Grasso sulla pancia? Ecco come elimnarlo

Il grasso sulla pancia non è sempre facile da eliminare. Anche quando perdiamo peso. Vediamo insieme cosa possiamo fare per attaccare questo antiestetico e potenzialmente dannoso accumulo di adipe.

Combattere il grasso sulla pancia per stare meglio

Il grasso sulla pancia che non si riesce spesso a eliminare è quasi sempre grasso viscerale, che avvolge i nostri organi interni e che può sostenere uno stadio di infiammazione che può favorire l’insorgenza di malattie cardiache e il diabete di tipo 2, per nominarne un paio. Cosa possiamo fare per risolvere il problema?

Il consiglio principale che possiamo darvi è sempre quello di rivolgervi a un professionista. Ma ciò non toglie che sia possibile seguire alcune norme di buon senso per poter stare bene. Le principali sono ovviamente legate alla dieta da seguire. La prima cosa da fare? Quella di evitare di seguire una dieta con troppi zuccheri e ipercalorica.

Come sempre la dieta mediterranea è quella più adatta da seguire. Ma è importante, in generale, evitare un eccesso calorico, soprattutto se questo è legato al consumo di carboidrati semplici. Meglio puntare sempre sui complessi, rappresentati da legumi e cereali integrali. Vi consigliamo inoltre, in tal senso, di aumentare le fibre. Anche in questo caso i cereali integrali sono la risorsa ottimale insieme a frutta e verdura. In questo modo si riduce l’assorbimento rapido di zuccheri, si migliora la peristalsi e aumenta la sazietà.

Per quel che riguarda i carboidrati complessi, essi sono principalmente una forma di energia stabile capace di tenere sotto controllo i picchi glicemici e farci sentire sazi. Per tale ragione dovremmo consumarne in quantità adeguate, ricordandoci di includere sempre una fonte proteica.

Cosa possiamo fare

Al fine di eliminare il grasso sulla pancia dobbiamo aiutare il nostro metabolismo a funzionare adeguatamente e questo passa anche per l’aiuto al mantenimento della massa muscolare che le proteine possono fornirci.  Infine, ma  non per importanza, a livello alimentare non dobbiamo dimenticare i grassi buoni. Questi, se inclusi nella nostra dieta, ci aiutano a rimanere in forma. E parliamo ovviamente di semi, frutta secca e olio d’oliva.

Per mandare via il grasso sulla pancia è utile anche seguire alcune regole “comportamentali“.  O meglio di fitness. Dobbiamo selezionare degli esercizi adeguati, ovviamente tenendo conto delle nostre condizioni di salute. Un comportamento irrinunciabile è quello di eseguire delle passeggiate. Questo approccio al movimento consente di combattere la sedentarietà e di rimanere attivi.

Entrando più nello specifico si possono eseguire, meglio se in palestra e seguiti da un istruttore, allenamenti ad alta intensità, esercizi di forza e quelli di core stability come gli addominali e i plank che, tra le altre cose, sistemano la postura.

Cacao amaro, benefici per la salute

Il cacao amaro non solo è un ottimo ingrediente per cucinare dolci molto buoni, ma è anche una spezia dalle innumerevoli proprietà e benefici che riguardano la circolazione sanguigna, la pelle e il cervello.

Cacao amaro, scegliere quello più puro

Quando pensiamo al cacao amerò pensiamo direttamente “dolce” e di conseguenza riteniamo che non sempre possa essere adatto a un regime dietetico controllato. Eppure possiamo evitare di considerarlo un cibo spazzatura, soprattutto se lo utilizziamo in modo corretto.

Non dobbiamo infatti dimenticare che il cacao di per sé è un superfood dalle capacità antinfiammatorie e antiossidanti. Sono riconosciute le sue qualità in merito all’encefalo, al cuore, alla pelle. Nonché all’umore. E secondo recenti ricerche potrebbe addirittura aiutarci nella perdita di peso. Ma attenzione: abbiamo parlato di cacao amaro per un motivo specifico.

Non tutte le miscele di cacao sono uguali e quelle che fanno maggiormente bene al corpo sono quelle più amare e pure nella composizione. Dobbiamo ovviamente evitare tutte quelle combinazioni che sono addizionate con dolcificanti e additivi. Come per qualsiasi altro alimento, meno è processato più è salutare.

Per quel che concerne il cacao amaro poi, per godere dei suoi benefici, sarebbe meglio ricercarlo crudo, ovvero lavorato a basse temperature e da agricoltura biologica. Tecnicamente parlando il cacao in polvere viene ottenuto macinando in modo fino e semi della cabossa dopo averli seccati, decorticati e tostati e dopo aver rimosso il burro di cacao, ovvero la sua parte grassa. A essere superfood è proprio quel cacao amaro finissimo in polvere che se ne ottiene.

I benefici del suo consumo

Questo infatti presenta un numero elevato di vitamine del gruppo B, fosforo, potassio, magnesio, calcio, zinco. E ancora molti antiossidanti capaci di proteggerci dallo stress ossidativo come i polifenoli e i flavanoli.

Abbiamo anticipato che il cacao amaro possegga diversi benefici. Il primo è la capacità di tenere sotto controllo la pressione sanguigna grazie ai flavonoidi che, con le loro sotto categorie, sono un toccasana anche per la pelle. Essi infatti la idratano e la proteggono dai raggi UV. La capacità del cacao amaro di migliorare la circolazione consente la prevenzione di malattie cardiache come ictus e infarto. E se consumato puro può abbassare i livelli di colesterolo cattivo.

È in grado inoltre, di migliorare le funzioni cognitive grazie proprio al miglioramento del flusso sanguigno e alcuni studi suggeriscono che potrebbe aiutare a prevenire malattie di tipo neurodegenerativo come l’Alzheimer. Senza contare che con la teofillina e la teobromina potrebbe aiutare con l’ansia e migliorare il nostro umore stimolando endorfine e serotonina.

Dieta dei 30 minuti: è efficace?

La dieta dei 30 minuti è efficace? La promessa è quella di rendere stabili i valori dello zucchero nel sangue e di bruciare i grassi allo stesso tempo. Scopriamone di più cercando, di capire se sia effettivamente valida.

