La crisi cambia i consumi degli italiani, quali sono i rischi per la salute?

La crisi sta cambiando i consumi degli italiani, anche a tavola. In questo momento, economicamente molto complicato, in materia di dieta si stanno verificando due fenomeni: quelli più attenti e selettivi, che comprano meno per evitare di sprecare, ma che stanno molto attenti alla qualità, e quelli, invece, che cercano solo di riempire il frigorifero, sfruttando le offerte facendo incetta di prodotto ipercalorici.

È ovvio che quest’atteggiamento può essere molto pericoloso. I nutrizionisti sono mesi che indicano il fattore economico come problematico per la corretta alimentazione. Comprare quantità industriali di merendine, per sfruttare uno sconto interessante, i formaggi più scandenti e gli affettati più grassi, rinunciando invece al pesce o a prodotti di qualità in nome del risparmio, non può certamente far bene alla salute.

La crisi della Dieta Mediterranea

La prima a vivere un momento difficile è la Dieta Mediterranea, a causa dell’aumento dei prezzi di frutta e verdura. Il rapporto Osservasalute 2011 ha denunciato che in Italia è diminuito il consumo di frutta e verdura. La notizia non è assolutamente buona, tenendo conto che i vegetali a tavola sono sempre stati pochi e che ovviamente, questa tendenza, incrementa il rischio obesità. C’è stata una riduzione delle porzioni e coloro che mangiano di più sono quelli che hanno la mensa. Sembrerebbe che la mensa in questa fase giochi un ruolo particolarmente importante, perché i lavoratori tendono a seguire un’alimentazione meglio bilanciata, meno grassa e più ricca di verdura, ortaggi e frutta. È anche una questione cultura e non solo economica: preparare della verdura cotta è un impegno e porta via del tempo. Una volta a casa si tende a cucinare sempre poco.

Meno carne per gli italiani

Se la crisi sta ridimensionando la dieta, non sempre i fenomeni sono negativi. Da sempre si sostiene, anche nel nostro Paese, che i consumi di carne siano eccessivi. I problemi economici mostrano che i consumi, soprattutto di carne rossa, sono stati soppiantati  dai formaggi, ma anche dal pollo e soprattutto dal maiale. A denunciare questo dato sono proprio i macellai, al Salone internazionale Eurocarne di Verona, i macellai. Tra il 2001 e il 2011 la domanda di carne bovina ha subito un calo dell’8%: si è quindi scesi da 24,9 chilogrammi pro capite del 2008 ai 23,1 chilogrammi del 2011. Sono aumentati però i consumi di formaggi (+15%), carne suina (+7%) e carne avicola (+3%). Da un punto di vista della salute è un bene: la carne rossa andrebbe mangiata una volta la settimana, per lasciare il posto a 2/3 piatti di carne bianca (sicuramente il pollo è meglio del maiale) e di formaggio. Il motivo? Tenere controllato il colesterolo e prevenire le malattie cardiovascolari.

Cambia il modo di far la spesa

Quello che risulta più evidente dai consumi che a cambiare è proprio il modo di far la spesa. Secondo l’Osservatorio Adi-Nestlè, esistono 5 cluster di consumatori. Il profilo è stato stilato incrociando le scelte alimentari con i dati degli acquirenti. Esistono i fedeli al brand (25%), che comprano solo prodotti di marca, curano moltissimo la loro alimentazione e fanno sport, i last minute (43%), che invece cercano le offerte e non hanno un’alimentazione equilibrata (di questi più della metà si definisce obeso), i parsimoniosi (21%), che comprano solo in offerta e sostengono di seguire una sana alimentazione per sentirsi sani. La loro spesa dice però il contrario, perché riempiono il carrello di snack e patatine. Al quarto posto troviamo l’innovatore (7%), disposto a pagare di più per mangiare meglio. Infine, gli indifferenti (4%), quelli che comprano a prescindere del prezzo. Hanno un tale potere d’acquisto che tutto costa poco, per loro (ovviamente). Ovviamente il dato che maggiormente preoccupa è quello dei last minute, di cui fanno parte circa 1 italiano su due.

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