La dieta Kyminasi (Kyminasi Diet) è nota anche come dieta del microchip perché sfrutta un dispositivo a medaglietta “incollato” sull’addome e non inserito sottopelle e nasce da un’idea di Fulvio Balmelli, che ha dedicato oltre 25 anni di ricerca alla biofisica e all’alimentazione, e del dottor Elia Roberto Cestari, responsabile scientifico del progetto.
Il protocollo realizzato promette una corretta digestione delle sostanze introdotte con il cibo. Non si tratta quindi di un semplice regime ipocalorico, ma una riprogrammazione del metabolismo, che stimola l’organismo a nutrirsi dei propri grassi in eccesso.
Su che cosa si basa? Al centro c’è la biorisonanza che stimola il fisico con onde elettromagnetiche, attraverso le quali è possibile stabilire le capacità assimilative che permettono di perdere molto peso in eccesso e quindi di dare vita a un dimagrimento sano e corretto. Ciò vuol dire che ognuno di noi ha un suo regime dimagrante.
Ovviamente è studiata per le persone gravemente obese o comunque fortemente in sovrappeso (dai 10 ai 50 chili in più). Come funziona? Si parte con un check up iniziale che evidenza la presenza di particolari patologie e quindi attua un piano di ricondizionamento del metabolismo.
Le frequenze vengono caricate su una medaglietta che è posizionata sull’addome del paziente, che rilascia frequenze riconosciute come utili dal corpo. I dati trasmessi vengono quindi assimilati dai pazienti che innescano dei parametri utili nella gestione delle sostanze nutritive. A questo si aggiunge una dieta, divisa in fasi: la prima è molto ristrettiva perché prevede verdure, carne bianca e pesce, il tutto senza olio né grassi.
La seconda fase permette la reintroduzione di altri alimenti, come la frutta, mentre fra il terzo e il sesto mese vengono reinseriti con gradualità tutti gli altri cibi, fino al raggiungimento di una dieta sana e bilanciata.