Il miglior modo per perdere peso? Rapidamente

In molti ritenevano che per il miglior modo di perdere peso e poi mantenerlo fosse quello di farlo lentamente. Un recente studio suggerisce il contrario. Per perdere efficacemente peso e mantenersi in forma bisogna farlo rapidamente. Ad affermarlo è uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università della Florida. La dott.ssa Lisa Nackers e colleghi hanno valutato le differenze tra i programmi perdita di peso in modo lento e la perdita di peso in modo veloce analizzando i dati di 262 donne obese di mezza età che hanno preso parte al programma TOURS, ovvero Obesity in Underserved Rural Settings.

Le partecipanti hanno seguito un determinato un programma per sei mesi che prevedeva una dieta ipocalorica e una moderata attività fisica, al fine di raggiungere una perdita di peso di 0,5 kg alla settimana. Al termine dei sei mesi le donne sono state seguite per un anno, in cui hanno beneficiato di un supporto che prevedeva, per due volte al mese, colloqui individuali e di gruppo, contatti telefonici e aggiornamenti per mezzo di newsletter.

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Il 40% degli italiani vorrebbe mangiare meglio ma non ci riesce

Secondo quanto emerso dal primo rapporto Coldiretti/Censis sulle abitudini alimentari degli italiani, il 37% degli abitanti del Bel Paese vorrebbe mangiare bene ma non ci riesce: di questi il 40,5% ha un’età compresa tra i 30 e i 44 anni e oltre il 40% sono donne, nel 43% dei casi casalinghe. Quasi il 33% degli italiani dichiara invece di seguire una dieta sana; tra questi si trovano soprattutto anziani (40,3%) e laureati (37,6%). Il 43% di noi d’altra parte è in sovrappeso e l’11% obeso.

Tuttavia, sempre secondo i dati del rapporto Coldiretti/Censis, questa situazione, per certi versi sconfortante, non è il frutto di disinformazione: quasi il 62% degli intervistati dichiara infatti di essere

molto informato sui valori nutrizionali, le calorie e i grassi riguardanti i vari alimenti

Nel 51,1% dei casi queste informazioni vengono ricercate e ottenute proprio sul web, mentre solo il 34% degli italiani si rivolge a quotidiani, settimanali e periodici, il 25,5% a familiari ed amici (25,5%) e il 25,6% ai negozianti e al personale del punto vendita per saperne di più su ciò che porta in tavola.

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Mangiare bene in vista dell’estate, le 15 regole d’oro dei dietisti italiani

Arrivano dal congresso milanese dell’ANDI (Asssociazione Nazionale Dietisti Italiani), tenutosi appena ieri, le 15 regole d’oro per mangiar sano e smaltire i chiletti in più accumulati durante l’inverno senza troppo stress e rinunce. Vediamole insieme:

  1. Non saltare mai i pasti, a partire dalla colazione;
  2. Inserire in ogni pasto una porzione di carboidrati, privilegiando quelli di tipo integrale e a scarso contenuto in grassi;
  3. Inserire in ogni pasto principale una buona porzione di verdura;
  4. Negli spuntini (massimo 2 al giorno) preferire la frutta;
  5. Limitare la frequenza dei formaggi a 2-3 volte a settimana;
  6. Consumare il pesce almeno 2 volte a settimana;
  7. Inserire almeno 2-3 volte a settimana, in uno dei pasti principali, piatti unici come zuppa di legumi e cereali accompagnati da un contorno di verdura; insalatona con uovo, prosciutto cotto magro o mozzarella o tonno, accompagnata da una porzione di pane; pasta o riso freddo condito con verdure.
  8. Preferire per i primi piatti i condimenti vegetali, come per esempio pomodoro, zucchine, melanzane, broccoletti;

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Sesamo, calorie e valori nutrizionali

Il sesamo si ricava da una pianta di piccole dimensioni dalle origini incerte: c’è chi dice che provenga dall’Africa, chi dall’India; di sicuro cresce tranquillamente nei paesi del bacino mediterraneo, e infatti viene coltivata con successo anche in Sicilia. Esistono diverse varietà di sesamo, che possono produrre semi bianchi, marroni o neri, contenuti in frutti di colore giallo.

