La carenza di ferro è un problema molto diffuso tra la popolazione femminile; i motivi sono da ricercare nel diete drastiche squilibrate o monotone, oppure può essere una conseguenza delle mestruazioni abbondanti o di una gravidanza.
Il ferro è un costituente dell’emoglobina, la sostanza presente nel sangue adibita al trasporto dell’ossigeno, e della mioglobina contenuta nei muscoli; inoltre questo minerale è necessario per il funzionamento di alcuni enzimi che condizionano il metabolismo energetico, perciò la sua carenza può rendere il sangue anemico e svuotare l’organismo di energie, provocando senso di affaticamento, pallore, giramenti e mal di testa e, in alcuni casi, anche difficoltà nella respirazione e sensazione di freddo.
Per una persona adulta il fabbisogno giornaliero di ferro è di 10 mg, ma il valore va aumentato a 15-18 g. per le donne in età fertile. Assumere queste quantità non è facile come sembra, anche se il ferro è presente in molti alimenti, solo quelli del cosiddetto gruppo eme, cioè la carne, soprattutto quella rossa, il pesce, in particolar modo nei polpi e nelle seppie, apportano ottime dose di ferro facilmente assimilato.
Al contrario, le principali fonti vegetali, come le verdure a foglia verde scuro, i legumi e i cereali, contengono alcune sostanze che ne ostacolano l’assorbimento. A rendere il ferro meno godibile intervengono anche il calcio, contenuto in latte e latticini, e i tannini, presenti in tè e in caffè; per questo, se si soffre di carenza di ferro, è meglio bere queste bevande lontano dai pasti.
Per tutti questi motivi è opportuno seguire alcune semplici regole come condire i vegetali con il succo di limone e concludere i pasti con un frutto ricco di vitamina C, come kiwi, fragole, agrumi, ribes e melone, perché favoriscono l’assorbimento di ferro.
Dato che il ferro è contenuto anche nell’acqua, cercate di bere almeno un litro e mezzo di acqua al giorno, con l’aggiunta di qualche goccia di limone per neutralizzare l’azione del calcio.