Dieta nei bambini: evitare il sale

sale e bambini

La notizia è di pochi mesi fa: un alimentazione ricca di sale potrebbe essere la causa principale dell’obesità infantile. Uno studio della St. George di  Londra pubblicato a febbraio dalla rivista Hypertension ha evidenziato (attraverso l’esa­me di 1600 ragazzi tra i 4 e i 18 anni di età) come i bambini abituati a mangiare cibi salati sono anche quelli che bevono più bibite zuccherate, con un danno raddoppiato per linea e metabolismo.

Di per sé il sale bianco non va demonizzato perché svolge una serie di importanti funzioni: mantiene una giusta pressione dei liquidi cellulari, regola l’at­tività muscolare, interviene nella trasmissione degli impulsi nervosi. Quando però il consumo diventa eccessivo, aumentano i rischi di ipertensio­ne, patologie cardiovascolari, osteoporosi, sovrap­peso e obesità.

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Cancro al colon, un aiuto dal selenio

selenio e cancro al colon

Secondo un gruppo di ricercatori del Flinders Centre for Cancer Prevention and Control di Adelaide (Australia) assumere quantitativi adeguati di selenio attraverso la dieta aiuta a prevenire il cancro al colon. Questo prezioso minerale infatti sarebbe in grado di stimolare la cosiddetta apoptosi, un processo che conduce le cellule malate del nostro organismo ad autodistruggersi e che risulta ostacolato dalla presenza di un tumore.

Lo studio, coordinato dal dottor Graeme Young, si è basato sull’analisi di due precedenti sperimentazioni: una condotta su un gruppo di cavie da laboratorio, l’altra su un campione di 23 volontari ultracinquantenni che osservarono un programma alimentare ricco di selenio. In entrambi i casi è stata osservata la presenza nell’intestino di elevati livelli di una sostanza antiossidante, il GPx-2, in grado, secondo gli esperti, di proteggere dall’insorgenza del tumore.

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Contro ritenzione idrica e adipe localizzato cumino e altea

altea e cumino

Chi soffre di gonfiore e contemporancamente è  in sovrappeso, infatti, nota spesso delle forti oscillazioni dell’ago della bilancia; per esempio, si aumenta di 2 kg da un giorno all’altro, anche se a tavola non si è esagerato più di tanto. Con questo quadro clinico, pos­sono essere interessate simultaneamente dall’in­grassamento tutte le zone “critiche”, ovvero pan­cia, glutei, fianchi, ma spesso appaiono appesan­titi anche cosce, gambe e altri distretti corporei. La colpa, nel 90% dei casi, è l’abitudine a consu­mare troppi cibi lievitati.

Lieviti di  birra e di pane aggiunti alla farina inglobano aria. Da una parte consentono così di ottenere un prodotto alimentare più soffice e morbido, ma dall’altra rischiano di scatenare o peggiorare fenomeni di gonfiore alla pancia. Oltre a ciò i cibi lievitati e fermentati acidificano i tessuti, bloccando i processi metabolici e favorendo di riflesso l’accumulo di grassi e tossine. Se vuoi liberarti dall’intolleranza ai cibi lievitati ed educare il tuo palato agli alimenti privi di lievito, devi per almeno 15 giorni fare un piccolo sforzo ed evitare assolutamente di mangiare il pane, in parti­colare quello preparato con farina bianca.

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Pancia dilatata e ristagni di liquidi? Cime di rapa in aiuto

gonfiore addominale e cime di rapa

Le fermentazioni e la ritenzione idrica nella parte bassa del corpo sono quasi sempre i segnali di un’intolleranza a latte e derivati. Ecco come liberartene in 2 settimane con i cibi e gli integratori mirati. In questo tipo di intolleranza non è necessariamente pre­sente un sovrappeso grave: il peso corporeo può essere normale, ma non resta fisso e tende a oscillare. Il gonfiore è il vero problema: è una sensa­zione di peso localizzata alla regione dell’addome e spesso è associata a una pancia tesa e gorgogliante (meteorismo). Il gonfiore si accentua alla fine o durante un pasto; talvolta sono presenti anche disturbi del tubo digerente, come dolo­ri addominali crampiformi, stitichezza c/o diarrea, acidità, flatulenza, eruttazioni, colite ecc.