In cucina i semi di sesamo vengono usati per la preparazione di piatti sia dolci che salati, e grazie al loro caratteristico sapore sono perfetti per aromatizzare il pane, i dolci e le focacce, ma anche per dare in tocco esotico alle insalate e come impanatura per tonno e carne di pollo.

I semi di sesamo sono anche molto salutari, infatti contengono proteine e aminoacidi essenziali, oltre allo zinco, utile per rafforzare il sistema immunitario, al selenio, che frena l’azione dei radicali liberi, al potassio e al magnesio. La caratteristica principale dei semi di sesamo è sicuramente quella di essere un’ottima fonte di calcio, un minerale indispensabile per il rafforzamento delle ossa e per prevenire l’osteoporosi e, fatto da non sottovalutare, e un perfetto sostituto dei latticini, in caso di intolleranza, proprio per assumere il calcio.

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L’importanza della motivazione nella decisione di mettersi a dieta

motivazione nella dieta

Portare avanti una dieta si sia, è sempre difficile, ci vuole forza di volontà, ma pare che neanche questa caratteristica basti ad assicurare il successo di un regime dietetico, il vero segreto, pare, stia nella motivazione che ha indotto ad intraprenderla. A sostenere ciò è un gruppo di ricercatori dell’Università del Kentucky e del North Carolina, in un articolo pubblicato sul Journal of Nutrition Education and Behavior.

Lo studio condotto dai ricercatori statunitensi è stato svolto con la collaborazione di 66 donne in sovrappeso e obeso, e  consisteva nell’esaminare la relazione tra motivazione, aderenza ad una dieta della durata di 16 settimane, ed effettiva perdita di peso; con un questionario i ricercatori hanno valutato, durante il periodo della dieta, la motivazione personale e la motivazione controllata, ossia quella dovuta agli altri che in qualche modo effettuano una pressione sulla scelta di mettersi a dieta.

Alla fine del periodo di dieta, i medici hanno confrontato le donne che erano riuscite a perdere almeno il 5% del loro peso iniziale con quelle che non ci erano riuscite, e hanno visto che fino alla quarta settimana la motivazione era alta per tutti e due i gruppi, mentre nelle settimane successive era rimasta tale solo nel gruppo che era riuscito a perdere peso, mentre era calata nell’altro: in pratica, la quarta settimana aveva rappresentato il momento “culmine” per capire chi avrebbe portato a termine con successo la dieta e chi no.

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Togliere una taglia con bicarbonato e creme all’ossigeno

L’ossigenoterapia fai-da-te con finalità rassodanti e dimagranti prevede tre fasi di trattamento: la preparazione e la pulizia della pelle tra­mite l’esfoliazione (lo scrub), per elimina­re le tossine che chiudono i pori e impedi­scono una buona ossigenazione; il bagno rigenerante, per riattivare il microcircolo e il drenaggio; l’applicazione di una crema o dì un siero rivitalizzante a base di ossigeno. Questo programma in tre fasi va eseguito 2/­3 volte alla settimana, preferibilmente la sera. L’ingrediente da utilizzare è un composto naturale che si trova in farmacia o al supermercato sotto forma di polvere bianca incolore e inodore: applicato sulla pelle, ha poteri disinfettanti e rivitalizzanti.

Prima fase: lo scrub delicato rimuove le tossine cutanee che impediscono l’ossigenazione e favoriscono la cellulite. Procurati una ciotola e mescola 4 cucchiai di latte detergente neutro e 2 cucchiai di bicarbonato in polvere: miscela il tutto e applica il composto con un massaggio circolare su tutto il corpo, insistendo sulle zone più colpite da adipe e ritenzione. Dopo qualche minuto, rimuovi lo scrub con una rapida doccia tiepida o fresca. Puoi ripetere il trattamento 2 volte alla settimana. Il bicarbonato ha un’azione depurativa, riattivante e disinfettante e prepara il corpo ad essere meglio ossigenato nei trattamenti successivi. Se non si ha tempo per fare il bagno già il solo scrub contribuisce a rendere la cute più elastica e luminosa.

