Il lavoro è frenetico e la vita domestica piena di impegni. Risultato? Il tempo dedicato alla cura dell’alimentazione è risicato e il corpo ne risente. Sono in aumento i pasti veloci e fuori casa, in orari sempre più vari e scarsa dedizione alla preparazione del cibo. Purtroppo queste cattive abitudini destrutturano i pilastri portanti della Dieta Mediterranea, da poco entrata nei patrimoni dell’Unesco, e fondamenta della nostra cultura.
Questo è il risultato di uno studio commissionato dal Barilla Center for Food & Nutrition al sociologo Claude Fischler a capo del Centro Edgar Morin e presentato al secondo Forum sull’alimentazione in programma a Milano, all’Università Bocconi. La ricerca ha presentato dati molto concreti e davvero sorprendenti: pensate che su circa 105 milioni di pasti al giorno, il 76% viene consumato in casa, mentre il 24% fuori casa. In soldoni, un quarto dei pasti.
Ma c’è molto di più. I pranzi (53%) prevalgono sulle cene (47%) mentre il 71% dei pasti sono consumati con i familiari, il 16% con amici e colleghi e il 16% da soli. Il 67% dei 25,5 milioni di pasti consumati fuori casa è concentrato nell’occasione del pranzo, ma solo il 30% tra le 13 e le 14. Questo vuol dire che le persone non sono regolari.
Poi un’altra questione è la velocità. I pranzi consumati in meno di 10 minuti rappresentano il 9% del totale dei pranzi consumati fuori casa. Inoltre, il 14% dei pasti fuori casa è consumato in piedi mentre il 15% seduti, ma non a tavola. Mangiare in questo modo significa masticare male e rendere più complessa la digestione. Oltre al fatto che per essere così veloci sarà più facile mangiare un panino o un trancio di pizza.
Gli esperti si sono accorti che è necessario rilanciare una politica dedicata alla diffusione di un’alimentazione che ha riconoscimenti , sfruttando le parole chiave come spunto di riflessione: tavola, estetica, ricette, rituali, ozio, mercato, frugalità ma anche macchia mediterranea intesa come occasione di scambio e conoscenza.