Secondo quanto sostiene una ricerca dell’Università del Missouri, coordinata da Cheryl Rosenfeld e pubblicata su PNAS – Proceedings of the National Academy of Sciences, la dieta della futura mamma influenza il sesso del nascituro: le donne in gravidanza che seguono una dieta più calorica e fanno colazioni abbondanti infatti avrebbero maggiori probabilità di mettere al mondo un figlio maschio, rispetto alle donne in dolce attesa più attente alla linea e, direi alla salute, che scelgono cibi meno grassi.
La ricerca avrebbe mostrato come un elevato introito calorico durante la gravidanza farebbe aumentare da dieci a undici la probabilià di avere un figlio maschio ogni venti nascite. Come spiega la Rosenfeld:
Dai dati emerge che diete ad alto contenuto calorico e che prevedono prime colazioni costanti e abbondanti favoriscono la nascita di maschietti mentre le diete a basso contenuto calorico tendono a favorire le femminucce
D’altra parte già qualche tempo fa Joseph Stolkowski, fisiologo dell’Università di Parigi IV, aveva messo a punto una dieta ad hoc per determinare il sesso del nascituro che, sperimentata alla Maternità di Port Royal e alla Maternità Sacré Coeur di Montréal in Canada, avrebbe permesso di conseguire il risultato sperato addirittura nell’80% dei casi. Queste diete, da seguire per almeno due mesi prima del concepimento, si basano sul presupposto scientifico che la dieta sia in gardo di provocare modificazioni metaboliche tali da rendere membrana dell’ovulo più permeabile agli spermatozoi portatori di certi cromosomi piuttosto che di altri.
In quel caso lo studioso dell’Università di Parigi consigliava di aumentare il consumo di alimenti ricchi di sodio e potassio per avere un figlio maschio, e di alimenti ricchi di cloro e magnesio per avere una femmina. Peccato però che esagerare con cibi ricchi di sodio e potassio conduca al rischio di ipertensione, mentre una dieta ricca di cloro e magnesio può determinare insufficienza renale e ipercalcemia.
Ma ammesso che sia possibile determinare il sesso del bambino con la dieta, è davvero così necessario?