, nel sangue, queste sostanze lipidiche vengono trasportate da proteine particolari, le lipoproteine, di diverso tipo, ed è proprio sulla distinzione tra le proteine associate a questi grassi che vengono classificate le dislipidemie.
In particolare, l’ipertrigliceridemia può essere primitiva o secondaria, cioè conseguenza di errati comportamenti alimentari, abuso di alcolici, stile di vita sbagliato, effetti collaterali di farmaci, oppure connessa a determinate patologie. L’eccesso di trigliceridi non è implicato direttamente nella formazione della placca arteriosclerotica (conseguenza per lo più di eccesso di colesterolo), però è un importante fattore di rischio delle malattie cardiovascolari, con cui è decisamente associato.
Per chiarire il concetto sul comportamento da adottare da parte di chi “ha i trigliceridi alti“, è importante considerare il rapporto tra eccesso di trigliceridi e sindrome metabolica. E’ questa una patologia multifattoriale, in continuo aumento in occidente, legata alla sedentarietà e al cattivo stile di vita, comportamenti largamente diffusi in questa parte del mondo; la caratteristica fondamentale consiste nell’aumento del grasso viscerale, cioè quello depositato nell’addome, ed è contraddistinta, a seconda dei criteri di classificazione, dalla presenza di almeno tre dei seguenti segni:
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Ridotta intolleranza al glucosio
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Diminuzione del colesterolo HDL al di sotto di 40 mg/dl (e 50 mg per le donne)
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Aumento dei trigliceridi al di sopra di 150 mg/dl
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Aumento della circonferenza addominale (>102 cm nell’uomo e 88 cm nella donna)
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Ipertensione arteriosa.