La pesantezza aumenta quando si consuma il latte vaccino e i suoi derivati (formaggi, yogurt, burro ecc.), e spesso sono presenti ristagni. Il gonfiore dipende dall’incapacità dell’organismo di metabolizzare il lattosio, che è lo zucchero naturalmente contenuto nel latte e nei derivati del latte. Per essere assorbito dall’organismo, esso deve essere scomposto nelle sue due componenti, glucosio e galattosio, da parte di un enzima (lattasi). L’intolleranza al lattosio si può manifestare quando l’apporto di lattosio supera la capacità dell’organismo di metabolizzarlo.

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Dieta e formaggi: magri, semi-magri e grassi

dieta e formaggi

Non sono certo da consumare tutti i giorni, né si può abbondare in quantità, ma i formaggi non sono nemmeno una categoria di alimenti da eliminare drasticamente dalla dieta. Prima di tutto per­ché l’universo dei latticini è così vasto da consentire di scegliere di volta in volta quello più adatto, anche se c’è qualche chilo da eliminare. In secondo luogo, per­ché non c’è niente di più pericoloso dell’eliminare drasticamente un alimento per iniziare a sognarlo notte e giorno, col rischio di mangiarne e mangiarne in quantità smisurata.

E molto più sensato cercare di conoscere meglio  le caratteristiche dei formaggi (in Italia ne esistono circa 400 tipi!) per diversificare la loro presenza in ta­vola e identificare quelli più pericolosi per la linea. Una prima distinzione suddivide i formaggi tra freschi e stagionati, ed è importante specificare che entrambi sono una preziosa fonte di elementi impor­tanti per il nostro organismo, pur avendo una serie di pecche e di difetti. Tutti i formaggi sono di fatto un concentrato del latte, del quale mantengono più o meno l’elevato valore nutrizionale.

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Gonfiore alla pancia e metabolismo lento: probabili intolleranze alimentari

intolleranze-alimentari

C è differenza tra sentirsi gonfi di liquidi e vedersi grassi? Spesso si tratta di due situa­zioni nettamente differenti, anche se in molti casi compaiono associate fra loro. Non sempre ristagni e adipe dipendono da un eccesso calorico ma paradossalmente si manifestano in persone che mangiano poco: talvolta, infatti, alla base di queste condizioni vi possono essere delle intolleranze alimentari.

Si tratta di reazioni del­l’organismo che compaiono, per esempio, quan­do seguiamo troppo a lungo lo stesso tipo di dieta o continuiamo a mangiare sempre alcune categorie di cibi. Con quali effetti? Il peso oscilla, il corpo si gonfia e aumenta il grasso su addome, fianchi e glutei. Per sbloccare il metabolismo, asciugare i tessuti e ridurre gli accumuli adiposi possiamo rivolgerci alla Natura, che proprio in questo periodo dell’anno ci mette a disposizio­ne i rimedi giusti per depurarci e fare ripartire alla grande i processi metabolici.

Cime di rapa, broccoli, insa­late amare, mele e non solo: gli ortaggi e la frutta che maturano a ottobre sono i più efficaci per debellare le intolleranze. Ne basta una minima dose ogni giorno per eliminare le putrefazione intestinali, princi­pali responsabili degli stati in­fiammatori che scatenano l’intolleranza. Finocchio, acero e cumino ecco le tre piante che disintossicano e nel contempo accelerano i processi bruciagrassi, con effetto snellente immediato.

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Metabolismo basale, come calcolarlo

calcolo del metabolismo

Come abbiamo già avuto occasione di dirvi, il metabolismo è quell’insieme di reazioni chimiche interne all’organismo attraverso le quali l’organismo stesso ricava e utilizza l’energia necessaria a svolgere tutte le proprie funzioni e soddisfare i bisogni vitali. Più precisamente, con il termine metabolismo basale si fa riferimento alle reazioni che avvengono quando il corpo è in condizioni di assoluto riposo. Questo rappresenta il 60% della spesa energetica giornaliera ed è costituito dalle calorie bruciate dall’organismo per svolgere funzioni fondamentali alla sopravvivenza quali respirazione, mantenimento della temperatura corporea, circolazione sanguigna e così via.

