Maschio o femmina? Dipende da quello che mangiamo

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Molte sono le credenze popolari su quest’argomento e altrettanto  le leggende metropolitane, tuttavia sono sempre di più gli studiosi e i medici che sostengono come il sesso del futuro nascituro possa essere seriamente influenzato da quello che mangia la mamma. Infatti una ricerca eseguita nel lontano 1992 ad opera del prof. Joseph Stolkowski, docente onorario all’ Univesità Pierre-et-Marie-Curie di Parigi, evidenziò infatti come il ph vaginale possa essere influenzato da quello che la donna mangia e, di conseguenza, la sua acidità possa influenzare il sesso del bambino.

In particolare, mangiando più alimenti alcalini e ricchi di potassio e iodio aumenterebbero sensibilmente le possibilità che venga un maschio, al contrario invece mangiando più magnesio e alimenti ricchi di calcio si dovrebbe concepire una femminuccia. Secondo il professore la prima dieta sarebbe di tipo alcalina, la seconda invece sarebbe un alimentazione di tipo alcalino-terroso. Ma in che modo è possibile ottenere i risultati sperati?

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Fagiolini, noci e spinaci per prevenire allergie e malformazioni al feto

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Da una ricerca condotta dai ricercatori della Johns Hopkins Children Center, coordinata dalla dottoressa Elisabeth Matsui e pubblicata sul sito del Journal of Allergy and Clinical Immunology  sembra che un’alimentazione ricca di vitamina B9, quindi di acido folico, sia un aiuto indispensabile alle mamme in gravidanza ma anche per tutti noi! In che senso? E si perché l’introduzione nella nostra dieta di alimenti ricchi di acido folico sarebbero un grande aiuto nella prevenzione di brutte malformazioni come la spina bifida.

Ma non è importante assumere questi alimenti solo in gravidanza ma nel corso di tutta la nostra vita: infatti mangiare con regolarità porzioni di spinaci e fagiolini conditi magari con qualche gheriglio di noce (tanto per fare un esempio)aiuterebbe di gran lunga a prevenire allergie e forme di asma. Se siete già grandi e soffrite di allergie o di asma basta mangiare più verdura e i sintomi si allevieranno. I ricercatori hanno analizzato 8000 persone di età compresa tra i 2 e gli 85 anni e hanno potuto analizzare il livello di folati contenuto nel loro sangue;

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La dieta vegetariana danneggia le ossa…..tutto da dimostrare

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Ditemi pure che sono polemica ma alcune cose non le reggo proprio; no, non mi sono svegliata con la luna storta e ora vi spiego da dove proviene il mio disappunto: proprio la scorsa settimana vi avevo parlato della ricerca uscita sul British Journal Cancer secondo cui una dieta vegetariana era un ottima protezione verso la maggioranza delle neoplasie; ecco invece che a distanza di pochissimi giorni esce una ricerca australiana pubblicata sulle pagine dell’American Journal of Clinical Nutrition secondo cui i vegetariani avrebbero ossa molto più fragili dei mangiatori di carne e le loro ossa sarebbero in media il 5% meno dense.

 

Va peggio ai vegani le cui ossa sarebbero il 6% più deboli. Sempre la stessa ricerca avrebbe messo in luce che un alimentazione vegetariana rallenterebbe l’attività cerebrale, ti indebolirebbe, insomma stai male. Da buona vegetariana permettetemi di dissentire! Ma che cos’è questa? Par condicio alimentare; anche sulla salute della gente bisogna essere politically correct? Mah! Il ricercatore che è giunto ai risultati così drammatici sull’ alimentazione vegetariana ha però anche affermato che

 

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Frutta e verdura, un’assicurazione contro l’invecchiamento

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Quando si preannun­cia l’estate, quasi rispondesse ad un comando ben pre­ciso, il nostro corpo sente il biso­gno di mangiare più frutta e più verdura. Certamente per il senso di refrigerio indotto da cetrioli, po­modori, fragole, cocomeri, meloni, ananas, ecc., prodotti freschi che sono presenti sulla nostra tavola con maggiore abbondanza. Parliamo di frutta e verdura ricche di vitamine (A, E, C con azione an­tiossidante e gruppo B, per il me­tabolismo dei carboidrati e delle proteine) e di minerali (potassio,magnesio, calcio, ferro, selenio, cromo e altri oligoelementi).

