Adolescenti obesi a rischio di artrite psoriasica

Chi già soffre di psoriasi e obesità spesso conduce una vita  poco piacevole a causa dei disagi e dei giudizi altrui. Ma le premesse per una vita migliore non sembrano affatto buone, anzi, a peggiorare la gravità della situazione, è uno studio, condotto dal dott. Razieh Soltani-Arabshahi, dell’University of Utah School of Medicine, a Salt Lake City, il quale afferma che le persone obese affette da psoriasi in giovane età hanno un elevato rischio di contrarre anche l’artrite psoriasica, una malattia reumatica infiammatoria che si manifesta nei soggetti affetti da psoriasi tra i 20 e 50 anni di età.

Le parti colpite sono soprattutto le ginocchia, tuttavia, con il passare del tempo possono essere coinvolte sempre più articolazioni. Il rischio sarebbe collegato all’indice di massa corporea, il BMI, e sarebbe predittivo di questa’altra forma di malattia reumatica infiammatoria che, a quanto pare, sembra più elevata nei soggetti di sesso femminile. Secondo i ricercatori, quindi, sarebbero gli obesi già compromessi a causa del peso ad avere la peggio. Come essi hanno affermato,

“Il gruppo di obesi ha mostrato un esordio precoce di artrite psoriasica, seguito dal gruppo in sovrappeso e, infine, dal gruppo di BMI normale.”

Tuttavia, i medici Alexis Ogdie e Joel M. Gelfand, dell’University of Pennsylvania Hospital di Philadelphia, hanno affermato,

“Per determinare quali pazienti affetti da psoriasi sono a maggior rischio di artrite psoriasica, è essenziale che i fattori di rischio epidemiologici siano identificati utilizzando approcci di un certo rilievo. In definitiva, l’individuazione di fattori di rischio per l’artrite psoriasica mantiene la promessa di migliorare la nostra capacità di diagnosticare questa condizione.”

Insomma, come sempre, la miglior cura è la prevenzione. È possibile che riuscendo a diagnosticare precocemente il rischio di artrite psoriasica si riesca a intervenire il prima possibile sui fattori di rischio cercando di garantire una migliore vita futura. Lo studio è stato pubblicato sul numero 19 di luglio di Archives of Dermatology.

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