Il calcolo del metabolismo basale, ritenuto importante per la formulazione di una dieta personalizzata che permetta di perdere peso in maniera efficace e duratura, può essere calcolato attraverso apposite formule matematiche in base a parametri quali peso e altezza. Tra le formule più utilizzate abbiamo quella di Harris-Benedict:

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Omega 3 e omega 6: quanti ne dobbiamo assumere?

omega 3 e omega 6

Cinque  a uno: è il rapporto ottimale tra omega 6 e omega 3. Dieci a uno: questa invece la proporzione reale tra i due nutrienti assunti con un’alimentazione standard. Secondo ricerche americane lo squilibrio è legato a un maggior consumo di cereali e di oli di mais, girasole e soia, ricchi di omega6. Avverte Giuseppe Fatati, responsabile del Servizio Dietologico dell’Azienda Ospedaliera di Terni

 «Bisogna fare attenzione soprattutto alle margarine e ai prodotti che le contengono, come dolci da forno e cracker. Perplessità anche nei confronti delle fonti ittiche di omega-3 dal momento che i pesci dei Mediterraneo, di cui non si conoscono gli effettivi contenuti, potrebbero essere più poveri di questi elementi rispetto agli esemplari dei mari freddi».

La relazione squilibrata tra i due gruppi di acidi grassi polinsaturi espone al rischio di malattie cardiocircolatorie e della pelle, di infiammazioni delle articolazioni e di altri disturbi. Lo stato di salute viene influenzato dal genere di acido grasso prevalente in quanto gli omega-6 e gli omega-3 si comportano, a livello cellulare, come se fossero in competizione. I primi partecipano alla costruzione e alla funzionalità delle membrane cellulari e di composti ormonali, come le prostaglandine, per cui aiutano a controllare le reazioni infiammatorie e l’aggregazione delle piastrine e a mantenere la pelle elastica e giovane.

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Vigoressia, ovvero il complesso di Adone

vigoressia

Avere un fisico statuario, asciutto e muscoloso e vedersi magri e flaccidi. Fare tutto ciò che si ritiene in proprio potere per porre rimedio a quella che appare come una situazione catastrofica: allenamenti estenuanti, diete rigidissime, assunzione di integratori di qualunque tipo…e continuare a vedersi uguali a prima. E’ questa la vigoressia, un disturbo psichico che affligge soprattutto gli uomini, ma anche le donne, e che investe, esattamente come anoressia e bulimia, la percezione della propria fisicità.

La vigoressia fu identificata come disturbo già nel 1993 da Pope, Katz e Hudson che la definirono prima come anoressia al contrario, poi come dismorfia muscolare e la descrissero come una condizione patologica che conduce la persona al progressivo isolamento sociale e all’uso di steroidi. L’allarme è stato però rilanciato nel nostro paese dal Professor Emilio Franzoni, direttore del reparto di Neuropsichiatria infantile e del centro per i disturbi del comportamento alimentare dell’Università di Bologna, in occasione dell’edizione 2008 della fiera del fitness “Rimini wellness”.

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Come bloccare la fame nervosa: pet terapy e immagini

fame nervosa pet

Un cane affettuoso che ti viene incontro la sera: di fronte a questa immagine a molti di noi si allarga il cuore ma, immediatamente dopo, un’altra immagine si impone: quanto im­pegno richiede un animale? Sono molti coloro che, vivendo da soli, hanno un gran desiderio di avere un animale in casa e, di fronte alla prospetti­va del lavoro che comporta, arretrano. Un cane richiede attenzioni e soprattutto ci porta fuori di casa, costringendo a fare moto almeno due volte al gior­no. Ed è di fronte a questa prospettiva che i pigri soccombono, satiro poi immalinconirsi e cercare di colmare la solitudine con dolci e altre gratifica­zioni alimentari fuori pasto.