 

Ecco la dieta dei 30 minuti

La dieta dei 30 minuti è un regime alimentare creato da Timothy Ferriss, noto esperto di salute. Essenzialmente più che di una vera dieta dovremmo parlare di un metodo che riguarda il consumo di specifici pasti entro 30 minuti dal risveglio. Per far si che il nostro corpo stimoli adeguatamente il metabolismo. E al contempo, come già anticipato, regolare la glicemia, ovvero i livelli di zucchero nel sangue.

Va da sé che a meno che non dormiamo tutto il giorno si tratta di un regime che mette al centro di tutto la colazione e la sua importanza. Secondo l’esperto, per essere in grado di stabilizzare i valori della glicemia e avere un reale controllo sul peso bisogna mangiare adeguatamente proteico appena ci si sveglia.

Teoricamente, sarebbe meglio affidarsi a regimi generalmente più equilibrati come la dieta mediterranea. Ma allo stesso tempo possiamo dibattere sul perché la dieta dei 30 minuti metta al primo posto il consumo di proteine a colazione.

In linea teorica consumare proteine immediatamente appena svegli consente di avviare un processo di combustione dei grassi molto più efficiente. Questo porterebbe al rifornimento di energia all’organismo senza che avvengano picchi glicemici. La ragione sta nel fatto che le proteine, richiedendo un maggiore tempo per la digestione rispetto ai carboidrati, consentono di mantenere una sensazione di sazietà più a lungo. Fattore questo che preverrebbe un’assunzione eccessiva di cibo successiva nel corso della giornata.

Un aiuto contro il diabete

Secondo chi l’ha provata, la dieta dei 30 minuti avrebbe importanti benefici anche in coloro che soffrono di diabete o di colesterolo alto. Questo regime dietetico consiglia di evitare i carboidrati raffinati, preferendo legumi e verdure per ottenere nutrienti e le fibre, evitando picchi glicemici inutili.

Insomma, anche con una colazione più proteica che equilibrata, questo approccio al cibo punterebbe solo verso un’alimentazione sana. Condividendo il “rifiuto”, con altre diete, per specifici cibi raffinati. Secondo l’esperto in questo caso, infatti, si otterrebbe un equilibrio tra carboidrati complessi, proteine e grassi sani che riuscirebbe tenere la glicemia a livelli accettabili, contribuendo non solo alla riduzione del rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 ma migliorando contemporaneamente la sensibilità all’insulina.

E’ efficace? Potrebbe esserlo. È un approccio sano? Abbastanza, ma non dovete mai dimenticare di chiedere consiglio al vostro medico.

Carboidrati, ecco perché li amiamo

I carboidrati sono croce e delizia per chiunque ami al contempo mangiare e rimanere in forma. Una ricerca recentemente condotta ci spiega perché li amiamo così tanto.

L’amore dell’uomo per i carboidrati

La ragione di questo nostro amore per i carboidrati è scritta nel nostro DNA. Insomma, c’è una ragione scientifica e comprovata. Secondo la ricerca allora condotta dalla Buffalo University e del Jackson Laboratory for Genomic Medicine di Farmington questo nostro amore per i carboidrati risalirebbe a ben 800.000 anni fa almeno. Ancor prima della comparsa sulla terra degli uomini di Neanderthal.

Gli scienziati sono riusciti a trovare le prime duplicazioni del gene dell’amilasi salivare. E’ la variazione genetica che si occupa non solo di influenzare la nostra dieta ma anche di far partire la digestione in bocca. Cerchiamo di spiegare meglio: la passione dell’essere umano per i carboidrati è ben nota. E non è un caso che tra i nostri cibi preferiti compaiano sempre la pizza, pane, la pasta o le patate.

La motivazione specifica e scientifica per tutto ciò si trova in un dedicata regione del DNA presente all’interno del cromosoma 1. Un gene che non solo ci fa amare tanto i carboidrati, ma che ci porta anche ad avere immense difficoltà quando dobbiamo limitarne il consumo.

L’ amilasi salivare sopra citata è l’enzima che ci consente di scomporre l’amido dei carboidrati complessi a partire dalla bocca. Per questo parlavamo di digestione in precedenza. Il gruppo di studiosi americani è riuscito a risalire alle prime duplicazioni di questo gene. Lo stesso che tra l’altro influenza la nostra percezione del sapore del carboidrato.

Una passione genetica antica

Per quanto spesso e volentieri c’è la prendiamo con i carboidrati, questi rappresentano uno dei principali macronutrienti che noi sfruttiamo per il funzionamento del nostro organismo attraverso l’alimentazione. E la nostra passione per gli stessi, secondo la ricerca, sarebbe nata proprio circa 800.000 anni fa.

Gli esseri umani, tra l’altro, avendo più geni legati alla amilasi salivare possono produrne di più e di conseguenza digerire in modo maggiormente efficace una quantità più ampia di amidi. Curiosità: è stato analizzato il genoma di 68 esseri umani antichi. Tra i campioni era presente uno databile a circa 45.000 anni fa proveniente dalla Siberia.

Da questo studio è evidente che la duplicazione del gene finora affrontato sia avvenuta per la prima volta in un momento decisamente anteriore rispetto a quello che si pensava in precedenza. Quando ancora gli uomini non pensavano ancora a coltivare o consumare tantissimi cereali o vegetali a livello alimentare.

Di certo, contestualmente, tutto questo ci fa sentire meno in colpa quando pensiamo al tanto amore che proviamo nei confronti dei carboidrati. Non è colpa nostra, ma del DNA!

Imparare a mangiare bene da piccoli

Imparare a mangiare bene da piccoli per stare bene da adulti. Può sembrare una cosa scontata, ma non lo è. Uno studio pubblicato su Social Science Medicine ci conferma questo assunto.

Cosa sapere per imparare a mangiare bene

La ricerca si è occupata di analizzare in che modo i bambini regolassero il loro appetito. Ed è emerso come imparare a mangiare bene da piccoli, in modo adeguato, getti le fondamenta per una vita sana e priva di problematiche.

A partire dall’obesità fino ad arrivare ad alcune malattie metaboliche e croniche che è possibile sviluppare da adulti. Il consiglio di mangiare meno e fare sport è molto “semplicistico”, secondo l’autore principale dello studio in questione. Questo perché l’autoregolamentazione dell’appetito è correlata a quella generale ma è specifica della calibrazione dell’assunzione degli alimenti. E non di rado questa è frutto di motivazioni e ragionamenti di tipo psicologico.

