Lunga vita con gli amminoacidi

Secondo una ricerca condotta dalle Università degli studi di Pavia, Milano e Brescia, con la collaborazione dell’Istituto Auxologico di Milano, e pubblicata sulla rivista scientifica Cell Metabolism, la dieta degli aminoacidi (i costituenti delle proteine) può allungare l’aspettativa di vita media di ciascuno di noi di almeno dieci anni portandola da 81 a 90-91 anni. Già alcuni studi condotti in precedenza avevano evidenziato la capacità degli aminoacidi a catena ramificata di prolungare la vita ma erano stati svolti su lievito unicellulare, in questo caso invece sono stati utilizzati dei topolini di laboratorio.

Gli studiosi italiani hanno somministrato loro acqua arricchita con un composto di tre aminoacidi a catena ramificata: leucina, isoleucina e valina, osservando che:

Il gruppo di topi alimentati con acqua agli aminoacidi ha vissuto più a lungo, e in buona salute, del gruppo di topi di controllo: in media 869 giorni i primi e 774 giorni i secondi. Un allungamento della vita di 95 giorni, in pratica del 12%

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Un italiano su tre è sedentario

Un italiano su tre conduce una vita sedentaria: va a lavoro in automobile, non prende mai le scale, non parcheggia mai troppo lontano dalla propria meta (o almeno ci prova). Questo è quanto emerso all’ultimo rapporto nazionale Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), l’osservatorio dell’Istituto Superiore di Sanità che monitora la salute della popolazione italiana attraverso interviste somministrate presso le Asl. Il dato riguarda soprattutto le donne ed ha registrato una crescita del 10% dal 2007 ad oggi.

Dal rapporto emerge che solo il 33% dei cittadini conduce uno stile di vita che può definirsi attivo a pieno titolo perchè svolge un lavoro fisicamente impegnativo o segue e linee guida riconosciute a livello internazionale (30 minuti al giorno di attività moderata per almeno cinque volte a settimana), mentre il 37% pratica attività fisica in maniera talmente modesta da mantenersi ben lontano dai parametri internazionali.

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A dieta dall’età di due anni, l’incredibile storia di una bambina inglese

Cari lettori, oggi ho deciso di lasciare da parte per un attimo i temi dei quali mi occupo di consueto per raccontarvi la storia di una giovane mamma inglese (Aly Gilardoni) o meglio quella di sua figlia Corleigh, una splendida bambina di otto anni (entrambe nella foto). Ho fatto questa scelta perchè credo che la loro sia una storia talmente assurda da dover necessariamente indurre alcune riflessioni importanti, prima fra tutte sul legame, certamente arcinoto, tra salute mentale ed alimentazione, su come cioè disagi personali irrisolti possano tramutarsi in disturbi della condotta alimentare non necessariamente identificabili con anoressia e bulimia. Il caso di seguito esposto risulta forse ancora più atroce perchè coinvolge una bambina, vittima inconsapevole di un disagio di cui è la madre ad essere portatrice.

Aly, è una giovane mamma inglese. Sin da bambina ha sempre avuto qualche problema di sovrappeso, come del resto la sua di mamma, e non è mai riuscita ad accettare serenamente questo stato di cose. L’attenzione alla forma fisica l’ha sempre ossessionata. Riesce comunque a condurre una vita normale e diventata ormai una donna si sposa; dal suo matrimonio nasce una bambina, Corleigh appunto. Tutto sembra procedere per il meglio fino a quando il marito decide di lasciarla solo con la piccola che ha ormai compiuto due anni.

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Spegni la luce e dimagrisci

Secondo una ricerca condotta presso l’Ohio State University e pubblicata sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences, l’esposizione persistente alla luce durante le ore notturne è in grado di agire sul metabolismo causando un aumento di peso, anche in assenza di modifiche relative alla dieta e all’attività fisica.

Il team di studiosi statunitensi, coordinato dal neuroscienziato Laura Fonken, ha condotto le proprie osservazioni su un campione di cavie da laboratorio ed ha così potuto osservare che i topolini esposti alla luce di notte, anche se tenue, per un periodo di oltre otto settimane hanno guadagnato oltre un terzo del peso rispetto al gruppo di cavie non esposto alla luce.