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Diete delle star, un esempio da non seguire

Fatta (in parte) eccezione per Cindy Crawford, che segue sin troppo scrupolosamente la dieta Zona, i nutrizionisti bocciano le diete delle star. Più precisamente, è stata la nutrizionista Ursula Arens, chiamata in causa dal Daily mail, a dare i voti allo stile di vita alimentare di alcune delle donne più belle del mondo, stile del quale ha sottolineato soprattutto limiti e stranezze raccomandando vivamente alle comuni mortali di non seguire l’esempio delle dive.

Infatti, mentre Naomi Campbell si depurerebbe (in questi casi il condizionale è d’obbligo) con un beverone presumibilmente orrendo a base di sciroppo d’acero e peperoncino di Cayenna ed Heidi Klum non farebbe altro che ingurgitare semi di lino, girasole e zucca, Jennifer Aniston, salita agli onori delle cronache praticamente solo dopo il matrimonio naufragato con Brad Pitt, consumerebbe ben 14 porzioni di frutta e verdura al giorno (altro che favorire la motilità intestinale!) solo dopo averle frullate. In apparenza più equilibrata la dieta della Moss (che non rappresenterebbe comunque un buon esempio per nessuno, neanche se seguisse la dieta mediterranea come si faceva cinquant’anni fa): scorpacciate di pollo e pesce, salvo poi ingurgitare litri di acqua gelata per tenere a bada la fame.

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Ossigenoterapia

Spesso in primavera ci si ritrova con la pelle (del viso e del corpo) asfittica, ingrigita e priva di compattezza, e di elasticità: quando ci liberiamo dagli strati di abiti invernali, appaiono infatti più evidenti i danni prodotti da mesi di esposi­zione al riscaldamento, allo smog, agli sbalzi di temperatura, e soprattutto sono purtroppo ben visibili gli effetti di una cat­tiva ossigenazione dei tessuti.

L’ossigeno, il gas che insieme all’idrogeno ha dato origine alla vita sulla Terra, è uno dei principali carburanti dei nostri tessu­ti e, quando la pelle non ne riceve a suffi­cienza, a perdere compattezza e a non rigenerarsi più, formando smagliatu­re, cellulite e flaccidità. Senza contare che la carenza di ossigeno nell’organismo fa­vorisce anche disturbi digestivi, cattivo funzionamento dell’intestino e conse­guente stipsi, rallentamento metabolico, invecchiamento precoce, calo delle difese e sovrappeso.

 

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La dieta Clean Eating, ovvero “mangiare pulito”

Vi siete mai chiesti come fanno donne bellissime del calibro di Jennifer Aniston e Gwyneth Paltrow ad essere sempre in forma? Semplicemente, a loro dire, con la dieta denominata Clean Eating, che consiste nel frullare insieme determinate quantità di cibo e dividerlo in 14 porzioni da ingerire durante il giorno. Questi beveroni non vanno però assunti per cena, in quanto la sera è concesso un pasto normale, seppur leggero.

A detta delle stars, la perdita di peso e garantita, a patto, certo di non frullare di tutto e di più! Banditi quindi dal frullatore cioccolato, dolci, zuccheri e cibi grassi, a favore, naturalmente di frutta e verdura.

Beveroni a parte, la dieta Clean Eating, letteralmente “mangiare pulito” può essere seguita anche senza frullare il cibo, e prevede determinate linee guida, ovvero mangiare ogni due ore e mezzo un mini-pasto per mantenere il livello di zuccheri nel sangue, eliminare dall’alimentazione i cibi raffinati ed elaborati, soprattutto zucchero, riso e farina bianca, abolire i grassi saturi e le bevande zuccherate e bere almeno due litri di acqua al giorno.

