Pesce, attenzione alle truffe

Il settore della pesca è il più soggetto alle truffe. Capita spesso, infatti, che il consumatore inconspavole acquisti pesce scaduto e prodotti con etichette contraffatte. Il pagasio, ad esempio, viene venduto come se fosse ricciola o il blu marlin viene spacciato per pesce spada.

Ma è in arrivo una buona notizia. Il Ccr della Commissione europea ha fatto sapere che presto verranno introdotte tecnologie molecolari in grado di bloccare le pratiche illegali. Le tecnologie molecolari basate sulla genetica, la genomica, la chimica e la medicina legale, consentono di stabilire con certezza la specie a cui appartiene un pesce e la sua provenienza.

Le frodi nel mercato ittico, infatti, sono sempre più frequenti. Basta pensare che nel 2010, sono state sequestrate dai Nas ben 160 tonnellate di prodotti ittici. Le pratiche illegali più diffuse sono essenzialmente di 2 tipi: la rigenerazione del pesce scaduto e le etichette fraudolente, che spacciano un tipo di pesce economico per uno più pregiato o che riportano una falsa origine di provenienza.

Inoltre, un’indagine condotta di recente dal Movimento difesa del cittadino, ha rilevato come solo il 26% dei banchi vendita italiani presenti correttamente le informazioni al consumatore. Secondo il regolamento Ue, infatti, le etichette devono contenere la denominazione commerciale della specie, l’area di pesca e il metodo di produzione (pescato o allevato).

Le truffe più comuni riguardano la platessa, venduta come sogliola, il pesce africano spacciato per pesce persico o il pangasio propinato come pesce spada. Un’altra pratica piuttosto diffusa è quella di mischiare il pesce scaduto, abilmente mascherato con additivi chimici, insieme a pesce scongelato, ma non scaduto, che poi viene venduto soprattutto a ristoranti e mense. Anche nel caso del pesce scongelato siamo di fronte ad una truffa bella e buona, perché solo il pesce fresco si può conservare in freezer e chi l’acquista ha il diritto di saperlo.

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