Per questa ragione imparare a mangiare bene da piccoli in un momento in cui, teoricamente non vi sono pressioni, risulta più efficace. Ma al contempo deve essere controllato in maniera adeguata, dato che vi sono tre categorie che interagiscono su questa condizione. E sono fattori biologici come i segnali fisiologici di sazietà e fame, l’esperienza sensoriale, il collegamento tra intestino e cervello e l’influenza del microbioma.

E ancora quelli psicologici tra i quali troviamo il controllo cognitivo, l’elaborazione dello stress, l’autoregolazione emotiva e l’elaborazione della ricompensa. Nonché quelli sociali come la cultura, la posizione geografica, le pratiche alimentari, il comportamento dei genitori e l’insicurezza alimentare.

La parola chiave è equilibrio

È tutto un concatenarsi di elementi che devono essere regolati in modo adeguato per poter dar vita a un percorso sano. Facendo comunque attenzione, specialmente se parliamo di bambini, a gestire il tutto senza creare dei danni, soprattutto a livello psicologico.

Questo perché non di rado noi ci rendiamo conto che comportamenti che possono essere adatti a una mente adulta vengono vissuti in modo differente dai più piccoli. Sembra un cane che si morde la coda, a un primo sguardo. In realtà dobbiamo tentare di trovare un equilibrio corretto senza inserire nel processo educativo elementi fuorvianti derivanti da potenziali problematiche vissute da adulti.

La parola chiave è effettivamente equilibrio. Cercando di dare questo ai bambini in merito ai vari fattori che compongono il loro percorso. È lo stesso lo dovremmo fare noi adulti, senza farci abbattere o condizionare da stimoli esterni o approcci psicologici errati. Concentrandoci sono sul nostro benessere e su un approccio sano al cibo su ogni livello. Si è sempre in tempo per imparare a mangiare.

Uva, perchè mangiarla in autunno

Perché mangiare uva in autunno? La risposta non risiede solo nella stagionalità di questo frutto ma anche, e soprattutto, in quelle che sono le sue proprietà.

Ecco perché mangiare l’uva in autunno

L’uva è senza dubbio uno dei frutti autunnali più apprezzati da secoli. Allo stesso tempo è uno degli ingredienti più versatili di questa tipologia che fanno parte dell’ambito alimentare italiano. Il fatto che sia disponibile in diverse tipologie, con sapori e colori differenti, ci consente di poterla utilizzare in diversi ambiti proprio in base alle sue proprietà organolettiche.

Volendo mettere da parte la sua versatilità, va detto che se non si soffrono di particolari patologie che ne sconsigliano l’uso, inserire l’uva nella nostra dieta quotidiana può rappresentare davvero un toccasana. Partiamo dal primo beneficio che la contraddistingue. Questo frutto è molto ricco di polifenoli e antiossidanti. In particolare la buccia, i semi e il succo di uva contengono moltissimi flavonoidi, antociani, resveratrolo e acidi fenolici.

Tutti composti che combattono i radicali liberi e lo stress ossidativo, aiutandoci a tenere lontane diverse malattie croniche. L’uva è allo stesso tempo un’ottima fonte di potassio e fibre. Questo significa poter contare su un aiuto importante per quel che concerne la circolazione sanguigna e la salute del cuore. Non è adatta al consumo ovviamente se sia il potassio alto nel sangue.

Recentemente è stato anche scoperto che questo frutto, grazie al resveratrolo, è in grado di supportare la perdita di peso sia accelerando il processo di rottura delle cellule di grasso sia limitando la capacità delle cellule di immagazzinarlo.

Benefici anche per la psiche

L’uva non sarà una panacea contro tutti i mali, ma di certo è in grado di sostenere la salute in modo differente. Grazie alla luteina, alla zeaxantina e alle sembra avere potere di proteggere la nostra vista dai raggi UV, aiutandoci anche contro gli effetti della luce blu emessa dagli smartphone.

Questo frutto possiede anche la capacità, scoperta grazie a uno studio dedicato, di aiutarci a prevenire l’espressione di alcuni geni legati al tumore al colon. Sarebbero le antocianine, la quercetina e le catechine insieme al resveratrolo a ridurre l’infiammazione limitando la crescita delle cellule tumorali.

Infine, ma non per importanza, l’uva proprio per gli antiossidanti sopra citati aiuterebbe le persone ad avere un umore migliore, una maggiore concentrazione e a sperimentare una maggiore sensazione di calma. Soprattutto in caso di consumo di succo d’uva viola.

Insomma, questo frutto autunnale dimostra quanto sia importante consumarlo. Sia ovviamente per la stagionalità che per le sue importanti di proprietà benefiche riguardanti tutto l’organismo.

Dieta della zucca, settimana tipo

La dieta della zucca funziona? Potrebbe, in base alle condizioni della persona coinvolta. E senza rinunce estreme. Basandosi la dieta della zucca su questo particolare ortaggio, possiamo potenzialmente contare su tantissime ricette dal gusto gradevole.

Ecco un menu tipo della dieta della zucca

Viene promessa una perdita fino 8 chili in due settimane. Sarà così? Ecco, a ogni modo, un menu tipo. Come sempre, prima di iniziare qualsiasi dieta il consiglio è quello di parlare con il proprio medico. In modo tale da stabilire se ciò che viene richiesto dal regime è compatibile con eventuali patologie preesistenti. La dieta dell’a zucca viene presentata con un menù settimanale che deve poi essere ripetuto per una settimana.

Generalmente il primo giorno a colazione si consumano 125 grammi di yogurt magro, due fette biscottate integrali con (poca) marmellata. Seguite a pranzo da 60 grammi di pasta integrale o riso con zucca e 100 grammi di spinaci. A cena una zuppa creata con 100 grammi di questo ortaggio e 50 grammi di patate con un contorno di verdura cotta o cruda e 150 grammi di merluzzo o polpo.

La dieta della zucca prevede il giorno successivo tre biscotti integrali, un caffè e 200 ml di latte scremato. A pranzo 50 grammi di pasta con zucca e ceci, un uovo alla coque o sodo con contorno di verdure. E a cena un minestrone di zucca e verdure miste. Ai quali aggiungere 150 grammi di petto di pollo e insalata.

