Riuscire a seguire una dieta dimagrante rappresenta per molti un’impresa ardua… i buoni propositi, come sempre non mancano, ma durano poco! Secondo un sondaggio condotto su 1000 donne da Splenda, un’azienda inglese che produce sostitutivi dello zucchero, il gentil sesso si arrende ai piaceri della tavola dopo appena 5 settimane, 2 giorni e 43 minuti.
Noi donne, non è un mistero, diciamo di essere a dieta 365 giorni all’anno, come le nevi perenni… è quasi un vanto, ma il più delle volte si tratta di una bugia bella e buona. Qualche virtuosa della bilancia (1 su 7 donne) riesce a tenere duro più a lungo (13 settimane), ricorrendo talvolta anche a qualche trucchetto come mettere il lucchetto alla dispensa o comprare abiti di 1 o 2 taglie in meno, ma la maggior parte delle donne getta la spugna dopo solo 1 mese. Come mai? Le motivazioni sono diverse, c’è chi dice di aver mollato la dieta per il desiderio di cibo troppo impellente, chi per la passione per la buona tavola e altre per non cadere in depressione davanti all’ennesima insalata scondita. Senza contare la necessità di cucinare per tutta la famiglia o il fatto di dover pranzare o cenare fuori casa, che di certo non sono fattori che rafforzano le buone intenzioni.
In buona sostanza, si tratta semplicemente di scuse per porre fine alla “punizione” della dieta. Curiose, invece, le ragioni per cui una donna decide di iniziare un regime ipocalorico: lo choc nel vedersi in una foto, l’irritazione nel sentirsi chiedere di continuo se fosse incinta, la rimpatriata fra ex compagni di scuola, il sospetto di un tradimento del partner… Come spiega Maria Somalya, portavoce di Splenda:
Per ogni donna mettersi a dieta rappresenta sempre una sfida, ma il vero banco di prova non è solo perdere qualche chilo, bensì apportare quei piccoli miglioramenti al proprio stile di vita che durino poi per gli anni a venire.
Ed è proprio questo il nocciolo della questione. Prima di tutto occorre avere bene in chiaro che dieta non fa rima con fame o sacrificio. Questo termine, che oggi ha preso un’accezione negativa, in quanto usato come sinonimo di privazione, significa semplicemente “modo di vivere”, chiaramente in riferimento all’assunzione di cibo. L’errore principale è a mio avviso l’approccio. L’estetica è senza dubbio importante ma i chili di troppo non sono un problema puramente estetico. Non dimentichiamo che l’obesità è una patologia vera e propria, che comporta dei rischi non indifferenti per la salute: diabete, sindrome metabolica, ipertensione, ictus, apnee notturne, sindrome del fegato grasso, osteoartrite, infarto, tumore del colon, ecc.
Il problema è che si mangia cibi troppo grassi, si eccede con le bevande zuccherate, si fa troppo poco movimento e soprattutto manca una vera educazione alimentare. La dieta è e deve essere uno stile di vita. Chi vuole perdere peso dovrebbe cambiare punto di vista e pensare la dieta come un modo per ristabilire un equilibrio. È inutile guardarsi allo specchio, sognare di rientrare nei vecchi jeans e mettersi a stecchetto pur di dimagrire velocemente.
Alimentarsi in modo sano non comporta necessariamente delle rinunce a tavola. Anche i cibi calorici possono essere consumati, ma in piccole quantità, l’importante, come dico sempre, è mangiare di tutto, ma senza esagerare e con intelligenza. Da non trascurare poi l’esercizio fisico, anche perché oggi conduciamo una vita molto sedentaria a causa del lavoro, che nel tempo è diventato sempre più di concetto. Per mantenersi in forma occorre vincere la pigrizia e praticare una costante e regolare attività fisica. Questo non significa che bisogna fiondarsi in palestra e sottoporsi ad estenuanti sedute, anche in casa sono tanti gli esercizi che si possono fare.
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