Ferro e rame, i minerali nemici dei cinquantenni

Assicurarsi per mezzo dell’alimentazione dosi adeguate di minerali come ferro e rame è sicuramente consigliato quando si è giovani ma, secondo gli esperti, lo è meno quando si è un po’ avanti con gli anni poiché potrebbero causare danni alla salute. Un nuovo studio dell’University of Michigan mette in guardia contro i danni causati da alimenti ricchi di rame e ferro per le persone di 50 anni o più. Secondo i ricercatori, infatti, queste sostanze possono aumentare il rischio di sviluppare malattie legate all’età come l’Alzheimer, l’emocromatosi, ovvero un accumulo di ferro nell’organismo, e il morbo di Wilson, ovvero una malattia metabolica collegata al rame.

Per questo motivo i ricercatori suggeriscono che le persone con più di 50 anni dovrebbero ridurre drasticamente l’assunzione di questi due minerali. Nella relazione pubblicata sulla rivista Chemical Research in Toxicology dell’American Chemical Society, il coordinatore dello studio, dott. George Brewer, sottolinea come il danno ossidativo derivato dall’eccesso di accumulo di metalli accresce con l’età, e la selezione naturale cessa di agire dopo i 50 anni.

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Dimagrire poco per volta per non ingrassare più!

Se desideri dimagrire, ricorda che i traguardi più durevoli sono quelli che conquisti lentamente. Tutto e subito: è questo uno dei motti di chi desidera dimagrire e si impone le maniere forti, le diete drastiche, un regime punitivo che costringa a rigare dritto per ottenere risultati rapidi e soddisfacenti. Inutile dire che con queste premesse non si va lontano, anzi: non si parte affatto! Più ci si sforza e più il corpo si ribella e protesta con la fame nervosa, innescando un circolo vizioso in cui la dieta, invece che farci dimagrire, ci fa mangiare ancora di più.

Che sensazione vi evoca l’idea di mettervi dolcemente a dieta? Probabilmente quella dell’insuccesso: le diete soft, in apparenza, favoriscono la libertà e quindi la mancanza di controllo. Invece quello che vi proponiamo è proprio di cominciare una dieta quasi senza rendervene conto, in modo dolce e graduale. Introducendo piccoli cambiamenti, uno alla volta, eviteremo di innescare quelle resistenze che boicottano le diete “serie”; e poi, i risultati ottenuti con piccoli sforzi ci faranno andare avanti con più motivazione ed entusiasmo.

Appena sveglia sei abituata a prendere un caffè e basta? poi a metà mattina fai il bis con brioche e cappuccio zuccherato? Prova a fare una colazione “vera” e sana, ad esempio un bicchiere di latte scremato, uno yogurt, un frutto e una fetta di pane nero con un velo di marmellata e abituati, mattina dopo mattina a mangiare in maniera completa lasciando invariato il tuo stile alimentare a pranzo e a cena. Una colazione equilibrata ti farà arrivare a pranzo con meno fame. E in più, questo piccolo cambiamento poco per volta ne innescherà degli altri.

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Morte prematura, obesità più micidiale del fumo

A quanto pare l’obesità, un disturbo che affligge buona parte della popolazione sembra diventare inarrestabile e le autorità sanitarie mondiali lanciano l’allarme. I problemi legati alla dieta scorretta e al sovrappeso stanno diventando la causa principale di morte prematura, ancora più del fumo. Uno studio australiano ha scoperto che, proprio in Australia, l’obesità è già la principale causa di morte prematura, superando di fatto il numero di vittime causate dal vizio del fumo.

Gli esperti australiani concordano sul fatto che probabilmente non sono preparati ad affrontare l’ondata di problemi di salute legati a questa condizione. Soltanto in Australia in soli 6 anni i problemi legati al sovrappeso sono più che raddoppiati. Nel 2006, per esempio, rappresentavano l’8,7% di tutte le patologie. Oggi le malattie correlate al vizio del fumo rappresentano il 6,5% e hanno ceduto il primato ai problemi di peso. Gli sforzi fatti per far diminuire il consumo di tabacco hanno avuto successo e il calo dei problemi di salute collegati ne è una prova.