Come è possibile vedere la dieta della zucca sembra essere abbastanza equilibrata nei nutrienti, favorendo il consumo di questo ortaggio nel corso dei pasti principali. Il terzo giorno sono previsti nuovamente 125 grammi di yogurt magro, accompagnati da 30 grammi di cereali integrali o muesli e un caffè. A pranzo una zuppa preparata con 200 grammi di zucca, due cucchiai di lenticchie, 50 grammi di farro, prezzemolo, rosmarino, carote con 30 grammi di pane. Per cena la dieta della zucca in questo giorno prevede 150 grammi di polpo o gamberi accompagnati da insalata e 60 grammi di risotto alla zucca e zafferano.

Ortaggio in diverse cotture e consistenze

Il quarto giorno si ripete la colazione del secondo giorno, seguita a pranzo da 70 grammi di pasta o riso integrale con 100 grammi di piselli e 250 grammi di zucca al vapore o gratinata mentre a cena sono previsti 180 grammi di carne magra, un frutto e 250 grammi di zucca al vapore. Il quinto giorno si ripete la colazione del terzo giorno, mentre all’ora di pranzo sono previsti 30 grammi di pane integrale, 250 grammi di zucca a cubetti preferibilmente cotta al forno e carpaccio di pesce spada al limone. A cena zucca bollita o al vapore e petto di pollo alla griglia.

Il sesto giorno della dieta della zucca è possibile fare colazione con 200 ml di latte scremato e 50 grammi di cornetto integrale, seguiti a pranzo da 130 grammi di tacchino e 250 grammi di zucca spolverata con il parmigiano. Mentre a cena sono previsti insalata mista, 250 grammi di zucca a cubetti e 60 grammi di riso integrale. Questo regime alimentare si conclude con un ultimo giorno in cui la colazione prevista è quella a base di latte e muesli, seguita da un pranzo a base di insalata di legumi formata da 70 grammi di fagioli e 100 grammi di piselli accompagnato da 70 grammi di pasta integrale al pomodoro. A cena da 250 grammi di zucca gratinata al forno, mirtilli e 150 grammi di polpo.

Dieta spaziale a base di batteri?

Dieta spaziale a base di batteri? Diciamo di sì. O meglio dovremmo parlare di alimenti completi dal punto di vista nutrizionale, ottenuti da batteri coltivati su pezzi di asteroidi.

Una nuova dieta spaziale

Inutile dire che quando si tratta di dieta spaziale l’innovazione deve essere alla base di tutto. Attualmente gli astronauti per mangiare possono contare su razioni create appositamente per durare ed essere conservate nello spazio. Sono stati fatti anche diversi esperimenti di coltivazione ma seguendo quelle che sono le norme di coltura classica.

Gli scienziati si sono chiesti: perché non seguire un percorso differente e rivoluzionario ottenendo del cibo nutrizionalmente adeguato da batteri? E perché non utilizzare degli asteroidi? È molto semplice comprendere perché si è optato per questo tipo di “terreno”. Per quanto per noi al momento sembri assurdo, potremmo aver bisogno di dar vita a missioni spaziali a lungo termine, ancor più di ora, senza poter rifornirci sfruttando il nostro pianeta. Sostenendo quindi una dieta spaziale alternativa a quella attuale.

È per tale ragione che gli scienziati dell’Università Western dell’Ontario, in Canada, hanno deciso di lavorare su questo nuovo approccio alla coltivazione. Gli esperti, fondamentalmente, hanno ipotizzato che si possano trasformare in cibo, dotato di ottimo valore nutrizionale, gli elementi chimici riscontrati sugli asteroidi.

Nello specifico lo studio è stato in grado di mostrare che, se si riuscisse a trasformare anche solo alcune sostanze chimiche presenti sugli asteroidi in biomassa, sfruttando ad esempio l’asteroide Bennu, si potrebbero creare tra i 50 e i 239 milioni di grammi di “cibo commestibile”.

Potenzialità davvero importanti

Va da sé che le potenzialità di una simile tecnologia e approccio alla dieta spaziale sarebbero immense. Tra l’altro è stato stimato che se il processo di estrazione fosse molto efficace e si potesse trasformare tutto il materiale realmente utile, si potrebbero creare tra gli 1,4 miliardi e i 6,5 miliardi di grammi di cibo.

Pensiamo inoltre a un approccio del genere anche per quel che riguarda la Terra e non solo nell’ipotesi di una dieta spaziale. Ci sarebbe la possibilità di dar vita al cibo necessario per tutte quelle persone che non sono in grado a causa della povertà di sfamarsi. Inutile dire che i numeri sopra citati sarebbero capaci di sostenere una persona da un minimo di 600 anni fino all’equivalente di tutta l’evoluzione umana.

Certo, forse sarebbe un po difficile approvvigionarsi adeguatamente di asteroidi. È stato infatti stimato che la quantità di asteroide necessaria per creare cibo per una persona per 12 mesi si stagli tra le 5000 le 160.000 tonnellate metriche di asteroide. Sognar però non nuoce in merito a questa dieta spaziale. Chi lo sa che in futuro non ci servi davvero?

Dieta mind, ecco i cibi da consumare

La dieta mind aiuta a proteggere la memoria anche in età avanzata. Quali sono i cibi che dobbiamo consumare i contenuti al suo interno?

 

I benefici della dieta mind per il cervello

Sono diversi gli studi che evidenziano come seguire la dieta mind o comunque consumare gli alimenti previsti da questa possa aiutare a rallentare il rischio di declino cognitivo. Sedersi a tavola e consumare cibi in grado di prevenire l’insorgere della demenza può rivelarsi estremamente utile.

Fattore confermato, tra l’altro, da un nuovo studio conto dall’American Academy of Neurology e pubblicato sulla rivista di settore Neurology. Al suo interno gli scienziati hanno introdotto un regime alimentare basato su alcuni alimenti presenti proprio all’interno della dieta mind.

Ricordiamo che quest’ultima è una sorta di incontro, avvenuto nel 2015, tra la dieta Dash e quella mediterranea. Dove Dash è l’acronimo della frase che dall’inglese può essere tradotta con “approcci dietetici per fermare l’ipertensione“.