Un consiglio utile è quello di man­giare ad ogni pasto 6-700 grammi di questo “gruppo alimentare”, suddiviso tra verdura a volontà (anche 3-400 grammi abbinata a cibi proteici) e molta frutta (200/­250 grammi), meglio se cruda. A maggior ragione se approfit­tando della bella stagione avete anche cominciato a praticare qual­che sport.

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Ipertrigliceridemia: come svuotare il magazzino dei grassi

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L’ipertrigliceridemia è una condizione che esprime un alto tasso di trigliceridi nel sangue. Può essere isolata o associata ad un contemporaneo aumento del colesterolo: in entrambi i casi si parla di dislipidemie, cioè di un’anomalia che consiste in un eccessiva presenza di grassi in circolo; in realtà, nel sangue, queste sostanze lipidiche vengono trasportate da proteine particolari, le lipoproteine, di diverso tipo, ed è proprio sulla distinzione tra le proteine associate a questi grassi che vengono classificate le dislipidemie.

In particolare, l’ipertrigliceridemia può essere primitiva o secondaria, cioè conseguenza di errati comportamenti alimentari, abuso di alcolici, stile di vita sbagliato, effetti collaterali di farmaci, op­pure connessa a determinate pa­tologie. L’eccesso di trigliceridi non è im­plicato direttamente nella forma­zione della placca arteriosclerotica (conseguenza per lo più di ec­cesso di colesterolo), però è un importante fattore di rischio delle malattie cardiovascolari, con cui è decisamente associato.

Per chiarire il concetto sul com­portamento da adottare da parte di chi “ha i trigliceridi alti“, è im­portante considerare il rapporto tra eccesso di trigliceridi e sin­drome metabolica. E’ questa una patologia multifattoriale, in continuo aumento in occidente, legata alla sedenta­rietà e al cattivo stile di vita, com­portamenti largamente diffusi in questa parte del mondo; la carat­teristica fondamentale consiste nell’aumento del grasso viscerale, cioè quello depositato nel­l’addome, ed è contraddistinta, a seconda dei criteri di classifica­zione, dalla presenza di almeno tre dei seguenti segni:

  • Ridotta intolleranza al glucosio
  • Diminuzione del colesterolo HDL al di sotto di 40 mg/dl (e 50 mg per le donne)
  • Aumento dei trigliceridi al di sopra di 150 mg/dl
  • Aumento della circonferenza addominale (>102 cm nell’uomo e 88 cm nella donna)
  • Ipertensione arteriosa.

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Succo e olio essenziale di limone contro infezioni e cellulite

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Per difendersi dalla calura estiva cosa c’è di meglio di una bella limonata fresca? Sicuramente tutti conoscono la natura dissetante del limone, ma forse non tutti conoscono le proprietà benefiche e antibiotiche di questo frutto. Il limone fa parte della famiglia delle Rutacee ed è un albero originario dell’Asia che si è diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo.

La scorza di limone contiene la pectina, di cui sono note le proprietà gelificanti, e che recenti studi hanno dimostrato essere valida nel ridurre il livello di colesterolo nel sangue. La polpa è un’autentica miniera di vitamina C, mentre il succo stimola le funzioni epatiche, e, al contrario di quello che si è abituati a credere, non ha effetti acidificanti sull’organismo: basti pensare che durante la sua digestione si forma carbonato di potassio, una sostanza basica che neutralizza gli acidi.

Il potere astringente del limone è molto utile nel caso di diarrea e di emorragie ed è utile anche nella cura della pelle; grazie alla presenza di vitamina C, il succo di limone accelera i processi di guarigione e attiva il sistema immunitario, ed in più, protegge le cellule dall’attacco dei radicali liberi.

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Radioterapia e vino: connubio vincente per proteggere la cute e le nostre cellule

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Appena ho letto questa notizia ho pensato subito di girarvela amici di dietaland! Siamo quello che mangiamo, è ormai una detto che ho fatto mio e sulla scia di questo mio pensiero credo anche che quello che mangiamo e beviamo possa fungere da protettore del nostro organismo o addirittura da potenziometro dei nostri apparati. Non crediate che quello che sto dicendo siano esagerazioni perché una ricerca condotta presso l’Ospedale di Campobasso ha evidenziato che un uso moderato di vino durante cicli di radioterapia diminuirebbe i danni cutanei del ben 75% rispetto a pazienti astemici.