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Il ribes nero combatte i problemi respiratori e l’asma allergica

Un team di ricercatori neozelandesi ha scoperto che il ribes nero sembra proteggere il benessere dei polmoni, aumentando le difese naturali di questi contro le infiammazioni. Il ribes, già noto per le sue proprietà antinfiammatorie, favorisce la respirazione e riduce gli attacchi di asma allergica. Questo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Molecular Nutrition and Food Research, mostra come non solo il consumo di frutta si è dimostrato utile nel ridurre i sintomi dell’asma, ma si presenta come la prima ricerca che ha indagato sul meccanismo con cui questo si verifica.

Il dott. Roger Hurst, coordinatore della ricerca, e colleghi hanno individuato che l’epigallocatechina, componente del ribes nero dalle proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, ha ridotto l’infiammazione del tessuto polmonare. Allo stesso tempo, hanno valutato l’effetto sul sistema immunitario coinvolto nelle allergie. La risposta naturale dell’organismo e del sistema immunitario fa sì che quando questi ritiene di essere in presenza di una sostanza estranea si verifichi un attacco nei suoi confronti.

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Kebab: un attentato per la linea

Con l’arrivo del caldo e della bella stagione aumenta la voglia di mangiare all’aria aperta, magari gustando un panino al parco nella pausa pranzo. Attenzione però a che tipo di sandwich scegliete: se avete deciso di arrivare in forma alla prova costume tenetevi alla larga dal kebab, il panino di origine turca che sta riscuotendo grande successo tra gli italiani.

Non è possibile calcolare esattamente le calorie del kebab in quanto aumentano a seconda del tipo di salse e dei condimenti che vengono aggiunti alla carne; un gruppo di ricercatori inglesi ha stimato che un kebab nella versione panino può arrivare a contenere anche 1.000 calorie, insomma: una vera e propria bomba calorica, se tenete conto del fatto che una donna mediamente attiva ha bisogno di circa 2.200-2.500 calorie al giorno.

Senza arrivare agli eccessi evidenziati dai ricercatori inglesi, si può tranquillamente dire che un panino o una piadina kebab medi contengono circa 500 calorie ciascuno, che comunque non sono poche; vediamo come possono essere distribuite.

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Formaggio probiotico per stimolare il sistema immunitario

I probiotici, e non solo quelli contenuti in yogurt e latte, sono già noti per la loro azione benefica nei confronti della flora batterica intestinale. Tuttavia, non si sapeva ancora nulla sulle possibilità offerte anche dai probiotici addizionati al formaggio. A colmare questa lacuna ci hanno pensato alcuni ricercatori finlandesi i quali hanno riportato i risultati di un nuovo studio sulle pagine della rivista FEMS, Immunology & Medical Microbiology. Il dott. Fandi Ibrahim dell’Università di Turku, in Finlandia, ha studiato insieme ai suoi colleghi gli effetti del HN001 rhamnosus e del Lactobacillus acidophilus NCFM, i batteri buoni contenuti nei probiotici addizionati al formaggio.

Per questo motivo hanno reclutato un gruppo di anziani di età compresa tra i 72 e i 103 anni, tutti ospitati presso una casa di cura. Gli arzilli vecchietti, suddivisi in due gruppi, sono stati invitati a consumare una fetta di pane con formaggio Gouda a colazione per quattro settimane. Quelli del primo gruppo avevano il formaggio addizionato di probiotici, quelli del secondo, il gruppo di controllo, formaggio placebo normale.

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I pistacchi fanno bene al cuore

Aggiungere i pistacchi nella dieta sarebbe l’ideale per ridurre i livelli di colesterolo cattivo, ovvero LDL, e per prevenire le malattie del sistema cardiovascolare. A sostenerlo è uno studio condotto dai ricercatori della Pennsylvania State University e pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Nutrition.

Questi benefici derivati dall’assunzione di pistacchi sarebbero da ricercare negli antiossidanti contenuti nel seme che avrebbero la facoltà di agire contro lo stress. Gli antiossidanti sono contenuti in diversi tipi di frutta a guscio, ma pare che nei pistacchi siano presenti in quantità maggiori, e in particolare il beta-carotene, la luteina e il g-tocoferolo.

