Grasso sulla pancia? Ecco come elimnarlo

Il grasso sulla pancia non è sempre facile da eliminare. Anche quando perdiamo peso. Vediamo insieme cosa possiamo fare per attaccare questo antiestetico e potenzialmente dannoso accumulo di adipe.

Combattere il grasso sulla pancia per stare meglio

Il grasso sulla pancia che non si riesce spesso a eliminare è quasi sempre grasso viscerale, che avvolge i nostri organi interni e che può sostenere uno stadio di infiammazione che può favorire l’insorgenza di malattie cardiache e il diabete di tipo 2, per nominarne un paio. Cosa possiamo fare per risolvere il problema?

Il consiglio principale che possiamo darvi è sempre quello di rivolgervi a un professionista. Ma ciò non toglie che sia possibile seguire alcune norme di buon senso per poter stare bene. Le principali sono ovviamente legate alla dieta da seguire. La prima cosa da fare? Quella di evitare di seguire una dieta con troppi zuccheri e ipercalorica.

Come sempre la dieta mediterranea è quella più adatta da seguire. Ma è importante, in generale, evitare un eccesso calorico, soprattutto se questo è legato al consumo di carboidrati semplici. Meglio puntare sempre sui complessi, rappresentati da legumi e cereali integrali. Vi consigliamo inoltre, in tal senso, di aumentare le fibre. Anche in questo caso i cereali integrali sono la risorsa ottimale insieme a frutta e verdura. In questo modo si riduce l’assorbimento rapido di zuccheri, si migliora la peristalsi e aumenta la sazietà.

Per quel che riguarda i carboidrati complessi, essi sono principalmente una forma di energia stabile capace di tenere sotto controllo i picchi glicemici e farci sentire sazi. Per tale ragione dovremmo consumarne in quantità adeguate, ricordandoci di includere sempre una fonte proteica.

Cosa possiamo fare

Al fine di eliminare il grasso sulla pancia dobbiamo aiutare il nostro metabolismo a funzionare adeguatamente e questo passa anche per l’aiuto al mantenimento della massa muscolare che le proteine possono fornirci.  Infine, ma  non per importanza, a livello alimentare non dobbiamo dimenticare i grassi buoni. Questi, se inclusi nella nostra dieta, ci aiutano a rimanere in forma. E parliamo ovviamente di semi, frutta secca e olio d’oliva.

Per mandare via il grasso sulla pancia è utile anche seguire alcune regole “comportamentali“.  O meglio di fitness. Dobbiamo selezionare degli esercizi adeguati, ovviamente tenendo conto delle nostre condizioni di salute. Un comportamento irrinunciabile è quello di eseguire delle passeggiate. Questo approccio al movimento consente di combattere la sedentarietà e di rimanere attivi.

Entrando più nello specifico si possono eseguire, meglio se in palestra e seguiti da un istruttore, allenamenti ad alta intensità, esercizi di forza e quelli di core stability come gli addominali e i plank che, tra le altre cose, sistemano la postura.

Dieta dei 30 minuti: è efficace?

La dieta dei 30 minuti è efficace? La promessa è quella di rendere stabili i valori dello zucchero nel sangue e di bruciare i grassi allo stesso tempo. Scopriamone di più cercando, di capire se sia effettivamente valida.

 

Ecco la dieta dei 30 minuti

La dieta dei 30 minuti è un regime alimentare creato da Timothy Ferriss, noto esperto di salute. Essenzialmente più che di una vera dieta dovremmo parlare di un metodo che riguarda il consumo di specifici pasti entro 30 minuti dal risveglio. Per far si che il nostro corpo stimoli adeguatamente il metabolismo. E al contempo, come già anticipato, regolare la glicemia, ovvero i livelli di zucchero nel sangue.

Va da sé che a meno che non dormiamo tutto il giorno si tratta di un regime che mette al centro di tutto la colazione e la sua importanza. Secondo l’esperto, per essere in grado di stabilizzare i valori della glicemia e avere un reale controllo sul peso bisogna mangiare adeguatamente proteico appena ci si sveglia.

Teoricamente, sarebbe meglio affidarsi a regimi generalmente più equilibrati come la dieta mediterranea. Ma allo stesso tempo possiamo dibattere sul perché la dieta dei 30 minuti metta al primo posto il consumo di proteine a colazione.

In linea teorica consumare proteine immediatamente appena svegli consente di avviare un processo di combustione dei grassi molto più efficiente. Questo porterebbe al rifornimento di energia all’organismo senza che avvengano picchi glicemici. La ragione sta nel fatto che le proteine, richiedendo un maggiore tempo per la digestione rispetto ai carboidrati, consentono di mantenere una sensazione di sazietà più a lungo. Fattore questo che preverrebbe un’assunzione eccessiva di cibo successiva nel corso della giornata.

Un aiuto contro il diabete

Secondo chi l’ha provata, la dieta dei 30 minuti avrebbe importanti benefici anche in coloro che soffrono di diabete o di colesterolo alto. Questo regime dietetico consiglia di evitare i carboidrati raffinati, preferendo legumi e verdure per ottenere nutrienti e le fibre, evitando picchi glicemici inutili.

Insomma, anche con una colazione più proteica che equilibrata, questo approccio al cibo punterebbe solo verso un’alimentazione sana. Condividendo il “rifiuto”, con altre diete, per specifici cibi raffinati. Secondo l’esperto in questo caso, infatti, si otterrebbe un equilibrio tra carboidrati complessi, proteine e grassi sani che riuscirebbe tenere la glicemia a livelli accettabili, contribuendo non solo alla riduzione del rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 ma migliorando contemporaneamente la sensibilità all’insulina.

E’ efficace? Potrebbe esserlo. È un approccio sano? Abbastanza, ma non dovete mai dimenticare di chiedere consiglio al vostro medico.

Carboidrati, ecco perché li amiamo

I carboidrati sono croce e delizia per chiunque ami al contempo mangiare e rimanere in forma. Una ricerca recentemente condotta ci spiega perché li amiamo così tanto.

L’amore dell’uomo per i carboidrati

La ragione di questo nostro amore per i carboidrati è scritta nel nostro DNA. Insomma, c’è una ragione scientifica e comprovata. Secondo la ricerca allora condotta dalla Buffalo University e del Jackson Laboratory for Genomic Medicine di Farmington questo nostro amore per i carboidrati risalirebbe a ben 800.000 anni fa almeno. Ancor prima della comparsa sulla terra degli uomini di Neanderthal.

