Quante volte mangiando qualcosa avete avuto una sorta di bruciore, prurito, la sensazione che la lingua si gonfiasse e via così. Probabilmente siete stati colpiti da una reazione allergica, problema estremamente diffuso. Alla fine dell’anno è stato approvato un nuovo regolamento sulle etichette alimentari varato dall’Unione Europea. È davvero importante questo cambiamento perchè renderà più chiare tutti i componenti presenti nei cibi.
Diventa quindi obbligatorio indicare con maggior chiarezza la presenza tra gli ingredienti di allergeni come cereali contenenti glutine, crostacei, arachidi e frutta a guscio. Non è però così raro che sulle etichette compaia anche la dicitura “può contenere tracce di” e l’elenco degli alimenti che possono essere venuti in contatto –a causa della condivisione della linea di produzione- con il prodotto in questione.
È molto difficile stabilire quali siano gli allergeni presenti in tracce in grado di scatenare una reazione immunitaria e spesso queste diciture sono preventive, soprattutto se nella stessa fabbrica si confezionano più cibi. Ora finalmente uno studio firmato dagli scienziati dell’Università di Manchester (Inghilterra) ha individuato nei principali alimenti le quantità minime capaci di scatenare una reazione nel 10% dei soggetti allergici. Secondo gli ultimi dati disponibili si calcola che al mondo quasi il 7% dei bambini e l’ 1-2% degli adulti soffra di allergie alimentari.
Tra i dati più interessanti, è emerso che quantità comprese tra 1.6 e 10.1 milligrammi di nocciole, arachidi e sedano sono in grado di scatenare una reazione nel 10% dei soggetti. Per il pesce invece questo valore raggiunge i 27,3 milligrammi.
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