Il “miracolo” della papaya fermentata continua inarrestabile soprattutto per le tasche di chi la vende, spinta com’è da un capillare battage pubblicitario che non risparmia nessun palcoscenico. Premesso che la nostra non è una posizione “di principio”, avversa agli integratori, e che la capacità antiossidante della papaya è ben nota, rilanciamo l’ennesima riflessione su questo frutto tropicale.
Avocado e banana (a elevatissima capacità di scavare i radicali perossilici), mango, ananas, frutti della passione (oltre alla nostra beneamata papaya) posseggono un’elevatissima capacità antiossidante. Altrettanto vale per cocomero (in valori elevati), arance, limoni, pesche, uva, susine, prugne ma anche a fragole e lamponi si attribuiscono altissime capacità protettive dai danni dei radicali liberi. Se pensiamo alla papaya e alle qualità che le vengono attribuite, qualche straccio di prova di sperimentazione clinica che ne sostenga l’impiego nella malattia di Parkinson, nella Sars, nella depressione sarebbe il caso di esibirla.