Dieta per il cancro al pancreas: meno carni rosse e latticini per la prevenzione di questa neoplasia

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Recentemente sulla rivista Journal of Cancer Research, è stata pubblicata una ricerca eseguita dai ricercatori del National Cancer Institute di Bethesda secondo cui un alimentazione ricca di prodotti caseari (formaggi, latte e yogurt) e carne rossa favorirebbe il rischio di sviluppare il cancro al pancreas. Molti sono stati gli studi che, anche in passato, avevano messo in luce questa relazione, ma quest’ultima ricerca, oltre ad essere l’ultima in ordine cronologico, ha preso in esame un folto numero di persone, è durata ben 6 anni; la conclusione a cui i ricercatori sono giunti è stata la seguente: tra coloro i quali vi era un incidenza regolare di carni rosse e latticini, l’incidenza di tumore al pancreas era del 36% più alta, rispetto incede a chi aveva un alimentazione di tipo vegetariano.

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La dieta vegetariana danneggia le ossa…..tutto da dimostrare

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Ditemi pure che sono polemica ma alcune cose non le reggo proprio; no, non mi sono svegliata con la luna storta e ora vi spiego da dove proviene il mio disappunto: proprio la scorsa settimana vi avevo parlato della ricerca uscita sul British Journal Cancer secondo cui una dieta vegetariana era un ottima protezione verso la maggioranza delle neoplasie; ecco invece che a distanza di pochissimi giorni esce una ricerca australiana pubblicata sulle pagine dell’American Journal of Clinical Nutrition secondo cui i vegetariani avrebbero ossa molto più fragili dei mangiatori di carne e le loro ossa sarebbero in media il 5% meno dense.

 

Va peggio ai vegani le cui ossa sarebbero il 6% più deboli. Sempre la stessa ricerca avrebbe messo in luce che un alimentazione vegetariana rallenterebbe l’attività cerebrale, ti indebolirebbe, insomma stai male. Da buona vegetariana permettetemi di dissentire! Ma che cos’è questa? Par condicio alimentare; anche sulla salute della gente bisogna essere politically correct? Mah! Il ricercatore che è giunto ai risultati così drammatici sull’ alimentazione vegetariana ha però anche affermato che

 

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Frutta e verdura, un’assicurazione contro l’invecchiamento

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Quando si preannun­cia l’estate, quasi rispondesse ad un comando ben pre­ciso, il nostro corpo sente il biso­gno di mangiare più frutta e più verdura. Certamente per il senso di refrigerio indotto da cetrioli, po­modori, fragole, cocomeri, meloni, ananas, ecc., prodotti freschi che sono presenti sulla nostra tavola con maggiore abbondanza. Parliamo di frutta e verdura ricche di vitamine (A, E, C con azione an­tiossidante e gruppo B, per il me­tabolismo dei carboidrati e delle proteine) e di minerali (potassio,magnesio, calcio, ferro, selenio, cromo e altri oligoelementi).

Un consiglio utile è quello di man­giare ad ogni pasto 6-700 grammi di questo “gruppo alimentare”, suddiviso tra verdura a volontà (anche 3-400 grammi abbinata a cibi proteici) e molta frutta (200/­250 grammi), meglio se cruda. A maggior ragione se approfit­tando della bella stagione avete anche cominciato a praticare qual­che sport.

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Ipertrigliceridemia: come svuotare il magazzino dei grassi

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L’ipertrigliceridemia è una condizione che esprime un alto tasso di trigliceridi nel sangue. Può essere isolata o associata ad un contemporaneo aumento del colesterolo: in entrambi i casi si parla di dislipidemie, cioè di un’anomalia che consiste in un eccessiva presenza di grassi in circolo; in realtà, nel sangue, queste sostanze lipidiche vengono trasportate da proteine particolari, le lipoproteine, di diverso tipo, ed è proprio sulla distinzione tra le proteine associate a questi grassi che vengono classificate le dislipidemie.

In particolare, l’ipertrigliceridemia può essere primitiva o secondaria, cioè conseguenza di errati comportamenti alimentari, abuso di alcolici, stile di vita sbagliato, effetti collaterali di farmaci, op­pure connessa a determinate pa­tologie. L’eccesso di trigliceridi non è im­plicato direttamente nella forma­zione della placca arteriosclerotica (conseguenza per lo più di ec­cesso di colesterolo), però è un importante fattore di rischio delle malattie cardiovascolari, con cui è decisamente associato.

