La dieta del ghiaccio

L’immancabile battage pubblicitario la saluta e promuove come dieta del ghiaccio ma in realtà non è di una dieta che si tratta quanto piuttosto dell’ultima trovata proveniente da oltreoceano in fatto di integratori dimagranti; è infatti da poco in commercio negli Stati Uniti un integratore a base di Hoodia gordonii: Hoodia ice cubes. Come ci suggerisce il nome si tratta di cubetti di ghiaccio composti da acqua ed estratti di Hoodia gordonii uno solo dei quali, assunto una volta al giorno, basterebbe per spezzare la fame e indurci a dire basta a fuori pasto e a pranzi troppo lauti.

Ma facciamo un passo indietro: Hoodia gordonii è un cactus della famiglia delle Asclepiadaceae coltivato, a quanto sembra, dai boscimani del sud Africa i quali ne utilizzano il fusto per inibire la fame durante le lughe marce nel deserto. Il principio attivo della Hoodia è stato scoperto piuttosto di recente (nel 1996): si tratta di una molecola, denominata P57, la quale invia al cervello un segale di sazietà; questo però avviene non appena l’introito calorico supera una certa soglia stimata intorno alle 2200 calorie (per ogni pasto).

Un limite quindi piuttosto alto che, come è possibile leggere sul sito del dottor Roberto Albanesi, difficilmente viene oltrepassato da persone con problemi di sovrappeso mentre è più comune che questo accada ai grandi obesi; dettaglio che renderebbe dubbia l’efficacia di Hoodia ice cubes nel caso in cui si renda necessario ottenere solo un dimagrimento contenuto, nell’ordine ciè di pochi chili.

Non mancano poi le perplessità legate al reale contenuto di questi cubetti di ghiaccio, la Hoodia non è una pianta molto comune e non sarebbe attualmente coltivata su larga scala. Potranno i boscimani del San coprire il fabbisogno delle fameliche popolazioni occidentali? Infine, per concludere, una mia perplessità: se vero che la Hoodia spezza la fame solo al superamento della soglia di 2000 calorie al pasto, esattemente i boscimani cosa se ne fanno?

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