Le vitamine dalla A alla B

Sebbene le vitamine non costituiscano una fonte di energia, introdurle a piccole dosi attraverso l’alimentazione (l’organismo umano infatti non è in grado di sintetizzarle) è fondamentale dal momento che esse contribuiscono allo svolgimento di alcune funzioni vitali.

Come abbiamo già visto, si distinguono in due grandi gruppi: vitamine liposolubili e vitamine idrosolubili. Le prime (A; D; E; K) sono trasportate dai lipidi e possono accumularsi nell’organismo creando delle riserve, le seconde (vitamine del gruppo B; niacina; vitamina C, acido folico) non possono invece essere stoccate e devono essere assunte quotidianamente con gli alimenti.

Oggi vedremo brevemente le vitamine A e del gruppo B, conosceremo gli alimenti che le contengono e le funzioni da esse svolte.

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Anoressia: rapporto patologico con il cibo

anoressia

Colpiscono in prevalenza le ragazze: un maschio ogni dieci femmine sof­fre di anoressia, quattro ogni dieci di bulimia. I disturbi del comportamento alimentare sono molto più diffusi di quel che si pensa; sono tanti i volti dell’anores­sia: si può smettere del tutto di mangiare, abusare di lassativi oppure provocarsi il vomito dopo i pasti. L’obiettivo è sempre lo stesso: perdere peso. Non a caso il dimagrimento è il campanello d’allarme principale, seguito da debolezza, tremori, diminuzione della pressione san­guigna e alterazioni del ritmo cardiaco.

Ragazze e donne ano­ressiche, poi, possono avere il ciclo mestruale alterato o addi­rittura interrotto. A volte, il primo ad accorgersi che qualcosa non va è il dentista, perché nota che i denti sono rovinati dal continuo contatto con il vomito. Spiega il dott. Jeammet

«Rispetto ad altri disturbi del comportamen­to alimentare, l’anoressia è più facile da rico­noscere, perché la perdita di peso è con­sistente e rapida».

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Gli strumenti di valutazione dell’introito calorico

La valutazione delle abitudini nutrizionali o dell’introito calorico, è un metodo utilizzato in ambito medico-sanitario per individuare eventuali errori di comportamento alimentare e valutare l’introito calorico della persona, sia dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo, in modo da proporre soluzioni personalizzate ai problemi di sovrappeso e obesità.

L’obiettivo degli strumenti impiegati è quello di conoscere il numero dei pasti, la ripartizione media delle calorie in ciascuno di essi e la frequenza con cui vengono assunti settimanalmente i principali nutrienti ma la rilevazione dell’introito calorico rappresenta anche uno strumento educativo poichè permette alla persona esaminata di fare il punto sulle proprie abitudini alimentari ed eventualmente modificarle.

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Concentrato di frutta e verdura, un potente antinfiammatorio

Il concentrato di frutta e verdura potrebbe essere la risposta naturale contro l’infiammazione cronica, responsabile di patologie come diabete di tipo 2, malattie cardiache e vascolari, osteoporosi, declino cognitivo e artrite. Ad affermarlo è un recente studio, pubblicato sulla rivista scientifica Molecular Nutrition & Food Research, condotto da un team di ricercatori dell’University of South Carolina, negli Usa.

I ricercatori hanno utilizzato alcune capsule contenenti un concentrato in polvere di frutta e verdura come mele, broccoli, mirtilli, arance, spinaci, pomodori ecc. Successivamente hanno reclutato 117 volontari sani con età media di 35 anni. Questi sono stati suddivisi a caso in gruppi per ricevere le capsule contenenti il concentrato vegetale o un placebo. Il test è durato 60 giorni, dopo i quali gli scienziati hanno eseguito le analisi per valutare quali fossero stati gli effetti di un’integrazione di micronutrienti sui bio-marcatori dell’infiammazione.