Gli scienziati sono riusciti a trovare le prime duplicazioni del gene dell’amilasi salivare. E’ la variazione genetica che si occupa non solo di influenzare la nostra dieta ma anche di far partire la digestione in bocca. Cerchiamo di spiegare meglio: la passione dell’essere umano per i carboidrati è ben nota. E non è un caso che tra i nostri cibi preferiti compaiano sempre la pizza, pane, la pasta o le patate.

La motivazione specifica e scientifica per tutto ciò si trova in un dedicata regione del DNA presente all’interno del cromosoma 1. Un gene che non solo ci fa amare tanto i carboidrati, ma che ci porta anche ad avere immense difficoltà quando dobbiamo limitarne il consumo.

L’ amilasi salivare sopra citata è l’enzima che ci consente di scomporre l’amido dei carboidrati complessi a partire dalla bocca. Per questo parlavamo di digestione in precedenza. Il gruppo di studiosi americani è riuscito a risalire alle prime duplicazioni di questo gene. Lo stesso che tra l’altro influenza la nostra percezione del sapore del carboidrato.

Una passione genetica antica

Per quanto spesso e volentieri c’è la prendiamo con i carboidrati, questi rappresentano uno dei principali macronutrienti che noi sfruttiamo per il funzionamento del nostro organismo attraverso l’alimentazione. E la nostra passione per gli stessi, secondo la ricerca, sarebbe nata proprio circa 800.000 anni fa.

Gli esseri umani, tra l’altro, avendo più geni legati alla amilasi salivare possono produrne di più e di conseguenza digerire in modo maggiormente efficace una quantità più ampia di amidi. Curiosità: è stato analizzato il genoma di 68 esseri umani antichi. Tra i campioni era presente uno databile a circa 45.000 anni fa proveniente dalla Siberia.

Da questo studio è evidente che la duplicazione del gene finora affrontato sia avvenuta per la prima volta in un momento decisamente anteriore rispetto a quello che si pensava in precedenza. Quando ancora gli uomini non pensavano ancora a coltivare o consumare tantissimi cereali o vegetali a livello alimentare.

Di certo, contestualmente, tutto questo ci fa sentire meno in colpa quando pensiamo al tanto amore che proviamo nei confronti dei carboidrati. Non è colpa nostra, ma del DNA!

Dieta spaziale a base di batteri?

Dieta spaziale a base di batteri? Diciamo di sì. O meglio dovremmo parlare di alimenti completi dal punto di vista nutrizionale, ottenuti da batteri coltivati su pezzi di asteroidi.

Una nuova dieta spaziale

Inutile dire che quando si tratta di dieta spaziale l’innovazione deve essere alla base di tutto. Attualmente gli astronauti per mangiare possono contare su razioni create appositamente per durare ed essere conservate nello spazio. Sono stati fatti anche diversi esperimenti di coltivazione ma seguendo quelle che sono le norme di coltura classica.

Gli scienziati si sono chiesti: perché non seguire un percorso differente e rivoluzionario ottenendo del cibo nutrizionalmente adeguato da batteri? E perché non utilizzare degli asteroidi? È molto semplice comprendere perché si è optato per questo tipo di “terreno”. Per quanto per noi al momento sembri assurdo, potremmo aver bisogno di dar vita a missioni spaziali a lungo termine, ancor più di ora, senza poter rifornirci sfruttando il nostro pianeta. Sostenendo quindi una dieta spaziale alternativa a quella attuale.

È per tale ragione che gli scienziati dell’Università Western dell’Ontario, in Canada, hanno deciso di lavorare su questo nuovo approccio alla coltivazione. Gli esperti, fondamentalmente, hanno ipotizzato che si possano trasformare in cibo, dotato di ottimo valore nutrizionale, gli elementi chimici riscontrati sugli asteroidi.

Nello specifico lo studio è stato in grado di mostrare che, se si riuscisse a trasformare anche solo alcune sostanze chimiche presenti sugli asteroidi in biomassa, sfruttando ad esempio l’asteroide Bennu, si potrebbero creare tra i 50 e i 239 milioni di grammi di “cibo commestibile”.

Potenzialità davvero importanti

Va da sé che le potenzialità di una simile tecnologia e approccio alla dieta spaziale sarebbero immense. Tra l’altro è stato stimato che se il processo di estrazione fosse molto efficace e si potesse trasformare tutto il materiale realmente utile, si potrebbero creare tra gli 1,4 miliardi e i 6,5 miliardi di grammi di cibo.

Pensiamo inoltre a un approccio del genere anche per quel che riguarda la Terra e non solo nell’ipotesi di una dieta spaziale. Ci sarebbe la possibilità di dar vita al cibo necessario per tutte quelle persone che non sono in grado a causa della povertà di sfamarsi. Inutile dire che i numeri sopra citati sarebbero capaci di sostenere una persona da un minimo di 600 anni fino all’equivalente di tutta l’evoluzione umana.

Certo, forse sarebbe un po difficile approvvigionarsi adeguatamente di asteroidi. È stato infatti stimato che la quantità di asteroide necessaria per creare cibo per una persona per 12 mesi si stagli tra le 5000 le 160.000 tonnellate metriche di asteroide. Sognar però non nuoce in merito a questa dieta spaziale. Chi lo sa che in futuro non ci servi davvero?

Cibi autunnali da consumare per una dieta sana

Quali sono i cibi autunnali da consumare per mantenere una dieta sana? L’autunno è arrivato ed ha portato con sé non solo delle temperature più miti, ma anche tutta una serie di alimenti che possiamo portare in tavola.

I principali cibi autunnali da consumare

Cibi autunnali che con i loro nutrienti possono aiutarci a stare bene e a seguire una dieta sana ed equilibrata. La regina di questi alimenti è senza dubbio la zucca. Questa può essere utilizzata per dar vita a moltissimi piatti autunnali gustosi e al contempo rifornirci di vitamina A e di vitamina C in particolare. A differenza di quello che si crede è molto versatile.

Possiamo utilizzarla come contorno o prepararci delle ottime polpette da cuocere in forno, leggere e gustose. Possiamo utilizzarla anche per dolci leggeri di diversa tipologia. Ovviamente questo non è l’unico ortaggio presente tra i cibi autunnali in grado di farci del bene.

