La cosiddetta dieta Max Planck è una di quelle diete dimagranti che si diffondono soprattutto attraverso il passa parola e, da qualche anno a questa parte, anche mediante internet. Al contrario di quanto potrebbe far crede il suo nome, non ha nulla a che vedere con il noto Istituto di ricerca tedesco Max Planck, che ha ritenuto addirittura di doverne prendere le distanze, e anzi in realtà non si sa molto sulle sue origini e su chi l’abbia realmente messa a punto.
D’altra parte la dieta di Planck non sembra avere alcun fondamento scientifico e, a differenza di altre, non si basa su alcun principio nutrizionale accertato. Piuttosto, si tratta di una dieta da fame che presumibilmente porta al dimagrimento solo in virtù di una drastica riduzione delle calorie giornaliere. Non a caso questa dieta promette un dimagrimento fino a 9 kg in due settimane, promessa che l’Associazione tedesca dei consumatori Stiftung Warentest definisce a dir poco illusoria.
Nelle due settimane di dieta Max Planck nessun alimento viene pesato e le indicazioni su come preparare le pietanze (una sola per pasto principale) sono piuttosto generiche. In linea di massima sono permessi solo carne, pesce, uova e verdura, mentre tra i cibi vietati troviamo non solo pasta, pane, grissini, cracker, bibite e alcolici, ma persino la frutta, che è prevista una sola volta a settimana.
Inutile dire che questo tipo di dieta ha molti aspetti negativi: gli esperti concordano nel giudicarla eccessivamente sbilanciata e ritengono possa indurre carenze nutritive molto importanti anche nel breve periodo. Inoltre con una dieta tanto drastica, che non prevede per altro alcun regime di mantenimento, il rischio di riprendere altrettanto velocemente i chili persi (il tanto temuto effetto yo-yo) è sempre in agguato. Di conseguenza è fortemente sconsigliata a chiunque a prescindere dal proprio stato di salute generale.