Per chiarire il concetto sul com­portamento da adottare da parte di chi “ha i trigliceridi alti“, è im­portante considerare il rapporto tra eccesso di trigliceridi e sin­drome metabolica. E’ questa una patologia multifattoriale, in continuo aumento in occidente, legata alla sedenta­rietà e al cattivo stile di vita, com­portamenti largamente diffusi in questa parte del mondo; la carat­teristica fondamentale consiste nell’aumento del grasso viscerale, cioè quello depositato nel­l’addome, ed è contraddistinta, a seconda dei criteri di classifica­zione, dalla presenza di almeno tre dei seguenti segni:

  • Ridotta intolleranza al glucosio
  • Diminuzione del colesterolo HDL al di sotto di 40 mg/dl (e 50 mg per le donne)
  • Aumento dei trigliceridi al di sopra di 150 mg/dl
  • Aumento della circonferenza addominale (>102 cm nell’uomo e 88 cm nella donna)
  • Ipertensione arteriosa.

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Dieta e jet-leg: come andare lontano senza i sintomi da fuso orario

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Ormai ci siamo, le vacanze sono alle porte e anche quel magnifico viaggio che abbiamo organizzato con tanta meticolosità durante l’inverno! Peccato che le ore di volo per raggiungere la tanto sospirata località siano talmente tante da farci stare imbambolati per i primi due/tre giorni dal nostro arrivo. Ma come fare a minimizzare i sintomi del jet-lag? Con la dieta che sto per suggerirvi.

Ma innanzi tutto chiariamo cos’è il jet-leg: con questa dizione intendiamo il malessere, abbastanza diffuso, dei tanti viaggiatori che si sottopongono a lunghi viaggi in aereo, che inevitabilmente comporta il fuso orario! I sintomi caratteristici sono: insonnia, disturbi allo stomaco, irritabilità, senso di stanchezza e affaticamento. Questi i sintomi che accompagnano il turista che ha attraversato un emisfero. Il perché ci capita questo è presto spiegato: nel nostro cervello vi sono due centri cerebrali, uno deputato alla percezione del tempo (collegato ad un ciclo temporale di 24 ore) e l’altro collegato alla luce; è proprio la mancanza di coordinamento di questi due centri che darebbero vita ai comuni sintomi del jet-leg.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Military Medicine ad opera dei ricercatori della University of Chicago, Argonne National Laboratory (Usa), seguendo una dieta particolare si potrebbero risolvere questi fastidiosi sintomi  del viaggiatore. Nei 3 giorni antecedenti il viaggio è bene seguire la seguente alimentazione:

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La dieta che “cancella” la cena

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Dinner cancelling” cioè “cancellare la cena”, anche se soltanto per due settimane, per dimagrire e depurare a fondo l’organismo. Quella del digiuno serale è una nuova tendenza alimentare che arriva dalla Germania ma che sta avendo successo in tutto il mondo, e che propone pasti completi durante la giornata, e poi, a cena, solo liquidi.

Niente calcoli delle calorie o ricerca di cibi particolari: in questa dieta l’unica regola è che per 14 giorni si deve rinunciare ai cibi solidi dalle ore 17:00 in poi; dopo quest’ora, infatti, sono concessi soltanto i liquidi.

I menù prevedono una colazione sostanziosa che si può scegliere nella versione dolce o salata, un pranzo completo e un ricco spuntino pomeridiano che consente di arrivare alla sera senza avvertire troppo lo stimolo della fame. Bevete due litri di acqua naturale non gassata al giorno oltre alle tisane leggere previste per la sera; aggiungete al massimo un cucchiaino di sale alle preparazioni, dolcificate con il miele e utilizzate non più di due cucchiai di olio extravergine di oliva al giorno.