Se la prospettiva di uscire col cane sotto una pioggia scrosciante appare insostenibile in astratto, mettersi un impermeabile e portare fuori l’amico fidato è un gesto naturale. E se la pigrizia si nutre di abitudini, anche la disponibilità a muoversi si conquista con la consuetudine a farlo. Per questa ragione, se desideri davvero un cane, non rinunciare: sarà un traino per uscire dalla catena di routine e pigrizia che sono l’anticamera di depressione e obesità.

Un cane in casa ti stimolerà a prenderti cura di lui e spingerà anche a prenderti più cura di te stessa: un animale ti aiuta a diventare più regolare nei pasti, a stare più attenta a tutto ciò che consumi e, appagando  il tuo bisogno di compagnia e di calore, il cane previene anche  la fame nervosa che deriva dal vuoto affettivo.

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Ricetta dimagrante con gli gnocchi: gnocchi di zucca e spinaci

gnocchi di zucca e spinaci

Terminiamo oggi la serie delle ricette light con gli gnocchi. La ricetta degli gnocchi di zucca e spinaci non prevede l’uso delle patate, in questo modo ci si può permettere anche un po’ di burro. Inoltre grazie alle fibre di zucca e spinaci, combatti anche la stipsi e il gonfiore addominale. Anche se a prima vista questa ricetta può sembrare “pericolosa” per via della pre­senza di ben un etto di burro, in realtà, si tratta di un piatto decisamente meno ca­lorico di quelli che ho pubblicato nei giorni scorsi: merito ovviamente della zucca, che rispetto alle patate per­mette di risparmiare notevolmente sul to­tale delle calorie.

 E non è nemmeno diffi­cile da preparare, basta fare in modo che la purea di zucca abbia la consistenza giu­sta, né troppo liquida né troppo densa. Ciò non toglie che ci sia in questa prepa­razione una quantità considerevole di grassi, dovuti innanzitutto al burro, unico condimento,d’altro canto, usarne di me­no vorrebbe dire ottenere un piatto asciut­to e poco saporito. Per lo stesso motivo è fondamentale usare il parmigiano (o a pia­cere il grana). Ma anche questo ingre­diente contribuisce a far salire il totale del­le calorie e la percentuale di grassi.

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Al posto della carne prendete il grana o il parmigiano!

grana e parmiggiano

Il primo incontro con il formaggio, almeno per i bambini italiani, è quasi una tappa obbligata: una grattugiatina di “grana” nella pappa, poco dopo l’inizio dello svezzamento; questo, di norma, il consiglio dei pediatri già a partire dal quarto-quinto mese di vita. Un’indicazione che si ricon­ferma poi nel corso del tempo, per tutta l’infan­zia e nell’adolescenza. Ma per quale motivo è possibile inserire questo ali­mento così precocemente nella dieta del bebè, a differenza di altre varietà di formaggi? E quali sono le proprietà nutritive che ne fanno un prezioso alleato in tutte le fasi della crescita? E ancora: in che cosa si distinguono tra loro Par­migiano Reggiano e Grana Padano? Come sceglierli?

Oggi scopriremo come sfruttare al meglio i principi nutritivi (e le virtù snellenti) di questi due formaggi stagionati, che fra l’altro sono degli ottimi “integratori” da proporre ai nostri figli in alternativa alla carne. So­prattutto a settembre, con la ripresa della scuola grana e Parmigiano sono una miniera di calcio (un minerale dalle virtù sazianti e antifame) ma anche di fosforo, potassio, magnesio, zinco e vitamine (la A, la PP e quelle del gruppo B).

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Il metodo Montignac

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Il metodo Montignac, nelle parole del suo ideatore, il francese Michel Montignac (nella foto), non è una vera propria dieta, quanto piuttosto un programma alimentare non restrittivo finalizzato sia  al dimagrimento che alla prevenzione di malattie cardiovascolari e diabete. Il metodo non si basa sul computo delle calorie giornaliere introdotte, ritenuto del tutto inutile dal dottor Montignac, ma sul controllo dei livelli di insulina nel sangue.

