Difficile trovare un bambino o un ragazzo che non ne sia goloso: le patate fritte restano uno dei piatti più amati e più richiesti. Del resto, proprio le patatine fritte sono una delle chiavi del successo planetario dei fast food: non a caso il consumo di questo alimento è stato stimato nella stratosferica cifra di 11 milioni di tonnellate all’anno. Però le patate fritte sono ormai il simbolo per eccellenza del cosiddetto “junk food“, il “cibo spazzatura” contro il quale insorgono medici nutrizionisti ed esperti di alimentazione, accusandolo di essere il principale responsabile del sovrappeso, dell’obesità e del diabete giovanile.
Ma quanto c’è di vero nella pessima reputazione della patata fritta? davvero un piatto da evitare assolutamente o è invece accettabile togliersi di tanto in tanto qualche sfizio? Il primo problema riguarda gli oli in cui le patate vengono cotte: molto spesso nei prodotti industriali e in quelli di ristorazione collettiva vengono utilizzati l’olio di girasole, arachidi, riso o colza. Si tratta di grassi vegetali privi di Omega 3, che durante la frittura sviluppano dei radicali carboniosi pericolosi per la salute dell’organismo.