La carne in scatola, quella con la gelatina insomma, l’abbiamo provata tutti, almeno una volta. Anzi, sembra quasi che di tutti i cibi in scatola sia il principale punto fermo della tavola degli italiani, se è vero che una famiglia su due la consuma abitualmente. Le ragioni di questo successo? È pratica, sempre pronta e si conserva a lungo, sino a 4 o 5 anni. Ma possiamo dire che sia adatta anche a chi è a dieta? E può rientrare in un concetto di corretta alimentazione? Rispetto alla carne fresca, quella in scatola ha un modesto apporto energetico perché è bollita e sgrassata, infatti sempre più spesso i dietologi italiani la inseriscono nel menù di chi segue una dieta ipocalorica.
Di solito essa è composta da una parte del muscolo del bovino, lessato e inscatolato assieme alla gelatina vegetale o animale. A volte vengono aggiunte altre parti dell’animale, come la lingua, che però contribuisce ad aumentare il contenuto di grassi. Per questo, prima di acquistare una confezione, è sempre meglio dare un’occhiata alle informazioni sull’etichetta.
La carne in scatola non ha nessun difetto, dunque? Non è proprio così. Anzitutto, essa contiene una discreta quantità di sale, circa un quarto della dose massima raccomandata ogni giorno. Per questo non dovrebbe far parte della dieta di chi soffre di ipertensione oppure del menù di chi combatte la ritenzione idrica. Ed è bene ricordare che, trattandosi di carne, non bisogna esagerare perché è appurato, ormai, che mangiare troppa carne rossa espone la salute dell’organismo a seri rischi.
Inoltre, come per tutti i cibi in scatola, è bene seguire qualche accorgimento per evitare sgradevoli sorprese a tavola. Bisogna verificare sempre che all’interno della scatola non vi siano macchie di ruggine e che la confezione non sia deformata o gonfia. Sono chiari segni di cattiva conservazione del prodotto. Infine bisogna stare attenti se la gelatina è troppo liquida o emana un cattivo odore, entrambi segni di alterazione dell’alimento.