Dieta ipolipidica: come funziona e a cosa serve

La dieta ipolipidica nasce per le esigenze di chi vuole tenere sotto controllo i livelli di colesterolo ma si rivela molto efficace anche per chi vuole perdere qualche chilo o mantenersi in forma. Ciò è possibile grazie alla bassa quantità di grassi saturi che prevede questo regime alimentare.

dieta ipolipidica

Quanto sia importante tenere a bada il colesterolo lo sappiamo bene dal momento che è associato ad un più elevato rischio di malattie cardiovascolari. È dunque essenziale mantenerne i livelli al di sotto della soglia di allarme. Per farlo è necessario seguire un’alimentazione sana come parte di uno stile di vita attento alla salute prima ancora che al peso.

La dieta ipolipidica dunque elimina tutto i cibi troppo ricchi di grassi saturi come frittura e salumi. Di contro aumenta le quantità di cibo a basso valore di grassi come frutta e verdure fresche, carne e pesce magri, formaggi con basse quantità di lipidi.

I cibi da evitare sono tutti quelli che contengono grassi saturi dannosi per il sistema cardiocircolatorio. Vanno ridotti drasticamente o elimininati del tutto le carni rosse non magre, i salumi tra i quali si può salvare la bresaola, tutti i latticini grassi, i condimenti molto ricchi come la maionese, la margarina e il burro, il pesce troppo grasso, lo zucchero, il pane bianco e le merendine.

Tra i cibi da privilegiare ci sono invece pane e prodotti da forno a base di farine integrali, frutta secca, latte scremato, formaggi freschi e probiotici, pesce azzurro, legumi, frutta e verdure fresche. Per condire va preferito l’olio extravergine di oliva, da usare comunque con una certa moderazione.

Come si vede non si tratta di una dieta drastica che impone serie rinunce o gravose limitazioni nelle quantità dei cibi. Si sceglie invece un approccio sano nella scelta della tipologia del cibo preferendo alimenti poveri di grassi di cattiva qualità.

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Low fodmap, la dieta sgonfia pancia

La pancia gonfia ha spesso numerose cause diverse, una sicuramente è di carattere psicologico. Al termine dell’estate, con la sindrome di rientro, molte persone hanno un senso di pesantezza. Esiste però una dieta chiamata Low fodmap che permette di normalizzare l’intestino in un mese e di tornare quindi alla normalità.

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I cibi da comprare per mangiare bio

Quando si vuole intraprendere un’alimentazione più sana è importante anche considerare se non sia opportuno scegliere cibi biologici oltre che sani e nutrienti: ecco i cibi da comprare per mangiare bio.

cibi da comprare per mangiare bio

Oggi il business del bio è estremamente sviluppato e molto in voga sicché non è sempre facile orientarsi tra le molte proposte sul mercato. Uno studio recente della Stanford University inoltre ha dimostrato che non sempre esistono sostanziali differenze tra un alimento biologico o non biologico. Tuttavia ci sono alcuni cibi che è preferibile scegliere bio.

Mele e pesche

Mele e pesche sono i prodotti dell’agricoltura con il più alto valore di pesticidi dunque è preferibile optare per la produzione biologica al fine di abbattere questi livelli di sostanze pericolose per l’organismo.

Verdura a foglia verde

Lo stesso vale per le verdure a foglia verde che spesso contengono alti livelli di pesticidi. In questo caso la “colpa” è anche del consumatore che tende a preferire prodotti dalle foglie impeccabili e belle da vedere. Per ottenere ciò però è necessario appunto l’impiego di pesticidi. Meglio verdure dall’aspetto meno piacevole ma più sane.

Carne e latticini

Benché esistano dei regolamenti che limitano o vietano l’uso di antibiotici e ormoni nell’allevamento degli animali, non sempre la carne può dirsi completamente sicura. È questo uno degli alimenti che sarebbe preferibile scegliere bio, preferendo allevamenti naturali all’aria aperta. Per lo stesso motivo è bene scegliere latte e derivati di provenienza biologica. Inoltre un’alimentazione delle mucche a base soprattutto di cereali anziché di erba fa sì che carne e latte siano più grassi.