Come ci dice Alessio Morganti, direttore dell’unita’ di radioterapia:

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Dieta vegetariana e tumori: mangiare frutta e verdura protegge tutto il corpo

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Non è la prima volta che si sente parlare positivamente della dieta vegetariana. Secondo uno studio condotto dalla dottoressa Naomi Allen, epidemiologa presso la Oxford University, in collaborazione con altri ricercatori Inglesi e della Nuova Zelanda e pubblicato sul British Journal of Cancer, le persone che mangiano prevalentemente vegetariano si ammalano di tumore in percentuale decisamente minore di chi, invece, mangia abitualmente carne.

Lo studio, molto ampio, ha esaminato 61mila inglesi in un arco di tempo di 12 anni. I dati che sono emersi sono i seguenti: i vegetariani presentano il 12% di possibilità in meno di ammalarsi di qualche cancro; se si esaminano neoplasie del sangue (leucemia, linfoma, mielosa…) la possibilità si riduce ancora del 45%; studi precedenti avevano già evidenziato come il consumo di carni rosse avesse un incidenza positiva sullo sviluppo di tumori allo stomaco, nei vegetariani i tumori allo stomaco sono rari, rispetto invece ai tumori dell’intestino, dove invece si nota un lieve aumento.

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Smagliature, i possibili interventi di medicina estetica

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Le smagliature, dette anche strie atrofiche, non sono altro che delle cicatrici che si formano sulla pelle a causa della rottura delle fibre elastiche sul derma. Come abbiamo già avuto occasione di dirvi, le smagliature possono fare la propria comparsa su tutto il corpo fatta eccezione per le estremità, ma sono più frequenti su cosce, fianchi, glutei, seno e addome.

Sebbene le cause di insorgenza delle smagliature non siano state ancora individuate con chiarezza, sembra che nella loro comparsa abbiano un ruolo determinante fattori ormonali (ne sarebbe prova il fatto che spesso fanno il loro esordio in epoca puberale), cui vanno ad aggiungersi i noti danni causati da perdite e aumenti di peso repentini (il cosidetto effetto fisarmonica).

Analogamente, è risaputo come uno dei periodi della vita più a rischio per la comparsa di smagliature sia la gravidanza. Non è infrequente infatti che le future mamme ne presentino sul pancione o sui fianchi. Mentre vi abbiamo già dato qualche indicazione per prevenirle attraverso l’osservanza di un corretto stile di vita alimentare, oggi vogliamo fare insieme a voi un breve excursus dei trattamenti estetici contro le smagliature attualmente praticati.

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Ferro, cosa fare se ne siamo carenti

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La carenza di ferro è un problema molto diffuso tra la popolazione femminile; i motivi sono da ricercare nel diete drastiche squilibrate o monotone, oppure può essere una conseguenza delle mestruazioni abbondanti o di una gravidanza.

Il ferro è un costituente dell’emoglobina, la sostanza presente nel sangue adibita al trasporto dell’ossigeno, e della mioglobina contenuta nei muscoli; inoltre questo minerale è necessario per il funzionamento di alcuni enzimi che condizionano il metabolismo energetico, perciò la sua carenza può rendere il sangue anemico e svuotare l’organismo di energie, provocando senso di affaticamento, pallore, giramenti e mal di testa e, in alcuni casi, anche difficoltà nella respirazione e sensazione di freddo.

Per una persona adulta il fabbisogno giornaliero di ferro è di 10 mg, ma il valore va aumentato a 15-18 g. per le donne in età fertile. Assumere queste quantità non è facile come sembra, anche se il ferro è presente in molti alimenti, solo quelli del cosiddetto gruppo eme, cioè la carne, soprattutto quella rossa, il pesce, in particolar modo nei polpi e nelle seppie, apportano ottime dose di ferro facilmente assimilato.

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Mangi poco, vivi più a lungo

Qual è la sede migliore per parlare del rapporto tra scarsa e alimentazione e buona salute se non il blog di dietaland? E si perché una ricerca condotta dal Salk Institute for Biological Studies di La Jolla in California  e pubblicata sulla rivista Nature ha messo in luce che chi mangia poco vive più a lungo. Già molti esperti della nutrizione  erano dell’idea che una dieta ristretta fosse l’elisir di lunga vita, poi questo studio ha confermato quello che già era nell’aria.

