Carne rossa, quanta ne possiamo mangiare?

Quanta carne rossa possiamo mangiare? Questo è un tema che spesso ricorre, anche a livello internazionale, quando riflettiamo sulla alimentazione giusta da seguire, soprattutto a livello proteico.

carne rossa aumenta colesterolo cattivo

Limitare il consumo di carne rossa

Sono numerosi gli studi che sostengono come sia necessario limitare il consumo di carne rossa se vogliamo preservare cuore, arterie, fegato e intestino. E per quanto sia innegabile che il suo sapore sia grandioso, consumarne con attenzione è quello che dobbiamo fare se vogliamo rimanere in salute.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2015 ha inserito la carne rossa nel Gruppo 2A: parliamo di quello nel quale figurano i prodotti potenzialmente cancerogeni. In quello dei sicuramente cancerogeni appaiono le carni lavorate. Questo ci suggerisce l’esistenza di una correlazione tra questi cibi e il rischio di sviluppare il cancro.

Non si ha la certezza che possano causarlo, ma potrebbero in via potenziale. Ecco quindi che dobbiamo stare attenti al consumo di carne rossa ma anche di prodotti in scatola. Wurstel, bacon, salsicce e altri alimenti simili. La pericolosità è data dai nitriti e dai nitrati usati per processare e conservare.

Come spiega anche l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC) i nitriti e i nitrati una volta nel nostro organismo possono essere trasformati dai processi metabolici in nitrosammine, molecole potenzialmente cancerogene. Queste sono capaci di creare danni al DNA dando vita a mutazioni che possono portare allo sviluppo dei tumori.

Quanta possiamo mangiarne davvero

Allo stesso modo anche la cottura ad alta temperatura può portare a questa trasformazione. Immaginate quindi unire la carne rossa e il suo consumo a una cottura non salutare: è normale che vengano considerati prodotti potenzialmente a rischio. Questa nello specifico viene associata a un maggiore rischio di cancro al colon retto.

Quanta carne rossa possiamo consumare quindi? L’OMS parla di massimo 500 grammi a settimana e di evitare il consumo di carne lavorata. Molto poca se non per nulla deve essere mangiata secondo il World Cancer Research Fund, mentre per la carne rossa ci si dovrebbe limitare a tre porzioni settimanali al massimo.

Come in ogni ambito della nostra vita dobbiamo regolarci anche in base alle nostre condizioni di salute. Va da sè che qualcuno che soffre di patologie renali tenderà a consumare al massimo una porzione al mese di carne rossa, favorendo proteine vegetali o carni bianche. Mentre chi si allena, pur favorendo il petto di pollo non disdegnerà una bistecca al sangue ogni tanto. Come in ogni cosa la parola d’ordine deve essere “giudizio“.

Giuggiole, i benefici

Le giuggiole sono un frutto diffuso in Italia ma poco conosciuto. Tanto quanto i benefici che possono apportare con il loro consumo grazie alle loro proprietà.

Cosa sono le giuggiole

Le giuggiole, più precisamente, sono i frutti della Ziziphus jujuba, appartenente alla famiglia delle Rhamnaceae. Nonostante non vengano riconosciute direttamente come superfood in generale, il loro consumo è altamente consigliato per via dei nutrienti contenuti al loro interno. Parliamo di potassio, ferro e calcio basilari per prendersi cura rispettivamente del sistema nervoso, dell’emoglobina e della salute ossea. E ancora della vitamina C perfetta per sostenere il sistema immunitario e della vitamina A ottimale per proteggere la vista le mucose.

La dose di flavonoidi e polifenoli contenuti nelle giuggiole combattono lo stress ossidativo causato dai radicali liberi riuscendo quindi a combattere l’invecchiamento cellulare e a proteggere dalle malattie cardiovascolari. Anche l’apparato gastrointestinale risente in maniera positiva del consumo delle giuggiole grazie alle loro fibre alimentari.

Da secoli questi frutti vengono utilizzati per i loro effetti sedativi sul sistema nervoso nella medicina tradizionale e alcune ricerche avrebbero provato anche la loro efficacia per quel che concerne la qualità del sonno.

Le giuggiole possono essere consumate in modi differenti. Possono essere consumate essiccate o fresche o sotto forma di succhi di frutta o tisane. Tra l’altro il loro essere dolci naturalmente consente di bypassare l’utilizzo dello zucchero.

Attenzione a patologie pregresse

Non bisogna però incorrere nel consumo esagerato se non si è sani e si combatte con delle patologie pregresse. Ad esempio non sono particolarmente indicate, soprattutto se essiccate, per le persone che soffrono di diabete. I benefici delle giuggiole sono molti ma bisogna gestirli con cautela. Se si soffre di potassio alto ad esempio il loro consumo è sconsigliato.

Ciò che bisogna fare è chiedere al medico se in base alle proprie condizioni è possibile un consumo privo di criticità. Più in generale se si è sani, inserirle nella propria dieta non dovrebbe creare problemi. Ovviamente sottintendendo un consumo adeguato di questi frutti.

Le giuggiole sono frutti molto piacevoli da consumare. Il fatto che non siano tanto conosciuti a livello mainstream non consente di sfruttarne appieno i benefici. Anche in coloro che effettivamente potrebbero notare cambiamenti positivi per la loro salute.

L’importante, a ogni modo, e consumarne sempre con giudizio. Ovviamente nella forma che si trova più gradevole e che si adatta di più alle proprie condizioni di salute. Basta molto poco per star bene mangiando. E questi frutti ne sono la dimostrazione.

Alimenti antinvecchiamento miracolosi

Alimenti antinvecchiamento miracolosi: quali sono? Ci sono dei cibi che ci consentono dì combattere il passare dell’età grazie alle loro peculiarità antiossidanti.

Gli alimenti antinvecchiamento più rilevanti

Il combattere segni del tempo che passa è il desiderio di molte persone. Bloccare del tutto questo processo dell’organismo umano non è possibile, ma esistono degli alimenti antinvecchiamento che possono rallentare il fenomeno.

Non parliamo di cibi astrusi o difficili da reperire: nella maggior parte dei casi si trovano all’interno delle case di tutti noi. E posseggono dei benefici importanti per la salute. Tre quali, come dimostrato anche da uno studio pubblicato su National Library of Medicine, la capacità di prevenire malattie degenerative, cardiache e il cancro.

Quando parliamo di alimenti antinvecchiamento miracolosi, parliamo principalmente di diversi gruppi di cibi. Al loro interno troviamo anche i cereali: soprattutto quelli che contengono fitoestrogeni e lignani nelle giuste quantità possono aiutare a ridurre il presentarsi di patologie come il cancro alla prostata o al seno e altre malattie legate agli ormoni. La giusta quantità di fibre ci consente inoltre di poter combattere con successo malattie coronariche e a carico dell’intestino.