I ricercatori hanno condotto lo studio con l’ausilio di 38 adulti sani, di cui dieci maschi e diciotto femmine, di età compresa tra i 35 e 61 anni, tutti non fumatori e con livelli abbastanza elevati di colesterolo LDL; tutti i volontari hanno seguito la stessa dieta per due settimane e poi sono stati divisi a caso in tre gruppi.

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Abbassare il colesterolo con la dieta e i farmaci

I numeri forniti da Progetto Cuore, portale dell’Istituto Supe­riore di Sanità, durante “Obesity Day 2009“, sono inequivocabili: il 17% degli uomini e il 21% delle donne tra i 35 e i 74 anni è obeso, mentre sono in sovrap­peso il 50% degli uomini e il 34% delle donne. Infine il girovita, indicatore-sen­tinella di fondamentale impor­tanza nel definire la “sindrome metabolica“, una delle più co­muni patologie diffuse nel mondo occidentale, è cresciuto di 6-7 cm per l’uomo e di quasi 15 per la donna. Il 67% degli uomini e il 55% delle donne hanno problemi con la cir­conferenza della vita, nonché co­lesterolo e trigliceridi, diabete e ipertensione. Questo comporta inevitabilmente rischi cardiova­scolari.

Il colesterolo, in particolare, viene trasportato nel sangue dalle lipoproteine LDL e HDL: le prime sono definite “cattive” per­ché depositano il colesterolo sulle pareti delle arterie, le se­conde “buone” perché lo rimuo­vono. Il livello di colesterolo totale nel sangue è la somma di quello pre­sente nelle lipoproteine LDL, HDL e VLDL, e questo non è un dato che determina in modo as­soluto il rischio cardiovascolare; ciò che conta infatti è il rapporto tra le varie frazioni, che definisce l’Indice di Rischio Cardiovasco­lare (IRC).

Per mettersi sufficientemente al riparo dal rischio di un evento cardiovascolare, è bene che VIRC sia inferiore a 4 per l’uomo e a 3,7 per la donna. Potete calcolare il vostro IRC anche da soli, secondo questa formula:

IRC = Colesterolo totale / HDL

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Nessun beneficio per la salute del cuore da cioccolato caffè e vino rosso

I ricercatori non finiranno mai di stupirci, oggi ci dicono che una tal cosa fa bene, domani ci dicono che non è vero e poi, dopodomani, che è di nuovo vero e poi… in una catena senza fine. Oggi è il turno dell’Australian Heart Foundation che afferma come non vi sono benefici per la salute cardiovascolare nel mangiare cioccolato, bere caffè o vino rosso.

Questa novità su questi alimenti ritenuti antiossidanti, che secondo molti avrebbero un effetto positivo su cuore e arterie, è basata su una ricerca revisionale che ha analizzato più di cento lavori scientifici. Questi studi suggerivano cioccolato, caffè e vino rosso come parte di una dieta per il cuore, ma di fatto non lo sarebbero, almeno secondo la dott.ssa Susan Anderson, direttore nazionale del Heart Foundation national healthy weight.

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I cibi antiossidanti: dove possiamo trovarli!

Si è sempre detto che l’ossigenazione del sangue favorisce lo sforzo fisico, che i polmoni sono i responsabili degli scambi gassosi  che permettono di condurre una vita sana, poi, tutto d’un tratto, nel vasto mare degli integratori, delle medicine alternative, del farmaco, atto più a prevenire che a curare, ecco spuntare una pa­rolina diversa: gli antiossidanti. Le ossidazioni cellulari sono delle reazioni chimiche che av­vengono nell’organismo milioni di volte in milioni di cellule: rappre­sentano il prodotto finale di una degradazione, che porta alla for­mazione di radicali liberi, pro­dotti di “scarto” che si formano all’interno delle cellule quando l’ossigeno viene utilizzato nei processi metabolici per produrre energia (ossidazione).

