Binge eating e obesità, più a rischio dopo una dieta restrittiva

Secondo uno studio condotto alla Boston University dai ricercatori italiani Valentina Sabino e Pietro Cottone, le persone che seguono una dieta estrema corrono maggiori rischi di diventare obese e rimanere vittime del binge eating, un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato dall’assunzione incontrollata di cibo ma che si distingue dalla bulimia per l’assenza di condotte compensatorie (in altre parole la persona non ricorre all’induzione del vomito e/o all’uso di lassativi per riparare all’eccessivo introito calorico).

Gli studiosi hanno dimostrato come la dipendenza e la compulsione verso alcuni alimenti possono insorgere come conseguenza di regimi dietetici caratterizzati dall’alternanza di cibi gustosi e ipercalorici (i cosiddetti junk food) e cibi “normali” analizzando il comportamento di alcune cavie da laboratorio; i topolini hanno seguito un regime dietetico alternato: per cinque giorni la settimana è stato somministrato loro del cibo normale per due una dieta zuccherina al sapore di cioccolato.

Come spiega Pietro Cottone

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Soffrire di bulimia ovvero la grande abbuffata

E’ meno evidente dell’anoressia e quindi più insidiosa. La bulimia si manifesta con attacchi di fame smodata e incontrollabile, a cui spesso seguono sensi di colpa che innescano meccanismi di compenso, nel tentativo di mettere una pezza all’abbuffata, quali vomito autoindotto o il ricorso al lassativo. Non c’è l’eccessiva magrezza a rendere chiaro il pro­blema. Anzi. Di solito il bulimico è cicciottello. Coloro che vivono vicino a chi soffre di bu­limia pos­sono so­spettarlo più che altro per la de­pressione che in genere si accompa­gna al disturbo, op­pure per i mutamen­ti improvvisi di carat­tere.

Per essere consi­derata vera e propria bulimia, le abbuffate e le condotte compensatorie devono verificarsi almeno  due volte alla settimana per tre mesi. Quando insor­gono, peraltro, si innesca una sorta di circolo vizioso che si autoalimenta: le preoccupazioni per il peso e le forme corporee spingono a una dieta ferrea, cui fanno segui­to le abbuffate; dopodiché arriva­no inesorabili i sensi di colpa, che portano al vomito autoindotto. Poi si ricomincia da capo.

Il vomito autoindotto può provo­care disidratazione, squilibri elet­trolitici e uno stato di grave mal­nutrizione. I primi sintomi sono stanchezza, sonnolenza e crampi muscolari. Quando il di­sturbo diventa più grave possono comparire abbassamenti della pressione sanguigna, il ritmo cardiaco diventa irregolare e, nelle donne, possono scomparire le mestruazioni. Rispetto all’ano­ressia è una psicopatologia più va­riegata: a volte, alla sua origine, ci sono abusi o gravi traumi subiti durante l’ infanzia, che si manife­stano con l’esigenza di esternarli attraverso il vomito.

Fonte http://www.consumercare.bayer.it/ebbsc/export/sites/cc_it_internet/it/Sapere_and_Salute/articoli/Febbraio_2010/09_Primo_piano.pdf

Il binge eating disorder: cause e possibili cure

binge eating disorder

Il Binge Eating Disorder in italiano Disturbo da ali­mentazione incontrollata è un recente disturbo del comportamento alimen­tare. Si tratta di una pato­logia che spinge il sog­getto a compiere grandi abbuffate non accompa­gnate da quelle strategie per compensare l’ inge­stione di cibo in eccesso che si ritrovano nella buli­mia nervosa. Le persone che manifestano questo disturbo assumono, in un tempo limitato, quantità di cibo esagerate, con la sensazione di perdere il controllo dell’atto del mangiare.

Queste situazioni si ripetono più volte la settimana, anche in mo­menti in cui non si ha una sensazione fisica di fa­me. Quindi, il problema principale sembra consi­stere in una difficoltà a controllare l’impulso ad alimentarsi. Questo spie­ga perché, nella maggior parte dei casi, in questi soggetti sia presente una condizione di sovrappeso o di obesità. Il disturbo sembra colpire il 2-3 % della popolazione, ma il 30 % degli obesi. In gene­re colpisce soggetti tra i 30 e 140 anni. Perché si possa parlare di Bed occorre che coesistano un certo numero di compor­tamenti come il fatto che le abbuffate devono avve­nire almeno due volte alla settimana; devono verificarsi per un periodo di al­meno sei mesi; devono, in genere, essere indipendenti dallo stimolo della fame; quasi sempre, le abbuffate devono avvenire in solitudine; il sog­getto non prova gratificazíone, ma un forte senso di colpa; non esistono meccanismi di compen­sazione, al contrario di quanto avviene per la buli­mia nervosa.

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