Nonostante non vi siano state differenze nei livelli di attività fisica o nel consumo quotidiano di cibo i topi che sono stati esposti alla luce di notte sono diventati più grassi degli altri

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Dieta sana, fa bene a te e all’ambiente

I cibi con il maggiore livello di consumo raccomandato, quelli più sani e salutari per intenderci, sono anche quelli che hanno un minore impatto ambientale. A dimostrarlo è lo studio Double Pyramid: Healthy Food for people, sustainable food for the planet, presentato nei giorni scorsi al Parlamento Europeo dal Barilla Center for Food and Nutrition (BCFN), in occasione dell’evento Sano per te, sostenibile per il pianeta, centrato sulle tematiche agricoltura, salute, ambiente. Lo studio si basa sul modello della Doppia Piramide una combinazione delle due  piramidi alimentare e ambientale che valuta l’impatto di ogni alimento sull’ambiente in termini di produzione di gas serra, consumo di risorse idriche e utilizzo del territorio.

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Introito calorico, attenzione all’ordine dei cibi

Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Consumer Research, l’ordine secondo il quale consumiamo i cibi influisce sulla nostra capacità di stimarne, orientativamente, il contenuto calorico. L’autore della ricerca è Alexander Chernev della Northwestern University, il quale ha chiesto a un gruppo di volontari di stimare le calorie di una serie di piatti, cambiando di volta in volta l’ordine in cui venivano presentati.

E’ stato così che lo studioso ha potuto osservare che le 570 calorie attribuite a un cheeseburger diventano ben 787 se questo è preceduto da un’insalata. E tanto più le pietanze abbinate sono diverse tra loro, quanto più è facile sbagliarsi:

Tutti i partecipanti-commenta Chernev- sapevano bene che una macedonia ha meno calorie di un cheesecake. Però un pasto a base di macedonia e cheesburger alla fine veniva giudicato complessivamente più pesante rispetto a uno composto da cheesecake e cheeseburger.

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Obesità e sovrappeso, il primo rapporto italiano

Si è conclusa ieri Obesity Day, la manifestazione organizzata dall’Adi (Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica) allo scopo di sensibilizzare la popolazione sui rischi legati a sovrappeso e obesità. L’evento ha rappresentato anche l’occasione per diffondere un rapporto sullo stile di vita alimentare degli italiani e sul loro desiderio di mangiar sano per mantenersi in forma, evidenziandone le contraddizioni.

Se da un lato infatti gli abitanti del Belpaese sono sensibili alle informazioni diffuse quotidianamente dai media circa la necessità di alimentarsi in maniera equilibrata, dall’altro si lasciano tentare molto volentieri dai peccati di gola che spesso hanno la meglio su tutti i loro buoni propositi; per non contare che ciò che li spinge a seguire una dieta sana non è la volontà di preservare la propria salute quanto piuttosto quella di apparire magri e belli.

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Tumore al seno, due giorni di dieta a settimana per ridurre il rischio

Secondo uno studio condotto dalla dottoressa Michelle Harvie del britannico Wythenshawe Hospital (Manchester), e riportato dal Daily Telegraph, bastano due giorni di dieta alla settimana per ridurre del 40% il rischio di tumore al seno nelle donne obese e in sovrappeso. Lo studio ha preso in considerazione due gruppi di donne: uno ha seguito una dieta restrittiva da 650 calorie, l’altro un regime dietetico sul modello della dieta mediterranea da 1500 calorie. In entrambi i casi la dieta è stata seguita solo per due giorni a settimana, nell’arco di sei mesi.

E’ stato così che gli studiosi hanno potuto osservare in entrambi i gruppi non solo una perdita di peso ma anche il calo di livello di alcuni ormoni coinvolti nell’insorgenza del cancro al seno, quali leptina e insulina, e di una proteina infiammatoria con un ruolo analogo. Gli ormoni sono scesi rispettivamente del 20 e 25%, mentre per la proteina incriminata il calo è stato del 15%.