Tra i cibi autunnali che possiamo consumare ci sono anche i carciofi, i quali sono possibili da raccogliere da ottobre a maggio. I mesi autunnali sono quelli nei quali è possibile trovarne di migliori e consumarne a volontà. Questo ortaggio è ricco di zinco, rame, fosforo e potassio e il suo alto contenuto di fibre consente di sostenere un’ottima motilità intestinale. Importante: è uno degli ortaggi più ricchi di proteine e carboidrati.

Tra i cibi autunnali immancabili le mele: hanno anch’esse il ruolo della regina. Le loro fibre consentono di poter contare su un ottimo senso di sazietà e una digestione facilitata. Grazie al loro livello di antiossidanti e sostanze fitochimiche aiutano ad abbassare il livello della glicemia. Hanno poi il pregio di essere un cibo ipocalorico visto che una singola mela di solito contiene circa 52 cal.

Via libera anche alla patata dolce

Sulla stessa linea, tra i cibi autunnali, incontriamo la melagrana: tante fibre e tanti antiossidanti. Questo la rende uno cibi dei più adatti se si vuole perdere peso e combattere i radicali liberi. Secondo alcune ricerche sarebbe anche in grado di combattere l’ipertensione.

Tra gli ortaggi che non dovremmo mai far mancare all’interno della nostra dieta contenente cibi autunnali vi è anche la patata dolce. Non solo possiede il doppio delle fibre degli altri tuberi ma è una fonte perfetta di magnesio, ferro e vitamina A utile per combattere le infiammazioni. Ha meno calorie della patata normale essendo una radice e può essere utilizzata sia per fare dolci che per preparare primi o contorni gustosi.

Infine, ma non per importanza abbiamo le barbabietole, il cavolfiore e i funghi. Si tratta di alimenti dal basso valore calorico ma decisamente ricchi di minerali e nutrienti. Perché non affidarsi a loro?

Ozempic, l’overdose di Lottie Moss

L’ozempic è un farmaco antidiabete usato anche off label contro l’obesità. L’overdose vissuta da Lottie Moss è l’esempio di come un medicinale non dovrebbe mai essere utilizzato.

Ozempic e l’effetto su Lottie Moss

Già è abbastanza esecrabile il fatto che è un farmaco antidiabete rischia di non essere a disposizione per chi davvero ne ha bisogno perché la gente lo utilizza per altri scopi. Ancor più è tragico se viene ottenuto senza prescrizione e se ne fa un uso sbagliato.

Per le sue capacità di aiuto alla perdita di peso l’Ozempic è stato utilizzato da molte star in tutto il mondo punto e Lottie, sorella della più nota Kate Moss non ha rappresentato un’eccezione. Il fatto che con molta probabilità sia stato utilizzato su un corpo che non aveva bisogno di dimagrire e in maniera incontrollata ha condotto a un evento avverso che poteva rivelarsi fatale.

Lottie Moss è sempre stata una bella donna, dal corpo ben fatto. Tra l’altro non soffre di diabete e quindi non avrebbe avuto bisogno di Ozempic. Eppure si è trovata in ospedale per averlo utilizzato. E stata ricoverata d’urgenza in seguito a un’overdose di questo farmaco. La donna si è infatti iniettata il doppio della dose teoricamente prevista.

Fortunatamente tutto si è risolto per il meglio e la stessa Lottie ha potuto spiegare cosa è successo, sottolineando l’importanza di non fare ciò che lei stessa ha fatto. La sorella minore di Kate Moss ha condiviso ciò che le è accaduto nel corso di un episodio del suo podcast “Dream on”. “È stata la scelta peggiore della mia vita” ha raccontato. “È un avvertimento per tutti voi: vi prego se state pensando di farlo non fatelo. Non ne vale la pena”.

Preso senza prescrizione medica

È un peccato che lei stessa non si sia resa conto prima di provare il farmaco che non ne valesse la pena. Ha raccontato che l’utilizzo è stato causato dal fatto che non si sentisse felice con il proprio corpo. E se questo rappresenta già un problema perché sarebbe stato auspicabile non solo un percorso psicologico ma il sostegno di un nutrizionista o di un dietologo eventualmente, c’è di peggio. La modella infatti ha ricevuto l’Ozempic da un’amica senza prescrizione medica.

Si è resa lei stessa conto di aver iniettato il doppio della dose raccomandata dopo aver accusato un malore e ad avere iniziato a vomitare in maniera ininterrotta. La giovane è stata portata in pronto soccorso dove poi è caduta in preda di una crisi epilettica.

Una reazione del corpo al grande stato di disidratazione che stava vivendo. Un’esperienza davvero molto forte da lei considerata la cosa più spaventosa che le sia capitata nella vita.

Collagene nell’acqua? Meglio nella dieta

Assumere collagene nell’acqua? Meglio assumerlo nella dieta a questo punto se vogliamo che la nostra pelle sia turgida e liscia.

È utile il collagene aggiunto nell’acqua?

Quando si tratta di salute della pelle, il collagene è uno degli elementi che vengono chiamati in causa maggiormente. Questo perché tale elemento, prodotto naturalmente dal nostro corpo, ci consente essenzialmente di rimanere giovani.

Soprattutto d’estate ci vengono presentati prodotti, bevande nello specifico, addizionate con collagene e acido ialuronico. Ma servono davvero a qualcosa? La risposta è ovviamente negativa. E per diverse ragioni. Ricordiamo che il collagene viene sintetizzato dal nostro organismo in maniera naturale, sebbene le sue quantità calino con l’invecchiare e il passare dell’età.

L’acqua aromatizzata al collagene fa parte di quelle bevande chiamate “near water“, ovvero acqua arricchita con vitamine, sali minerali e altri elementi. Parliamo di un mercato che è nato in corrispondenza della pandemia, poi cresciuto negli anni successivi per via di un interesse nuovo dell’essere umano nel benessere. L’acqua arricchita di collagene viene spesso venduta come ottimale per prendersi cura della pelle.

Il problema è che questa promessa di bellezza non è rispettata. Per prima cosa perché questa nuova moda è dettata da uno studio relativo a una specifica forma di collagene messa in commercio. E in seconda istanza perché secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare non esiste un nesso causa-effetto effettivo tra il consumo della già introdotta versione di collagene e l’elasticità della pelle.

Ulteriori successivi studi emersi in questi anni hanno sottolineato la possibilità di potenzialità importanti in tal senso,  ma mancano ancora delle prove specifiche della loro validità.