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Sushi: è vero che è poco digeribile per gli occidentali?

Il sushi è un piatto che piace molto agli occidentali, non ha caso la cosiddetta “cultura del sushi” e i sushi bar sono in aumento anche nel nostro paese; purtroppo, spesso però, questo cibo risulta poco digeribile. Quello che poteva essere un caso riservato a persone con difficoltà di digestione, in realtà ora ha una spiegazione scientifica; stando a quanto riportato dalla rivista Nature, la causa della poca digeribilità del sushi sarebbe da imputare ad un batterio presente nell’intestino che solo i giapponesi possiedono.

Secondo gli studi effettuati da gruppo di ricercatori della Università Pierre e Marie Curie di Parigi,  a rendere poco digeribile il sushi non sarebbe il pesce crudo di per sè, bensì l’ alga nori che lo avvolge, perché

il metabolismo di quest’alga ad opera dell’organismo è legato ad un enzima prodotto dal batterio Bactreroides plebeius, presente nell’intestino dei giapponesi e pressoché assente in tutti gli occidentali.

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Vivere fino a 120 anni seguendo una dieta estrema

Non vuole certemente essere un invito il titolo del mio post di oggi, quanto piuttosto un semplice pretesto per parlarvi del singolare progetto di vita di una giovane coppia inglese, Elvira di 28 anni e Claus 33, che ha deciso di adottare una dieta super restrittiva e monitorare costantemente (e ossessivamente) il proprio stile alimentare allo scopo di vivere almeno fino a 120 anni.

Secondo quanto riportato dal Daily Mail la coppia, che vanterebbe un aspetto fisico invidiabile, sarebbe determinata a raggiungere lo scopo eliminando dalla dieta farina raffinata, glutine, carne e seguire quindi un regime alimentare semi-vegetariano composto da pesci, farina integrale, ortaggi freschi, frutta e semi. Il tutto naturalmente, afferma la giovane estremista della dieta come elisir di lunga vita, opportunamente condito da integratori e sport (palestra  almeno tre volte a settimana).

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L’elisir della giovinezza? Ridurre lo zucchero

Mangiar poco e in particolare ridurre lo zucchero allungano la vita, anche di parecchio. Antiche saggezze popolari, che qualche mese fa sono state dimostrate scientificamente. Dopo varie ricerche condotte sugli animali, pochi mesi fa uno studio condotto su cellule umane segna un altro punto a favore della teoria della restrizione calorica, secondo cui mangiare con moderazione fa vivere più a lungo.

La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Faseb Journal, è stata condotta su cellule polmonari umane normali e precancerose, ovvero in quello stadio che precede di poco la trasformazione tumorale. Entrambi i tipi di cellule sono stati fatti crescere, ricevendo quantità di glucosio normali o ridotte. I ricercatori del Center for Aging e del Comprehensive Cancer Center dell’University of Alabama, le hanno seguite nel corso di alcune settimane per vedere come e quanto si moltiplicavano e per registrarne la sopravvivenza.

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Estratto di vite rossa contro la cellulite

Novità in arrivo nelle cure anticellulite: un equipe di ricercatori dell’University Clinic Charité di Berlino, in Germania, ha scoperto che un estratto ricavato dalle foglie di vite rossa, che è ricca di flavonoidi, ovvero ottimi antiossidanti naturali, può essere un aiuto per combattere la cellulite, un disturbo che, oltre a costituire un fastidioso inestetismo, riguarda anche la salute dell’ipoderma, ovvero il tessuto adiposo che sta sotto la pelle.

Lo studio, diretto dal dottor Kalus, è stato pubblicato su Drug RD. La ricerca è stata condotta con l’ausilio di 71 volontari, sia maschi che femmine, con problemi di insufficienza venosa e di disfunzionalità della microcircolazione; i pazienti sono stati divisi in due gruppi: al primo è stata data una dose di 360 mg di estratto di foglie di vite rossa, mentre al secondo gruppo un placebo.