Cereali integrali

La parte più esterna del chicco è dove si concentrano i residui dei pesticidi utilizzati durante la coltivazione dunque è importante che i cereali integrali provengano da agricoltura biologica che non si serve di sostanze nocive.

Uova

Pur in minima parte, le sostanze antiparassitarie contenute nei mangimi degli allevamenti industriali passano alle uova. La produzione bio garantisce uova prive di queste sostanze grazie all’allevamento a terra e senza il ricorso ad antibiotici necessari ad evitare i contagi di malattie tra gli animali degli allevamenti industriali in gabbia.

Uva

L’uva è tra la frutta quella che contiene, a livello mondiale, un altissimo valore di pesticidi nella buccia. Essendo un frutto che si mangia senza sbucciarlo, l’ingestione di queste sostanze può essere pericolosa. Scegliendo uva biologica inoltre ci si garantisce un più alto apporto di resveratrolo che le viti producono naturalmente come difesa naturale contro i parassiti.

Soia e derivati

Nel caso della soia interviene il fattore ogm a preoccupare chi vorrebbe aderire ad un’alimentazione bio e attenta alla produzione del cibo. La soia è la coltura più soggetta a manipolazioni genetiche a livello globale e il 70% della soia coltivata nel mondo è ogm.

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Nergi, il baby kiwi ricco di vitamine

Il Nergi è un piccolo kiwi. È grande come una prugnetta, ovvero circa un quarto di un kiwi normale. Arriva nei nostri supermercati dopo i test del 2014 e potrebbe essere un successo tale, da rivoluzionare il settore ortofrutticolo, che in questo momento non sta vivendo un buon momento. Il nuovo frutto è prodotto e commercializzato in Italia da Ortofruit di Saluzzo (in provincia di Cuneo).

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Prosciutto a dieta, meglio cotto o crudo?

Il prosciutto a dieta è meglio cotto o crudo? Questa domanda ce la siamo posti spesso nei periodi in cui siamo particolarmente attenti alle nostre scelte alimentari o seguiamo un vero e proprio regime dietetico. Proviamo a rispondere con un confronto tra i due tipi di prosciutto scoprendo perché e quando è meglio preferire l’uno o l’altro.

prosciutto a dieta

Erroneamente si crede che il prosciutto cotto sia più leggero di quello crudo. In realtà il prosciutto cotto mantiene una parte dei grassi nel corso della sua preparazione e può contenere anche una quota di carboidrati se durante la lavorazione sono state aggiunte fecole o farine.

Al contrario il prosciutto crudo ha meno grassi (salvo il grasso visibile che si può asportare prima di consumarlo) e contiene più proteine. Il prosciutto crudo inoltre ha un buon apporto vitaminico, soprattutto vitamine del gruppo B, e un alto valore di minerali.

La scelta tuttavia non è così automatica. Chi soffre di ipertensione infatti farebbe meglio a scegliere il prosciutto cotto che è meno salato, mentre chi soffre di colesterolo alto troverà miglior vantaggio nel consumo del prosciutto crudo. Quest’ultimo infatti contiene più grassi “buoni” come l’acido oleico oltre alla vitamina B6 che aiuta a prevenire i disturbi cardiovascolari.

E le calorie? Il prosciutto crudo contiene circa 470 calorie per 100 grammi di prodotto mentre il prosciutto cotto ne ha appena meno, circa 415, ma come abbiamo visto nel primo caso i nutrienti sono di qualità migliore rispetto al prosciutto cotto. Il consiglio comunque è di sgrassare sempre il prosciutto eliminando il grasso visibile tutto intorno alla fetta prima del consumo. Così il valore calorico complessivo si abbatte notevolmente.