Tra gli alimenti antinvecchiamento più di successo troviamo le noci, in diverse loro accezioni. Non molti sanno che l’infuso di gusci di noci pecan, ad esempio, contiene una quantità di fenoli molto alta capace di combattere in modo adeguato l’ossidazione.

Anche cacao e caffè aiutano

Tra gli alimenti dall’importante effetto troviamo anche il cacao. I fenoli contenuti all’interno di questi semi possono far calare del 75% l’ossidazione del corpo. Un vero e proprio strumento di giovinezza se consumato con la giusta attenzione. Anche il caffè deve essere considerato per i suoi effetti antiossidanti. In questo caso però è importante tenere sotto controllo la sua conservazione. Quando questa non è condotta in modo adeguato i suoi benefici possono calare in modo drastico.

Sebbene debba essere consumata con attenzione per chi ha necessità di controllare la funzionalità renale e i livelli di potassio nel sangue anche l’uva è un ottimo alimento antinvecchiamento. Parliamo di un frutto perfetto per contrastare tutte quelle patologie causate dai radicali liberi.

Una mela al giorno toglie il medico di torno, effettivamente. Alcuni studi hanno infatti dimostrato come un centrifugato di mele possa fare la sua parte nella riduzione della formazione di cellule tumorali e danni al colon e al fegato.

Tra gli alimenti che non ci dobbiamo mai far mancare, quando vogliamo combattere il tempo che passa, ci sono tutti quelli ricchi di carotenoidi. E con essi anche i frutti di bosco, che riducono l’ossidazione delle proteine e sostengono la produzione di piastrine.

Le note e meno note proprietà dell’anice stellato

Nel nostro articolo sul pepe del Sichuan, luogo di una delle gastronomie più apprezzate al mondo e dal quale sono appena tornati i tre social influencer italiani – Laura Comolli, Roberto De Rosa e Nicolò Leone – in viaggio ai piedi dell’Himalaya grazie all’Associazione ‘Mirabile Tibet’ e all’Agenzia di comunicazione I SAY, abbiamo visto come il Re del piccante sia una delle “cinque spezie” cinesi assieme al finocchio, ai chiodi di garofano, alla cannella e all’anice stellato. Andiamo dunque a conoscere meglio quest’ultimo, meno famoso ma altrettanto affascinante.

Extreme close-up of star anise spice;

Le proprietà di questa spezia

Originario della Cina sud-orientale e del Vietnam, quello dell’anice stellato è un albero sempreverde che arriva fino ai 10 metri di altezza. Dal quasi maturo pericarpo a stella del suo frutto si ottiene un olio aromatico molto utilizzato in cucina ma anche in profumeria, nei dentifrici e nei collutori, mentre circa il 90% delle colture viene usato per l’estrazione di un acido impiegato in alcuni farmaci antivirali per la cura e la prevenzione dell’influenza A e B.

Principalmente, che si tratti di medicina “ufficiale” o popolare, l’anice stellato:

  • stimola l’appetito e aiuta il buon sonno;
  • favorisce il rilassamento della muscolatura gastrointestinale, evitando i sintomi della “cattiva digestione” come il gonfiore addominale, l’acidità gastrica, la nausea, la diarrea o la flatulenza;
  • combatte le coliche nei neonati ma anche i dolori addominali e i disordini mestruali negli adulti;
  • ha proprietà antiossidanti, grazie al linalolo contenuto;
  • contrasta le affezioni infiammatorie delle vie respiratorie, compresi tosse e bronchiti, per via delle sue proprietà antibatteriche e antimicotiche.

La spezia viene utilizzata anche per stimolare il latte materno dopo il parto, per il trattamento dell’artrite reumatoide e della lombalgia, e persino come rimedio in caso di paralisi facciale – anche parziale. 

Come apporto nutrizionale, 100 grammi contengono 3 di carboidrati, 1 di proteine, vitamina C (il 2% del fabbisogno giornaliero), calcio (il 4% del fabbisogno) e ferro (il 13%), con l’aggiunta di 1 milligrammo di sodio.

Le controindicazioni riguardano le persone soggette agli eritemi solari o che soffrono di patologie del fegato o di epilessia. Attenzione, dunque, se si stanno assumendo farmaci fotosensibilizzanti, antidolorifici steroidei (FANS) o cortisonici: l’anice stellato potrebbe interagire o sommarsi male ad alcune componenti di queste sostanze. 

E un’ultima raccomandazione: parliamo dell’anice stellato cinese (illicium verum), laddove quello giapponese (illicium anisatum) è altamente tossico e non commestibile.

L’anice stellato in cucina

Five Spice Spoon Circle Top View on black slate cutting board

Siccome contiene anetolo, cioè la stessa molecola che conferisce profumo all’aneto, l’anice stellato è entrato anche nella cucina occidentale sia accanto alla carne (soprattutto maiale e agnello) o ai dolci, sia nella produzione di alcune bevande. Come dei francesi vin brulé e pastis o del nostro ‘Galliano’, della sambuca e del mistrà marchigiano e laziale. In India viene impiegato nella preparazione del Biryani e del Masala Chai, mentre in Vietnam è considerato fondamentale per la zuppa di spaghetti. Nel suo Paese di origine, la Cina, si usa per aromatizzare carmi bianche (compresa la famosa anatra alla pechinese), pesce, crostacei, stufati, zuppe, verdure saltate o piatti a base di tofu. 

Se vogliamo invece portare sulla nostra tavola e nella nostra dieta tutte le Cinque Spezie Cinesi, possiamo tostarle per un paio di minuti a fuoco medio in una padella antiaderente, macinarle finemente una volta raffreddate e chiuderle ermeticamente in un barattolo di vetro da conservare al buio. Operazione per la quale basteranno 2 cucchiaini di pepe di Sichuan, 1 cucchiaio di semi di finocchio, 10 chiodi di garofano, 2 cucchiai di cannella in polvere e 6 anici stellati. 

Senza esagerare però: sono potenti, quindi usiamole con misura. Come i nostri tre influencer avranno scoperto, un pizzico sarà sufficiente per la gioia del palato e i benefici alla nostra forma e salute.

Dieta post vacanze, cosa mangiare

Come deve essere una dieta post vacanze? Nel corso delle ferie spesso ci lasciamo andare a qualche peccato di gola in più del normale. Vediamo insieme come regolarci.

Regole per una dieta post vacanza ideale

Quando parliamo di dieta post vacanze non parliamo per forza di un regime alimentare restrittivo ma di un approccio all’alimentazione differente rispetto a quello sfruttato al mare o in montagna. Cosa intendiamo? Molto semplice: il seguire delle piccole regole che ci consentano di mantenere uno stile di vita sano soprattutto per quel che concerne i cibi ingeriti.