Cibi nei quali è presente naturalmente

Se vogliamo assumere collagene direttamente possiamo farlo con la dieta attraverso l’utilizzo di gelatina in fogli o colla di pesce ma soprattutto sfruttando ossa e cartilagini provenienti dalla carne. Nonché alcuni tagli di questa considerati solitamente poco pregiati.

Se vogliamo mantenere quindi la nostra pelle al top è maggiormente consigliato consumare salmone, pollo e tacchino, albume d’uovo, gamberi nonché brodo ottenuto dalle ossa. Proprio perché come già anticipato cartilagine, tendini e ossa sono ricche del collagene di tipo 1 perfetti per prendersi cura di unghie, pelle e capelli.

L’acqua aromatizzata potrà anche essere molto buona, ma è totalmente inutile in tal senso. Se vogliamo avere una pelle perfetta aggiungiamo ai cibi sopra citati anche l’aglio, capace di promuovere la produzione di collagene, i peperoni rossi per via della vitamina C che è necessaria per la sua sintesi.

In questo modo non sprecheremo il nostro denaro in formulazioni inutili e otterremo maggiori benefici.

Bill Skarsgard e la dieta per il Corvo

Bill Skarsgard è il protagonista del reboot de “Il Corvo“. E per raggiungere la fisicità che ci presenta sullo schermo ha seguito una dieta davvero particolare.

Le necessità alimentari di Bill Skarsgard

Chi è nato negli anni ’80 o prima ovviamente non potrà dimenticare mai l’originale che vide come protagonista Brandon Lee. Il quale, tra l’altro, proprio sul set del film trovò la morte per via di una pistola non caricata a salve.

Detto ciò, diventa comunque interessante vedere cosa ha fatto Bill Skarsgard per poter entrare pienamente nella parte. Dal canto suo come attore lui ovviamente ha cercato di rispondere alla fisicità richiesta seguendo un regime alimentare molto duro. Una dieta rigorosa che è andata a perfezionare quello che l’attore aveva già raggiunto per l’action “Boys Kills World”.

È stato lo stesso regista Rupert Sanders a raccontare cosa mangiava Bill Skarsgard per rimanere in forma nel corso delle riprese. “Quando portavo fuori a cena Bill, ordinavo io per lui perché sapevo già che cosa avrebbe mangiato“, ha spiegato il regista. “Di base tartare di carne e uova crude. È stato tantissimo in palestra, ha mangiato in modo sanissimo. £ ci ha svergognato tutti mentre mangiavamo hamburger e hot dogs mentre lavoravamo di notte nell’estate ceca“.

Insomma, quanto pare sul set era l’unico che manteneva un regime alimentare controllato. Va detto che per esibire il fisico che ha esibito ne il corvo si è trattato praticamente di gioco forza favorire un approccio iperproteico. Soprattutto nel momento in cui per mantenere si è trovato a dover passare moltissimo tempo in palestra.

Non è stato difficile per lui

carne rossa aumenta colesterolo cattivo

Ha spiegato anche l’attore in un’altra intervista cosa è successo. Volevano che il Corvo fosse fisicato, ha sottolineato, sebbene il personaggio di Eric non dovrebbe esserlo. Si può dire che Bill Skarsgard abbia trovato il giusto connubio per la pellicola.

Obbligandosi comunque a rinunciare a qualcosa. “Mi piaceva davvero tanto quello che stavo mangiando, ha spiegato. “Non ho sentito il bisogno di qualche pasto libero. Non ho mangiato zuccheri, ma non sono comunque tipo da dolci. Il mio più grande sgarro penso sia stata una birra, per festeggiare la fine delle riprese”.

Seguire questa dieta non gli è quindi pesato tantissimo. Soprattutto perché a quanto pare le proteine mangiate, come la tartare di carne, erano essenzialmente di suo gradimento. Certo, adesso con molta probabilità avrà allentato un po il suo regime alimentare punto non dobbiamo dimenticare che una dieta iperproteica deve essere prima di tutto equilibrata e non seguita a lungo a meno che non vi sia un effettivo dispendio dei nutrienti assimilati.

Tom Cruise, ecco la sua dieta

Qual è la dieta di Tom Cruise? Scopriamo insieme qual è il segreto alimentare dell’attore hollywoodiano. Il quale, non possiamo negarlo, può contare su un’incredibile forma fisica.

Cosa mangia Tom Cruise

È inutile girarci intorno: Tom Cruise, a 62 anni, è ancora uno degli attori più belli di Hollywood. Senza dubbio è uno di quelli più attivi e scapestrati, se pensiamo che esegue da solo la maggior parte, se non tutti, gli stunt dei suoi film d’avventura.

La dieta è solo uno degli elementi che consentono a Tom Cruise di rimanere in una forma invidiabile anche per persone molto più giovani di lui. L’attore applica una cura praticamente maniacale al suo aspetto. E lo fa sia con sedute in palestra adatte al suo organismo, sia controllando molto il suo regime alimentare. A quanto pare la sua dieta si basa su solo 1200 calorie massime, senza introdurre nessun carboidrato.

Questo già è un approccio fortemente esagerato, dato che l’organismo ha bisogno di tutti i nutrienti in modo equilibrato. Ogni tanto si concederebbe dei panini healthy, tenendosi totalmente lontano dal cibo spazzatura. Il suo regime alimentare sarebbe anche privo di qualsiasi tipologia di grasso malsano.

L’attore non ha reso noto quale sia di preciso la sua dieta. Da quel è stato possibile intuire da qualche dichiarazione e dai racconti delle persone vicino a lui, questa si baserebbe principalmente su pesce, pollo, albumi e verdure. Nonché su noci e mirtilli.

Attività fisica all’aperto e un po’ di palestra

Nonostante Tom Cruise presenti un fisico abbastanza allenato, incapace di garantirgli di eseguire i suoi stunt da solo, non andrebbe in palestra tutti i giorni. Concentrerebbe la sua attenzione in palestra su pochi specifici esercizi, cercando di mantenersi in forma attraverso attività sportive. Parliamo di escursionismo, ciclismo, corsa, kayak, tennis e scherma.

Tutte tipologie di esercizio fisico che, se ci riflettiamo, rispecchiano un po’ quelle che è possibile riscontrare nella maggior parte delle sue scene al cinema.