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Drink con meno calorie per salvare la linea

I drink sono sempre molto piacevoli, soprattutto la sera quando si è in compagnia, quando fa caldo o semplicemente si vuole fare un aperitivo un po’ più carico. Sono una vera tentazione e una bomba calorica che può mettere a repentaglio la linea. Quali sono i drink con meno calorie?

drink con meno calorie

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Dieta dell’uva per depurarsi dopo le ferie

La dieta dell’uva per depurarsi dopo le ferie è la scelta ideale per chi voglia perdere qualche chilo accumulato durante le vacanze seguendo un regime alimentare adatto al passaggio di stagione. Avvicinandoci all’autunno abbiamo voglia di depurarci ma sono necessari anche elementi essenziali per garantire la migliore risposta del corpo al cambio di stagione, che ci lascia sempre un po’ fiacchi.

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Grazie all’uva, ricca di antiossidanti, fibre, minerali, vitamine e zuccheri, ci prepariamo al meglio ad affrontare l’autunno depurandoci e dicendo addio ai chili in eccesso che ci ha regalato un’estate di stravizi. È il periodo giusto anche perché l’uva è di stagione, naturalmente, e dunque facile da trovare a buon prezzo e nelle molte deliziose varietà esistenti.

La composizione dell’uva è tale da renderla un perfetto alimento per la dieta sana ed equilibrata. Contiene infatti grandi quantità d’acqua che favorisce la diuresi ma anche tante fibre, vitamine A, C, B e PP e sali minerali come potassio, magnesio, ferro e iodio. Inoltre contiene polifenoli, resveratrolo e acido tartarico, tutti preziosi elementi che prevengono l’invecchiamento cellulare.

Come funziona? In maniera molto semplice. Basta seguire un’alimentazione bilanciata e sana aumentando il consumo dell’uva fino ad arrivare ad una quantità di circa 2-2,5 chilogrammi al giorno.

È importante che questa dieta depurativa non si protragga troppo nel tempo. È inoltre una dieta sconsigliata se si segue un regime alimentare ipocalorico oppure se si soffre di diabete, essendo l’uva molto zuccherina.

Oltre a consumarla fresca, l’uva si può sfruttare anche nelle preparazioni dolci perché essendo appunto tanto zuccherina consente di abbattare l’uso dello zucchero vero e proprio. Inoltre è un’ottima scelta per gli sportivi.

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Alimentazione sostenibile, i 10 consigli del WWF

Prendersi cura di sé e della propria dieta vuol dire anche curare il pianeta in cui si vive, ridurre le emissioni, salvaguardare la natura e la propria salute. Il wwf ha stilato dieci semplici consigli per seguire un’ alimentazione sostenibile e sana.

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Dieta raw food: come funziona e quali sono i rischi

La dieta raw food è una delle tendenze che da Hollywood si è diffusa in tutto il mondo grazie alla pubblicità che involontariamente le hanno fatto le star del cinema. È una dieta molto in voga tra le celebrità che da molti anni ne sfruttano i vantaggi per tenersi in forma e in salute. Come funziona? Scopriamolo.

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Si tratta di una variante della dieta vegetariana perché essenzialmente si consuma la stessa tipologia di cibo con una differenza essenziale: non si cucina nulla perché con le alte temperature i cibi si impoveriscono perdendo vitamine, minerali e fibre preziosi per l’organismo.

La dieta raw food, nota anche come alimentazione crudista, non è recente come la tendenza degli ultimi anni farebbe credere ed è nota a Hollywood da parecchio tempo visto che anche alcune celebrità del passato avevano sperimentato un’alimentazione simile. Pare che persino Elvis Presley ci abbia provato. Tra le star più note che seguono questa dieta oggi ci sono Uma Thurman, Demi Moore e Natalie Portman, che è anche vegana.

L’unica regola base del regime alimentare crudista è consumare tutti i cibi al naturale, rigorosamente crudi. Banditi quindi alimenti precotti, cibi che contengono conservanti o sono stati preparati industrialmente attraverso processi che includono la cottura a temperature superiori a 40 gradi. È possibile invece abbondare con frutta, verdure e anche latticini.