La nostra dieta post vacanze prevede prima di tutto che non saltiamo la colazione. Più in generale non dovremmo mai saltare alcun pasto ma in particolare il primo della giornata deve avvenire in modo corretto. Questo perché ci consente di regolare e tarare il senso di sazietà e di fame nel corso di tutto il giorno. Saltare la colazione infatti può portare a dei picchi di fame che ci porteranno a fare più spuntini del necessario. O ancora ad arrivare al pranzo letteralmente affamati.

Una dieta post vacanza che si rispetti prevede anche una corretta idratazione. Questo significa che dobbiamo assumere almeno due litri di acqua al giorno, suddivisi in modo tale da non risultare pesanti. Dobbiamo ricordare che i primi sintomi della mancanza di idratazione sono affaticamento e stanchezza, nonché irritabilità.

Piatti completi per assumere giusti nutrienti

Se non abbiamo seguito un corretto regime alimentare nei nostri giorni di ferie dobbiamo assicurarci di aggiungere una rilevante porzione di verdura ai nostri pasti principali. Questo porterà ad aumentare il senso di sazietà e allo stesso tempo a fornire all’organismo i giusti nutrienti. In questo modo saremo in grado di assorbire le corrette quantità di proteine, grassi e carboidrati.

Altro consiglio da seguire in tal senso è quello di consumare il più possibile dei pasti completi. Unire infatti in modo adeguato carboidrati, grassi e proteine nello stesso piatto dà modo anche di far aumentare il senso di sazietà sul lungo termine.

Ovviamente bisognerà preferire delle fonti proteiche come pesce, legumi, uova e carni magre e fonti di grassi sani come i semi e l’olio extravergine di oliva. I carboidrati consigliati sono quelli integrali, Dotati di un’ottima quantità di fibre.

In questa dieta post vacanza è anche consigliato diminuire il consumo di sale al fine di evitare un aumento della ritenzione idrica. Infine, ma non per importanza, è bene limitare il consumo di alcolici. Nel corso delle vacanze avremmo sicuramente indugiato con questa bevanda tutt’altro che salutare per il nostro organismo.

Bere caffè, quando per ottenere benefici

Quando possiamo bere caffè per trarne beneficio? Alcuni studi recentemente condotti ci regalano una risposta che non combacia con quelle che sono le nostre normali abitudini.

 

Non conviene bere caffè la mattina appena svegli

Per gli italiani bere caffè non è solo una tradizione: è quasi un rito. Qualcosa di imprescindibile per praticamente chiunque. In generale questa bevanda è tra le più consumate al mondo. L’Italia si staglia al settimo posto di una classifica ideale con circa 95 milioni di tazzine consumate ogni giorno.

Statisticamente parlando, per almeno il 75% degli italiani, bere caffè è la condizione sine qua non iniziare la giornata nel modo giusto. E questo è valido sia per i cultori della moka che per coloro che utilizzano cialde o capsule per consumare la miscela a loro più gradita.

Parliamo di tradizioni, ma dovremmo invece concentrarci sul momento in cui la caffeina effettivamente risulta più utile al nostro organismo. Alcuni studi hanno sottolineato come il suo potere possa cambiare in base all’ora in cui avviene la sua assunzione.

E proprio in tal senso è stato scoperto che bere caffè appena svegli non aiuta assolutamente a rimanere più svegli ma potrebbe essere uno strumento di supporto per la nostra stanchezza. In pratica se consumiamo questa bevanda appena svegli riduciamo l’effetto della caffeina. Senza contare che proprio l’assunzione in tale momento rischia di far sviluppare una tolleranza nei confronti della caffeina.

Attenzione all’effetto sul cortisolo

Cosa significa? Semplice: prima o poi smetterà di farci effetto. Bene il caffè appena svegli interferisce con la produzione del cortisolo che se in quantità eccessive mette a repentaglio il nostro sistema immunitario, nella giusta quantità ci consente di regolare il ritmo sonno veglia.

Consumare caffè contemporaneamente al nostro picco di cortisolo dà vita a un’assuefazione alla caffeina. Quindi noi avremmo più difficoltà a svegliarci sia per l’inibizione del cortisolo che per l’incapacità di sfruttare la caffeina in tal senso. Perché nel frattempo avremmo sviluppato un’eccessiva tolleranza.

Quando possiamo bere caffè quindi per usufruire del suo effetto migliore? Tenendo da conto quelle fasce della giornata nella quale tendiamo a produrre più cortisolo, secondo Stephen Miller della USUHS del Maryland, è consigliato assumerlo tra le 09:30 e le 11:30 e tra le 14 e le 17.

Bere caffè ci consente tra le altre cose di avere un rischio più basso di sviluppo di malattie a carico del fegato, malattie neuro degenerative, diabete di tipo due e tumori al colon retto e al fegato. Ovviamente il suo consumo, a prescindere dal piacere nel berlo, deve essere legato anche alla presenza o meno di patologie che potrebbero invece peggiorare come la sindrome del colon irritabile, il reflusso gastroesofageo o altri problemi digestivi.

Bibite, quali è meglio bere?

Quali bibite meglio bere? Quando fa molto caldo sentiamo spesso la necessità di qualcosa di dissetante, non tenendo conto delle calorie presenti all’interno della maggior parte delle bevande confezionate.

Quali bibite adatte al consumo?

Cosa possiamo quindi bere che abbia poche calorie? Le bibite in commercio spesso e volentieri contengono più conservanti e additivi di quelli che farebbero bene alla nostra salute. Anche le bibite light o zero non dovrebbero essere consumate con leggerezza.

Pensando a delle alternative che non siano la semplice acqua è importante che ricordiamo di puntare il più possibile su bevande naturali. La più consona al nostro bisogno di dissetarci e di idratazione e l’acqua aromatizzata naturalmente.

Possiamo ottenerla con frutti di bosco, cetrioli, aromi di vario tipo, limone o zenzero. Più lasciamo questi ingredienti all’interno dell’acqua più il sapore sarà intenso. Di certo in questo caso le calorie non sono un problema.

Altra alternativa alle classiche bibite è il tè freddo fatto in casa. Non parliamo di quello ottenibile da buste contenenti polverine varie ma di quello ottenuto utilizzando i filtri. Il consiglio è quello di utilizzare tè verde o nero al quale possiamo aggiungere del limone appena spremuto, delle fettine di limone e della menta, lasciando il preparato a raffreddare una notte intera in frigorifero.

Se non abbiamo problemi di eliminazione del potassio possiamo puntare sull’acqua di cocco. Questa e poco calorica, soprattutto rispetto alle bibite frizzanti, e ha le stesse caratteristiche nella maggior parte degli sport drink che troviamo in commercio. Servita fredda è buonissima.

L’importante è usare ingredienti naturali

Salendo un po’ di livello possiamo affidarci agli smoothie. Di solito se fatti con specifici frutti possono risultare eccessivi. Ma se preparati con spinacini, cetriolo, cavolo riccio e sedano arricchiti con acqua di cocco o latte di mandorla possono davvero rappresentare un’alternativa gustosa ed energizzante per tutti. Soprattutto nelle giornate più calde o quando si fa sport.