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Il caffè previene la cataratta

Se non riuscite a leggere i fondi di caffè, non perché non siete dei veggenti ma perché avete difficoltà visive, allora continuate a bere, perché questo pare vi possa proteggere dallo sviluppare la cataratta. Che, come è ben noto, è un processo di progressiva opacizzazione del cristallino, ovvero della lente naturale trasparente e biconvessa dell’occhio che, insieme alla cornea, consente di mettere a fuoco i raggi luminosi sulla retina, che a lungo andare può anche causare una perdita della chiarezza visiva.

Ovviamente non bisogna abusare di caffè, il quale, come ogni altra sostanza, deve essere assunto in quantità corrette. Ad affermare tutto questo è un recente studio presentato al meeting annuale dell’Association for Research in Vision and Ophthalmology che si è tenuto a Fort Lauderdale in Florida, negli Usa, dal 2 al 6 maggio 2010.

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Ossigenoterapia

Spesso in primavera ci si ritrova con la pelle (del viso e del corpo) asfittica, ingrigita e priva di compattezza, e di elasticità: quando ci liberiamo dagli strati di abiti invernali, appaiono infatti più evidenti i danni prodotti da mesi di esposi­zione al riscaldamento, allo smog, agli sbalzi di temperatura, e soprattutto sono purtroppo ben visibili gli effetti di una cat­tiva ossigenazione dei tessuti.

L’ossigeno, il gas che insieme all’idrogeno ha dato origine alla vita sulla Terra, è uno dei principali carburanti dei nostri tessu­ti e, quando la pelle non ne riceve a suffi­cienza, a perdere compattezza e a non rigenerarsi più, formando smagliatu­re, cellulite e flaccidità. Senza contare che la carenza di ossigeno nell’organismo fa­vorisce anche disturbi digestivi, cattivo funzionamento dell’intestino e conse­guente stipsi, rallentamento metabolico, invecchiamento precoce, calo delle difese e sovrappeso.

 

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Cioccolato e dolcificanti ipocalorici per la salute dell’intestino

Ci sono alcune miscele di dolcificanti ipocalorici che aggiunti al cioccolato possono avere un effetto inaspettato ma benefico, diventano una sorta di probiotici. Ad affermarlo è lo studio, pubblicato sulla rivista Journal of Nutrition, condotto da un team di ricercatori dell’University of Reading, in UK, che ha analizzato gli effetti dei dolcificanti, come il maltitolo. Durante lo studio, finanziato da una nota azienda dolciaria, i ricercatori hanno valutato gli effetti dei dolcificanti ipocalorici in sostituzione del più tradizionale saccarosio.

I ricercatori hanno suddiviso 40 volontari a caso in quattro gruppi. Gli appartenenti al primo gruppo hanno ricevuto del cioccolato al latte dolcificato con saccarosio . Gli appartenenti ai tre gruppi rimanenti hanno ricevuto del cioccolato dolcificato rispettivamente con 22,8 g di maltitolo, con maltitolo e polidestrosio, con maltitolo e amido resistente. I partecipanti dovevano assumere il cioccolato consegnatogli per due settimane. Le settimane seguenti la dose è stata raddoppiata ogni due, per un totale di sei settimane.

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Alimentazione intermittente, ovvero i benefici del digiuno

Che lo chiamiate dieta della luna, eat stop eat, digiuno o alimentazione intermittente la sostanza non cambia, sempre di digiunare si tratta; ma se la sola idea di dire basta ai cibi solidi per almeno 24 ore di fila terrorizza i più, sono molti invece gli esperti che ritengono la pratica del digiuno saltuario un vero e proprio toccasana per l’organismo, a patto naturalmente di godere di ottime condizioni di salute fisica e psichica.

