Dimagrire non è semplice, soprattutto in presenza di grave obesità. Per questo motivo i medici sono sempre alla ricerca non solo di terapie che tengano in considerazione nuove cause fisiche e psicologiche, ma anche di tecniche chirurgiche meno invasive. Tra queste, sicuramente, spunta la chirurgia laparoscopica con una singola incisione, detta anche SILS (Single Incision Laparoscopic Surgery).
In che cosa consiste? Si tratta di un intervento che permette di effettuare un unico taglio (e non numerosi come si è sempre fatto) nel fondo dell’ombelico per introdurre gli strumenti (una sorta di cilindro con 4 aperture differenti) per la laparoscopia. Ovviamente questa spiegazione semplifica moltissimo la tecnica, che è altamente sofistica ma permette di far capire come la SILS sia meno invasiva anche da un punto di vista estetico: per molti pazienti avere un taglio unico e ben nascosto è molto importante, perché nasconde il segno di quello che può essere considerato a volte un fallimento. L’obeso che non riesce a dimagrire da solo può vivere questa situazione come un fallimento.
La dinamica dell’intervento, una volta introdotto lo strumento, è simile se non identico a quello più classico, sempre laparoscopico. Il primo a portare in Italia questa tecnica è Roberto Tacchino, il responsabile dell’Ambulatorio di Chirurgia dell’Obesità del Policlinico Gemelli di Roma (ospedale dove la SILS è molto praticata), che ha spiegato i vantaggi:
Ogni taglio può essere fonte di sanguinamenti, ernie, infezioni: ridurne il numero diminuisce quindi le possibili complicazioni. Per di più l’ombelico è una zona poco sensibile perché povera di centri nervosi e muscolatura, perciò si riduce anche il dolore postoperatorio. Il ricovero dura appena due giorni, contro i quattro-cinque degli interventi per l’obesità in laparoscopia. Soprattutto, non resta la minima cicatrice visibile.
Quanto si può perdere? Come con gli altri interventi di chirurgia bariatrica si possono smaltire anche 50 chili. Certo ci possono essere degli ostacoli, perché non sempre questo metodo realizzabile. L’esperto ha, infatti, spiegato che se la pancia è molto “scesa” difficilmente – una volta entrati dall’ombelico – si riesce ad arrivare allo stomaco, perché gli strumenti sono abbastanza corti.
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