Uno dei più suggeriti in tal senso è quello al cocomero o al melone. Per quanto li riguarda soprattutto per quel che concerne il cocomero non serve nemmeno aggiungere un liquido per renderlo più fluido.

Un’alternativa alle bibite che compriamo al supermercato, soprattutto con un’aggiunta di menta è la limonata fatta in casa. Per prepararla basta molto poco: acqua, succo di limone, ramoscelli di menta, cubetti di ghiaccio ed eventualmente miele o stevia per dare più sapore. È possibile ottenerla frullando tutti gli ingredienti nel frullatore.

Insomma, le alternative possono essere molte. Tutte decisamente più salutari delle classiche bibite frizzanti che consumiamo. A meno che ovviamente non manchiamo semplicemente l’acqua con queste quando ne consumiamo.

Dieta anti insonnia, cosa mangiare

Dieta anti insonnia, cosa possiamo mangiare per dormire meglio? Un ottimo sonno ristoratore è un toccasana per la nostra salute. Da qualsiasi punto di vista. Scopriamo insieme quale regime alimentare può aiutarci a riposare per bene.

Frutta e verdura alla base della dieta anti insonnia

Cosa possiamo consumare all’interno di una vera e propria dieta anti insonnia? Di certo cibi che puntino a non creare in noi malumore o a eccitarci. Dato che la necessità che abbiamo è quella di rilassarci e dormire di più. Sono circa dodici milioni le persone che in Italia soffrono di disturbi del sonno. E il caldo estivo non aiuta a dormire riposando davvero.

È questa la ragione per la quale, soprattutto quando il meteo non è clemente, conviene seguire una dieta anti insonnia preferendo tutti quei cibi che aiutano a idratare il corpo. Parliamo di frutta e verdura in particolare. Soprattutto quella che consente di combattere il caldo o comunque offrire alla persona refrigerio o idratazione. Pesche, susine, meloni, albicocche e cocomero sono le più indicate.

Allo stesso tempo è possibile dare ampio spazio, a questa dieta anti insonnia, ad aglio, radicchio e lattuga, capaci di conciliare il sonno. Dobbiamo ricordare che questa tipologia di alimenti nutre, disseta, consente di reintegrare eventuali sali minerali persi. Il contenuto in vitamina supporta il funzionamento dell’organismo mentre quello in fibre sostiene l’apparato gastrointestinale. È importante gestire con oculatezza anche i cereali e i carboidrati che, se equilibrati, possono favorire il sonno. Riso, orzo, pane principalmente.

Evitare alcune tipologie di cibi

È importante seguire una dieta anti insonnia per combattere i disturbi del sonno proprio perché riposo e alimentazione sono strettamente collegati. E per dormire bene dobbiamo evitare tutti quegli alimenti che possono “tenerci svegli“come cacao, cioccolato, té, caffè. E per quanto siano gustose e facciano anche bene all’organismo è bene limitare le spezie. O meglio il consumo di piatti troppo speziati.  Con loro devono essere messi al bando anche i piatti troppo conditi o lavorati.

Se portata avanti bene una dieta efficace è quella mediterranea. Come recentemente sottolineato anche dalla Coldiretti, “non a caso la dieta mediterranea si è classificata come migliore dieta al mondo del 2022“. Piazzandosi anche davanti alla dieta dash e alla dieta flexariana.

Ecco quindi che se vogliamo dormire bene, dobbiamo imparare a mangiare bene. E una dieta anti insonnia come quella tracciata finora, nella sua semplicità, riesce nel doppio fine di nutrirci adeguatamente e farci riposare. Un sonno ristoratore equivale a un elisir di lunga vita, non dobbiamo dimenticarlo.

Il pepe del Sichuan: una spezia e un medicamento

Perché ne parliamo? Certo, per la passione di molti di noi per una delle gastronomie più famose e apprezzate al mondo. Ma anche perché, questo 24 agosto, tre amatissimi influencer italiani – Laura Comolli, Roberto De Rosa e Nicolò Leone – saranno in partenza per due luoghi leggendari: Chengdu, patria del Panda gigante e del piccante, e Lhasa, cuore spirituale del Tibet e regno degli yak. Un viaggio reso possibile dall’Associazione ‘Mirabile Tibet’ e dall’Agenzia di comunicazione I SAY, in questa prima estate di riapertura al turismo internazionale dopo ben tre anni di fermo.

Himalaya

Le inaspettate proprietà di questa spezia

Assieme all’anice stellato, al finocchio, ai chiodi di garofano e alla cannella, il pepe Sichuan è una delle cinque principali spezie cinesi. Che si ottiene dalla buccia, mentre il vero seme viene rimosso per via del suo sapore poco gradevole. Potente dal punto di vista nutrizionale, contiene elevati livelli di vitamina A ma anche potassio, ferro, manganese, zinco, rame e fosforo. Di aroma quasi agrumato, più fresco di quello del pepe nero, i suoi impieghi sono dunque molteplici – come i benefici alla nostra salute, già conosciuti dalla medicina cinese tradizionale:

  • il miglioramento della digestione, compresa la capacità di alleviare i dolori e i problemi intestinali;
  • il miglioramento della circolazione, grazie a un composto (cumarina) in grado di fluidificare il sangue e al ferro contenuto, proficuo contro l’anemia;
  • il miglioramento della vista, dato dal beta-carotene, dagli antiossidanti e dalle vitamine presenti;
  • l’azione antinfiammatoria, per via degli antiossidanti e dei fitosteroli;
  • l’effetto blandamente anestetico e antidolorifico, utilissimo pertanto in caso di mal di denti;
  • il rafforzamento del sistema immunitario, per via dello zinco.

La sua caratteristica più sorprendente? Quel leggero intorpidimento della bocca che, paradossalmente, attenua gli effetti di altre spezie come il peperoncino permettendo di gustarle meglio e di percepire maggiormente i sapori “nascosti”. Le uniche due raccomandazioni? Consumarlo in bassissima quantità ed evitarlo in gravidanza e allattamento.

Il pepe Sichuan non diventerà mai una “dieta” vera e propria, ma – se aggiunto ai nostri piatti di carne e verdure – saprà, come abbiamo visto, contribuire alla nostra salute. 

Quali i suoi usi nella cucina Sichuan?

Himalaya

Il piatto più amato, il Sichuan Hot Pot (“pentola calda”), risulterà curioso ai nostri tre viaggiatori ma sarà una delle esperienze più “condivisibili”. Letteralmente, a tavola e sui social media. Perché parliamo di un’enorme pentola ripiena di acqua, verdure, spezie e beninteso pepe di Sichuan, posizionata su una piastra tra i commensali e portata a ebollizione, nella quale ognuno può mettere a cuocere ciò che desidera: carne, pesce, verdure e addirittura il pane. Il risultato finale sarà comunque ottimo e, la convivialità, assoluta.