Infatti, osservare almeno un giorno di astensione dai cibi solidi almeno due volte a settimana (secondo quanto previsto dalla pratica del digiuno intermittente o intermittent fasting) permetterebbe all’apparato digerente di riposare stimolando allo stesso tempo la produzione di ormoni che aiutano a bruciare i grassi con le seguenti benefiche conseguenze: aumento del metabolismo, calo della massa grassa (senza danni per la massa magra), calo della pressione arteriosa, aumento della sensibilità del corpo all’insulina e miglioramento dell’assorbimento di glucosio con conseguente calo del rischio di insorgenza di patologie cardiovascolari e diabete, come dimostrato da uno studio condotto presso il Dipartimento di Scienza nutrizionale e tossicologia della  University of California a Berkeley.

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Colesterolo alto? Un aiuto dal curry

curry-masalaIl curry è una miscela di aromi e spezie di origine indiana, che vengono tostati in padella ed in seguito pestati finemente, dalla composizione molto variabile. Nel proprio paese di origine il curry viene chiamato masala, ossia spezia. E tra le tante spezie che compongono il curry, è importante conoscere la curcuma, una spezia nota perchè ricca di curcumina, la famosa sostanza dalle proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e anticancro.

Secondo uno studio recentemente condotto da un team di ricercatori del Laboratorio di Gastroenterologia e Nutrizione dell’University of Lund, in Svezia, la curcumina avrebbe però anche particolari proprietà che inibiscono l’assorbimento del colesterolo LDL da parte di determinate cellule dell’intestino. Già consapevoli che precedenti studi in vivo avevano accertato come la somministrazione di curcumina potesse far diminuire i livelli di colesterolo LDL nel sangue, i ricercatori hanno concentrato il loro studio su come, eventualmente, questa sostanza potesse inibire l’assorbimento del colesterolo LDL nell’intestino.

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Aspartame, nemico della salute?

L’aspartame è un dolcificante artificiale largamente impiegato come sostituto dello zucchero in caso di diabete e nell’ambito di diete ipocaloriche; questo nonostante sia stato oggetto di controversie praticamente sin dalla sua “comparsa” nel 1965 quando il suo potere dolcificante fu scoperto, per puro caso, dal  chimico James M. Schlatter che stava lavorando alla produzione di un farmaco anti-ulcera presso i laboratori della casa farmaceutica statunitense G.D. Searle & Company.

Da quel momento l’azienda sviluppò un grande interesse per gli usi alimentari dell’aspartame e chiese alla Food and Drug Administration (FDA) l’autorizzazione per immetterlo in commercio come additivo alimentare. Il via libera arrivò nel 1974  nonostante alcuni studi ne avessero evidenziato effetti cancerogeni nel ratto ma, in seguito a un’inchiesta pubblica, nel 1980 fu impedito il rilascio di una nuova autorizzazione in attesa di risultati più certi sulla sua sicurezza. Il rinnovo fu però ottenuto l’anno successivo sotto l’amministrazione Reagan in base ai dati presumibilmente rassicuranti di  uno studio condotto in Giappone.

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Germogli a digiuno contro scorie e acido urico

I germogli si producono a partire dai semi e si possono mangiare du­rante tutto l’anno, anche se il periodo migliore è la primavera quando i vegetali sono più ricchi di nutrienti e di principi trasformativi utili per smaltire liquidi e chili in eccesso. In particolare, i germogli sono efficaci in caso di:

  • rallentamento metabolico, spesso presente al cambio di stagione;
  • difficoltà digestiva e gonfiore addominale (evitandoli, però, in presenza di colite);
  • diuresi scarsa e tendenza alla ritenzione;
  • se l’organismo esce dall’inverno appesantito da un surplus di tossine che si accumulano soprattutto nella parte bassa del corpo

Il momento migliore per gustare i germogli è la mattina a digiuno: visto che a quest’ora non tutti gradiscono l’insalata, è possibile bere il loro succo centrifugato. Oppure si mangiano in insalata prima dei pasti, perché è a digiuno che l’organismo ne assimila meglio i principi attivi snellenti. I germogli dovrebbero comparire quotidianamente sulla tavola di primavera: condiscili con un po’ di olio d’oliva, succo di limone, dell’olio di germe di grano (che ne rende ancora più attivi gli enzimi) oppure con del gomasio.

