L’Anoressia è un disturbo del comportamento alimentare che ha una forte prevalenza nella fascia di età che va dai 14 anni ai 18 anni. Negli ultimi anni è stato riscontrato tale disturbo anche nei bambini e negli under 40. La persona, nel corso del tempo, tende ad assumere quantità sempre più basse di cibo (dapprima avviene l’eliminazione dei cibi ipercalorici e poi la selezione si estende a tutti i cibi).
Il calo di peso è sempre più consistente fino ad arrivare ad un calo di peso sempre più consistente (indice di massa corporea minore o uguale a 17,5 Kg/m²). Ci sono almeno due tipi di anoressia:
- Anoressia con restrizioni: la persona tende a perdere peso attraverso il digiuno o con un’attività fisica frequente ed eccessiva.
- Anoressia con Abbuffate e condotte eliminatorie: la persona mangia regolarmente (le abbuffate possono essere episodiche o assenti) e presenta la tendenza ad indursi il vomito e/o utilizzare molti lassativi, diuretici, ecc. al fine di ottenere una diminuzione di peso sempre più. La continua persistenza di questi comportamenti dannosi può portare ad uno spostamento verso la bulimia.
La persona con disturbo anoressico in genere percepisce il proprio corpo, o parti di esso, come eccessivamente grasse. Quando si guarda allo specchio tende a vedersi molto più grassa di quanto non è nella realtà. In queste persone è possibile rintracciare un umore irritabile, insonnia, depressione, tendenza ossessiva a controllare tutta la vita in funzione della perdita di peso.
Le Conseguenze mediche non tardano ad arrivare, la prima è sicuramente l’irregolarità del ciclo mestruale seguita dall’amenorrea (assenza del ciclo mestruale). Possiamo osservare anche altri disturbi medici quali: stipsi, dolori addominali, una colorazione gialla della cute, insufficienza renale, problemi ai denti e in alcuni casi osteoporosi, anemia, letargia, ecc.
Difficilmente la persona con disturbo anorresico ammette di avere un problema. È importante che venga riconosciuto da chi vive accanto a loro, il sostegno e la richiesta d’aiuto da parte dei familiari può salvare la vita delle persone con questo disturbo.