Per il Pollo Kung Pao invece – piatto principalmente di pollo e noccioline, arricchite da un po’ di verdure e ovviamente peperoncino o pepe di Sichuan – basterà, anche sostituendo alcuni ingredienti, seguire la ricetta raccontata dai nostri colleghi di Ginger & Tomato. Ne avremo un piatto ricco di colori, profumi e sapori, bilanciato dalla presenza del riso in bianco, che aggiungerà a tutta questa ricchezza l’ingrediente migliore di ogni dieta: la gioia. 

Parole-chiave: varietà ed equilibrio

Chondrovita: torna il miglior integratore di collagene da bere

Nel nostro articolo precedente abbiamo parlato di quanto sia importante il collagene per la salute della pelle, delle ossa e delle articolazioni, degli alimenti da inserire nella dieta, di cosa siano i peptidi del collagene idrolizzato e dei requisiti minimi in base ai quali scegliere l’integratore giusto. Ebbene, uno dei migliori – Chondrovita – è di nuovo in produzione: andiamo a scoprire i suoi pregi, dimagrimento compreso, e anche come assumerlo per trarne il massimo beneficio.

Chondrovita

Le 5 virtù del Chondrovita

Questo integratore si basa:

  1. su un collagene idrolizzato di origine animale, filtrato e purificato, in grado quindi di garantire la massima sicurezza
  2. su stringhe di peptidi della migliore dimensione possibile – 3 kD come peso molecolare – per essere efficaci, cioè capaci di essere facilmente assimilati dall’organismo (biodisponibili);
  3. sulla quantità perfetta – 10 grammi di collagene idrolizzato in ogni bustina – per permettere ai peptidi di superare la barriera gastro-intestinale e arrivare inalterati a destinazione;
  4. sull’assenza di latticini, glutine, zuccheri, grassi e colesterolo. 

Infatti, assieme ai 10 grammi di collagene in ogni bustina, Chondrovita contiene maltodestrine da mais, acido citrico e acido tartarico, carbonato di sodio, biossido di silicio e sucralosio (dolcificante privo di calorie, derivante dal saccarosio).

E, a proposito di calorie:

Il collagene fa ingrassare?

Tutto il contrario.

Il collagene genera in media 4 Kcal per grammo, quindi un integratore che contiene 10 grammi di collagene ne porta 40: nel complesso giornaliero, una quota davvero trascurabile. Semmai, è lo zucchero contenuto in altri integratori a essere un problema, con un apporto di calorie ben più importante. 

Chondrovita 2

Opportunamente introdotto con l’integrazione, il collagene di tipo animale può invece:

  • aumentare il senso di sazietà, limitando così l’assorbimento di colesterolo e grassi e favorendo la perdita controllata di peso;
  • mantenere i muscoli, aumentando la massa magra e riducendo la massa grassa;
  • stimolare il metabolismo e il sistema immunitario.

E, questo, mentre migliora la forza e l’elasticità di ossa, articolazioni, cartilagini, tessuti connettivi e vasi sanguigni, senza dimenticare denti, unghie, pelle e capelli. 

Come assumere Chondrovita

Le confezioni contengono 30 bustine ideate per 30 giorni ma, siccome vari studi hanno dimostrato che l’efficacia dei peptidi è favorita dal dosaggio, se ne consiglia l’assunzione per 3 mesi consecutivi. 

Qualunque il periodo, i peptidi si accumulano nei tessuti ossei e cartilaginei poche ore dopo l’assunzione. E sono ancora più efficaci se associati alle vitamine ACE, che aiutano la sintesi e il mantenimento del collagene nel nostro organismo.

Infine, come per ogni sostanza, non si tratta di fare da sé ma di sentire comunque il proprio medico: anche se Chondrovita ha poche controindicazioni, meglio verificare la compatibilità con la nostra specifica situazione e la durata ottimale dell’assunzione. Ricordandoci, come dicevamo nell’articolo precedente, di non vanificare i nostri sforzi con cibi o abitudini che accelerano la diminuzione nel tempo del collagene nel nostro corpo: zuccheri raffinati, bevande energizzanti, sale, carni lavorate, cibi piccanti, fritti, alcol, caffè, sigarette e Sole senza protezione

Perdere peso senza dieta: le quattro regole affidabili?

Perdere peso senza dieta: stanno spopolando sui social quattro regole definite rivoluzionarie che, a ben vedere, di rivoluzionario non hanno nulla. Perché stiamo dicendo questo?

Possibile perdere peso senza dieta?

Perché essenzialmente, una volta analizzate, ci si rende conto che sono dei comportamenti che sono praticamente tipici di qualsiasi regime dietetico. È possibile definirle come delle regole virtuose da seguire ma nulla di più. Vediamole una per una.

La prima regola miracolosa per perdere peso senza dieta è quella di masticare lentamente. Ora, da che mondo è mondo, è probabilmente il consiglio che si dà quando si prescrive una dieta o più generalmente quando si insegna alle persone a mangiare in modo giusto. Mangiare lentamente infatti consente una minore protezione di grelina, l’ormone che stimola l’appetito. Non è un caso che se mangiamo velocemente sentiamo meno il senso di sazietà.

Secondo queste regole miracolose, il perdere peso senza dieta è possibile se si cena presto la sera. Ora, in realtà, mangiare l’ultimo pasto della giornata diverse ore prima di andare a letto è un toccasana anche per la digestione. Ma non c’e nessuna prova che sia in grado di aiutare la persona a perdere peso. Possiamo annoverarla tra i consigli da seguire per seguire uno stile di vita sano, ma da qui a definirla essenziale per perdere peso senza dieta ce ne vuole.

La terza regola perdere peso senza dieta consisterebbe nell’eliminare tutti quei cibi che fanno ingrassare. In questo caso si demonizzerebbero pasta e patate per dare via libera semplicemente a cereali integrali, legumi e verdure. Partendo dal presupposto che già eliminando una tipologia di cibo si sta parlando di una dieta, si tratta comunque di una questione che deve essere approfondita.

Seguite sempre i consigli del medico

Una persona che ha dei problemi specifici potrebbe anche non poter mangiare la tipologia di alimento prevista da queste regole. La cosa migliore da fare è quella di seguire una dieta bilanciata con porzioni ridotte, evitando di eliminare intere classi di alimenti. Qualcosa che è difficile da capire per molti. Ed è proprio per questa ragione che prima di seguire qualsiasi tipo di regime o regola miracolosa c’è bisogno di consultare prima il proprio medico.

Tra le regole miracolose per perdere peso senza dieta c’è quella di ridurre le proteine animali. Ecco, forse questa è una delle più sagge. Dove la parola chiave e il verbo ridurre. Questo perché il nostro organismo, a meno di specifiche integrazioni, ha comunque bisogno di qualche aminoacido derivante da questo tipo di alimento.