La temperatura di 40 gradi da non superare in caso di leggera cottura, ammessa con moderazione, tuttavia potrebbe creare qualche insidia. Questa temperatura non è sufficiente infatti per uccidere eventuali germi e batteri che possono trovarsi negli alimenti. Occorre di conseguenza prestare la massima attenzione alla qualità del cibo che si porta in tavola se si decide di seguire un’alimentazione crudista.

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Per dimagrire meglio eliminare i grassi o i carboidrati?

Ce lo siamo chiesti un po’ tutti: per dimagrire meglio eliminare i grassi o i carboidrati? Molto spesso si eliminano i carboidrati a favore delle proteine, pensando che questa sia la soluzione migliore per perdere peso. In realtà, secondo lo studio americano guidata da Kevin Hall, dell’Istituto nazionale sul diabete negli Usa, e pubblicata su Cell Metabolism, bisogna ridurre i grassi.

carboidrati

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I legumi con meno carboidrati

I legumi sono preziosi alleati di ogni dieta perché forniscono proteine vegetali e molti sali minerali ma spesso sono anche ricchi di carboidrati: ecco quali sono i legumi con meno carboidrati da preferire per una dieta equilibrata e ipocalorica.

legumi con meno carboidrati

Se l’obiettivo della dieta è tagliare i carboidrati per perdere peso, aumentando nel contempo il valore delle proteine, i legumi sono una giusta scelta. Selezioniamoli però con criterio, in modo da massimizzare la loro utilità nella nostra alimentazione.

Soia

La soia ontiene solo il 6.3% di carboidrati su 100 grammi di prodotto. Si tratta del legume più proteico a fronte fi un valore di carboidrati più basso rispetto a tutti gli altri legumi.

Fave secche

Le fave sono generalmente tra i legumi meno considerati perché si tende a preferire quelli più diffusi e noti. In realtà le fave secche sono un’ottima scelta con soli 33 grammi di carboidrati su 100 grammi di prodotto.

Fagioli secchi

I fagioli apportano il 35% di carboidrati per 100 grammi di prodotto e possiamo includerli tra i legumi con un valore non troppo elevato. Sono ancora una buona scelta.

Fagioli borlotti

I borlotti hanno un valore appena più alto degli altri fagioli, con poco più di 35 grammi di carboidrati per 100 grammi di prodotto.

Il resto dei legumi, che comprende anche lenticchie e piselli, hanno valori superiori a 40 grammi di cabroidrati su 100 grammi di prodotto dunque è consigliabile ridurne l’uso. Il più ricco di carboidrati tra i legumi è senza dubbio il cece, che ha il 44.5% di carboidrati. Sono tutti valori di cui tenere conto quando si pianifica una dieta, in modo da alternare i legumi in maniera intelligente senza doverne necessariamente eliminarne alcuni.

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La dieta per dimagrire pancia e fianchi

La pancia e i fianchi sono sicuramente i punti più duri da dimagrire. Purtroppo è proprio lì che si accumulano i cuscinetti di grasso, anche a causa di uno stile di vita propriamente corretto. Per esempio, stare ore e ore seduti, come avviene se per lavoro si deve stare fissi a una scrivania, favorisce il problema. Esiste una dieta per snellire il punto vita e il lato b?

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Pizza di kamut, differenze con la pizza classica

La pizza di kamut è una delizia da forno che di recente si è diffusa in alternativa alla pizza classica. Scopriamo le differenze per scoprire anche qualità e versatilità di una farina che riserva non poche sorprese e tanto gusto.

pizza di kamut

La farina di kamut deriva da un grano duro di origine orientale, chiamato anche grano rosso o Khorasan. Si tratta di una farina ricca e salutare, particolarmente utile in un’alimentazione sana grazie al suo elevato valore energetico.