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Formaggi, non serve eliminarli dalla dieta

Uno studio statunitense, pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition, sdogana i formaggi, almeno per quanto riguarda la loro assunzione nell’ambito di una dieta dimagrante, da sempre vista con scarso favore. Secondo i ricercatori infatti, una dieta ricca di latticini, con un’adeguata assunzione di calcio e una corretta produzione di vitamina D, aiuta a perdere peso come è stato osservato in persone obese (con indice di massa corporea superiore a 30) le quali, a fronte di livelli di calcio e vitamina D più elevati hanno mostrato una maggiore propensione al dimagrimento indipendentemente dal tipo di dieta seguita.

Così commenta lo studio Michela Barichella dell’Osservatorio nutrizionale Grana Padano e presidente dell’Associazione italiana di Dietetica Lombardia:

Lo studio pubblicato dall’American Journal of Clinical Nutrition è innovativo perchè permette di sfatare il mito, molto diffuso soprattutto tra le donne, secondo cui dalla dieta si devono eliminare completamente i formaggi e ridurre i latticini, se si vuole perdere peso. E’ sempre opportuno ricordare che il calcio è un minerale che svolge molteplici azioni nel nostro organismo ed è fondamentale introdurlo, con gli alimenti, nelle giuste quantità.

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Dormire di più aiuta a dimagrire

La notizia in realtà non rappresenta una novità assoluta, ma sembra proprio che dormire aiuti a perdere peso. A rilanciare l’argomento, che già diversi anni fa fece scalpore, è uno studio dell’Università di Chicago pubblicato su Annals of Internal Medicine.

La ricerca ha visto il coinvolgimento di un gruppo di volontari sani; tutti erano sovrappeso e stavano seguendo una dieta dimagrante. In una prima fase, è stato permesso loro di dormire fino a otto ore e mezza con effetti a dir poco benefici sui loro propositi di dimagrimento: tutti hanno perso in media tre chili in due settimane e di questi circa la metà (1,4 kg) di massa grassa. Nella seconda fase, anch’essa della durata di due settimane, le ore di riposo notturno dei volontari sono state ridotte a cinque e mezzo. In questo modo gli studiosi statunitensi hanno rilevato che la riduzione delle ore di sonno era proporzionale alla riduzione di grassi: solo mezzo etto in due settimane.

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Il coenzima Q10 aiuta a regolare il metabolismo

Quante volte vi è capitato di recuperare in pochi giorni i chili persi dopo la dieta, rimanendo vittime del famigerato effetto yo-yo? A volte, la causa di questo meccanismo è da ricercarsi nel metabolismo lento, fenomeno che può essere combattuto grazie al coenzima Q10, una sostanza capace di bruciare naturalmente gli accumuli di grasso.

Il coenzima Q10 è una molecola organica che si trova nel corpo umano, ma che è anche contenuto in diversi cibi, come i cereali, la soia, le noci, la verdura, le uova, la carne e il pesce. Oltre alla proprietà di bruciare l’adipe, il coenzima Q10 è in grado di trasportare energia tra le cellule e, quindi, di modulare il metabolismo; in più è un ottimo antiossidante ed è capace di equilibrare i livelli di colesterolo nel sangue, insomma: il coenzima Q10 è una sostanza importantissima per l’organismo.

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Il tè in bottiglia è meno sano di quello naturale

Sicuramente tutti avrete bevuto il classico tè freddo in bottiglia: una bevanda buona e rinfrescante, da gustare soprattutto durante gli assolati pomeriggi d’estate.

Se fino ad adesso al tè in bottiglia veniva imputata la sola colpa di contenere zuccheri, una ricerca condotta dalla società biotecnologica “WallGen” ha evidenziato il fatto che il tè in bottiglia non sarebbe sano quanto quello naturale, in quanto non conterrebbe tutti i polifenoli, ovvero le sostanze antiossidanti che in genere sono pubblicizzate in associazioni a questi prodotti. I risultati di questa ricerca sono stati presentati al convegno nazionale dell’American Chemical Society di Boston.

Il punto di forza di queste bevande è la loro capacità di essere molto attraenti per i consumatori, grazie al gusto più dolce rispetto alla semplice infusione del tè.

