Sindrome da deficit di attenzione e iperattività, individuato un legame con l’alimentazione

La Sindrome da deficit di attenzione e iperattività sarebbe legata ad un’alimentazione ricca di cibi grassi e trasformati e povera di frutta e verdura. A sostenerlo è uno studio dell’australiano Telethon Institute for Child Health Research di Perth, pubblicato sulla rivista Journal of Attention Disorders, che ha preso in esame un campione di 1.800 ragazzi analizzandone le preferenze in fatto di alimentazione e dividendoli, di conseguenza, in due gruppi: ”consumatori sani” e ”consumatori modello occidentale”.

Focalizzando in seguito la loro attenzione su 115 adolescenti (91 ragazzi e 24 ragazze) ai quali era stato diagnosticato il disturbo all’età di 14 anni, i ricercatori hanno rilevato che i loro pasti erano composti soprattutto da pietanze grasse, cibi fritti, insaccati, carni rosse e latticini. Il consumo abituale di cibo spazzatura sarebbe quindi associato a un rischio più che raddoppiato di incorrere nella Sindrome.

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La vitamina C aiuta a combattere il cancro

Il dibattito sull’utilità delle vitamine nella prevenzione e nella cura del cancro è da sempre acceso. Un giorno si dice che servono, un altro che non servono, e spesso la confusione regna sovrana. Ma un nuovo studio, oggi, afferma che la vitamina C ha significativi effetti sul cancro. Nuovo avvocato di questa vitamina è la dott.ssa Margreet Vissers, docente presso l’Università di Otago e membro del Free Radical Research Group, in Nuova Zelanda.

Secondo la dott.ssa Vissers, infatti, vi è la prova significativa di un reale collegamento tra la vitamina C e la crescita tumorale. Come ha affermato la dott.ssa Vissers durante la sua intervista per la rivista scientifica Cancer Research,

“I risultati di questo studio offrono una promessa d’intervento nella lotta contro il cancro sia a livello di prevenzione che a livello di cura”.

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Additivi alimentari, conservanti pericolosi

L’utilizzo di additivi, cui si fa massicciamente ricorso nell’industria alimentare, è piuttosto controverso;  se da un lato alcuni di essi, come i conservanti, sono utili perchè proteggono i cibi dall’inevitabile deterioramento provocato da germi e batteri, dall’altro ve ne sono diversi, come coloranti e agenti di rivestimento, che non hanno alcuna utilità se non quella di rendere maggiormente invitante nell’aspetto cibi spesso di cattiva qualità, invogliando al loro consumo.

Alcuni additivi poi, che si tratti di coloranti o conservanti, sono francamente nocivi per la salute e il consumo di cibi che li contengono andrebbe accuratamente evitatato; per questo motivo è fondamentale imparare a leggere le etichette prima di procedere all’acquisto di un qualsiasi prodotto alimentare che sia stato sottoposto a processi di trasformazione industriale.

E’ doveroso poi precisare che sono gli alimenti più pregiati sotto il profilo nutrizionale a vantare un minore, o nullo, contenuto di additivi, mentre lo stesso non può dirsi di prodotti quali snack, merendine, caramelle, dolciumi, bevande gassate e zuccherate. Non a caso tra i prodotti ai quali è fatto divieto dalla legge aggiungere additivi di qualunque genere troviamo: latte fresco pastorizzato, olio extra-vergine di oliva, yogurt al naturale, miele, paste alimentari secche.

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Mal di testa, come capire se è il cibo a provocarlo

Abbiamo già visto che alcune sostanze contenute negli alimenti (amine bioattive, additivi alimentari ecc.) possono avere effetto cefalgico e che è questo il motivo per cui, soprattutto in persone predisposte,subito dopo mangiato può fare la propria comparsa uno sgradevole mal di testa. Questo però non significa affatto che siamo in presenza di un’allergia alimentare, quanto piuttosto di un’ipersensibilità o intolleranza verso un alimento o una classe di alimenti.

Ma come è possibile individuare il nostro nemico? Come facciamo ad essere davvero sicuri che sia stato quel particolare cibo che noi sospettiamo a provocarci sintomi quali mal di testa, tachicardia e abbassamento della pressione?  Per prima cosa dobbiamo essere sicuri che la nostra cefalea abbia realmente a che fare con l’alimentazione; è opportuno quindi, se questa si presenta regolarmente da diversi giorni, segnare l’orario in cui fa la propria comparsa.

