È risaputo che gli integratori possono interferire con i farmaci, alterandone l’effetto sia per eccesso che per difetto, ma in alcuni casi possono interagire anche con gli alimenti, con esiti pericolosi per la salute. È il caso della dimetilamilamina (dmaa), un derivato dell’olio di geranio impiegato nei supplementi alimentari per migliorare le prestazioni sportive.
La dimetilamilamina è uno stimolante naturale, e per questo utilizzato sia negli integratori dietetici e per lo sport. Tuttavia, la FDA (Food and Drug Administration), l’ente governativo americano per la regolamentazione dei farmaci, ha lanciato l’allerta ai consumatori e alle aziende dopo 86 segnalazioni di malattie e morti correlati all’uso di questo prodotto.
Questo composto, infatti, per quanto sia naturale, se associato alla caffeina può diventare pericoloso per la salute dell’organismo in quanto favorisce problemi cardiovascolari e infarto. La dimetilamilamina era stata messa al bando già diversi anni fa dall’Agenzia Mondiale Antidoping (Wada) ed è vietata anche in Italia, tuttavia integratori contenenti questa sostanza continuano ad essere distribuiti anche in Europa in quanto si possono acquistare facilmente su Internet.
La dimeilmilamina inoltre si può nascondere sotto altri nomi come metilexanamina, estratto di radice di geranio, olio di geranio, 1,3 dimetilamilamina, pentilamina, geranamina, fortano, 2-amino-4-metilexano. Come ha spiegato Silvana Gaetani, docente di Farmacologia presso l’università La Sapienza di Roma:
Il problema è che gli integratori in commercio non devono passare gli stessi test di sicurezza dei farmaci, la normativa per loro è più blanda. C’è un mercato molto affermato, ma spesso privo di evidenze scientifiche.
Questo significa che il rischio che sul mercato vengano immessi prodotti privi di controlli di tossicità è piuttosto alto. I consumatori meriterebbero più attenzione, anche perché non è concepibile giocare con la vita delle persone. Come spesso accade gli interessi economici in ballo sono molto forti e purtroppo a pagarne le conseguenze siamo noi.
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