A ogni modo, tornando allo studio in questione, gli scienziati hanno stabilito un’associazione tra la dieta mind e un rischio più basso di sviluppo di demenza studiando un gruppo di circa 14.100 persone di età media pari a 64 anni. Seguendoli per 10 anni è stato possibile vedere come chi consumava verdura a foglia verde, vegetali in generale, frutti di bosco, cereali integrali, noci e olio d’oliva mostrava avere minori problemi neurologici.

Cosa dobbiamo mettere in tavola

 

Cosa significa questo? Che effettivamente “Mens Sana in corpore sano” è un detto abbastanza veritiero. Come si traduce tutto ciò nella nostra alimentazione di tutti i giorni? Ovviamente inserendo all’interno della nostra dieta quegli alimenti che fanno parte della dieta mind.

Questo significa prima di tutto dare spazio a molta frutta e verdura. Ovviamente nei limiti delle proprie patologie si dovrà consumare più di sovente la verdura a foglia verde, non dimenticando in generale anche gli altri ortaggi. Frutti di bosco come fragole e mirtilli possono aiutarci dal punto di vista della circolazione, favorendo una maggiore irrorazione di sangue all’encefalo e agli altri organi.

I cereali integrali ci consentono di poter sfruttare dei carboidrati buoni dal punto di vista energetico nell’immediato. Mentre frutta secca come le noci possono darci grassi buoni come gli omega tre in grado di completare il nostro regime alimentare.

Insomma, approfittando della stagionalità, cerchiamo di modificare la nostra dieta in una più vicina alla dieta mind. Avremmo così in modo di poter stare bene e in forze senza troppo sforzo. In fin dei conti, prevenire è meglio che curare e se questo ci consente di farlo, tra le altre cose, in modo gustoso va bene così.

Cibi autunnali da consumare per una dieta sana

Quali sono i cibi autunnali da consumare per mantenere una dieta sana? L’autunno è arrivato ed ha portato con sé non solo delle temperature più miti, ma anche tutta una serie di alimenti che possiamo portare in tavola.

I principali cibi autunnali da consumare

Cibi autunnali che con i loro nutrienti possono aiutarci a stare bene e a seguire una dieta sana ed equilibrata. La regina di questi alimenti è senza dubbio la zucca. Questa può essere utilizzata per dar vita a moltissimi piatti autunnali gustosi e al contempo rifornirci di vitamina A e di vitamina C in particolare. A differenza di quello che si crede è molto versatile.

Possiamo utilizzarla come contorno o prepararci delle ottime polpette da cuocere in forno, leggere e gustose. Possiamo utilizzarla anche per dolci leggeri di diversa tipologia. Ovviamente questo non è l’unico ortaggio presente tra i cibi autunnali in grado di farci del bene.

Tra i cibi autunnali che possiamo consumare ci sono anche i carciofi, i quali sono possibili da raccogliere da ottobre a maggio. I mesi autunnali sono quelli nei quali è possibile trovarne di migliori e consumarne a volontà. Questo ortaggio è ricco di zinco, rame, fosforo e potassio e il suo alto contenuto di fibre consente di sostenere un’ottima motilità intestinale. Importante: è uno degli ortaggi più ricchi di proteine e carboidrati.

Tra i cibi autunnali immancabili le mele: hanno anch’esse il ruolo della regina. Le loro fibre consentono di poter contare su un ottimo senso di sazietà e una digestione facilitata. Grazie al loro livello di antiossidanti e sostanze fitochimiche aiutano ad abbassare il livello della glicemia. Hanno poi il pregio di essere un cibo ipocalorico visto che una singola mela di solito contiene circa 52 cal.

Via libera anche alla patata dolce

Sulla stessa linea, tra i cibi autunnali, incontriamo la melagrana: tante fibre e tanti antiossidanti. Questo la rende uno cibi dei più adatti se si vuole perdere peso e combattere i radicali liberi. Secondo alcune ricerche sarebbe anche in grado di combattere l’ipertensione.

Tra gli ortaggi che non dovremmo mai far mancare all’interno della nostra dieta contenente cibi autunnali vi è anche la patata dolce. Non solo possiede il doppio delle fibre degli altri tuberi ma è una fonte perfetta di magnesio, ferro e vitamina A utile per combattere le infiammazioni. Ha meno calorie della patata normale essendo una radice e può essere utilizzata sia per fare dolci che per preparare primi o contorni gustosi.

Infine, ma non per importanza abbiamo le barbabietole, il cavolfiore e i funghi. Si tratta di alimenti dal basso valore calorico ma decisamente ricchi di minerali e nutrienti. Perché non affidarsi a loro?

Ozempic, l’overdose di Lottie Moss

L’ozempic è un farmaco antidiabete usato anche off label contro l’obesità. L’overdose vissuta da Lottie Moss è l’esempio di come un medicinale non dovrebbe mai essere utilizzato.

Ozempic e l’effetto su Lottie Moss

Già è abbastanza esecrabile il fatto che è un farmaco antidiabete rischia di non essere a disposizione per chi davvero ne ha bisogno perché la gente lo utilizza per altri scopi. Ancor più è tragico se viene ottenuto senza prescrizione e se ne fa un uso sbagliato.

Per le sue capacità di aiuto alla perdita di peso l’Ozempic è stato utilizzato da molte star in tutto il mondo punto e Lottie, sorella della più nota Kate Moss non ha rappresentato un’eccezione. Il fatto che con molta probabilità sia stato utilizzato su un corpo che non aveva bisogno di dimagrire e in maniera incontrollata ha condotto a un evento avverso che poteva rivelarsi fatale.

Lottie Moss è sempre stata una bella donna, dal corpo ben fatto. Tra l’altro non soffre di diabete e quindi non avrebbe avuto bisogno di Ozempic. Eppure si è trovata in ospedale per averlo utilizzato. E stata ricoverata d’urgenza in seguito a un’overdose di questo farmaco. La donna si è infatti iniettata il doppio della dose teoricamente prevista.

Fortunatamente tutto si è risolto per il meglio e la stessa Lottie ha potuto spiegare cosa è successo, sottolineando l’importanza di non fare ciò che lei stessa ha fatto. La sorella minore di Kate Moss ha condiviso ciò che le è accaduto nel corso di un episodio del suo podcast “Dream on”. “È stata la scelta peggiore della mia vita” ha raccontato. “È un avvertimento per tutti voi: vi prego se state pensando di farlo non fatelo. Non ne vale la pena”.

