Le diete drastiche: utili o dannose?

Attualmente si fa qualunque cosa, ci si sottopone ad esempio a diete notevolmente drastiche ipoca­loriche, per perdere in poco tempo i chili accu­mulati, senza tener conto sia dello stress psico-fisico che tutto ciò comporta, sia che quando s’intraprende una dieta dimagrante l’organismo mette in atto una serie di strategie difensive per superare il momento di deficit calorico-nu­trizionale riducendo il suo metabolismo basale (dispendio energetico giornaliero minimo necessario per svolgere le normali e fisiologiche attività cardiocircolatoria, respirato­ria, ghiandolare, ecc.)

Durante le diete ipocaloriche severe (800-1100 kcal) la ve­loce perdita di peso superiore a 0,5-1 kg alla settimana è determinata non solo dalla riduzione della massa grassa, ma anche da quella magra, ossia della massa muscolare, poiché l’organismo utilizza le proteine muscolari per sod­disfare le proprie necessità energetiche riducendo ancora di più il suo metabolismo basale. Ecco perché, dopo un certo periodo di dieta fortemente ipocalorica, diventa sempre più difficile perdere peso e l’assunzione anche di poche calorie in più rispetto a quelle prescritte, produce un rapido au­mento di peso.

Il termine dieta, significa letteralmente “corretto stile di vita alimentare“, stile che tutti dovremmo seguire in modo da apportare al nostro organismo i diversi nutrimenti (proteine, lipidi, glucidi, vitamine, minerali) in proporzioni tra loro ottimali, tenendo conto che la ripartizione energetica quo­tidiana in un individuo prevede il 10-15% di proteine, il 25-30% di lipidi ed il 55-65% di glucidi. Le maggiori fonti proteiche di origine animale sono rappresentate dalla car­ne, dal pesce e dalle uova; i legumi, alimento proteico di natura vegetale (fagioli, piselli, ceci, soia…), in genere poco consumati, dovrebbero essere invece parte integrante della dieta.

L’apporto lipidico prevede un limitato introito di acidi grassi saturi, un maggiore apporto di acidi grassi monoinsa­turi, presenti maggiormente nell’olio d’oliva extravergine e acidi grassi polinsaturi, gli omega 3 e gli omega 6, contenu­ti rispettivamente nel pesce e nell’olio di semi che svolgono azione preventiva nelle patologie cardiovascolari in quanto riducono LDL, il colesterolo cattivo nel sangue. I glucidi, rappresentati soprattutto dai carboidrati comples­si, l’amido per eccellenza, sono assicurati dai cereali e de­rivati (pane, pasta, riso…) e dalle patate. Per completare la nostra tavola, ortaggi e frutta ricca di vi­tamine, sali minerali e fibre che riducono l’assorbimento di colesterolo nell’intestino e aiutano a prevenire la resistenza insulinica presente spesso nei pazienti obesi.

In conclusione si può affermare che l’obesìtà di origine ali­mentare si può “combattere” solo seguendo una dieta mediterranea che offra un adeguato apporto calorico propor­zionale al dispendio energetico dell’individuo. Pertanto è necessario calcolare il metabolismo basale e mi­surare il dispendio energetico prima di impostare un “regi­me alimentare”, perché solo in questo modo si potrà assi­curare al paziente che il suo dimagrimento non determinerà danni a carico dell’organismo.

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