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Additivi alimentari, il glutammato monosodico

monosodio glutammato

Il  glutammato monosodico è un aminoacido contenuto in tutte le proteine degli alimenti (formaggi, latte, funghi, carne, pesce e vegetali) ma è anche uno degli additivi più comunemente impiegati nell’industria alimentare come esaltatore di sapidità per dadi da brodo, prodotti in scatola, salse e sughi, salumi, piatti pronti surgelati e liofilizzati. In etichetta si trova classificato con la sigla E621.

Il glutammato fu scoperto in Giappone nel 1908 dal dott. Kikunae Ikeda, dell’università di Tokyo, che lo estrasse dall’alga marina kombu; il suo sapore si guadagnò subito l’appellattivo di umami (o umai) che significa saporito, delizioso e, secondo recenti ricerche, rappresenterebbe un sapore a sè (il quinto) comune anche ad altri alimenti particolarmente ricchi di proteine come carni e formaggio.

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Gli additivi alimentari, cosa sono a cosa servono

Gli additivi sono sostanze impiegate nell’industria alimentare per conservare a lungo gli alimenti mantenendone inalterate le qualità nutrizionali e/o per renderli più appetibili nell’aspetto, nel gusto e nella consistenza. Più precisamente, è possibile distinguere gli additivi alimentari in tre gruppi:

  • Additivi che mantengono inalterati gli alimenti: conservanti, che rallentano la formazione di germi e batteri e antiossidanti, che contrastano l’irrancidimento.
  • Additivi che migliorano il gusto, l’aspetto e la consistenza degli alimenti: coloranti, addensanti, emulsionanti, edulcoranti, esaltatori di sapidità.
  • Additivi usati per la lavorazione degli alimenti ma che non incidono sul gusto e sull’aspetto del prodotto finale: agenti anti-schiuma, anti-agglomeranti ecc.

In Italia sono oltre 3000 gli additivi autorizzati dalla legge; la gran parte di essi sono aromatizzanti e vengono segnalati sull’etichetta con la dicitura generica di aromi. Gli aromatizzanti vengono usati per conferire all’alimento cui vengono aggiunti particolari odori e sapori e possono essere naturali (aceto, limone, sale, zucchero ecc.) o artificiali.

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Cefalea a fine pasto, quali alimenti possono scatenarla

Appena ieri abbiamo visto le ragioni dello sgradevole fenomeno definibile come cefalea da dopo pasto, ovvero quel mal di testa che fa la propria comparsa subito dopo mangiato. Oggi vedremo quali sostanze sono in grado di scatenarlo in individui particolarmente predisposti e quali alimenti le contengono.

Sostanze con azione simil-farmacologica

Amine vasoattive (o bioattive)

Le amine vasoattive (o bioattive) sono prodotti del metabolismo di animali, vegetali e batteri contenute nei cibi o prodotte da questi subito dopo l’ingestione e nel corso dei processi digestivi. Tra queste troviamo: istamina, tiramina, dopamina, serotonina, feniletielenamina. L’istamina è contenuta soprattutto da pesci, crostacei, pomodori, fragole, cavoli, carne di maiale, salumi, albume delle uova, vino e birra; la tiramina si trova soprattutto in formaggi fermentati e stagionati, conserve di pesce, banane mature, fichi, uva passa, avocado, semi di soia, nocciole, estratto di lievito, vino e birra.

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Il cacao protegge i vasi sanguigni

I flavonoli del cacao potrebbero migliorare la funzionalità dei vasi sanguigni. Questo è quanto emerge da una ricerca condotta da un team internazionale di scienziati e pubblicata sul Journal of the American College of Cardiology. Le malattie cardiovascolari sono una delle principali cause di mortalità e invalidità in molte parti del mondo, con maggior frequenza nei paesi occidentali. Dai risultati emerge che il consumo quotidiano di cacao ha raddoppiato il numero di cellule angiogeniche circolanti nel sangue, le CACs. Le CACs hanno dimostrato, in passato, di poter riparare efficacemente i vasi sanguigni.