Preso senza prescrizione medica

È un peccato che lei stessa non si sia resa conto prima di provare il farmaco che non ne valesse la pena. Ha raccontato che l’utilizzo è stato causato dal fatto che non si sentisse felice con il proprio corpo. E se questo rappresenta già un problema perché sarebbe stato auspicabile non solo un percorso psicologico ma il sostegno di un nutrizionista o di un dietologo eventualmente, c’è di peggio. La modella infatti ha ricevuto l’Ozempic da un’amica senza prescrizione medica.

Si è resa lei stessa conto di aver iniettato il doppio della dose raccomandata dopo aver accusato un malore e ad avere iniziato a vomitare in maniera ininterrotta. La giovane è stata portata in pronto soccorso dove poi è caduta in preda di una crisi epilettica.

Una reazione del corpo al grande stato di disidratazione che stava vivendo. Un’esperienza davvero molto forte da lei considerata la cosa più spaventosa che le sia capitata nella vita.

Cosa mangiare a settembre?

Cosa mangiare a settembre? Il rientro dalle vacanze, dopo aver agito un po’ liberamente nel corso delle ultime settimane, richiede che ci prendiamo maggiore cura del nostro organismo.

Ecco cosa mangiare a settembre

Puntando essenzialmente a eseguire un piccolo detox e a prenderci cura del nostro sistema immunitario. Giustamente nel corso delle vacanze qualche sgarro di più ce lo siamo concesso. Il rientro al lavoro e alla quotidianità ci obbligano però a rientrare in una maggiore condizione di equilibrio. Soprattutto, lo ripetiamo, per prenderci adeguatamente cura delle nostre difese. Le quali saranno messe sicuramente a dura prova dai virus che si affacceranno con l’arrivo dei primi freddi.

Cosa mangiare a settembre quindi? Ovviamente non vi stiamo consigliando di entrare in un regime alimentare eccessivamente restrittivo ma semplicemente di sfruttare gli alimenti di stagione per poter stare meglio. Se abbiamo questo intento e per tale motivo stiamo cercando cosa mangiare a settembre la risposta è molto semplice: dobbiamo creare un equilibrio importante tra l’apporto vitaminico e quello nutritivo.

La frutta e la verdura di stagione devono farla da padroni, diventando una delle nostre fonti principali di sostentamento, grazie ai loro micronutrienti bilanciati che possono offrirci. Tra le varie opzioni che vengono suggerite in rete e in forum più o meno specializzati vi è la dieta vitaminica, che ha come obiettivo principale proprio il potenziamento del sistema immunitario.

Certo, porterà anche nella maggior parte dei casi a perdere peso. I suoi elementi privilegiano la presenza di vitamina C e non a caso tra gli alimenti previsti vi sono ananas, kiwi, pomodori, agrumi, ciliegie, peperoni e patate. Vi sono anche uova e latticini e pesce per favorire l’assorbimento della vitamina D. Mentre carote spinaci con la loro vitamina A aiutano a mantenere le mucose.

Trovare l’equilibrio migliore

Questi sono i principali alimenti che devono essere consumati se vi state chiedendo cosa mangiare a settembre per poter stare bene.Come sempre la questione gira attorno a trovare un valido equilibrio tra quello che vogliamo e quello di cui abbiamo bisogno. Affidarsi ad alimenti di stagione rimane sempre la scelta migliore. Come quella di affidarsi alla dieta mediterranea, da sempre considerata la più equilibrata per quel che riguarda l’apporto di nutrienti.

Settembre è poi un mese che ci aiuta, con le sue temperature e la sua offerta, nel seguire un regime maggiormente bilanciato. Questo non significa che non ci si possa concedere uno sgarro ogni tanto. Ma è comunque consigliato farlo nell’ambito di quelli che sono gli elementi offerti da questo periodo.

Cosa mangiare a settembre in tal senso? Possiamo creare dei dolci con la zucca, preparazioni con la frutta di stagione, avendo cura ovviamente di bilanciare il tutto. Non dobbiamo vivere il rientro alla normalità come qualcosa di impossibile da gestire. Possiamo infatti prenderci cura del nostro corpo senza soffrire più di tanto. Riuscendo ad alzare le nostre difese immunitarie e quindi la nostra salute in generale.

Collagene nell’acqua? Meglio nella dieta

Assumere collagene nell’acqua? Meglio assumerlo nella dieta a questo punto se vogliamo che la nostra pelle sia turgida e liscia.

È utile il collagene aggiunto nell’acqua?

Quando si tratta di salute della pelle, il collagene è uno degli elementi che vengono chiamati in causa maggiormente. Questo perché tale elemento, prodotto naturalmente dal nostro corpo, ci consente essenzialmente di rimanere giovani.

Soprattutto d’estate ci vengono presentati prodotti, bevande nello specifico, addizionate con collagene e acido ialuronico. Ma servono davvero a qualcosa? La risposta è ovviamente negativa. E per diverse ragioni. Ricordiamo che il collagene viene sintetizzato dal nostro organismo in maniera naturale, sebbene le sue quantità calino con l’invecchiare e il passare dell’età.

L’acqua aromatizzata al collagene fa parte di quelle bevande chiamate “near water“, ovvero acqua arricchita con vitamine, sali minerali e altri elementi. Parliamo di un mercato che è nato in corrispondenza della pandemia, poi cresciuto negli anni successivi per via di un interesse nuovo dell’essere umano nel benessere. L’acqua arricchita di collagene viene spesso venduta come ottimale per prendersi cura della pelle.

Il problema è che questa promessa di bellezza non è rispettata. Per prima cosa perché questa nuova moda è dettata da uno studio relativo a una specifica forma di collagene messa in commercio. E in seconda istanza perché secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare non esiste un nesso causa-effetto effettivo tra il consumo della già introdotta versione di collagene e l’elasticità della pelle.

Ulteriori successivi studi emersi in questi anni hanno sottolineato la possibilità di potenzialità importanti in tal senso,  ma mancano ancora delle prove specifiche della loro validità.