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Radioterapia e vino: connubio vincente per proteggere la cute e le nostre cellule

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Appena ho letto questa notizia ho pensato subito di girarvela amici di dietaland! Siamo quello che mangiamo, è ormai una detto che ho fatto mio e sulla scia di questo mio pensiero credo anche che quello che mangiamo e beviamo possa fungere da protettore del nostro organismo o addirittura da potenziometro dei nostri apparati. Non crediate che quello che sto dicendo siano esagerazioni perché una ricerca condotta presso l’Ospedale di Campobasso ha evidenziato che un uso moderato di vino durante cicli di radioterapia diminuirebbe i danni cutanei del ben 75% rispetto a pazienti astemici.

Come ci dice Alessio Morganti, direttore dell’unita’ di radioterapia:

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Dieta vegetariana e tumori: mangiare frutta e verdura protegge tutto il corpo

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Non è la prima volta che si sente parlare positivamente della dieta vegetariana. Secondo uno studio condotto dalla dottoressa Naomi Allen, epidemiologa presso la Oxford University, in collaborazione con altri ricercatori Inglesi e della Nuova Zelanda e pubblicato sul British Journal of Cancer, le persone che mangiano prevalentemente vegetariano si ammalano di tumore in percentuale decisamente minore di chi, invece, mangia abitualmente carne.

Lo studio, molto ampio, ha esaminato 61mila inglesi in un arco di tempo di 12 anni. I dati che sono emersi sono i seguenti: i vegetariani presentano il 12% di possibilità in meno di ammalarsi di qualche cancro; se si esaminano neoplasie del sangue (leucemia, linfoma, mielosa…) la possibilità si riduce ancora del 45%; studi precedenti avevano già evidenziato come il consumo di carni rosse avesse un incidenza positiva sullo sviluppo di tumori allo stomaco, nei vegetariani i tumori allo stomaco sono rari, rispetto invece ai tumori dell’intestino, dove invece si nota un lieve aumento.

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Chili dopo il parto: attenzione alle diete troppo drastiche

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La gravidanza è un momento di particolare attesa ed ansia per la donna e anche dal punto di vista alimentare  la ragione e l’equilibrio la devono fare da padrone. Ormai da anni è stato bandito il detto “in gravidanza bisogna mangiare per due” che oltre a non fare assolutamente bene alla salute della mamma, la faceva arrivare al parto decisamente in sovrappeso con tutte le conseguenze che ciò comporta anche per il futuro nascituro (ipertensione, sovrappeso anche per il neonato, difficoltà nel partorire ecc..).

Da anni medici, nutrizionisti e ginecologi parlano dell’alimentazione in gravidanza da seguire: l’aumento di peso infatti dovrebbe rimanere tra i 9 e massimo i 12 chili, rispetto al peso di partenza. E’ ovvio però che al termine del parto qualche chiletto i più è normalissimo ritrovarlo, ma è decisamente sconsigliato, dicono gli esperti, ricorrere a diete drastiche per ritrovare la magrezza pre- maternità.

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Dieta ricca di carotenoidi per evitare il cancro al seno

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Secondo uno studio effettuato presso l’Harvard School of Public Health di Boston e pubblicato sulla rivista International Journal of Cancer le donne che nella loro alimentazione premenopausale  mangiano molti carotenoidi si ammalano in misura decisamente minore di cancro al seno rispetto a coetanee che invece scarseggiano in questi alimenti.

Le donne che introducono quotidianamente vitamina A, β-carotene, α-carotene e luteina nel periodti, salmoneo premenopausale corrono meno rischi di sviluppare cancro al seno, ma se il consumo consistente di queste sostanze inizia dopo la menopausa il rischio cancro al seno rimane invariato. Eccovi quindi una lista dei cibi da seguire per rimanere in buona salute:

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Mangi poco, vivi più a lungo

Qual è la sede migliore per parlare del rapporto tra scarsa e alimentazione e buona salute se non il blog di dietaland? E si perché una ricerca condotta dal Salk Institute for Biological Studies di La Jolla in California  e pubblicata sulla rivista Nature ha messo in luce che chi mangia poco vive più a lungo. Già molti esperti della nutrizione  erano dell’idea che una dieta ristretta fosse l’elisir di lunga vita, poi questo studio ha confermato quello che già era nell’aria.

Il dottor Andrew Dillin  e alcuni colleghi hanno scoperto due enzimi  WWP-1 e UBC-18, che sarebbero in grado di allungare la vita. Lo studio, effettuato su animali, ha potuto constatare come negli organismi in cui le due proteine erano assenti o comunque indebolite, gli effetti benefici di un’ alimentazione ristretta sono scomparsi; altresì negli animali in cui i due enzimi erano presenti l’alimentazione poco ricca ha significato più resistenza alle malattie e una maggiore longevità. 

