Come è facile immaginare, chi ha deciso di escludere dalla propria dieta la carne di animali è più sensibile verso le sofferenze di questi ultimi più di quanto non accada a chi invece non ha fatto la stessa scelta alimentare e di vita. Quello che forse nessuno si aspettava è invece che la medesima maggiore sensibilità si estende anche alla capacità di condividere gli stati d’animo dei propri simili.
Infatti, secondo uno studio condotto presso il San Raffaele di Milano in collaborazione con le Università di Ginevra e Maastricht e pubblicato su Plos one, i vegetariani sono maggiormente empatici rispetto al resto della popolazione. Questo perchè l’esclusione, completa o parziale, dalla dieta di prodotti alimentari di origine animale determinerebbe una maggiore attivazione neuronale in alcune aree del lobo frontale del cervello associate ad emozioni di empatia davanti alla visione di episodi che implicano la sofferenza di persone o di animali.
La ricerca ha coinvolto un campione di soggetti onnivori, vegetariani e vegani; tutti sono stati coinvolti nella visione di scene di sofferenza, mentre, contestualmente, la loro attività cerebrale veniva analizzata tramite la risonanza magnetica funzionale.
Oltre alle già citate differenze nell’attività neuronale di vegetariani e onnivori, i ricercatori dell’Unità di Neuroimaging Quantitativo e della Divisione di Neuroradiologia del San Raffaele hanno anche rilevato che mentre i vegani (che escludono dalla propria dieta non solo le carni ma anche i prodotti derivati da animali come uova e latticini) presentavano una maggiore attivazione a livello del giro frontale inferiore, area coinvolta anche in fenomeni di condivisione delle emozioni, i vegetariani presentavano un’attivazione più forte del cingolo anteriore, che suggerisce una maggiore attenzione verso gli stimoli presentati nel tentativo di controllarne l’impatto emotivo.
Come ha spiegato Massimo Filippi autore principale dello studio
Tale pattern di attivazione potrebbe indicare una tendenza da parte di individui vegani a identificarsi non solo con gli esseri umani, ma anche con gli animali, al fine di comprenderne le emozioni e di condividerle… Il presente studio dimostra in sostanza che negli umani esistono circuiti neurali che si attivano nel momento in cui sentimenti empatici vengono estesi anche a individui di altre specie, che condividono con noi la capacità di soffrire