Come afferma il dott. Christian Heiss della Heinrich-Heine University di Dusseldorf,

“Per la prima volta, abbiamo scoperto che i flavonoli del cacao potrebbero mobilitare direttamente le cellule deputate alla riparazione dei vasi sanguigni danneggiati. I benefici sono notevoli e non sono stati osservati effetti collaterali.”

Questo studio dimostra che una dieta della durata di un mese ricca di flavonoli porta a un miglioramento evidente della disfunzione endoteliale e a un numero più elevato delle cellule CACs.

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La cefalea, perchè viene dopo mangiato

mal di testa dopo mangiato

Contrariamente a quanto si potrebbe credere, la comparsa del mal di testa a fine pasto non indica la presenza di un’allergia alimentare; le allergie alimentari propriamente dette sono infatti riconducibili ad allergeni, ovvero a sostanze contenute negli alimenti, di solito proteine, che provocano una risposta immunitaria specifica anche se ingerite in quantità minime e che possono dare luogo a sintomi di una certa gravità, fino ad arrivare allo shock anafilattico.

La cefalea da fine pasto è invece causata da un’alternanza tra fenomeni di vasodilatazione e vasocostrizione (cioè di dilatazione e restringimento dei vasi sanguigni) che “disturbano” la circolazione intracranica causando dolore talvolta accompagnato da lieve aumento del battito cardiaco, ansia diffusa, calo della pressione arteriosa. Questo fenomeno, che è più corretto definire segno di una ipersensibilità o intolleranza alimentare, è causato dall’azione delle amine bioattive o vasoattive, sostanze prodotte dal metabolismo cellulare di vegetali, batteri e animali, contenute negli alimenti o liberate da questi dopo l’ingestione e durante i processi digestivi.

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Con aglio e cipolla assorbi meglio ferro e zinco

Aglio e cipolla possono aumentare, fino a sette volte, la biodisponibilità del ferro e dello zinco che si trovano nei cereali. Il consumo di cereali insieme a queste due liliacee accresce infatti l’assorbimento del 160% dello zinco e del 70% del ferro. Questi sono i risultati di uno studio recentemente pubblicati sul Journal of Agricultural and Food Chemistry. Come affermano i ricercatori del Central Food Technological Research Institute del Mysore, guidati dal dott. Srinivasan Krishnapura,

“Sia l’aglio che la cipolla sono state evidenziate per la loro influenza sulla promozione della biodisponibilità di ferro e zinco proveniente da cereali.”

Questa scoperta potrebbe essere molto importante considerando che la carenza di ferro interessa un terzo della popolazione mondiale, mentre quella di zinco coinvolge ne il 30%. Probabilmente questo è dovuto al fatto che entrambi i nutrienti non sono facilmente assimilabili tramite l’assunzione di cibi vegetali. Ecco perché gli scienziati hanno cercato una soluzione per incrementarne l’assorbimento.

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Gli anacardi, anti-diabetici naturali

Anche gli anacardi si mettono in fila per far concorrenza ad altri anti-diabetici naturali come l’eucalipto, la cannella ed i fagioli. È questo quanto scoperto dai ricercatori delle Università di Montreal, in Canada, e l’Università di la Yaoundé, nel Cameroun. Secondo i ricercatori sarebbe proprio l’anacardo a contenere dei composti attivi, come per esempio l’acido oleico, che hanno virtù anti-diabetiche. Gli estratti provenienti dai semi, ma anche dalle foglie e dalla corteccia, stimolano l’assorbimento muscolare di glucosio necessario per la produzione dell’energia.

Tuttavia,come afferma il dott. Pierre S. Haddad, professore di Farmacologia presso l’Università di Montreal e direttore del team del Canadian Institutes of Health Research for Aboriginal Anti-Diabetic Medicines, nonchè autore di questo studio,

“Di tutti gli estratti testati, solo quello di semi di anacardo ha stimolato notevolmente l’assorbimento del glucosio nel sangue dalle cellule muscolari. Questo estratto probabilmente contiene dei composti attivi che possono avere potenziali proprietà anti-diabetiche.”

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Le sostanze nutraceutiche

nutraceutici elenco

Vi abbiamo già detto dei nutraceutici e della loro importanza per il mantenimento del benessere psicofisico; nella stessa occasione abbiamo anche accennato brevemente alla differenza tra nutraceutici ed alimenti funzionali. Oggi vedremo invece l’elenco dei principali nutraceutici, le loro funzioni e gli alimenti che li contengono.

