Come dice il vecchio adagio, una mela al giorno toglie il medico di torno, ma attenzione ai pesticidi. Secondo uno studio dell’Environmental Working Group, è emerso che è la frutta più trattata chimicamente. Le mele, infatti, sono un alimento sano, ma a causa degli agenti chimici usati in agricoltura rischiano di diventare un veleno per il nostro organismo.
Come avvertono gli studiosi, per fare davvero bene, la mela dovrebbe essere biologica. L’Environmental Working Group, infatti, ha stilato una classifica dei frutti più “avvelenati” basandosi sui dati del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti e della Food and Drug Administration (Fda). Gli esperti, inoltre, hanno presentato una guida con un elenco di frutti e ortaggi catalogati in base al livello di pesticidi contenuti.
Come ha spiegato Sonya Lunder, analista senior EWG:
Abbiamo scoperto che quasi il 98% delle mele esaminate, aveva residui di pesticidi. E si tratta di un accumulo di 48 sostanze diverse. Quello che pensiamo sia accaduto in questo caso è che per le mele i maggiori pesticidi e fungicidi siano stati applicati dopo il raccolto, in modo da donare al frutto una durata di conservazione più lunga.
Classifica dei vegetali più trattati chimicamente
1. Mele
2. Sedano
3. Fragole
4. Pesche
5. Spinaci
6. Nettarine
7. Uve
8. Peperoni dolci
9. Patate
10. Mirtilli
11. Lattuga
12. Cavoli verdi
Classifica dei cibi più integri
1. Cipolle
2. Mais dolce
3. Ananas
4. Avocado
5. Asparagi
6. Piselli
7. Mango
8. Melanzane
9. Melone
10. Kiwi
11. Cavolo
12. Anguria
13. Patate dolci
14. Pompelmo
15. Funghi
Come hanno spiegato gli esperti dell’Environmental Working Group, scegliendo attentamente tra i vegetali in base alla lista dei più “buoni” e dei più “cattivi”, si può ridurre l’assunzione di pesticidi di ben il 92%. Chiaramente, per risolvere il problema alla radice, l’ideale sarebbe nutrirsi con alimenti provenienti da agricoltura biologica, ma non sempre i costi sono sostenibili, soprattutto per una famiglia. Tuttavia, il prezzo più elevato dei prodotti non è ingiustificato, poiché sono dovuti ad una produttività per ettaro più bassa e al maggior carico di lavoro rispetto all’agricoltura non biologica.