Secondo uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della Boston University School of Medicine, coordinati dal dr. Hyon K. Choi, bere grandi quantità di caffè nel corso della vita, dimezza, per le donne, la possibilità di contrarre la gotta dopo la menopausa.
I ricercatori non hanno ancora stabilito quale sia il principio attivo contenuto nel caffè in grado di scongiurare l’insorgenza della malattia, che colpisce in realtà soprattutto gli uomini, ma escludono che possa trattarsi della caffeina dal momento che essa è contenuta anche in altre bevande (come il tè) le quali non si sono però dimostrate in grado di sortire il medesimo risultato.
Questo dunque il consiglio del dottor Choi
In particolare il rischio di gotta diminuisce del 22% se l’intake medio durante la vita è stato di 1-3 tazze di caffè al giorno, ma del 57% se l’intake medio durante la vita è stato di più di 4 tazze di caffè al giorno. Se siete forti bevitrici di caffè e nella vostra famiglia ci sono casi di gotta, io non smetterei.
La gotta, o sindrome dismetabolica, è una patologia caratterizzata da livelli elevati di acido urico nel sangue con il conseguente accumulo dei suoi cristalli nei tessuti periarticolari e nei reni; può quindi manifestarsi attraverso infiammazioni dolorose a carico delle articolazioni (che possono evolvere in artrite cronica deformante) e/o calcolosi renale.
Poichè l’acido urico è un composto derivato dalla degradazione delle purine, sostanze contenute in alcuni alimenti quali pesci e carni, l’insorgenza della gotta è sempre stata messa in relazione al consumo di questi cibi anche se tale legame non è mai stato dimostrato scientificamente, almeno per alcuni di essi. Gli esperti infatti hanno “sdoganato”, carni bianche, formaggi magri e proteine vegetali, ritenuti in precedenza responsabili dell’insorgenza della patologia, mentre permangono ancora dei dubbi circa il ruolo di fegato, rognone, cuore, aringa, sgombro, acciuga e trota.