Il dottor Andrew Dillin  e alcuni colleghi hanno scoperto due enzimi  WWP-1 e UBC-18, che sarebbero in grado di allungare la vita. Lo studio, effettuato su animali, ha potuto constatare come negli organismi in cui le due proteine erano assenti o comunque indebolite, gli effetti benefici di un’ alimentazione ristretta sono scomparsi; altresì negli animali in cui i due enzimi erano presenti l’alimentazione poco ricca ha significato più resistenza alle malattie e una maggiore longevità. 

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La dieta antipanico per gli esami di maturità

 

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Giorni di fibrillazione per molti giovani che stanno sottoponendosi agli esami di maturità. Ecco quindi che la Coldiretti ha stilato la dieta antipanico elencando cibi si e cibi no per affrontare al meglio  la grande prova. Quindi si  a pasta, riso, frutta, uova bollite, verdura e latte tiepido.  No a caffe’, the  e tutte le sostanze eccitanti. Gli esami di maturità provocano, nella maggioranza dei casi, ansia ed insonnia in circa mezzo milione di ragazzi. La coldiretti sottolinea come un’ alimentazione giusta e bilanciata a tavola sia in grado di limitare gli effetti degli esami.

“In questi giorni  non devono mancare pane, pasta o riso, lattuga, radicchio, cipolla, formaggi freschi, yogurt, uova bollite, latte caldo, frutta dolce e infusi al miele che favoriscono il sonno e aiutano l’organismo a rilassarsi per affrontare con la necessaria energia e concentrazione la sfida scolastica. Da evitare perche’ possono provocare insonnia sono invece caffe’, patatine in sacchetto, salatini e cioccolata che sono invece spesso presenti tra le scorte di emergenza delle ansiose vigilie”

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Dieta e Diabete, il parere del diabetologo

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Cos’è il diabete e come cambia la vita di chi scopre di esserne affetto? Quali sono gli scopi della terapia nutrizionale e quali indicazioni alimentari occorre seguire per tenerlo sotto controllo? Esistono cibi permessi e cibi vietati a chi è diabetico? Per rispondere a queste e ad altre domande sul diabete mellito abbiamo intervistato per voi il Dottor Mario Manunta. Specialista in medicina interna e diabetologia, Mario Manunta è responsabile del Servizio di diabetologia della Casa di Cure Triolo Zancla a Palermo.

Dottor Manunta, può dirci sinteticamente quali sono gli obiettivi principali della terapia nutrizionale del diabete?

Lo scopo reale della terapia nutrizionale del diabete è quello di guidare il paziente nell’introito dei carboidrati perchè impari ad assumerli nel modo corretto e nei momenti giusti della giornata. La patologia stessa infatti impedisce la corretta gestione degli zuccheri.

In che modo esattamente i carboidrati incidono sul livello di glicemia?

Il nostro pancreas produce un ormone, l’insulina, che ha il compito di gestire gli zuccheri. L‘insulina si lega a particolari recettori cellulari che ne permettono l’internalizzazione all’interno della cellula stessa. Quando questo meccanismo è alterato si crea una situazione paradossale: gli zuccheri restano intorno alle cellule, ma non dentro. E’ come se andassimo a fare benzina e mettessimo il carburante nel portabagagli piuttosto che nel serbatoio. La macchina sarà piena di benzina ma ugualmente non potrà camminare. In queste condizioni le cellule richiedono continuamente zucchero, per questo motivo il diabetico è sempre affamato. La polifagia è un sintomo del diabete mellito.

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Grassi alimentari, com’è difficile mangiare quelli giusti

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Grassi, fosse solo un problema di quantità… Neanche la qualità dei lipidi che si assumono con la dieta, infatti, va lasciata al caso. Le raccomandazioni nutrizionali non si limitano a ribadire che i grassi alimentari non dovrebbero costituire più dei 30 per cento dell’energia assunta ogni giorno. Per cominciare ricordano che i famigerati grassi saturi dovrebbero essere una parte minoritaria dell’introito lipidico: un terzo dei 30 per cento, quindi il 10 per cento delle calorie totali (ma c’è chi dice il 7).