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La dieta antipanico per gli esami di maturità

 

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Giorni di fibrillazione per molti giovani che stanno sottoponendosi agli esami di maturità. Ecco quindi che la Coldiretti ha stilato la dieta antipanico elencando cibi si e cibi no per affrontare al meglio  la grande prova. Quindi si  a pasta, riso, frutta, uova bollite, verdura e latte tiepido.  No a caffe’, the  e tutte le sostanze eccitanti. Gli esami di maturità provocano, nella maggioranza dei casi, ansia ed insonnia in circa mezzo milione di ragazzi. La coldiretti sottolinea come un’ alimentazione giusta e bilanciata a tavola sia in grado di limitare gli effetti degli esami.

“In questi giorni  non devono mancare pane, pasta o riso, lattuga, radicchio, cipolla, formaggi freschi, yogurt, uova bollite, latte caldo, frutta dolce e infusi al miele che favoriscono il sonno e aiutano l’organismo a rilassarsi per affrontare con la necessaria energia e concentrazione la sfida scolastica. Da evitare perche’ possono provocare insonnia sono invece caffe’, patatine in sacchetto, salatini e cioccolata che sono invece spesso presenti tra le scorte di emergenza delle ansiose vigilie”

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Gambe in primo piano: ecco i consigli giusti

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Lunghe, affusolate, toniche, sode: le gambe sono un parte importante del fascino femminile, soprattutto quando arriva la bella stagione ed escono allo scoperto. Ma al di là dell’aspetto estetico, le gambe devono essere soprattutto in buona salute; da studi recenti è emerso che più del 50% delle donne soffre di insufficienza venosa o di varici

 

L’aspetto delle gambe migliora facendo attenzione a quello che si porta in tavola, in particolare, va limitato il consumo di sale, perché il sodio causa un aumento dei liquidi all’interno dei vasi sanguigni che provoca un rallentamento del flusso di sangue, una vasodilatazione delle vene e un’alterazione dei capillari. In parallelo va aumentato l’apporto di tutti quegli alimenti che sono ricchi di potassio, calcio e magnesio perché facilitano l’eliminazione del sodio.

 

Le 7 regole da seguire per avere gambe sane

1. Appena alzate bevete un bicchiere di acqua minerale a temperatura ambiente: regola l’intestino e combatte, così, uno dei principali fattor che peggiorano il disturbo.

 

2. Pranzate con cibi ricchi di fibre: cereali integrali, verdure e legumi, ciliegie e prugne.

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Fame nervosa, cos’è, come tenerla a bada

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A molti di noi è accaduto, almeno qualche volta nella vita, di reagire ad emozioni e/o stati d’animo spiacevoli gettandosi a capo fitto sul cibo. In questo caso a spingerci a mangiare non è fame vera e propria, ma la cosiddetta fame nervosa, ovvero quel fenomeno, piuttosto comune, al quale gli studiosi del comportamento alimentare si riferiscono con il termine eating emozionale, ossia la “situazione vissuta da coloro che … usano il cibo per far fronte alle emozioni”.

Nonostante questo comportamento abbia importanti aspetti psicologici ciò non vuol dire che esso celi necessariamente un disagio psichico. Spesso infatti la fame nervosa fa la propria comparsa nei momenti in cui ci sentiamo un pò tristi, arrabbiati, ansiosi o siamo particolarmente stressati.

In queste condizioni, l’impossibilità o l’incapacità, di esprimere in maniera adeguata i propri stati d’animo, spinge ad assumere cibo anche quando non ne sentiamo la reale necessità portandoci spesso a preferire cibi grassi e ipercalorici (i cosiddetti junk food).

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La dieta dei single, la dieta più dannosa alla salute

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Qual è la dieta più dannosa alla salute? Quella dei single. Anche se in media spendono per mangiare molto di più delle altre persone, il 32% secondo l’Istat, non significa che la qualità e la salubrità di ciò che mettono in tavola sia al massimo. Stiamo parlando di oltre sei mi­lioni di italiani, non di bruscoli­ni: i single della Penisola sono in costante aumento da qualche tempo, circa il cinque per cento ogni anno. E, se spendono di più per mangiare, la colpa non è soltanto loro: nei supermerca­ti le confezioni dei prodotti non sono quasi mai adatte ad una persona sola, e buona parte di quanto acquistano finisce nella spazzatura.