Sono ottimi da soli o abbinati alle insalate di ogni genere; aggiunti alle minestre, sostituiscono i crostini e reintegrano quell’energia che la cottura fa perdere agli alimenti. I germogli possono anche essere saltati in padella con olio d’oliva e qualche goccia di salsa di soia. Prima di usarli, vanno sciacquati più volte in un colino per togliere le impurità che possono nascere durante la germogliazione. Il germoglio va mangiato con ciò che resta del suo seme, che contiene gran parte dei nutrienti.

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Nutrizione immuno funzionale ed Eli-test

La nutrizione immunofunzionale è un sistema di dimagrimento ideato dal dietologo italiano Primo Vercilli; più che di una dieta si tratta in realtà di un piano alimentare personalizzato in base ad una mappa biologica ottenuta attraverso il cosiddetto Eli-test, strumento messo a punto dall’immunologo russo Alexander Poletaev che permette di valutare, attraverso le analisi del sangue, il funzionamento del sistema immunitario e individuare così gli organi che cominciano a dare segni di “malfunzionamento”.

L’Eli test si basa infatti sullo studio della cosiddetta apoptosi, un processo di morte cellulare programmata che si verifica lungo tutto il corso della vita funzionale  all’eliminazione di cellule morte o malate ma che può essere anche responsabile di alcune patologie, come quelle neurodegenerative, caratterizzate dalla perdita per apoptosi di specifici gruppi di neuroni. In condizioni normali infatti le cellule eliminate vengono sostituite da altre in quantità pressochè uguali ma se questo non accade l’organismo invecchia e si ammala.

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Perdendo 6 chili eviti diabete, cardiopatie e cancro

Il problema del sovrappeso e dell’obesità non si limita a provocare danni immediati sulla qualità della vita ma, può essere causa di svariate patologie serie come il diabete di tipo 2, le cardiopatie e alcuni tipi di cancro. In più l’azione deleteria sul sistema immunitario provoca un’infiammazione delle cellule che stanno dietro proprio a queste malattie. L’unica soluzione è rientrare in un peso forma, anche se in molti casi non è così facile.

Tuttavia, un nuovo studio australiano suggerisce che per le persone obese è sufficiente perdere 6 chili di peso per potersi mettere già al riparo dal rischio. Perdere circa 6 chili ha un’azione antinfiammatoria sulle cellule responsabili di molte cardiopatie e altre patologie collegate all’obesità. E’ importante notare inoltre una volta perso un pò di peso che le cellule coinvolte nel processo infiammatorio ritornano a essere come quelle che si riscontrano nelle persone magre.

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Impara a misurarti per capire la tua costituzione

Alcune semplici misurazioni ti aiutano a capire in quali distretti corporei tendi ad accumulare ritenzione, cuscinetti e cellulite. Mettiti davanti allo specchio: com’è la tua silhouette? I chili sono disposti uniformemente su tutto il corpo oppure ci sono delle zone (l’addome, le cosce, i glutei, le braccia, la zona del décolleté…) più “pesanti” delle altre? Al di là di questa verifica empirica e visiva, un metodo più scientifico per avere un’idea delle proporzioni corporee appropriate è il rapporto tra la circonferenza del polso e quella di altre parti del corpo.

Il polso è una zona del corpo in cui il rivestimento di grasso e muscoli sopra la parte ossea è minimo e quindi viene utilizzato come punto di riferimento. Con un centimetro da sarto si misura la circonferenza del polso. In base alla misura ottenu­ta, si definiscono tre tipologie corporee (sottile o “a broccolo”, media o “a mela” e florida o “a pera”). Poi si dovranno misura­re anche cosce, braccia, addome e fianchi.