Tornando a parlare degli esercizi, a quanto pare Tom Cruise si concentrerebbe sui pesi tre volte a settimana, aggiungendo alcuni esercizi cardiovascolari. L’attore si prende cura della sua forma fisica anche attraverso il giusto riposo. Non è, per quanto attento all’attività fisica e sempre in movimento, un maniaco del muoversi fino allo sfinimento.

È palese che l’attore riesca a tenersi in forma unendo in modo attento dieta ed esercizio. Di certo, dati i risultati, deve aver trovato il giusto equilibrio. Se c’è qualcosa da correggere è senza dubbio la mancanza, praticamente totale, di carboidrati nella sua dieta.

Pasta? E’ il segreto degli atleti

La pasta? E’ il segreto degli atleti. Dobbiamo smetterla di demonizzare un alimento basilare per il corretto sfruttamento delle energie legate alle nostre attività, sportive e non.

Perché la pasta è importante

Come è ovvio che sia, un’alimentazione corretta e sana è indispensabile per mantenere la salute di una persona normale e tanto più quella di chi pratica attività sportiva. La pasta, nel tempo, ha confermato il suo ruolo centrale per quel che concerne la dieta che deve essere seguita da chi gareggia. Non si sbaglia se la si definisce il carburante che consente agli sportivi di ogni categoria di funzionare al meglio. Anche in un regime alimentare molto restrittivo come quello seguito ultimamente da Gianmarco Tamberi la pasta non manca.

Questo perché rimane un elemento perfetto per accumulare energia da bruciare nell’immediato. Chiunque fa sport lo sa: la pasta è l’alimento ideale da consumare prima di una gara o di un allenamento. Se accompagnata da un condimento leggero non solo è nutriente ma è anche facile da digerire e consente, se consumata dopo lo sforzo, di recuperare l’energie e facilitare il riposo.

Potremmo fare numerosi esempi di atleti che hanno inserito la pasta nella propria routine alimentare. Anche quelli provenienti da paesi dove la dieta mediterranea non è così diffusa e la pasta non è un elemento imprescindibile della dieta.

Favorire una buona qualità dei carboidrati

Per capire quanto possa essere importante la pasta per gli sportivi, possiamo chiamare in causa i LARN, o i livelli di assunzione di riferimento di nutrienti ed energia. Questi, redatti dalla Società italiana di nutrizione umana, spiegano scientificamente l’importanza di questo alimento. In una dieta equilibrata i carboidrati dovrebbero rappresentare il 45-60% delle calorie giornaliere, mentre i grassi il 20-35%. Il restante 10-15% delle calorie dovrebbe provenire dalle proteine.

Per comprendere meglio possiamo fare l’esempio di un adulto maschio di corporatura media, che pratica attività fisica in modo regolare. Si tratta di una persona che consumerà circa 2800 calorie al giorno, di cui i carboidrati dovrebbero corrispondere in grammi a circa 340-380.

È importante, ovviamente, inserire all’interno della dieta oltre che la giusta quantità anche la giusta qualità di carboidrati. E la pasta rappresenta la fonte ottimale di carboidrati complessi da sfruttare. Soprattutto perché, rispetto al pane e al riso possiede un indice glicemico relativamente basso. Ciò significa che non provoca un picco della glicemia, ma consente all’organismo di poter usufruire di un rifornimento prolungato e regolare di energia. Insomma, rappresenta proprio la benzina di cui ha bisogno il corpo degli atleti per funzionare al meglio.

Estate, quale frutta mangiare

D’estate quale frutta è meglio mangiare? Fermo restando che in ogni stagione è meglio consumare ciò che la natura produce senza spinte umane, esistono dei frutti consigliabili per le loro proprietà nutritive.

Frutti perfetti d’estate

D’estate non si dovrebbe mai rinunciare ai mirtilli. Considerati dei veri e propri superfood, presentano un equilibrio importante a livello organolettico tra il dolce e l’acidulo. E sono perfetti per essere consumati a colazione insieme ai cereali, all’interno di ricette gustose come muffin o addirittura all’interno di insalate. Le loro proprietà aiutano a mantenere in salute la circolazione sanguigna e la pelle grazie alle vitamine e agli antiossidanti presenti.

Anche le more sono un frutto d’estate ottimale da consumare in questo periodo, non solo per il sapore ma anche per la loro importante quantità di fibra alimentare e vitamine. Queste possono essere consumate sia cotte all’interno di preparazioni dolci o crude in semplicità all’interno di bevande rinfrescanti.

Quando si parla di frutta da mangiare d’estate non si può rinunciare all’anguria o cocomero che dir si voglia. È un frutto composto principalmente da acqua ed è considerato proprio per questo tra i migliori con i quali idratarsi. Non dobbiamo però dimenticare le sue importanti dosi di zucchero se soffriamo di particolari patologie. Basta congelarla e frullarla per poter godere di una granita fresca e dolce. È uno dei frutti più versatili da poter utilizzare in cucina.

Sebbene il loro prezzo sia salito alle stelle negli ultimi anni anche le ciliegie sono uno dei frutti estivi più consigliati da consumare. Non tendiamo spesso a concentrarci su questo particolare, ma sono molto ricche di antiossidanti, perfetti per prenderci cura della nostra salute.

Di stagione e pieni di vitamine

Anche le fragole e le pesche sono consigliate per il consumo d’estate. E non solo perché si tratta di frutta di stagione: le prime sono infatti molto ricche di vitamina C e per tale ragione consentono di sostenere la salute del sistema immunitario nonché un’ottima circolazione. Anche le pesche presentano buone dose di vitamina C, ma contengono anche un’importante quantità di vitamina A: fattore che le rende decisamente interessanti. Sulla stessa linea anche le albicocche.

Ritornando sui frutti di bosco non dovremmo privarci assolutamente dei lamponi, molto dolci e aspri allo stesso tempo. Se abbiamo voglia di cucinare dolci che contengano cioccolato, questi rappresentano un ottimo completamento della ricetta. Sono molto buoni anche consumati freschi senza cottura.

Infine, ma non per importanza, merita una particolare menzione l’uva spina, ricca di vitamine, in particolare di vitamina C, e di fibre. Un consiglio: non privatevi mai di almeno due o tre di questi frutti gustosi nel corso dell’estate.

Acqua di okra, nuova tendenza salutare

L’acqua di okra viene nominata da moltissimi siti specializzati in alimentazione salutare. Ma sappiamo cosa è? Vediamo di fare chiarezza sui benefici che apporterebbe.

