Un pasto con più portate è certamente più gustoso di un unico piatto, ma per la linea, il cosiddetto “monopiatto” è migliore, in quanto la varietà delle portate fa aumentare l’appetito.
A sostenerlo è una ricerca condotta presso la Pennsylvania State University e pubblicata su Appetite; lo studio in questione è stato svolto con l’ausilio di 48 volontari ai quali sono stati dati dei menù composti da quattro portate diverse e poi dei menù nei quali venivano forniti gli stessi piatti quattro volte.
In questo modo, gli scienziati hanno potuto osservare che nel primo caso, l’apporto calorico era maggiore del 60% rispetto a quando veniva offerto lo stesso piatto; in effetti, si tende sempre a mangiare di meno quando ci troviamo davanti un unico cibo rispetto a quando ci sono più portate a disposizione e, non a caso, questo fenomeno è indicato come “sazietà sensoriale specifica”, ossia una specie di noia che deriva dal consumare solo un alimento.
Chi ha bisogno di mangiare meno per perdere peso può affidarsi al monopiatto, mentre questa soluzione non è adatta a chi soffre di inappetenza, soprattutto nel caso degli anziani; secondo una ricerca condotta nel Regno Unito e pubblicata su Journal of Human Nutrition and Dietetics, gli anziano mangiano di più se vengono proposti loro cibi diversi, piuttosto che lo stesso tipo, anche nel caso di semplici tramezzini come dimostrato dallo studio inglese.
Un piatto unico, però, deve avere determinate caratteristiche e non semplicemente essere preparato con un unico cibo ma contenere più grassi e calorie rispetto a un primo e a un secondo; ad esempio, l’insalata di riso molto farcita o unta, oppure alcuni tipi di torte salate, fanno ingrassare più di una zuppa di verdura seguita da un secondo leggero.
Il piatto unico ideale, quindi, deve essere il più possibile privo di alimenti calorici e ricchi di grassi e colesterolo, a favore di cibi sazianti come i cereali integrali, le verdure, i legumi e ogni tanto, il pesce.
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