Il metodo Montignac, nelle parole del suo ideatore, il francese Michel Montignac (nella foto), non è una vera propria dieta, quanto piuttosto un programma alimentare non restrittivo finalizzato sia al dimagrimento che alla prevenzione di malattie cardiovascolari e diabete. Il metodo non si basa sul computo delle calorie giornaliere introdotte, ritenuto del tutto inutile dal dottor Montignac, ma sul controllo dei livelli di insulina nel sangue.
Secondo il nutrizionista francese infatti la causa dell’obesità è da rintracciarsi nell’iperinsulinismo causato in modo indiretto da alcuni cibi e il suo metodo si basa sulla scelta degli alimenti in funzione delle loro caratteristiche nutrizionali legate alla capacità di indurre reazioni metaboliche tali da prevenire l’aumento di peso, il diabete di tipo II e accidenti cardiovascolari. In particolare, sono da privilegiare i carboidrati a indice glicemico basso, gli acidi grassi polinsaturi omega 3 e monoinsaturi e le proteine.
Il programma si attua in due fasi: una prima fase detta di dimagrimento e una fase successiva definita di stabilizzazione e prevenzione. Nella Fase I andranno consumati esclusivamente glucidi con indice glicemico uguale o inferiore a 35; in tal modo la riduzione della risposta insulinica determinerà un minore accumulo di grassi e mediante l’aumento della termogenesi attiverà il consumo dei grassi di riserva con la conseguente perdita di peso.
Nella fase II la possibilità di scelta degli alimenti in base all’indice glicemico si amplia e si avvale del concetto di carico glicemico, dato dall’insieme di indice glicemico e concentrazione di carboidrati puri nell’alimento, e di quello di risultante glicemica del pasto. Questa seconda fase dovrebbe protrarsi per tutta la vita, facendo del metodo Montignac una vera e propria filosofia alimentare.
Nonostante Montignac non esiti a definirsi un pioniere dell’utilizzo dell’indice glicemico al fine di ottenere il dimagrimento e dichiari che il metodo da lui ideato è frutto di anni di studi e ricerche, non mancano i detrattori. Molti ritengono infatti che il suo successo sia ascrivibile più ad una campagna mediatica ben architettata che a una reale efficacia e fondatezza scientifica.