 

Cosa è l’acqua di okra

L’acqua di okra è una bevanda estratta dall’omonima verdura, conosciuta anche sotto il nome di gombo. Parliamo di una pianta della famiglia delle Malvacee, originaria dell’Africa e molto diffusa sia nel continente che in India. Per quanto i suoi frutti siano molto simili ai peperoni, il loro gusto ricorda molto quello degli asparagi.

Pur non essendo molto sfruttata nella cucina europea, questo alimento è usato ampiamente dalla cucina africana e indiana grazie alla sua versatilità. Anche solo per rendere cremose le zuppe e le salse con la sostanza gelatinosa presente al suo interno. Parliamo comunque di un alimento caratterizzato da ricchezza di sostanze nutritive.

Sempre più persone ritengono l’acqua di okra una bevanda praticamente miracolosa per l’organismo. Per quel che concerne l’idratazione effettivamente possiede ottime capacità di soddisfare questo bisogno. Al suo interno è possibile trovare vitamina A, vitamina C e vitamina K, nonché minerali come calcio, magnesio, potassio e antiossidanti.

Parliamo di flavonoidi, isoquercitrina e la quercetina in particolare, utili per supportare la salute della pelle e contrastare i radicali liberi e l’invecchiamento. Differente è la questione se si chiamano in causa stress ossidativo e produzione di collagene. In questo caso maggiori studi sono necessari per confermarne l’efficacia.

Importanti le fibre solubili

Le fibre solubili presenti nell’acqua di okra vengono ritenute perfette per sostenere la regolarità intestinale e favorire una corretta digestione. Scientificamente però si ritiene che vi sia bisogno di maggiori prove in tal senso. Acqua di okra e fibre solubili aiuterebbero a tenere a bada anche i valori della glicemica.

La letteratura in merito spiega che per la bevanda vi sia ancora bisogno di evidenze. A differenza del frutto da solo, per il quale si ha la certezza dell’efficacia nel regolare i livelli di zucchero nel sangue. Le fibre solubili avrebbero un ruolo chiave anche nella perdita di peso: sono in molti a sostenere che l’acqua di okra aiuti a perdere peso. Soprattutto per la sensazione di sazietà che procura.

Tra i benefici vi sarebbe anche quello legato a una maggiore lubrificazione vaginale. Questo è un punto controverso. La sua capacità di idratare, infatti, potrebbe avere un ruolo. Ma è ancora impossibile evidenziare un collegamento causa-effetto. Tanti benefici senza dubbio, ma anche qualche effetto collaterale.

Quali? Problemi gastrointestinali come gonfiore, gas, diarrea. Senza contare un maggior rischio di calcoli renali.

Victoria Beckham mangia 4 avocado al giorno

La dieta di Victoria Beckham non smetterà mai di stupirci. Non solo perché molto restrittiva e generalmente non adatta a chiunque. Ma perché ci crea perplessità in merito alla sua sostenibilità. A partire dai quattro avocadi al giorno.

Il regime molto restrittivo di Victoria Beckham

Effettivamente l’avocado rientra tra i superfood: alimenti in grado di dare moltissimo da un punto di vista nutrizionale. Ma nemmeno i nostri sogni più reconditi pensiamo di essere in grado di sopportare un simile regime alimentare, contenente una così grande quantità di questo frutto.

Victoria Beckham sottolinea di prediligere questo alimento per prendersi cura della propria pelle. Per quanto possiamo condividere a livello teorico, nella praticità non è possibile nascondere che la sua dieta sia non solo molto restrittiva, ma anche non propriamente equilibrata. Diversi nutrizionisti che hanno studiato il suo regime alimentare hanno sottolineato che effettivamente l’ex cantante si alimenti con cibi salutari se presi singolarmente.

Ma allo stesso tempo non propriamente caratterizzati da tutti quei nutrienti che servono per stare bene punto. Il marito David sottolinea che da quando conosce sua moglie questa ha sempre mangiato le stesse cose. Non scherza quando sottolinea che negli ultimi 25 anni si è sempre alimentata nello stesso modo.

Più sciolta sui superalcolici

Victoria Beckham sottolinea di essere molto disciplinata per quel che riguarda il suo mangiare. E che se con il tempo ha imparato a essere più morbida dando spazio a cocktail e superalcolici. Ma di rado si allontana dal pesce alla griglia e dalle verdure al vapore: gli unici momenti nei quali “ha sgarrato” è stato quando era incinta di Harper.

Un fatto che non smette ancora di stupire il marito, che ricorda quei momenti come più divertenti a tavola con la moglie. Ai quattro avocado la donna aggiunge anche un bicchiere di aceto di sidro di mele ogni mattina. Non ha nascosto, nel corso di un’intervista con Grazia, che questa fissazione per l’alimentazione sia esplosa dopo la nascita del figlio Brooklyn nel 1999. Per via de commenti cattivi letti sul suo fisico post partum.

La dieta di Victoria Beckham, se si prendono gli alimenti separati, può anche essere considerata composta da piatti salutari. Soprattutto grazie alle fonti importanti di omega 3 e fibre. Ma questo non toglie che possa dar vita a delle carenze nutrizionali proprio per mancanza di varietà. Soprattutto perché alcuni elementi come il ferro, lo zinco, lo iodio, la vitamina B 12, la vitamina K e il calcio sono mancanti.

Il consiglio degli esperti è quindi, anche per lei, di rivedere la sua alimentazione, aggiungendo qualche carboidrato e altre tipologie di alimenti.

Capsaicina e i benefici per l’organismo

La capsaicina non è solamente il principio attivo che tutti sappiamo dà sapore al peperoncino. È anche una sostanza molto importante per il nostro organismo.

Le proprietà della capsaicina

Possiamo considerare la capsaicina come un alleato della nostra salute. E, pure immaginando le smorfie di coloro che non amano il piccante, dobbiamo sottolineare come questo elemento sia tra i principi attivi più salutari per il nostro corpo.

Ciò che spesso non emerge infatti è che la capsaicina possegga proprietà analgesiche e antinfiammatorie e che, soprattutto per quel che riguarda il dolore muscolare cronico e l’artrosi, può essere utilizzata nel trattamento del dolore. Possiamo fare l’esempio degli Stati Uniti dove la Food and Drug Administration ha approvato le creme alla capsaicina come trattamento topico antinfiammatorio e analgesico.