Tirando le somme è evidente che queste quattro regole di miracoloso non hanno nulla. Possono essere considerati dei buoni consigli ma sempre all’interno di una dieta bilanciata da seguire in base alle proprie condizioni fisiche.

Crudista e vegana muore in Thailandia di malnutrizione

L’influencer crudista e vegana russa Zhanna Samsonova è morta con molta probabilità di malnutrizione In Thailandia. Il suo è un caso estremo che può essere utile per comprendere perché sia bene integrare alcune sostanze quando si segue un certo tipo di dieta.

Dieta crudista e vegana esagerata in questo caso

La donna era nota per essere una promoter di piatti non cotti e di origine vegetale. Una crudista e vegana estrema che consumava solo ed esclusivamente frutti tipici nella regione in cui viveva, conditi da qualche seme. Sebbene la madre ora parli di un’infezione simile al colera il New York Post ha ricostruito quelli che sono stati gli ultimi mesi della donna. Ed è stato possibile verificare come la sua dieta crudista e vegana abbia avuto un ruolo nella sua morte prematura.

Un’amica ha raccontato di averla già vista esausta qualche mese fa nello Sri Lanka. Con gambe e linfonodi gonfi. Situazione peggiorata una volta che l’influencer è tornata a Pukhet dopo aver inizialmente accettato di farsi aiutare. Lo ripetiamo: questo è un caso limite. Una persona la vicina raccontato che si cibava solamente di jack Fruit e durian da ormai 7 anni. Negli ultimi quattro il tutto era accompagnato, come raccontato proprio dalla stessa Samsonova, da semi, germogli, succhi e frullati.

Ora: una dieta crudista e vegana se non portata all’estremo non provoca importanti problematiche all’organismo. Soprattutto se questa è caratterizzata anche dal giusto apporto di proteine. La stessa, in caso di bisogno, deve essere poi integrata in modo tale che l’organismo possa contare su tutti i nutrienti necessari.

Attenzione a non demonizzare il regime alimentare

Ragione per la quale in questo caso limite non bisogna demonizzare la dieta crudista e vegana di per sé stessa quanto l’approccio esagerato che alcune persone sviluppano nei suoi confronti. Integrando un discorso di salute mentale. L’influencer come scopo aveva quello di ispirare le persone a mangiare sano. Qualcosa che lei stessa non faceva, dato che non integrava in maniera corretta né in modo alimentare né attraverso integratori la vitamina B12 e la vitamina D.

A prescindere dal poter amare o meno l’idea di una dieta crudista e vegana è importante comprendere che approcciarsi a questo tipo di regime alimentare deve essere fatto con cognizione di causa e sotto il controllo medico. Più che altro per stabilire quali alimenti consumare per non sviluppare carenze che potrebbero portare a conseguenze negative per la salute.

A prescindere da quello che si scoprirà nelle prossime settimane sul decesso di questa donna, è evidente che la sua dieta crudista e vegana non era abbastanza equilibrata da consentirle dei sopravvivere. Purtroppo è rimasta giovane nel peggior modo possibile.

Pistacchi, fanno bene?

I pistacchi fanno bene? Sì, posseggono delle caratteristiche di tipo benefico per il nostro organismo. Dobbiamo però consumarli in modo intelligente per far sì che tutto vada come ci aspettiamo.

Valori nutrizionali dei pistacchi

Ovvero consumare pistacchi e non subire le controindicazioni di un abuso di questo alimento. Come la maggior parte della frutta secca o tostata contiene infatti molti grassi sebbene buoni, ma il consumo deve essere limitato soprattutto all’interno di una dieta ipocalorica. O se si hanno particolari esigenze patologiche.  Per comprendere il bene che possono farci i frutti del pistacia vera dobbiamo prima di tutto conoscerne i valori nutrizionali per 100 g:

  • Grassi: 12,8 grammi
  • Grassi saturi: 1,68 grammi
  • Sodio: 0,3 milligrammi
  • Carboidrati: 7,71 grammi
  • Fibra alimentare: 3 grammi
  • Proteine: 5,7 grammi
  • Melatonina: 3,57 milligrammi
  • Vitamina K: 3,74 microgrammi
  • Vitamina E: 0,811 milligrammi.

Cosa possiamo comprendere nell’immediato? Che i pistacchi hanno meno grassi rispetto ad altra frutta secca come le noci e che la maggior parte dei lipidi contenuti sono buoni. Altra cosa che possiamo immediatamente notare è la quantità di melatonina al loro intero. Fattore che li rende, almeno teoricamente, amici del nostro sonno.

È stato infatti riscontrato nel corso di una ricerca condotta sul tema nel 2014 che i pistacchi contengono al loro interno circa 23 milligrammi di melatonina. Una dose maggiore di quella spesso inserita all’interno di alcuni integratori per dormire. Questo non significa doverci abbuffare di questo frutto ovviamente. Ma di certo un paio di manciatine male non fanno.

Ottima fonte di antiossidanti

I pistacchi sono inoltre ricchi di antiossidanti, potassio, fitosteroli e carotenoidi come il beta-carotene e luteina. La curiosità interessante in tal senso è che queste importanti sostanze sono presenti, secondo uno studio del 2022, sia all’interno dei frutti crudi che di quelli tostati.  Fattore che li rende perfetti per essere consumati, con giudizio, a prescindere dalla situazione.

In sostituzione di snack e altra frutta secca può essere un valido aiuto per perdere peso. Ovviamente in dosi limitate.

Tra i benefici che vengono attribuiti ai pistacchi vi è quello di poter rappresentare uno strumento ottimale per soddisfare il fabbisogno proteico giornaliero dell’organismo. Rendendoli uno spuntino davvero interessante soprattutto per coloro che fanno attività fisica intensa. Diversi studi nel 2019 hanno evidenziato come i pistacchi siano gli unici frutti di questa tipologia nei quali è possibile riscontrare tutti e nove gli amminoacidi essenziali che il corpo non riesce a produrre da solo.

E’ una ragione per le quali vengono suggeriti a vegetariani e vegani per quel che riguarda le fonti di proteine ​​​​vegetali da consumare.

Terapia giapponese dell’acqua, cosa è

Cosa è la terapia giapponese dell’acqua? Possiamo considerarlo un metodo abbastanza efficace per rimanere idratati soprattutto quando le temperature salgono.

acqua sali minerali

Come funziona la terapia giapponese dell’acqua

Potrà sembrare una riflessione scontata, ma quando arriva la bella stagione e il termometro sale bere la giusta quantità di acqua diventa basilare per il mantenimento di uno stato di salute ottimale. La terapia giapponese dell’acqua è un mezzo attraverso il quale è possibile riuscire a bere nella maniera corretta quei due litri di acqua al giorno di cui necessitiamo.

Va sottolineato: alcune persone non hanno problemi nel consumare questa quantità di acqua giornalmente e non hanno bisogno di strumenti di questo genere. Più in generale però in molti non hanno questa buona abitudine nelle loro corde.