Dal punto di vista biochimico, i radicali liberi sono molecole in­stabili in quanto possiedono un solo elettrone invece di due. Durante il metabolismo cellulare, i radicali liberi prodotti vengono trasformati in perossido di idro­geno (acqua ossigenata), dan­noso per le cellule. Una volta formati, i radicali liberi possono essere resi inattivati dagli antiossidanti che, fornendo l’elettrone mancante, permettono agli enzimi cellulari di tamponare la loro azione dannosa. L’azione distruttiva dei radicali li­beri si evidenzia in particolare nel precoce invecchiamento delle cellule e nell’insorgenza di gravi patologie.

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Dieting, ovvero l’ossessione per la dieta

Oggi ritorniamo a parlare dei disturbi del comportamento alimentare con una tendenza sempre più diffusa tra le giovanissime, ovvero il dieting, parola con la quale si intende la tendenza ad essere sempre a dieta e a seguire diete sempre più rigorose.

Il termine inglese dieting potrebbe essere tradotto in italiano come sindrome da yo-yo, frutto di diete fai da te molto restrittive che fanno sì perdere peso, ma lo fanno riacquistare subito dopo, spingendo la persona a rimettersi subito a dieta; si crea così un circolo vizioso che vede un continuo mettersi a dieta che sfocia in dipendenza e ossessione da dieta, che nei casi più gravi si manifesta addirittura con crisi d’astinenza.

Secondo gli esperti riunitisi in questi giorni nel XXII Congresso Nazionale dell’Associazione Nazionale Dietisti, l’ossessione di essere continuamente a dieta è la nuova frontiera dei disturbi del comportamento alimentare; Giovanna Cecchetto, presidente dell’associazione, spiega:

Il dieting è la tendenza a sentirsi costantemente in obbligo di stare a dieta, spesso frutto del fai-da-te, che porta a diete iniziate e mai finite, incostanti e mal strutturate, che creano la sindrome da yo-yo, causa numero uno della dipendenza.

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Resveratrolo, un rimedio naturale contro la colite cronica

Gli studi sul resveratrolo, uno tra gli antiossidanti più famosi al mondo e contenuto in buona misura nel vino rosso, sono in costante aumento. Tra questi vi è un nuovo studio spagnolo i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista European Journal of Pharmacology. La dott.ssa Sánchez-Fidalgo e colleghi hanno indagato sulla possibile attività antiulcerosa del resveratrolo nel trattamento della colite cronica indotta dal Dextran Sulfate Sodium, DSS.

Innanzitutto hanno suddiviso in due gruppi alcuni topi e li hanno sottoposti ad una dieta standard. Inoltre, ad uno dei due gruppi sono stati somministrate 3 mg di resveratrolo al giorno per chilo di peso. Dopo 30 giorni di dieta nei topi è stata provocata la colite acuta per mezzo dell’esposizione al DSS per cinque giorni. L’infiammazione, da acuta si è trasformata in cronica dopo altri 21 giorni. Dalle analisi condotte si è evidenziato che nei topi trattati con il supplemento a base di resveratrolo la colite era stata significativamente ridotta in estensione e gravità. Inoltre il resveratrolo aveva contrastato i segni clinici prodotti dal processo infiammatorio.

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Dieta inadeguata per le mamme che allattano

A detta degli scienziati dell’Università di Granada, in Spagna, il 94% delle mamme che allattano al seno non segue una dieta corretta che possa garantire un adeguato apporto di vitamine, proteine e grassi. Questo comporta una riduzione della qualità del latte e dei nutrienti trasmessi al neonato e, al contempo, riduce il benessere della mamma stessa. Lo studio è stato condotto in team dal dott. Jose Luis Gsmez Llorente del Dipartimento di Pediatria dell’Università di Granada e coordinato dalla prof.ssa Cristina Campoy Folgoso.

I ricercatori hanno coinvolto 34 mamme che allattavano al seno a cui è stato consegnato un questionario sulle abitudini alimentari. In seguito hanno raccolto da queste donne cento campioni di latte per valutarne la composizione e confrontare la dieta seguita con le eventuali carenze di sostanze nutrienti. I dati raccolti hanno permesso di stabilire che nel 94% dei casi le mamme seguivano una dieta a scarso contenuto di grassi.