Secondo il nutrizionista francese infatti la causa dell’obesità è da rintracciarsi nell’iperinsulinismo causato in modo indiretto da alcuni cibi e il suo metodo si basa sulla scelta degli alimenti in funzione delle loro caratteristiche nutrizionali legate alla capacità di indurre reazioni metaboliche tali da prevenire l’aumento di peso, il diabete di tipo II e accidenti cardiovascolari. In particolare, sono da privilegiare i carboidrati a indice glicemico basso, gli acidi grassi polinsaturi omega 3 e monoinsaturi e le proteine.

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Combattere la stitichezza con la dieta Mayr

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La dieta Mayr deve il nome al medico austriaco che l’ha ideata nei primi anni del secolo scorso allo scopo di curare e prevenire stitichezza, gonfiore addominale e altri problemi intestinali. Ma non solo. Franz Xaver Mayr, gastroenterologo, era infatti fermamente convinto che lo stato di salute dell’individuo fosse legato al funzionamento del processo digestivo e, di conseguenza, che molte patologie, inclusi cefalea e reumatismi, fossero ascrivibili ad un suo squilibrio.

Più precisamente, la dieta Mayr può essere considerata una dieta disintossicante finalizzata a ripulire l’intestino dalle scorie attraverso una sorta di digiuno attenuato che pone l’apparato digerente in condizione di riposo. Il programma alimentare, che rappresenta solo una parte della cosiddetta cura Mayr, si apre con due giorni di dieta liquida nel corso dei quali è possibile bere acqua, latte, tè, tisane e succhi di frutta.

Quindi segue una settimana di semidigiuno durante la quale si osserva ogni giorno il medesimo piano alimentare:

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Contro voglia di dolci e crisi bulimiche provate milkweed

milkweed contro voglia di dolci

Certe persone tendono a rimpinzarsi di cibo e dolci e ogni volta che sono “pressate” dalle responsabilità, dai doveri e responsabilità, dai doveri o dai problemi della vita quotidiana. E se per alcuni le abbuffate sono solo un episodio occasiona­le, per molti altri si tratta di eccessi alimen­tari continuati o di autentiche crisi buli­miche: si mangia troppo, fino a stordirsi, come per dimenticare gli obblighi e le richieste del mondo esterno.

Questo modo autodistruttivo di sfuggire alla realtà è tipico di tanti soggetti insicuri, fragili e incapaci di gestire la propria vita in modo autonomo. Quando incontrano qualche problema (o, come spesso accade a settembre, se devono affrontare il ritorno alla realtà), invece di darsi da fare per risolvere la situazione con le proprie forze cercano soste­gno nel cibo o in un bicchiere di troppo come per “regalarsi”  un illusorio senso di benessere.

 L’essenza californiana di Milkweed aiuta ad affrontare la vita in modo più maturo e re­sponsabile, senza sfuggire ai problemi. Il ri­medio diminuisce il bisogno di “tirarsi su” mangiando in modo incontrollato, stimolan­do per contro la capacità di autonomia e di fi­ducia nelle proprie risorse. Il nostro fiore californiano agisce sulla fragilità del carattere rendendoci più “forti” davanti al richiamo dei cibi golosi. Risulta quindi efficace in questi casi:

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Come sgonfiare la pancia piena d’aria: aiutatevi con la rodiola

pancia-gonfia

A volte l’ingrassamento del punto vita è dovuto  alla formazione di gonfiore: ma se la pancia è piena d’aria, si fermano tutti i meccanismi metabolici e l’adipe inizia ad accumularsi. I rimedi che ti suggeriamo in queste pagine evitano quindi che il gonfiore si trasformi in grasso e puoi anche utilizzarli a titolo preventivo quando cioè la circonferenza addominale e lo spessore della plica di grasso sono al disotto dei livelli di guardia.

La rodiola (Rhodiola rosea) è una pianta dimagrante e stimolan­te del metabolismo, scioglie i grassi nei tessuti, riducendo lo spesso­re dei pannicoli adiposí e il peso corporeo totale. Inoltre placa la fa­me su base ansiosa ed evita il gonfiore tipico dei soggetti che ingurgitano aria mangiando o continuando a “piluccare”. Posologia: assumi l’estratto secco di rodiola in capsule, una ca­psula tre volte al giorno per un mese.