La terapia giapponese nell’acqua a questa qui la giusta importanza. Su cosa si basa? Prima di tutto nel bere almeno quattro bicchieri d’acqua appena svegli a stomaco vuoto. Partiamo da un presupposto: per stare bene dovremmo bere almeno due litri di acqua e mangiare almeno 5 porzioni tra frutta e verdura nel corso della giornata.

La terapia giapponese dell’acqua funziona così: si bevono quattro bicchieri di acqua appena svegli e poi si aspettano 45 minuti per fare colazione. In questo modo, almeno teoricamente, non solo si idrata l’organismo in modo giusto a partire dalle prime ore della giornata ma si accelererebbe anche il metabolismo. Questo significa poter essere in grado di bruciare calorie più velocemente supportando l’eventuale perdita di peso.

Benefici generali per l’organismo

Va sottolineato anche che bere acqua a stomaco vuoto aiuta a contrastare l’acidità di stomaco e favorisce il benessere intestinale. Ecco quindi che la terapia giapponese dell’acqua può rivelarsi un toccasana anche contro la stipsi. Bere acqua in questo modo sostiene anche la circolazione e consente di poter sfruttare meglio l’energia a disposizione.

Rimanendo idratati, tra l’altro, possiamo combattere il mal di testa derivante dalla disidratazione. Insomma, che bere acqua a sufficienza soprattutto d’estate facesse bene era scontato. Con la terapia dell’acqua scopriamo anche come gestire al meglio i suoi benefici.

Comprendiamo che non tutti siano abituati a bere in tali quantità perché vi possano essere problematiche. Questo metodo può consentire anche a coloro che hanno più difficoltà di iniziare la giornata in modo giusto. È importante, soprattutto con le temperature calde dell’estate riuscire a rimanere sempre idratati. Soprattutto se siamo persone appartenenti a categorie fragili.

Seguire un metodo come quello sopra descritto puoi aiutare a raggiungere l’obiettivo senza soffrire troppo. In fin dei conti basta provare per rendersi conto di come se siamo idratati funzioniamo decisamente meglio.

Ictus, prevenirlo mangiando

Prevenire l’ictus mangiando in maniera corretta. È questa l’ennesima conferma giunta da uno studio condotto dai ricercatori della McMaster University e dalla Hamilton Health sciences presso il Population Research Health Institute.

 

Ictus tra le malattie più mortali

Siamo ben coscienti che un’alimentazione corretta e bilanciata sia capace di tenere lontano lo spettro delle malattie cardiovascolari ma fa sempre bene avere conferme su come infarto e ictus possano essere allontanati dalle nostre vite se mangiamo in modo sano.

Quali sono nello specifico gli alimenti che combattono l’insorgenza dell’ictus? Legumi, verdura, frutta, pesce, noci e latticini integrali. La ricerca ha però reso noto come anche l’utilizzo di carni non lavorate e cereali integrali in quantità moderata possa rendere una dieta abbastanza sana da aiutarci a prevenire le malattie cardiovascolari.

Gli scienziati raccomandano in tal senso un’assunzione giornaliera di 2-3 porzioni di frutta, 2-3 porzioni di verdura, 2 porzioni giornaliere di latticini e una di noci. A ciò devono essere aggiunte 3-4 porzioni settimanali di legumi e 2-3 porzioni settimanali di pesce.

Le sostituzioni applicabili sono una porzione di pollame, carne rossa, o cereali integrali al giorno. Quando si parla di questo tipo di approccio alla prevenzione di ictus e altre malattie cardiovascolari si prende sempre in considerazione quella che è la dieta occidentale tipica. Nel nostro caso la dieta mediterranea ci consente eventualmente di non soffrire troppo nel seguire un’alimentazione sana. Lo stesso è valido anche per alcune diete di stampo orientale.

Combattere le patologie mangiando

I dati relativi a ictus e altre patologie a carico del cuore del 2019 ci mettono davanti al fatto che quell’anno almeno 18 milioni di persone sono morte in tutto il mondo per questo tipo di patologie.

I numeri offerti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ci dicono che di queste morti l’85% era legata a ictus e infarto. La ricerca condotta sulla prevenzione alimentare di ictus e altre patologie è stata pubblicata all’interno della rivista di settore European Heart Journal.

La cosa interessante di questo studio e che si è concentrato in maniera esclusiva su alimenti di tipo naturale e protettivi. La ragione sta nel fatto che sempre più persone prestano attenzione alla propria alimentazione. Basandola su questi alimenti protettivi capaci di prevenire le malattie.

In una persona sana, che non ha problemi di assimilazione dei cibi sopra elencati è dimostrabile come grandi quantità di frutta e verdura, noci e legumi non creino problemi. Ma anche come sia in generale consigliato per tutti gli altri alimenti approcciare le quantità con moderazione. Più in generale è stato dimostrato come quantità moderate di pesce e latticini interi all’interno della dieta siano associati a un minor rischio di ictus, patologie cardiache e mortalità.

 

Cocco, proprietà e benefici

La noce di cocco è il frutto dell’omonima palma, la cocos nucifera, apprezzato per la sua freschezza e il suo gusto dolce. Questo alimento sinonimo di estate apporta più benefici di quelli che si possano pensare.

Quanto fa bene il cocco?

Quando arriva l’estate troviamo questo frutto tropicale sia sui banchi della frutta al supermercato che sulle spiagge, venduto da venditori ambulanti spesso molto pittoreschi. Il cocco non è solo buono di sapore ma è anche una vera e propria manna energetica nel corso della stagione calda.

Può rappresentare uno spuntino nutriente e rinfrescante pieno di sali minerali. Parliamo in particolare di rame, ferro, selenio e manganese. Possiede anche ottime dosi di fibre insolubili e antiossidanti che consentono di sentirsi sazi più in fretta e di avere un intestino in salute.

Affrontiamo prima di tutto questa sua particolarità. La polpa del cocco presenta molti acidi a catena media che vengono assorbiti dall’intestino con facilità e trasformati in chetoni aumentando il colesterolo buono. Il fatto che questi acidi grassi vengono trasformati in corpi chetonici consente di abbattere il senso della fame favorendo la perdita di peso.

Il cocco è un ottimo alimento anche per la sua funzione antifungina e antibatterica assicurata dall’acido laurico. Mangiarne contribuisce al rafforzamento delle difese immunitarie e la sua azione diuretica consente di aiutare nel miglioramento delle condizioni di chi soffre di problemi renali. Alcune citochine contenute all’interno del cocco e ancor di più nell’acqua di cocco, secondo alcune ricerche, sembrano avere proprietà antitrombotiche, antinvecchiamento e antitumorali.

Dissetante e adatta praticamente a tutti

Inutile dire che l’acqua di cocco sia un fluido molto dissetante e idratante. Un vero e proprio boost energetico soprattutto per coloro che fanno attività sportiva. Non a caso i brasiliani la bevono per idratarsi quando d’estate fa molto caldo.