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Carenza di vitamina D? Bevi un succo d’arancia

A mettere in dubbio la necessità di ricorrere agli integratori vitaminici in capsule per sopperire a una carenza di vitamina D, sono i ricercatori della Boston University con uno studio finanziato, oltre che dall’Istituto Nazionale della Salute, anche dal Beverage Institute for Health & Wellness, una divisione della Coca Cola del Nord America.

Secondo i ricercatori un succo d’arancia addizionato di vitamina D2 e D3 sarebbe in grado di far aumentare la concentrazione di queste sostanze nei livelli ematici al pari di una cura con integratori in capsule. Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista American Journal of Clinical Nutrition, è stato condotto su oltre 100 adulti sani di età compresa tra i 18 e gli 84 anni. Si è trattato di uno studio randomizzato e controllato con placebo.

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Latte e cancro ai reni? Non ci sarebbe un legame

Latte e cancro ai reni non ci sarebbe un legameRecentemente si era ipotizzato che vi potesse essere un legame tra l’assunzione di latte e un aumento del rischio di cancro ai reni. Un nuovo studio invece mette in dubbio ciò e ribadisce che non è necessario alterare il latte in alcun modo. Sono stati i ricercatori inglesi guidati dal dott. Nicholas Timpson del Reparto di Medicina Sociale all’University of Bristol a sostenere che il fallimento dei risultati genetici per replicare l’associazione tra il latte e il cancro ai reni suggerisce che i timori che il consumo di latte potrebbe elevare il rischio di cancro sono infondati.

Per sostenere questa tesi, gli scienziati hanno pubblicato un particolare studio sulla rivista ufficiale dell’American Association for Cancer Research, la Cancer Epidemiology, Biomarkers and Prevention. Quello che hanno voluto verificare i ricercatori era se vi fosse un nesso fondato tra il consumo di latte e il rischio di cancro ai reni, come sostenuto da un precedente studio.

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Cereali e strato aleuronico per una salute di ferro

Per chi si domandasse che cosa si cela dietro a questo strano termine, lo strato aleuronico è lo strato, il cui nome medico è guaina, che riveste il chicco dei cereali, tra i quali ricordiamo il grano. Esso serve a proteggere il chicco ed è assai ricco di proteine e vitamine. Quindi, per ottenere i benefici per la salute, si dovrebbe mangiare i cereali compresi di questa guaina. In particolare bisognerebbe mangiare alimenti quali pane integrale, riso integrale, ecc.

Un recente studio ha evidenziato come l’assunzione di cereali e pane di grano contenenti aleuronico possa giovare alla salute. Il team di ricercatori dell’University of Ulster, nell’Irlanda del Nord, ha scoperto che assumendo questo elemento insieme ai prodotti a base di cereali si possono incrementare i livelli ematici, ovvero nel sangue, di sostanze benefiche come la betaina, ottenendo al contempo una riduzione dell’omocisteina e del colesterolo LDL, quello cattivo, che sono notoriamente associati al rischio di malattie cardiache.

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Una mela al giorno

Ricordate l’adagio “Una mela al giorno, toglie il medico di ‘torno“? Qualcosa di fondato in questo antico detto popolare c’è. Per le sue numerose qualità, la mela viene considerata da secoli un farmaco naturale, al punto da essere raccomandata nella dieta quotidiana per il mantenimento di un buono stato di salute e benes­sere. La mela ha, inoltre, molte altre proprietà: aiuta la digestione, svol­ge un’azione protettiva delle muco­se dello stomaco e dell’intestino nonché un’azione antisettica, antiurica (contrasta la calcolosi), diuretica e lassativa.

Ha un effetto benefico sulla colesterolemia, ma anche sulla glicemia diabetica e su certi tipi di tumore. Alla tentazione di mordere la sua polpa succosa non ha resistito Eva, e neppure la bella Elena che, dopo essersi fatta sedurre da Paride, ha dato il via alla mitica guerra di Troia. Ma non lasciatevi condizionare da questi preceden­ti: mangiare una mela non è affatto peccato, anzi è più che salutare. La mela contiene, infatti, una miscela di composti nutrienti e “phytoche­micals” (composti non nutrienti di origine vegetale) che agiscono sull’organismo come antiossidanti, combattendo l’invecchiamento precoce e gran parte delle patolo­gie più comuni legate all’iperpro­duzione dei radicali liberi.

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