Per i vegetariani, quasi 6 milioni di italiani, il pasto fuori casa è una sorta di incubo ad occhi aperti, fonte di stress e ansia. Come mai?
A quanto pare, il doversi destreggiare tra i cibi proposti nel menù poco vario di bar e tavole calde renderebbe la vita dei vegetariani un vero inferno. La scelta, infatti, è piuttosto limitata, e quando non è il panino con le verdure grigliate, è la volta dell’insalatona.
In Italia, infatti, scarseggiano i locali dove i pasti siano pensati appositamente per soddisfare il palato della folta schiera dei vegetariani, e la situazione è persino peggiore per i vegani, gli integralisti della cultura vegetariana, che escludono dallo loro alimentazione non solo carne e il pesce, ma anche tutti i prodotti di derivazione animale come il latte, le uova, o i formaggi.
Come spiega Roberta Bartocci della Lav, la Lega Antivisisezione:
Bisogna sensibilizzare l’opinione pubblica verso le necessità dei vegetariani, e bisogna farlo tanto più ora che anche l’Ue promuove con una direttiva gli acquisti verdi e in questo provvedimento è stato anche inserita una parte relativa all’alimentazione e al controllo sull’utilizzo della carne nelle mense pubbliche.
La battaglia, è arrivata anche in Parlamento, dove è stato presentata una proposta di legge per l’introduzione di menù vegetariani nei locali pubblici, tuttavia, nonostante il consenso bipartisan all’iniziativa, non è stato fatto nulla di concreto per venire incontro alle esigenze di chi ha scelto un altro stile alimentare e di vita.
Ma le difficoltà riguardano anche l’acquisto di soia, tofu e gli altri cibi da consumare a casa, che si possono acquistare solo nei supermercati biologici o ai banchetti dei GAS, i Gruppi di Acquisto Solidale. Molti vegetariani, infatti, soprattutto quelli che vivono lontani dalle metropoli come Roma o Milano, ripiegano sui supermercati online, con il rischio di sbagliare le quantità o persino prodotto.