Il latte di cocco può essere un’alternativa ottimale per chi è intollerante al lattosio. Esso è ottenuto dalla spremitura della polpa ed essendo già zuccherino di suo si sposa perfettamente con il caffè. Proprio grazie alla sua quantità di minerali, tra i quali troviamo anche fosforo, magnesio e potassio, il cocco rappresenta una risorsa importantissima contro lo stress e la stanchezza. Le sue fibre aiutano a sostenere la regolarità dell’intestino e grazie al suo indice glicemico medio è un frutto che può essere consumato anche da persone affette da diabete.

Ovviamente con giudizio dato che comunque si tratta di un alimento molto calorico. Le sue 360 cal. per 100 grammi non lo rendono adattissimo a una dieta ipocalorica. A meno che io non venga inserito in modo corretto ed equilibrato.

Colesterolo alto, cosa non mangiare

Con il colesterolo alto cosa non dobbiamo mangiare? Ci concentriamo sempre su cosa consumare per aiutarci nella gestione di questo problema ma non ci focalizziamo mai su ciò che dobbiamo evitare. Bene: lo faremo ora.

Cosa evitare con il colesterolo alto

Dobbiamo ricordare che il colesterolo alto è un problema di salute molto grave che può aumentare il rischio di malattie ai danni del cuore e del cervello. Sappiamo che con una corretta alimentazione possiamo aiutare noi stessi a stare bene tenendo il colesterolo alto a bada.

Ma non ricordiamo spesso che se vogliamo proteggere il nostro organismo dal punto di vista cardiovascolare dobbiamo evitare alcuni alimenti. Il primo alimento che è necessario evitare di consumare se si soffre di colesterolo alto sono le carni grasse. Intendiamo salumi, pancetta, salsicce che possono contribuire all’innalzamento del livello di questo nel sangue.

Il loro consumo deve essere ridotto al minimo indispensabile dando spazio a pollo, tacchino e pesce che sicuramente come secondo piatto sono un’alternativa più salutare. Più generalmente è consigliato limitare il consumo di carne dando più spazio alle proteine di tipo vegetale come i legumi. Naturalmente privi di colesterolo.

Se si soffre di colesterolo alto si dovrebbero anche evitare il più possibile i prodotti derivati dal latte di tipo intero. Panna, burro, particolari tipi di formaggi contengono molto colesterolo e grassi insaturi. Può essere dato via libera tranquillamente al latte scremato e allo yogurt greco. E puntare su alternative vegetali come il latte di mandorle o di soia che non presentano colesterolo al loro interno. Anche queste alternative però devono essere consumate se effettivamente non dannose per lo stato di salute della persona.

Tenersi lontani da cibi grassi e zuccherini

frittura

Quando si ha il colesterolo alto e altrettanto ottimale tenersi lontani da cibi fritti e snack. Pensiamo le patatine e a quei bastoncini di mais che tanto ci piacciono ma che sono pieni di grassi trans e saturi che possono aumentare questa sostanza a livello del sangue.

Uno snack alternativo può essere rappresentato da frutta fresca, frutta secca non salata o verdure crude con hummus. È importante regolarsi anche nel mangiare i dolci e i prodotti da forno. Per tenere a bada il colesterolo alto sarebbe meglio evitare di consumarne troppi. Sia perché spesso e volentieri vengono utilizzati molto zucchero e burro, sia perché possono favorire l’aumento di peso se consumate in eccesso.

Più in generale è bene tenersi lontani da alimenti ricchi di grassi idrogenati. Uno fra tutti l’olio di palma che di solito viene utilizzato per aumentare la conservazione dei prodotti. I grassi trans contenuti al suo interno possono aumentare i livelli di colesterolo cattivo.

Non stiamo dicendo di dover rinunciare a tutto per forza, ma di limitare molto quegli alimenti che possono risultare deleteri per la salute cardiovascolare.

Cosa mangiare quando fa caldo

Cosa mangiare quando fa caldo? È una domanda che ci poniamo ogni anno, per la quale abbiamo più o meno sempre la stessa risposta. Alimenti freschi e leggeri devono essere i protagonisti dei nostri pasti principali.

Ecco cosa mangiare quando fa caldo

Per quanto quest’anno il caldo si è arrivato in ritardo rispetto al solito è palese che ormai faccia parte della nostra quotidianità. L’alta umidità, anche di sera, non aiuta oggi gestire tutto questo calore. Ragione per la quale dobbiamo aiutarci seguendo una alimentazione corretta e funzionale per le temperature di luglio agosto. E non solo per sudare di meno, sebbene possa rappresentare una grande conquista. Ma anche per avere dei benefici da ciò che mangiamo e in qualche modo stimolare la fame nel momento in cui il caldo c’è la toglie.

Cosa mangiare quando fa caldo? La prima risposta è ovviamente la frutta. A meno di patologie che possano interferire in qualche modo bisogna dar spazio a quelle che contengono più acqua come cocomero e meloni. Non dimenticando di aggiungere anche frutta di stagione come ciliegie, fichi, fragole e pesche.

In qualche modo antagonista in questa condizione diventa il prezzo della frutta, inavvicinabile in alcuni contesti. Cosa mangiare quando fa caldo quindi? Ovviamente ciò che abbiamo indicato avendo cura di scegliere ciò che più si adatta ai nostri bisogni rinunciando eventualmente a ciò che proprio non riusciamo a raggiungere economicamente.

Se state pensando a cosa mangiare quando fa caldo dovete pensare anche alla verdura fresca. È importante dar via libera il più possibile alla verdura a foglia verde come spinaci, lattuga e rucola che contengono molti minerali e acqua punto anche in questo caso è un ragionamento che deve essere fatto al netto di eventuali patologie.

Cetrioli non devono mai mancare

Anche i cetrioli devono far parte della nostra dieta quando si alzano le temperature, perché contengono maggiori quantità di acqua. Va da sé che nel momento in cui le temperature si alzano uno dei nostri obiettivi principali è quello di rimanere idratati. Soprattutto in un momento in cui rischiamo di perdere acqua e sali minerali molto di più di quanto sentiamo lo stimolo della sete.

Per quanto riguarda le proteine anche il pesce rientra tra cosa mangiare quando fa caldo. Dovrebbe essere consumato almeno tre volte la settimana, sia in estate che in inverno. E il fatto che contenga omega 3 aiuta il nostro organismo sotto diversi punti di vista. In linea teorica nessuna tipologia di pesce è sconsigliata.

E se d’inverno tendiamo a mangiare un po’ di più, d’estate è meglio ridurre le porzioni e mangiarne di più durante la giornata. Questo significa aggiungere yogurt e spremute alla nostra dieta e favorire piatti unici nei pasti principali. Ciò che dovremmo evitare il più possibile sono la caffeina e il sale che possono farci sudare di più. Allo stesso modo dobbiamo evitare il più possibile insaccati e carni rosse.