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Una tisana di karkadè per abbassare la pressione sanguigna

Bere una tisana di karkadè può contribuire a fare abbassare la pressione sanguigna. Secondo un recente studio condotto da un gruppo di ricercatori della Tufts University, a Medford, negli USA, e pubblicato sulla rivista scientifica The Journal of Nutrition, tre assunzioni al giorno di una tisana di karkadè, di circa 240 ml cadauna, possono ridurre di 7,2 mmHg la pressione sanguigna sistolica e di 3,1 mmHg la pressione diastolica.

Questi sono i risultati di una serie di test effettuati su un gruppo di 65 adulti, alcuni dei quali affetti da pre-ipertensione e i restanti affetti da lieve ipertensione, di età compresa tra i 30 e i 70 anni. I ricercatori del Jean Mayer USDA Human Nutrition Research Center on Aging ritengono questi dati molto significativi, soprattutto se confrontati con quelli ottenuti da un secondo  gruppo di controllo a cui è stato somministrato solo un placebo. Nei soggetti appartenenti a questo gruppo, infatti, si è registrato un calo della pressione sanguigna solamente nella misura del 1,3 e del 0,5 mmHg.

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L’olio d’oliva aiuta a combattere la sindrome metabolica

Vi siete mai chiesti perché la dieta mediterranea è così decantata come la migliore dieta del mondo? Sicuramente per il suo regime alimentare equilibrato è il motivo principale, ma non è da tralasciare che uno dei segreti dei suoi benefici è da riscontrare nelle proprietà del condimento principe di questa dieta, ovvero l’olio d’oliva.

L’olio d’oliva, infatti, contiene dei componenti fenolici in gradi di reprimere i geni coinvolti nelle infiammazioni; a sostenerlo è uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Cordoba, coordinato dal dottor Francisco Perez-Jimenez e  pubblicato sulla rivista scientifica BMC Genomics.

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Il miglior dimagrante? La tua sensualità

Sotto le rotondità di ogni donna in sovrappeso esiste una carica sensuale che rappresenta un potentissimo elisir bruciagrassi. Se lo risvegli, perdere peso è facile. Dentro ogni donna si nasconde una creatura speciale, dotata di virtù e di capacità uniche e sottovalutate. E le prime a dimenticarlo sono proprio le donne: in effetti, dietro la maggior parte dei casi di sovrappeso femminile c’è l’inconsapevolezza del proprio valore, delle proprie potenzialità, l’invischiamento in ruoli vissuti in maniera costrittiva e totalizzante.

Attingendo al mondo delle fiabe potremmo dire che dentro ogni donna un po’ rotondetta si nasconde una “bella addormenta­ta”, un femminile assopito che aspetta solo di essere risvegliato. E quale momento migliore di questo per farlo? Coltivare la femminilità, risvegliare gli istinti arcaici, innati che esistono in ciascuno di noi è un prezioso sostegno alla volontà di dimagrire… Se si fa leva sulle giuste forze, perdere peso (e riacquistare la propria naturale bellezza) è tutt’altro che difficile, vediamo come fare.

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Mangiare la segale aiuta a combattere la stitichezza

La stitichezza è un disturbo molto fastidioso di cui soffrono molte persone; se avete provato tutti i metodi possibili per contrastarla ma senza risultati, una speranza vi potrebbe arrivare dalla recente ricerca condotto dall’Università di Helsinki, in Finlandia, e pubblicato sul Journal of Nutrition, che consiglia di mangiare la segale per combattere la stipsi.

Pare infatti che questo cereale, da sempre molto sottovalutato sia efficace come, se non di più, dei lassativi chimici che esistono in commercio, con il pregio di essere naturale. I ricercatori hanno condotto la ricerca su 51 pazienti adulti che hanno poi diviso in 5 gruppi, ai quali hanno dato rispettivamente e ogni giorno 240 grammi di pane di segale, una bevanda a base di latte, pane di segale e latte, pane bianco e i lassativi classici.

Il risultato della ricerca è stato che l’unico gruppo che ha ricevuto benefici intestinali è stato quello che aveva assunto pane di segale, che, tradotto in percentuale significa un aumento del transito intestinale dal 23% al 41%.

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