Ci vuole una nuova disciplina: educazione alimentare. È questa la grande sfida dei Paesi industrializzati che, dopo anni di catene di fast food, cibo in scatola e già pronto, desiderano porre rimedio ai disturbi alimentari e cambiare il comportamento a tavola delle nuove generazioni, attualmente volto solo a incrementare i tassi di obesità e le malattie cardiache. Ma come fare? Qualcuno ha scelto la terapia d’urto.
Durante la conferenza annuale della School Nutrition Association sono stati mostrati i risultati di sei tecniche sperimentali: c’è chi ha collocato nelle scuole distributori che contenessero “cibi spazzatura“, favorendo al contrario quelli con frutta fresca o chi ha previsto pasti, nelle mense scolastiche, sani con porzioni equilibrate. Le cavie stavolta non sono simpatici animaletti, ma 11mila studenti.
Alla mensa della Cornell University di Ithaca, è stata distribuita la frutta in confezioni colorate e molto carine, mentre le insalate sono state spostate in una zona più appetibile. Risultato: sono triplicate le vendite. Dopo questo esperimento, gli autori dei diversi studi, hanno capito che per diffondere la sana e corretta alimentazione, si potrebbe utilizzare un po’ di psicologia e di marketing. Per esempio, creando delle casse rapide per gli studenti che non acquistano cibi ipercalorici si raddoppia il numero di cibi sani comprati, spostando il latte al cioccolato dietro quello normale si spingono gli studenti a privilegiare quest’ultimo.
Come vedete la salute può davvero passare attraverso strategie piccole, sciocche ma efficaci. Ecco cosa propone Brian Wansink, direttore del Cornell Food and Brand Lab e autore di uno dei sei studi:
La maggior parte di noi non mangia in eccesso perché è affamato. Lo fa a causa della famiglia o degli amici, per colpa delle confezioni o dei piatti, dei nomi dei prodotti e dei numeri, delle etichette e delle luci, dei colori e delle candeline, delle forme o degli odori, delle distrazioni e delle distanze, della dispensa che ha in cucina o dei contenitori. Bisogna ridurre le dimensioni dei piatti.
È stato verificato, infatti, che ridimensionare i piatti di centimetri, per esempio, può far perdere fino a 7-8 chili in un anno. E anche i bicchieri stretti e alti sono da preferire a quelli larghi e bassi. Poi ci sono le strategie psicologiche: ovvero ridurre il contenuto del 20%, permette di tagliare le calorie. Non mangiare mai dalla confezione, perché non ci si rende conto di quanto si sta consumando. Piccoli sacrifici, che possono cambiare la vita.
[Fonte: Corriere]