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Cancro al seno, eredità di una dieta sbagliata

Seguire una dieta scorretta in gravidanza fa aumentare il rischio di cancro al seno corso non solo del nascituro, o meglio della nascitura, ma anche della sua prole. Questo è quanto emerso da una ricerca condotta presso il Georgetown Lombardi Comprehensive Cancer Center di Washington i cui risultati saranno presentati al 101° AACR Annual Meeting che si terrà a Washington DC dal 17 al 21 Aprile 2010.

Lo studio però è stato condotto su un campione animale e non ha mostrato esattamente quale sia il meccanismo attraverso il quale una dieta ricca di grassi in gravidanza espone al rischio di sviluppare il tumore della mammella addirittura due generazioni successive di donne. I ricercatori ipotizzano si tratti di una mutazione genetica, che al momento non è ancora stata individuata, dalla quale origina un ingrossamento dei boccioli terminali del tessuto mammario.

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L’uva contro malattie cardiache e diabete

uva da tavola

Buone notizie per chi soffre di problemi legati all’apparato cardiocircolatorio e diabete di tipo 2: secondo un nuovo studio, infatti, l’uva da tavola rossa, bianca e nera aiuta nella prevenzione di queste malattie.

Lo studio, condotto dall’Università del Michigan, è stato effettuato in laboratorio sottoponendo un gruppo di topi ad una dieta ricca di grassi, alla quale era stata aggiunta una polvere a base dei tre tipi di uva, e un altro gruppo di topi ad una dieta composta solo da grassi.

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Drunkoressia, ossia non mangiare per poter bere alcolici

A proposito di disturbi del comportamento alimentare, oggi affronteremo il tema della drunkoressia, un termine coniato dai giornalisti del New York Time, ma non ancora riconosciuto dalla medicina ufficiale, con il quale si indica un nuovo comportamento alimentare diffuso tra le adolescenti, ovvero mangiare poco per poter assumere molti alcolici.

Tramite questo comportamento le ragazze vogliono raggiungere diversi scopi: dimagrire e farsi accettare dal gruppo, soprattutto dai maschi che considerano interessanti le ragazze che hanno comportamenti trasgressivi. La drunkoressia viene considerata una variante dell’anoressia, con la differenza che le ragazze assumono alcolici, e quindi calorie, intenzionalmente; per poter fare ciò, quindi, esse rinunciano al cibo per poter bere di più senza ingrassare.

Come per l’anoressia, anche nella drunkoressia si assiste al rifiuto del cibo da parte del soggetto e la diminuzione del peso corporeo; come dicevamo, la differenza con l’anoressia sta nel fatto che il dimagrimento non è fine a se stesso, ma necessario per assumere l’alcool. Inoltre, mentre nell’anoressia si assiste a diversi comportamenti atti a non sentire la fame, nella drunkoressia, gli zuccheri contenuti nell’alcool procurano un senso di sazietà.

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Fatorexia, essere in sovrappeso e vedersi magri

Secondo uno studio del Temple University Hospital di Filadelfia 2/3 delle donne in sovrappeso si credono magre. Lo studio, coordinato dalla dottoressa Marisa Rose, si è basato su un campione di 81 donne per lo più appartenenti a minoranze etniche e residenti in piccoli centri.

Il 70% delle 31 donne obese facenti parte del campione ha identificato come somigliante alla propria la silhouette normopeso o solo leggermente sovrappeso ritratta in alcuni disegni che sono stati loro presentati. In altre parole, quando veniva chiesto loro di indicare la figura che per dimensioni era più somigliante alla propria solo il 5% del campione di donne obese indicava quella che mostrava una donna in sovrappeso, mentre un buon 20% indicava nelle figure che ritraevano donne obese il proprio ideale di corpo perfetto.

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