Per mantenere i risultati ottenuti e sgonfiare i tessuti, utiliz­za, gli oli essenziali di cedro e patchouli: 3 gocce di ciascun rimedio diluite in 2 cucchiai di olio di jojoba. Applicalo lo­calmente a tutto il girovita e nelle zone del corpo che ap­paiono più gonfie, almeno 2 volte alla settimana per un me­se, frizionando e massaggiando le varie aree in modo circo­lare oppure nel corso di una seduta di massaggio rilassante generalizzato. Associando cibi, integratori e oli ripulisci in profondità i tessuti, in particolare il tubo digerente, con un’azione snellente generale.

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Indice glicemico: cos’è e come mantenerlo sotto controllo

indice glicemico

L’indice glicemico (IG) di un alimento rappresenta la velocità con cui aumenta la glicemia, cioè la concentrazione di glucosio nel sangue, in seguito alla sua assunzione. L’IG è espresso in centesimi, quindi, a seconda del picco raggiunto, i cibi sono divisi in tre classi: a basso indice glicemico, cioè inferiori a 40, medio, cioè tra 40 e 70, e alto, vale a dire maggiore di 70.

Tanto per fare un esempio, le patate lesse hanno un indice glicemico pari a 70, decisamente più alto rispetto alla pasta cotta al dente che ha un IG pari a 45; la pasta al dente ha un indice inferiore a quella scotta, perché le molecole non sono già rotte dalla cottura e il cibo si trasforma più lentamente in glucosio.

In sintesi, i regimi basati su questo valore reputano favorevoli, perché a basso IG, tutta la verdura, tranne le patate, quasi tutta la frutta, alcuni cereali, come orzo e avena, e sfavorevoli tutti i carboidrati raffinati, vale a dire pasta, pane, riso, dolci e zuccheri.

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Proteine

proteine

Le proteine, o protidi, sono nutrienti di fondamentale importanza per gli organismi viventi. Esse rappresentano il costituente fondamentale delle cellule ed hanno un ruolo importantissimo nella formazione delle masse muscolari e nella riparazione dei tessuti danneggiati. Le proteine forniscono infatti il materiale necessario per la formazione di nuove cellule. La loro funzione principale è dunque quella di rinnovamento dei tessuti, ma esse trasportano nell’organismo diverse sostanze presenti nel sangue, intervengono nella coagulazione di quest’ultimo e sono necessarie per la contrazione muscolare e per le difese immunitarie. Per questo motivo non devono mancare in una dieta corretta ed equilibrata.

In base alla loro funzione le proteine vengono distinte in: enzimi, proteine di trasporto, contrattili, strutturali, di difesa, regolatrici.

Il fabbisogno giornaliero di proteine varia da un individuo a un altro in funzione di fattori quali l’età , il peso corporeo e la natura delle proteine stesse. In media i protidi dovrebbero comunque rappresentare il 15-20% dell’apporto calorico giornaliero: 2/3 di questi dovrebbero provenire da alimenti di origine animale e 1/3 da alimenti di origine vegetale. Le proteine rappresentano il 12-15% della massa corporea e forniscono in media 4 Kcal per grammo.

I cibi più ricchi di proteine sono carne, pesce, uova, formaggi e legumi. Tuttavia, le proteine di migliore qualità si trovano nella soia, nel pesce e nella carne (soprattutto nelle carni magre e in quelle bianche).

Proteine ad alto valore biologico

Le cosiddette proteine ad alto valore biologico sono essenzialmente quelle provenienti da cibi di origine animale. Questi ultimi contengono infatti tutti gli amminoacidi essenziali nelle giuste proporzioni, mentre le proteine presenti negli alimenti di origine vegetale sono carenti di uno o più amminoacidi essenziali. Gli alimenti a maggior valore biologico sono le uova, il latte, il pesce e la carne.

Anche i legumi, i cereali e le patate rappresentano una discreta fonte di proteine (7% nel riso, 10-12% nel frumento). Tuttavia, ad esempio nelle diete vegetariane, è preferibile consumare insieme legumi e cereali ed ovviare così alla loro carenza di amminoacidi essenziali.