Il nome kamut è stato dato a questa tipologia di grano da un agronomo americano negli anni Settanta ma solo negli ultimi anni la farina di kamut e i prodotti preparati con questo ingredienti stanno riscuotendo un successo sempre crescente.

Dal momento che si tratta di un grano molto resistente, non richiede l’uso di pesticidi e fertilizzanti e dunque è il candidato perfetto per le colture biologiche. Preparare la pizza con la farina di kamut rende il piatto più ricco di elementi nutritivi oltre che più leggero e digeribile e di qualità migliore.

È un grano molto calorico rispetto al grano comune, ne contiene circa 335 per 100 grammi. È inoltre ricco di selenio, magnesio, vitamine E, zinco e acidi grassi essenziali. Gli aminoacidi contenuti nel kamut sono treonina, cistina, istidina, arginina, serina e acido aspartico. Ciò conferisce a questo grano un elevato valore energetico e biologico.

Non essendo stato sottoposto, come altre varietà di grano, a manipolazioni genetiche da parte dell’uomo è anche più tollerato da chi soffre di intolleranze anche se non bisogna cadere nell’errore di considerarlo un grano adatto ai celiaci perché contiene comunque glutine.

La pizza di kamut è dunque una scelta salutare in alternativa alla consueta pizza preparata con farina di grano duro comune, grazie al suo alto valore proteico, vitaminico e minerale. Questo valore è stato mantenuto intatto nel tempo proprio perché il grano Khorasan non è mai stato sottoposto a ibridazioni.

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Vestiti hi tech per perdere peso

Una bacchetta magica per perdere peso sarebbe davvero perfetta. Purtroppo, non esiste ancora. Stanno però cercando di confezionare qualcosa di molto simile, un vestito hi-tech che, attraverso una forma di refrigerazione in determinati punti del corpo, farebbe perdere dalle 500 alle mille calorie al giorno stimolando il metabolismo. Che ne dite? Sarebbe proprio una cosa meravigliosa.

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Elenco degli ingredienti pericolosi vietati dal ministero della Salute

Con un decreto del 10 Agosto il Ministero della Salute ha diffuso un elenco degli ingredienti pericolosi vietati. Le sostanze sono più precisamente triac, clorazepato, fluoxetina, furosemide, metmorfina, bupropione, topiramato che si aggiungono ad altre due già vietate in precedenza, cioè fenilpropanolamina/norefedrina e pseudoefedrina.

Elenco degli ingredienti pericolosi vietati

Non sarà più possibile prescrivere e utilizzare questi ingredienti in preparazioni magistrali ad uso dimagrante per via dei rischi possibili a cui andrebbe incontro il paziente che li consuma, specialmente se in associazione tra loro. Rischi che studi specifici non hanno ancora escluso o confermato in via definitiva ma che si riferirebbero al sistema cardiovascolare e alla possibilità i disturbi psichiatrici.

Al momento alcune di queste sostanze sono impiegate nella cura delle depressione e dell’ansia e per tali scopi possono essere ancora prescritti e utilizzati. Il divieto riguarda invece il consumo ad uso dimagrante e per finalità estetiche, non legate alla cura di un disturbo di salute.

Il decreto è stato firmato dal ministro della salute Beatrice Lorenzin dopo l’allarme lanciato dall’Agenzia Italiana del Farmaco a proposito di un uso scorretto o addirittura di un abuso delle sostanze incriminate.

L’uso combinato di questi principi attivi a scopo dimagrante, infatti, mette a rischio la salute. Perciò si è ritenuto necessario intervenire con una legge che norma l’uso di questi ingredienti, specialmente in combinazioni che non vengono accompagnate da foglietti illustrativi con le informazioni necessarie per il paziente e senza il supporto di sperimentazioni mediche specifiche.

Per aggirare eventuali scappatoie, inoltre, medici e farmacisti non potranno prescrivere questi principi attivi in forma combinata per nessuno scopo terapeutico né sarà possibile prescriverli separatamente allo stesso paziente.

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