Tra le altre patologie sulle quali la capsaicina sembra avere un ottimo effetto vi è il dolore lombare. Il principio attivo infatti capace di desensibilizza tre le cellule nervose che trasportano i segnali dolorosi nell’organismo. Possiamo inoltre ricordare che i cerotti alla capsaicina vengono prescritti spesso per curare il dolore dato dalla neuropatia periferica diabetica.

Uno studio dedicato è stato in grado di dimostrare che il dolore può essere ridotto significativamente in 30 minuti da questi cerotti. Questo principio attivo può essere utilizzato, inoltre, anche per la gestione dei dolori della cefalea e della psoriasi.

Valida anche in ambito sportivo

La capsaicina apporta benefici anche in ambito sportivo, dato che è in grado di migliorare la resistenza muscolare. Questo effetto è dato dall’azione che ha sui recettori impegnati nel rilascio di calcio nel muscolo. Un recente studio ha infatti dimostrato come questo principio sia in grado di ammorbidire questo calo del calcio.

Sebbene inizino a esservi prove che questa sostanza sia in grado di aiutare anche a regolare la pressione sanguigna, è importante non esagerare nel suo utilizzo. Sembrerebbe essere infatti in grado, in quantità eccessive, di alzare i livelli di colesterolo cattivo. Allo stesso tempo però dobbiamo sottolineare che alimenti come il peperoncino vengono considerati stimolanti del metabolismo perché tendono a farci consumare più calorie, alzare la temperatura corporea e a contenere l’appetito. Ma attenzione: anche qui bisogna stare attenti alle quantità, dato che un consumo esagerato di peperoncino sarebbe associato a un rischio di obesità.

Insomma, i benefici possono essere diversi. Ma allo stesso tempo bisogna fare attenzione a non esagerare con le dosi sia per evitare conseguenze negative sia per proteggere al meglio l’apparato gastrointestinale che potrebbe imbattersi in spiacevoli problematiche. Come sempre, in tutto, ci vuole una giusta misura.

Dieta monopiatto, fa bene?

La dieta monopiatto fa bene? E questa la domanda che si stanno ponendo un po’ tutti da quando questa tendenza a mangiare solo un alimento sta diventando la più diffusa a livello alimentare.

Cosa è la dieta monopiatto

Chiamata anche dieta monotropica questo regime alimentare, in pratica, ruota attorno al consumo di una sola tipologia di cibo. La ragione? Favorire la perdita di peso. Già questo sarebbe il primo punto da contestare, avendo alla mano i primi dati relativi a questo approccio al cibo. Perché effettivamente qualche chilo si perde, ma potrebbe trattarsi di un calo temporaneo e sul lungo periodo non così salutare come sembra.

Non è un caso che nutrizionisti e dietologi sconsigliano la dieta monopiatto. E la motivazione sta nel fatto che una dieta salutare e quella bilanciata e variegata. Se non si cambiano alimenti il rischio è quello di in incombere in carenze che possono causare danni al nostro organismo punto e questo vale sia per i macronutrienti come le proteine, carboidrati e i grassi sia per i micronutrienti come le vitamine e i sali minerali.

Tra l’altro a peggiorare la situazione vi è la tipologia di alimento scelto per questo regime. Prendiamo ad esempio una dieta basata su solo uova o una su solo yogurt. Il rischio è quello di trovarsi a gestire un’alimentazione con troppi grassi o con troppe proteine. E va da sé che tutto questo sia tutt’altro che salubre anche nel breve termine. Soprattutto calcolando che nella dieta monopiatto teoricamente si dovrebbe rimanere concentrati su un solo alimento per giorni se non per settimane.

Perché fa perdere peso

Di solito gli alimenti scelti sono le patate, le banane e per l’appunto le uova. Tra le altre cose parliamo di una dieta eccessivamente restrittiva che non tiene conto della necessità di consumare cibi contenenti macronutrienti e micronutrienti fondamentali, per il funzionamento del corpo.

Perché c’è gente che dice che si perde peso quindi? Semplice. Perché stancandosi la gente tenderà a mangiare di meno e quindi ad andare in deficit calorico. Senza contare che limitare la varietà in questo modo potrebbe portare a sviluppare un eccessivo desiderio di altro conducente a un eccesso di consumo successivo.

È evidente che la dieta monopiatto non sia adatta né per dimagrire né per stare bene punto l’organismo ha bisogno di proteine, carboidrati, grassi buoni, fibre, vitamine e sali minerali. E per tale motivo che si tende a seguire un regime alimentare variegato e composto da alimenti sani. Non solo per stare bene e funzionare bene ma anche, sotto il controllo medico, per perdere peso.

Acqua, quanta berne contro la pelle secca

Quanta acqua bere per contrastare la pelle secca? Concentriamoci per una volta sull’aspetto estetico e non su quello nutrizionale per ciò che riguarda questo fluido tanto importante per la nostra salute.

acqua sali minerali

L’acqua è importantissima per la nostra pelle

L’acqua è un elemento che aiuta il corretto funzionamento del nostro organismo e ci consente di affrontare tutta una serie di problematiche o questioni inerenti il nostro corpo. Quando si tratta di avere a che fare con la pelle secca come dobbiamo comportarci?

Partiamo da un presupposto: lo strato superficiale della pelle o epidermide ha come funzione principale quella di trattenere l’acqua all’interno dell’organismo. E sono molte le persone che anche a causa degli agenti atmosferici, soffrono di pelle secca. Certo, esistono delle creme da poter spalmare per aiutare la pelle a non ferirsi.

Generalmente però, per tentare di risolvere il problema, dovremmo tentare un approccio più ampio, coinvolgente anche l’alimentazione e l’idratazione. Se c’è una cosa che viene ripetuta da tutti gli esperti è che consumare la giusta quantità d’acqua può aiutare a mantenere anche la salute della pelle al top. Non dobbiamo essere scettici da questo punto di vista.

Quanto dobbiamo bere

Dobbiamo però scoprire quali sono le quantità d’acqua che dobbiamo bere per poter contrastare la pelle secca e mantenerla adeguatamente idratata. Una pelle in buona salute consente di evitare inestetismi e protegge il nostro corpo.

La pelle secca e qualcosa spesso dipendente in prima istanza dalla genetica. E, in seconda istanza, proprio dall’idratazione. Quando ci viene suggerito di bere un litro e mezzo di acqua al giorno non è solo per il corretto funzionamento dei reni. Tutto ciò contribuisce anche alla salute dell’epidermide, il cui buono stato di salute ha un’influenza generale sul benessere dell’intero organismo.