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La dieta iperproteica aumenta il rischio di osteoporosi

Secondo uno studio della statunitense Pardue University, pubblicato sul Journal of Gerontology: Medical Sciences, seguire una dieta ipercalorica iperproteica in menopausa aumenta il rischio di osteoporosi. I ricercatori sono giunti a questa conclusione dopo aver analizzato i dati relativi a due studi: il primo vedeva coinvolte 28 donne in postmenopausa di età compresa tra i 43 e gli 80 anni, quindici delle quali dovevano seguire una dieta senza carne nella quale le uniche fonti di proteine erano legumi, latticini e uova che rappresentavano il 18 per cento dell’introito calorico.

Le restanti 13 partecipanti seguivano invece una dieta composta al 30% da proteine, il 40% delle quali proveniva da carne di maiale magra e il 60% da legumi, latticini e uova. Al temine delle 12 settimane di sperimentazione tutte le partecipanti, di entrambi i gruppi, erano dimagrite in media di 8 chili e mezzo, ma quelle che avevano seguito un regime alimentare maggiormente proteico mostravano una demineralizzazione ossea.

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Dieta, quattro donne su dieci ingrassano

Mettersi a dieta ferrea e ingrassare; è questo il destino che attende quattro donne su dieci. Almeno tra quelle che per smaltire qualche chilo decidono di seguire regimi alimentari troppo restrittivi. Questo è quanto emerso dall’indagine “Food, Body, Mind”, commissionata dal Jenny Craig weight management programme, i cui risultati sono stati pubblicati sul britannico Daily Mail.

L’indagine ha coinvolto un campione di 2000 donne fra i 18 e i 65 anni ed ha messo in luce la tendenza ad imporsi regimi alimentari da fame, salvo poi abbandonare tutti i propri “buoni” propositi dopo il primo giorno di dieta (una donna su dieci) o, al massimo, dopo una settimana (due donne su dieci).

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Nuovo anno scolastico: l’alimentazione degli studenti

Il nuovo anno scolastico è ai nastri di partenza ormai per diverse regioni italiane; dopo quasi tre mesi di stop i ragazzi faticheranno un po’ prima di riprendere con i ritmi scolastici. Per sostenerli in questa fase e alleviare lo stress del rientro, una giusta alimentazione è molto importante. I consigli per la dieta ideale arrivano dagli esperti dell’Università delle Scienze di Philadelphia, guidati dalla dottoressa Karin Richards.

Secondo gli scienziati americani, nella dieta per gli studenti alle prese con il ritorno in aula, devono essere sempre presenti le proteine e i carboidrati; le proteine servono per tenere sotto controllo a lungo l’appetito, e i carboidrati, soprattutto quelli complessi come i farinacei integrali, a fornire l’energia necessaria ai ragazzi per affrontare tutte le attività scolastiche.

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L’ultima follia delle stars: la dieta a base di omogeneizzati

Qui su Dietaland ve lo abbiamo detto tante volte: le diete delle stars di Hollywood sono le meno indicate per perdere peso in modo sano e sicuro, in quanto alternano menù da fame a giorni in cui mangiano i cibi dei fast food. Proprio su questa linea si colloca l’ultima trovata in campo alimentare proveniente da Oltreoceano, vale a dire la dieta Baby Food, che consiste nel nutrirsi quasi esclusivamente di omogeneizzati.

Questa dieta così bizzarra è stata ideata dalla personal trainer dei vip Tracy Anderson, la quale ha ideato un regime alimentare composto unicamente da omogeneizzati, pappe di frutta e verdura e purè, senza la minima presenza di cibi solidi che, secondo la Anderson sarebbe in grado di far perdere peso molto velocemente.

Nonostante sia chiaro che la dieta Baby Food sia assolutamente da evitare, pare che sia seguita da molti i vip; i nomi? Nonostante abbia smentito di seguirla, sembra che Jennifer Aniston sia una fan di questa dieta, che seguirebbe per non scomparire accanto alla longilinea Nicole Kidman, con la quale sta per girare un film. Anche la “casalinga disperata” Marcia Cross era stata indicata come seguace di questa dieta a base di omogeneizzati, ma anche lei, come la Aniston, ha smentito.

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