Anche sul fronte del grassi polinsaturi, ar­rivano indicazioni dettagliate: i noti “omega 3” dovrebbero rappresentare lo 0,5 per cento dell’energia, gli “omega 6”  il 2 per cento, e – importante – il rapporto tra le due quote do­vrebbe mantenersi costante. Tradotto per una dieta da 2 mi­la calorie al di, i grassi ne do­vrebbero dare 600 e quindi  non pesare fisicamente più di 66-67 grammi al giorno, e gli introiti “parziali” rispettare le proporzioni dette.

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Dieta per gli ultrasessantenni: mangiare poco ma spesso

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Molto spesso gli anziani presentano problemi di funzionalità dell’apparato digeren­te che possono indurli a seguire una dieta troppo restrittiva o non equilibrata. In caso di difficoltà nel­la masticazione, piuttosto che escludere certi alimenti basterà usare delle piccole accortezze: pre­ferire gli alimenti morbidi (purè, minestre, pasta dì piccolo formato, formaggi freschi, frutta ben matura, pesce, uova, pane all’olio o al lat­te) e preparare gli altri cibi in mo­do da renderli più teneri (carne tri­tata, frutta e verdure cotte o frulla­te, legumi passati).

A chi ha problemi di digestione si consigliano pasti piccoli e fre­quenti distribuiti in tutta la giorna­ta: l’ideale è fare i pasti principali (compresa una colazione all’italiana” a base di caffè, latte, fette bi­scottate e marmellata) e 2 spuntini. Inoltre è buona nonna masticare a lungo prima di deglutire, evitare le bevande gassate e i cibi troppo grassi (fritti) e non distendersi immediatamente dopo il pasto.

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Dimagrire mangiando lentamente

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Secondo una ricerca condotta da Sgf per conto della Coldiretti, il tempo passato dagli italiani in cucina continua a calare: nel 2008 è stato di ap­pena 34,9 minuti per il pranzo di mezzogiorno e di 33,1 minuti per la cena, con una riduzione rispettivamente del 4,7 e del 2,7 per cento ri­spetto all’anno precedente. Al cucinare poco e in fretta si affianca spesso il vizio di mangiare velo­cemente.

 Un vecchia massima dei tempi andati raccomandava di masti­care un boccone 33 volte prima di deglutirlo. Un’usanza eccessiva, nata nelle comunità monastiche per rendere omaggio ad ogni anno di vita di chi ci dà “oggi il nostro pane quotidiano“. Eppure risponde al principio di garantire sia un buon assorbimento dei principi nutritivi, sia una più agevole digestione.

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Tutti i consigli per un fegato sano

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Il fegato è la ghiandola più grande del nostro corpo e svolge compiti fondamentali, ma non sempre gli viene dedicata la giusta attenzione: trascurare quest’organo è sbagliato: nonostante sia molto resistente le sue cellule si possono ammalare e a farne le spese sarà l’intero organismo.

Il fegato si trova nella parte destra del corpo, subito sotto il diaframma, ed è ricoperto da una membrana dura e resistente formata da gruppi di ghiandole che hanno il compito di filtrare e di depurare il sangue. Il fegato produce la bile, un liquido necessario per la digestione delle sostanze grasse e per l’assorbimento di alcune vitamine.

Le sue principali funzioni sono: depurare il sangue, trasformando oppure eliminando le sostanze di scarto o nocive, immagazzinare gli zuccheri, produrre alcuni enzimi utili per la digestione e fabbricare proteine, elementi fondamentali per l’organismo.

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La Piramide Alimentare Italiana

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Allo scopo di orientare gli italiani verso comportamenti alimentari più salutari, il Ministero della salute ha affidato, nel 2003, a un gruppo di esperti il compito di elaborare un modello di dieta in armonia sia con gli stili di vita odierni che con la tradizione alimentare del nostro paese. E’ nata così, ad opera dell’Istituto di Scienza dell’alimentazione dell’Università di Roma “La Sapienza”, la piramide alimentare italiana. Questa particolare piramide alimentare indica i consumi alimentari giornalieri consigliati in base al criterio della quantità benessere (QB).

Più in generale, la piramide alimentare è una rappresentazione grafica che può essere utilizzata per descrivere un qualunque tipo di dieta al fine di visualizzare con immediatezza su quali principi si basa il modello alimentare in oggetto. Qualunque sia il modello dietetico rappresentato, la logica secondo la quale viene costruita la piramide è sempre la stessa: alla sua base troviamo collocati gli alimenti che vanno consumati tutti i giorni e man mano che si sale verso l’apice quelli la cui frequenza di assunzione consigliata si dirada.

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