Cibi nei quali è presente naturalmente

Se vogliamo assumere collagene direttamente possiamo farlo con la dieta attraverso l’utilizzo di gelatina in fogli o colla di pesce ma soprattutto sfruttando ossa e cartilagini provenienti dalla carne. Nonché alcuni tagli di questa considerati solitamente poco pregiati.

Se vogliamo mantenere quindi la nostra pelle al top è maggiormente consigliato consumare salmone, pollo e tacchino, albume d’uovo, gamberi nonché brodo ottenuto dalle ossa. Proprio perché come già anticipato cartilagine, tendini e ossa sono ricche del collagene di tipo 1 perfetti per prendersi cura di unghie, pelle e capelli.

L’acqua aromatizzata potrà anche essere molto buona, ma è totalmente inutile in tal senso. Se vogliamo avere una pelle perfetta aggiungiamo ai cibi sopra citati anche l’aglio, capace di promuovere la produzione di collagene, i peperoni rossi per via della vitamina C che è necessaria per la sua sintesi.

In questo modo non sprecheremo il nostro denaro in formulazioni inutili e otterremo maggiori benefici.

Bill Skarsgard e la dieta per il Corvo

Bill Skarsgard è il protagonista del reboot de “Il Corvo“. E per raggiungere la fisicità che ci presenta sullo schermo ha seguito una dieta davvero particolare.

Le necessità alimentari di Bill Skarsgard

Chi è nato negli anni ’80 o prima ovviamente non potrà dimenticare mai l’originale che vide come protagonista Brandon Lee. Il quale, tra l’altro, proprio sul set del film trovò la morte per via di una pistola non caricata a salve.

Detto ciò, diventa comunque interessante vedere cosa ha fatto Bill Skarsgard per poter entrare pienamente nella parte. Dal canto suo come attore lui ovviamente ha cercato di rispondere alla fisicità richiesta seguendo un regime alimentare molto duro. Una dieta rigorosa che è andata a perfezionare quello che l’attore aveva già raggiunto per l’action “Boys Kills World”.

È stato lo stesso regista Rupert Sanders a raccontare cosa mangiava Bill Skarsgard per rimanere in forma nel corso delle riprese. “Quando portavo fuori a cena Bill, ordinavo io per lui perché sapevo già che cosa avrebbe mangiato“, ha spiegato il regista. “Di base tartare di carne e uova crude. È stato tantissimo in palestra, ha mangiato in modo sanissimo. £ ci ha svergognato tutti mentre mangiavamo hamburger e hot dogs mentre lavoravamo di notte nell’estate ceca“.

Insomma, quanto pare sul set era l’unico che manteneva un regime alimentare controllato. Va detto che per esibire il fisico che ha esibito ne il corvo si è trattato praticamente di gioco forza favorire un approccio iperproteico. Soprattutto nel momento in cui per mantenere si è trovato a dover passare moltissimo tempo in palestra.

Non è stato difficile per lui

carne rossa aumenta colesterolo cattivo

Ha spiegato anche l’attore in un’altra intervista cosa è successo. Volevano che il Corvo fosse fisicato, ha sottolineato, sebbene il personaggio di Eric non dovrebbe esserlo. Si può dire che Bill Skarsgard abbia trovato il giusto connubio per la pellicola.

Obbligandosi comunque a rinunciare a qualcosa. “Mi piaceva davvero tanto quello che stavo mangiando, ha spiegato. “Non ho sentito il bisogno di qualche pasto libero. Non ho mangiato zuccheri, ma non sono comunque tipo da dolci. Il mio più grande sgarro penso sia stata una birra, per festeggiare la fine delle riprese”.

Seguire questa dieta non gli è quindi pesato tantissimo. Soprattutto perché a quanto pare le proteine mangiate, come la tartare di carne, erano essenzialmente di suo gradimento. Certo, adesso con molta probabilità avrà allentato un po il suo regime alimentare punto non dobbiamo dimenticare che una dieta iperproteica deve essere prima di tutto equilibrata e non seguita a lungo a meno che non vi sia un effettivo dispendio dei nutrienti assimilati.

Dieta antizanzare, cosa mangiare

La dieta antizanzare esiste. E se vogliamo salvarci dal morso di questi fastidiosi insetti possiamo cercare di seguirla al meglio delle nostre possibilità. Non è poi così difficile.

Perché seguire una dieta antizanzare

Quando si parla di zanzare, l’uomo è pronto a mettere in atto qualsiasi rimedio più o meno naturale. Possiamo mettere dei rametti di rosmarino davanti la finestra, mettere delle fette di limone con un pizzico di aceto vicino a dove dormiamo. Possiamo ancora utilizzare l’olio di neem o diventare genitori adottivi di quegli animali che è legale tenere e che amano mangiarle.

Di certo però una dieta antizanzare da seguire risulta essere più semplice da gestire. Perché è utile mangiare degli alimenti che possono aiutarci a combattere gli attacchi di questi insetti? Semplice: in questo modo la lotta contro questo insetto diventa più facile. Dobbiamo ricordare infatti che le zanzare per trovare il cibo, ovvero il nostro sangue, ci annusano. I loro peli sensoriali, presenti sulla bocca e sulle antenne, rilevano gli odori e mandano un segnale al cervello.

La dieta antizanzare è utile perché ci consente di evitare di avere quell’odore che a loro piace. Di solito queste sono attirate dalla dolcezza, da una maggiore presenza di acido ammoniacale, acido lattico e acido urico nel sudore. Pensando a un cibo che le attira tanto, ai primi posti troviamo senza dubbio le banane. Seguite poi da formaggi “puzzolenti” come il gorgonzola i quali, seppur molto buoni, contengono acido butirrico, davvero gustoso per questi insetti.

Attenzione alla scelta dei cibi giusti

 

Anche la birra è in grado di attirarle notevolmente. Ciò che possiamo fare è quindi, soprattutto d’estate quando la loro presenza è decisamente fastidiosa, favorire il consumo di alimenti repellenti per loro. Via libera quindi al rosmarino, alla salvia e al basilico dolce per condire perché ricchi di eucaliptolo. E lo stesso è valido per aglio e cipolla, che danno al nostro odore quella fragranza che loro non sopportano.

