Il pesce crudo è un prodotto eccellente in termini nutrizionali, ma presenta molte incognite. Negli ultimi anni, con la diffusione della moda del sushi, sono aumentate le infezioni intestinali. Per quale motivo? Purtroppo il responsabile è il parassita Anisakis (detto anche verme delle aringhe) che si sviluppa, allo stadio adulto, nei mammiferi marini e, a completamento del suo ciclo biologico, può arrivare ad annidarsi nella cavità addominale dei comuni pesci da banco.
Che cosa vuol dire? Se il pesce non viene conservato negli abbattitori o non viene cotto a dovere, questo parassita può arrivare all’uomo, causando dolori addominali vomito, diarrea, ma anche perforazioni dello stomaco e dell’intestino. Senza voler creare panico, la cura di questa infezione, purtroppo, spesso richiede l’intervento chirurgico, per asportare la parte dell’intestino invasa dai parassiti.
Quando si manifestano i sintomi? Il tempo è molto variabile. Potrebbero palesarsi subito come anche qualche settimana dopo essere entrati in contatto con il verme. Il problema quindi non è solo per i noti sushi e sashimi, ma anche per i più comuni carpacci o per i pesci marinati. Considerate che le larve di Anisakis, anche se il pesce viene cotto, possono essere pericolose per l’uomo perché rilasciano sostanze chimiche che causano orticaria, shock anafilattico o problemi gastrointestinali.
Si pensa poi che il pesce crudo debba essere freschissimo, appena pescato. In teoria questo è il modo migliore di consumarlo, ma non è quello più sano: deve essere congelato per almeno 3/4 giorni a meno 18 gradi. Solo così, anche a casa, si può essere sicuri di non incorrere nel parassita Anisakis.
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