Acido linolenico

L’acido linolenico è un acido grasso insaturo, appartiene al gruppo degli omega 3, che svolge un’azione protettiva sulla salute di cuore e arterie. E’ contenuto nei pesci grassi come il salmone.

Carnitina

La carnitina è un amminoacido funzionale alla trasformazione dei grassi in energia. E’ contenuta soprattutto negli alimenti di origine animale ma anche l’avocado e il tempeh (un derivato della soia) ne costituiscono ottime fonti.

Glucosamina

La glucosamina è una sostanza sintetizzata dal nostro organismo, presente soprattutto nei tendini e nelle cartilagini. Con l’invecchiamento essa viene prodotta in quantità sempre più scarse quindi la sua assunzione sotto forma di integratore svolge un’azione preventiva sull’artrosi e sulla degenerazione delle cartilagini articolari.

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Mestruazioni dolorose, una dieta giusta può alleviarle?

Il 10% delle donne italiane soffre di mestruazioni dolorose (dismenorrea) dall’adolescenza fino ai trenta anni circa, mentre l’80% di esse lamenta dolori più sopportabili per almeno uno-due giorni al mese. Se in alcuni casi la dismenorrea può dipendere da patologie specifiche, per quanto non sempre facilmente diagnosticabili, come l’endometriosi, l’adenomiomatosi o la fibromiomatosi, nella gran parte di essi non è riconducibile ad alcuna causa precisa ed individuabile (si parla in questo caso di dismenorrea primaria).

In queste situazioni, oltre agli antidolorifici, sembra che anche la dieta, intesa più ampiamente come stile di vita alimentare, abbia un effetto benefico sul disturbo, contribuendo ad alleviare il dolore. In particolare, secondo alcuni studi, ad agire sui sintomi mestruali dolorosi, causandone una diminuzione, sarebbe un regime alimentare povero di grassi e di proteine animali e ricco di alimenti vegetali, del tutto simile a una dieta vegetariana, anzi vegana. Tra gli alimenti da evitare troviamo infatti non solo quelli di origine animale, ma anche i loro derivati come latte, formaggi e uova.

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I sette gruppi alimentari

Come sapete già, soprattutto se siete nostri lettori affezionati, nessun alimento da solo contiene tutti i principi nutritivi di cui abbiamo bisogno per mantenerci vivi (eh già) e in buona salute. Per questo motivo è indispensabile variare gli alimenti ed assicurarci che la nostra dieta sia sana ed equilibrata in modo da garantirci l’apporto di tutti i nutrienti principali, ovvero proteine, carboidrati, grassi, cui vanno ad aggiungersi vitamine e sali minerali.

Per essere certi che nalla nostra dieta non manchi nessuno di questi, può essere utile fare riferimento ai sette gruppi alimentari individuati dagli esperti dell’Istituto Nazionale per la nutrizione; gli alimenti facenti parte di ciascuno di essi hanno in comune il contenuto elevato di un nutriente specifico, per assicurarci ogni giorno una razione adeguata del quale è buona norma consumare almeno un alimento per ogni gruppo.

Gruppo 1

Carni, pesci, uova

Del primo gruppo fanno parte le carni, i pesci e le uova; alimenti ricchi di proteine nobili, ferro, alcune vitamine del gruppo B, grassi.

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I nutraceutici, cosa sono?

nutraceutici

“Nutraceutico” è un neologismo coniato dal Dottor Stephen L. De Felice, fondatore, nel 1976, della FIM (Foundation for Innovation in Medicine). Il termine deriva dalla fusione delle parole  “nutrimento” e “farmaceutico”, e indica un alimento salutare che associa alla presenza di componenti nutrizionali dotate di alta digeribilità e ipoallergenicità, le proprietà curative di principi attivi naturali di comprovata efficacia. In altre parole, i nutraceutici non sono altro che sostanze alimentari dotate di effetti benefici sulla salute psico-fisica dell’individuo.

Questi però devono essere distinti dai cosiddetti alimenti funzionali o farmalimenti, dei quali vi abbiamo già parlato qualche tempo fa, perchè indicano più precisamente sostanze estratte dagli alimenti e non alimenti stessi che esercitano di per se stessi un’azione benefica sull’organismo se consumati regolarmente nell’ambito di una dieta equilibrata; i due termini però vengono usati spesso come sinonimi, tanto più che gli alimenti funzionali devono molte delle proprie proprie virtù al contenuto elevato di sostanze nutraceutiche.