Frutta e verdura a parte, il resto è imballato in confezioni da due, tre o quattro porzioni. E poi chi vive da solo il più delle volte opta per il piatto pronto, un altro prodotto che non esiste in monoporzione. Fare la spesa e cucinare sono vissuti dal sin­gle come un peso, tempo but­tato. Hanno una vita impronta­ta alla fretta, sempre in ritardo, tanto lavoro e poco svago. A partire dal mattino: un caffè o cappuccino e brioche. Osserva Carla Favaro, nutrizionista dell’Università Milano Bicoc­ca

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La dieta che tonifica

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Il caldo, l’aria di mare o di montagna tendono a spossare il nostro fisico e a “risucchiarci” le energie; per prevenire il problema basta assegnare un giusto spazio nella dieta alle vitamine del gruppo B, cioè quelle energetiche per eccellenza.

La vitamina B1, infatti, ottimizza la trasformazione degli zuccheri in energia ed è efficace per combattere l’inappetenza dovuta all’afa, mentre la vitamina B3 favorisce la produzione di energia, e sostiene la salute del sistema cardiocircolatorio. Anche la vitamina B6 si rivela particolarmente importante: interviene nella produzione di ormoni, aiutando l’organismo a ritrovare il giusto equilibrio.

Nello schema dietetico che vi illustreremo c’è l’aggiunta di un integratore, il germe di grano, che vale la pena mantenere anche una volta terminata la dieta, così come è bene conservare l’abitudine di un buon caffè che, oltre a dare un po’ di sprint, accelera il metabolismo e aiuta a bruciare le calorie.

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Grassi alimentari, com’è difficile mangiare quelli giusti

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Grassi, fosse solo un problema di quantità… Neanche la qualità dei lipidi che si assumono con la dieta, infatti, va lasciata al caso. Le raccomandazioni nutrizionali non si limitano a ribadire che i grassi alimentari non dovrebbero costituire più dei 30 per cento dell’energia assunta ogni giorno. Per cominciare ricordano che i famigerati grassi saturi dovrebbero essere una parte minoritaria dell’introito lipidico: un terzo dei 30 per cento, quindi il 10 per cento delle calorie totali (ma c’è chi dice il 7).

Anche sul fronte del grassi polinsaturi, ar­rivano indicazioni dettagliate: i noti “omega 3” dovrebbero rappresentare lo 0,5 per cento dell’energia, gli “omega 6”  il 2 per cento, e – importante – il rapporto tra le due quote do­vrebbe mantenersi costante. Tradotto per una dieta da 2 mi­la calorie al di, i grassi ne do­vrebbero dare 600 e quindi  non pesare fisicamente più di 66-67 grammi al giorno, e gli introiti “parziali” rispettare le proporzioni dette.

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La luce dirà se c’è glutine

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Sedersi a tavola senza l’incu­bo di essere colpiti da diarrea o da tanti altri disturbi gastrointe­stinali. È la chance che i celiaci aspettavano e che presto po­trebbe restituirgli a un’alimenta­zione meno limitata. La scoper­ta è targata Cnr Napoli e arriva dall’istituto di Biochimica delle Proteine che ha messo a punto un kit in grado di rivelare la pre­senza dei glutine negli alimenti.

Un metodo “fai da te” abba­stanza semplice e non più lega­to a costosi esami di laborato­rio. E non sarebbe un vantaggio da poco per i tanti soggetti ai quali è stata diagnosticata l’in­tolleranza alla sostanza. Per ora, come chiarisce Genna­ro D’Auria, il ricercatore che ha coordinato la ricerca, si tratta solo di uno studio promettente che, però, potrebbe diventare realtà nel giro di sei mesi. Il si­stema che individua il glutine non si basa infatti sui metodi classici che utilizzano gli anti­corpi, ma sull’interazione di pro­teine che legano, in maniera specifica, le sequenze tossiche per i celiaci, quindi quelle contenute nel glu­tine.

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