Quando questo è idratato, ovviamente anche la pelle è idratata. La quantità minima di acqua che ci consigliano di bere serve per mantenere all’interno dello strato inferiore della pelle ovvero il derma, il tono della cute. Questo farà in modo di mantenere al suo interno le giuste dosi di elastina e collagene: due proteine in grado di contrastare l’invecchiamento della pelle.

Non dobbiamo dimenticare poi che la pelle è il nostro scudo contro gli agenti esterni. E proprio per via di questi tende a seccarsi con più facilità. Come possiamo aiutarci quindi? Bevendo il necessario, ovvero minimo un litro e mezzo di acqua al giorno. E seguendo una corretta alimentazione per fornire alla pelle tutti i nutrienti capaci di mantenerne alta la salute.

Integratori di Niacina aumentano il rischio di infarto?

Gli integratori di niacina aumentano il rischio di infarto e ictus? E questa la domanda che si è posto uno studio pubblicato su Nature. E la risposta non è delle migliori.

Integratori di niacina non sempre fanno bene

I risultati infatti dimostrerebbero come un eccesso di uso di integratori di niacina potrebbe proprio causare l’aumento di malattie cardiovascolari. Insomma un eccesso di vitamina B3 potrebbe creare problemi all’organismo. Quando si parla di integratori è sempre consigliato consumarli con attenzione, senza esagerare e sotto il controllo medico.

Purtroppo quasi mai questo consiglio viene seguito. E il risultato di tale comportamento, a quanto pare, è alla portata di tutti proprio grazie a questa ricerca condotta dagli studiosi della Cleveland Clinic americana.

Cosa hanno fatto gli scienziati? Hanno identificato il meccanismo molecolare che causerebbe problemi contestualmente all’uso eccessivo di integratori di niacina. Per capire facciamo un piccolo passo indietro però. La niacina è una vitamina idrosolubile, conosciuta anche sotto il nome di vitamina B3, utile per il benessere del nostro corpo. Questa può essere prodotta partendo dal triptofano, uno aminoacido essenziale.

Essa è generalmente presente all’interno di alimenti come il tonno, il salmone, il pesce spada, il fegato di manzo, lievito di birra, le arachidi, gli spinaci e le carni bianche. Ci aiuta a mantenere in buone condizioni la pelle, la circolazione sanguigna ed è fondamentale per la respirazione delle cellule.

Cosa ci dice lo studio

Aiuto anche il nostro sistema nervoso. Ma nel caso in cui si utilizzassero integratori di niacina per ovviare a mancanza alimentari bisogna fare attenzione. Questo perché entra in campo, secondo lo studio pubblicato su Nature, quello che può essere definito paradosso della niacina. Il quale consiste nella sua capacità di abbassare il colesterolo cattivo ma di non abbassare il rischio di eventi cardiovascolari. Questo accade perché, scientificamente, un prodotto di degradazione di questa vitamina favorisce invece l’infiammazione dei vasi sanguigni.

Ovviamente un singolo studio non basta per dare conferme relative al meccanismo di azione della niacina in merito alle malattie cardiovascolari. Sebbene i risultati raccolti dimostrino come chi ne abusava presentava nel sangue un livello elevato di un particolare metabolita correlato allo sviluppo delle malattie cardiovascolari.

Detto ciò, come sempre, è meglio affidarsi a un medico quando si assume qualsiasi tipo di integratore. Anche perché il sovradosaggio di vitamina B3 può dar vita a vampate, diarrea,  dolore alla parte superiore dell’addome, nausea, mal di testa e prurito.

Meglio quindi consumarlo attraverso gli alimenti integrando solo sotto stretto consiglio e monitoraggio medico.

Alternative al pane con meno carboidrati

Quali sono le alternative al pane con meno carboidrati? Sia per assumerne di meno che per seguire una dieta chetogenica potremmo aver bisogno di questo tipo di prodotto. Come possiamo regolarci di conseguenza?

Ecco le principali alternative al pane

Quando si parla di alternative al pane si parla spesso proprio di alimenti keto friendly, ovvero che presentano un basso indice di carboidrati. Io sono un esempio la farina di mandorle, la farina di cocco e diverse farine di semi come quelli di zucca, di Chia, di lino o di girasole. Il pane ottenuto da queste farine può essere anche considerata una buona fonte di fibre.

Senza contare che è possibile prepararli fai da te con semplicità. Fra le alternative al pane più interessanti vi sono senza dubbio le piadine e i wrap cucinati con le farine sopra descritte. Parliamo di alimenti facili da preparare in casa o da acquistare già pronti in negozi specializzati o nei supermercati.

Tra le alternative al pane classico una delle più gustose e il pane nuvola. Semplice da preparare e ancor meno complesso se preparato secondo la variante chetogenica. Gli ingredienti da utilizzare sono 3: lievito, formaggio cremoso o yogurt greco e uova. Si tratta di un alimento molto leggero e arioso che ricorda davvero la consistenza di una nuvola.

Si dividono gli albumi dai tuorli e i primi vengono montati a neve mentre gli altri vengono mescolati con il lievito e il formaggio scelto. Dopodiché il composto con i tuorli viene incorporato delicatamente agli albumi montati a neve cercando di mantenere l’aria all’interno.

L’impasto così ottenuto viene poi porzionato in piccoli panini sulla carta da forno messa sopra una teglia. Infornati intorno ai 180 gradi sono pronti quando appaiono dorati e soffici. Non mancano, tra le alternative al pane, anche i pancake di cavolfiore. Per ottenerli basta triturare finemente il cavolfiore crudo per ottenere una sorta di farina. E poi lavorare il composto come si farebbe per preparare delle frittelline da cuocere in padella.

Attenzione a non creare carenze

È comprensibile, soprattutto all’interno di una dieta chetogenica, voler abbassare la quantità di carboidrati ingeriti. Ma fate attenzione a utilizzare questo approccio sempre sotto consiglio di un medico. Affinché il nostro corpo possa funzionare al meglio c’è bisogno per prima cosa di non creare carenze. E anche i carboidrati sono necessari per il corretto funzionamento del nostro organismo.

Senza contare che per mantenere sano il nostro corpo abbiamo bisogno anche nella giusta dose di fibre. Capaci di mantenere attive e funzionanti la peristalsi e la motilità intestinale.