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Alimentazione e ciclo mestruale, esiste un legame?

Secondo voi esiste un legame fra l’andamento del flusso mestruale e l’alimentazione? In altre parole, è vero che alcuni alimenti hanno la proprietà di ridurre od aumentare il flusso e/o i sintomi dolorosi ad esso correlati? D’altra parte, “Il cibo sia la tua medicina”, diceva Ippocrate nel VI° secolo avanti Cristo e certamente ha un proprio fondamento l’affermazione secondo la quale in caso di flusso abbondante è opportuno mangiare molta carne rossa, mentre, analogamente, se questo è scarso, sarebbe il caso di consumare più pesce, che invece fluidifica il sangue inducendone una perdita più copiosa (ammesso che ce ne sia bisogno, chiedete al ginecologo).

Sembra inoltre che in caso di mestruazioni abbondanti siano consigliati i formaggi, i frutti di colore giallo, e tutti i vegetali che contengono sostanze in grado di migliorare la coagulazione del sangue quali agrumi, kiwi e peperoni. Utile anche come accennato, consumare carni rosse e verdure a foglia verde per reintegrare il ferro perso, mentre sarebbero da evitare i cibi che fluidificano il sangue come ananas, funghi, prezzemolo, pesce, cipolle e melone il cui consumo andrebbe invece aumentato in caso di flusso scarso.

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Poca vitamina B e rischi di diventare sordo

Come ben sappiamo le vitamine, in particolari quelle appartenenti al gruppo B sono molto importanti per la salute dell’organismo. Poi ve ne sono alcune in particolare che agiscono a determinati livelli. È il caso della B9, meglio nota anche come folato o acido folico, conosciuta in tutto il mondo soprattutto per il suo utilizzo in gravidanza nel prevenire numerose complicazioni. Secondo quanto riportato sulla rivista scientifica Journal of Nutrition uno studio australiano ha scoperto che avere bassi livelli ematici di acido folico può essere collegato  a un aumento del 34% del rischio di perdere l’udito.

Un team di ricercatori dell’University of Sydney ha condotto uno studio su 2.956 persone di entrambi i sessi e di età superiore ai 50 anni. Di questi soggetti hanno esaminato i livelli ematici di vitamina B9, vitamina B12 e dell’omocisteina proprio per trovare una correlazione tra questi e il rischio della perdita di udito legata all’età. Dai dati ricavati si è scoperto che i livelli di folati al di sotto dell’11 nanomoli/litro erano associati ad un aumento di circa il 34% del rischio della perdita dell’udito.

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Le proprietà afrodisiache della rucola

La rucola o rughetta era molto cara agli antichi soprattutto per le sue proprietà curative. I Romani, che ne consumavano anche i semi, le attribuivano qualità magiche e la utilizzavano nei filtri amorosi, ritenendola il più potente tra gli afrodisiaci. La sua coltivazione era spesso effettuata nei terreni che ospitavano le statue falliche erette in onore di Priapo, dio della virilità. Nel medioevo era proibito coltivarla nei monasteri in quanto considerata un potente eccitante.

Come affermava Plinio,

“Si crede ancora ne’ cibi sia facoltà di eccitare Venere, sì come per gli uomini è nella rughetta, e nelle cipolle per le bestie”.

Tra gli studi scientifici che cercano di dare spiegazione all’utilizzo afrodisiaco di queste piante, è interessante quello effettuato da ricercatori italiani appartenenti al dipartimento di Scienze farmacologiche dell’università di Milano e a quello di Scienze farmaceutiche e di Sanità Pubblica Veterinaria di Bologna. L’attenzione dei ricercatori si è incentrata su alcune piante utilizzate in questi casi ( Eruca sativa Mill, Ferula hermonis, Tribulus terrestris, Cinnamomum cassia e Epimedium brevicorum) ed in particolare su alcuni loro componenti in grado di inibire l’attività di un enzima chiamato Fosfodiesterasi-5 A . E’ su questo principio che si basa l’azione di alcuni noti farmaci adoperati nell’impotenza maschile.

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