Mangiare bene per stare bene. Questo dovrebbe essere uno slogan da attaccare proprio sul frigorifero di casa e su cui riflettere ogni giorno. In realtà, il cibo spesso non è un mezzo conservarsi in salute, ma qualcosa con cui riempirsi e trovare soddisfazione a breve termine. Inoltre, con la crisi economica, quest’ultima soluzione è ancora più evidente. Il risultato? L’obesità dilaga a vista d’occhio proprio nei paesi più colpiti dalla recessione.
Alimentazione e crisi
Il cibo costa sempre di più e diventa un lusso. Per questo motivo le persone tendono a risparmiare comprando sempre meno frutta e verdura, che saziano poco, e prodotti grassi e molto calorici. Una realtà questa che tocca da vicino gli Stati Uniti, ma che non è poi così lontana da quello che sta accadendo in Italia, dove il 36 % dei bambini è stimato essere in sovrappeso o obeso. Pensate che secondo le stime di Children’s HealthWatch, un programma federale che si occupa di verificare la qualità dell’alimentazione dei giovani americani, ha notato un calo dei cibi “sani” del 30% in soli 3 anni.
Non so se ricordate, ma la crisi economica è scoppiata negli Stati Uniti proprio alla fine del 2008 e poi di riflesso ha colpito anche in Europa. Il risultato è stato disoccupazione crescente nei Paesi. Per molti il sinonimo di povertà è la magrezza, invece, nei Paesi Occidentali dove il cibo manca (per fortuna) solo a pochissime persone, coloro che non navigano in buone acque mangiano male e sono grasse. L’obesità infantile sta diventando un’emergenza cui fare fronte presto. Ignazio Marino, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul servizio sanitario nazionale in occasione del famoso Obesity Day, ha, infatti, così commentato:
Deve essere tenuta in grande considerazione anche dal nostro Paese. In Italia più del 10% della popolazione adulta è obeso mentre il problema riguarda ben il 12% dei bambini e ragazzi. Maglia nera per le regioni del sud, in Campania un bambino su cinque è obeso, ma la situazione è allarmante anche in Molise, Sicilia e Calabria.
Progetti per contrastare l’obesità infantile
Sono davvero tante le iniziative che si stanno diffondendo in Italia per insegnare ai bambini le regole della sana alimentazione. È importante che però non restino solo degli esperimenti scolastici, ma che siano acquisite anche dai genitori. È stato verificato, infatti, che la prevenzione si fa a tavola, in casa. È quello il momento in cui i bambini imparano a mangiare bene, a consumare la frutta e le verdure, a sostituire la carne con pesce e proteine di origine vegetale. Di recente, il Barilla Center for Food & nutrition (Bcfn), ha confermato che solo l’1% ei piccoli italiani mangia correttamente.
Best Food Generation, la tribù dell’Expo
Best Food Generation, la tribù dell’Expo è l’ultimo progetto per prevenire il diffondersi dell’obesità. È stato presentato a Milano questa settimana e nasce dalla collaborazione di Expo 2015 e Rio Mare. L’obiettivo è quello di andare nelle scuole elementare e proporre delle iniziative didattiche per coinvolgere i bambini su più temi legati all’alimentazione, ovviamente proponendoli come dei giochi. È una sorta di laboratorio, dove ci saranno dei concorsi con tanto di premi, per rendere i programmi (quadriennali) molto più interessanti.
Fantastic kids
I percorsi didattici non sono un’esclusiva solo italiana, anche all’estero stanno intervenendo nelle scuole per formare e informare i bambini. Fantastic kids, per esempio, è partito 6 anni fa nel New England (nella zona di Boston) e coinvolge i ragazzi di 16 e 17 anni. Sono loro gli “insegnanti” dei piccoli compagni di scuola (dagli 8 ai 12). Secondo degli studi, gli studenti imparano di più passandosi informazioni tra coetanei o comunque ragazzi con pochi anni di differenza. Gli esperti del Boston medical center in circa 6 anni hanno formato 200 adolescenti, che a loro volta si sono dedicati a 800 bambini con ottimi risultati. Ma cosa facevano? Si occupano di organizzare attività sportive e davano delle “lezioni” sulla corretta alimentazione.