L’alimento che li allontana in maniera repentina, con lo stesso effetto degli ingredienti che vengono utilizzati nei repellenti per gli insetti, è il pompelmo. Questo agrume contiene infatti nootkatone.  Questo ‘elemento gli dona un aroma così repellente che sembra essere valido anche se distribuito sulla pelle.

Per quanto riguarda questa sostanza è una ricerca recentemente condotta ad aver dimostrato la sua efficacia. Quel che è certo è che la dieta antizanzare, per funzionare, deve basarsi su alimenti che non ci regalino una fragranza dolce. O che non favoriscano la produzione, da parte nostra, degli acidi sopra descritti.

Caldo? No a integratori fai da te

Il caldo mette davvero a dura prova la nostra resistenza fisica. Per cercare di affrontare le temperature tentiamo di aiutarci con degli integratori. Facciamo bene? Di certo dobbiamo tenerci lontani da quelli fai da te.

Contro il caldo attenzione agli integratori

Nonostante il caldo afoso rischi di farci impazzire, dobbiamo ricordare di prenderci cura di noi stessi nel modo più corretto possibile. E questo significa adattare la nostra dieta  e la nostra attività sia alle condizioni esterne che a quelle del nostro organismo. Talvolta gli integratori fa da te ci sembrano la soluzione corretta per poter combattere il caldo e sostenerci.

Non è un ragionamento valido se questo approccio ci porta a danneggiare il nostro organismo peggio di quanto già non lo faccia il caldo. L’umidità opprimente e il calore ci portano a provare sensazioni di stanchezza, debolezza, malumore, astenia, crampi e malesseri nonché stordimento e problemi di concentrazione. Possono anche causarci edemi e malori più importanti che necessitano di essere curati.

Non dobbiamo però pensare che integratori composti da noi o l’andare in farmacia ad acquistarne di già pronti possa essere la scelta giusta. Il rischio che corriamo è sempre infatti quello del sovraddosaggio o che vi possano essere interazioni negative con altri farmaci a noi sconosciuti.

Non dobbiamo inoltre dimenticare che alcuni sintomi che noi colleghiamo potenzialmente al caldo potrebbero essere spia di altre malattie. Quindi come regolarci? Ovviamente dobbiamo consultare il nostro medico che, anche in base alle nostre patologie, può suggerirci il da farsi più adeguato.

Magnesio e potassio possono aiutare

 

Generalmente un integratore che possiamo prendere contro la stanchezza estiva è il magnesio, il quale aiuta nella prevenzione dei crampi muscolari. E consente di mantenere un equilibrio elettrolitico corretto. Anche le vitamine del gruppo B possono aiutarci. Ma più di tutto dobbiamo essere in grado di regolare al meglio l’alimentazione, consumando cibi ricchi di acqua come frutta e verdura. In particolare cetrioli, insalate e anguria consentono di mantenere l’idratazione.

In base alle nostre condizioni possiamo anche consumare degli alimenti ricchi di potassio come l’avocado e la banana. Per aiutarci contro il caldo dobbiamo inoltre fare attenzione all’indice glicemico dei pasti. Questo dovrà essere il più basso possibile.

Se proprio poi non riusciamo a gestire la situazione e il caldo sembra distruggerci possiamo richiedere aiuto al nostro medico. Il quale sarà in grado di approcciare il problema nel miglior modo possibile. Non dobbiamo dimenticare sempre di bere almeno due litri di acqua al giorno. In caso di problemi renali, da questo punto di vista, è più corretto consultare prima il proprio medico o nefrologo.

Tom Cruise, ecco la sua dieta

Qual è la dieta di Tom Cruise? Scopriamo insieme qual è il segreto alimentare dell’attore hollywoodiano. Il quale, non possiamo negarlo, può contare su un’incredibile forma fisica.

Cosa mangia Tom Cruise

È inutile girarci intorno: Tom Cruise, a 62 anni, è ancora uno degli attori più belli di Hollywood. Senza dubbio è uno di quelli più attivi e scapestrati, se pensiamo che esegue da solo la maggior parte, se non tutti, gli stunt dei suoi film d’avventura.

La dieta è solo uno degli elementi che consentono a Tom Cruise di rimanere in una forma invidiabile anche per persone molto più giovani di lui. L’attore applica una cura praticamente maniacale al suo aspetto. E lo fa sia con sedute in palestra adatte al suo organismo, sia controllando molto il suo regime alimentare. A quanto pare la sua dieta si basa su solo 1200 calorie massime, senza introdurre nessun carboidrato.

Questo già è un approccio fortemente esagerato, dato che l’organismo ha bisogno di tutti i nutrienti in modo equilibrato. Ogni tanto si concederebbe dei panini healthy, tenendosi totalmente lontano dal cibo spazzatura. Il suo regime alimentare sarebbe anche privo di qualsiasi tipologia di grasso malsano.

L’attore non ha reso noto quale sia di preciso la sua dieta. Da quel è stato possibile intuire da qualche dichiarazione e dai racconti delle persone vicino a lui, questa si baserebbe principalmente su pesce, pollo, albumi e verdure. Nonché su noci e mirtilli.

Attività fisica all’aperto e un po’ di palestra

Nonostante Tom Cruise presenti un fisico abbastanza allenato, incapace di garantirgli di eseguire i suoi stunt da solo, non andrebbe in palestra tutti i giorni. Concentrerebbe la sua attenzione in palestra su pochi specifici esercizi, cercando di mantenersi in forma attraverso attività sportive. Parliamo di escursionismo, ciclismo, corsa, kayak, tennis e scherma.

Tutte tipologie di esercizio fisico che, se ci riflettiamo, rispecchiano un po’ quelle che è possibile riscontrare nella maggior parte delle sue scene al cinema.

Tornando a parlare degli esercizi, a quanto pare Tom Cruise si concentrerebbe sui pesi tre volte a settimana, aggiungendo alcuni esercizi cardiovascolari. L’attore si prende cura della sua forma fisica anche attraverso il giusto riposo. Non è, per quanto attento all’attività fisica e sempre in movimento, un maniaco del muoversi fino allo sfinimento.

È palese che l’attore riesca a tenersi in forma unendo in modo attento dieta ed esercizio. Di certo, dati i risultati, deve aver trovato il giusto equilibrio. Se c’è qualcosa da correggere è senza dubbio la mancanza, praticamente totale, di carboidrati nella sua dieta.

Pasta? E’ il segreto degli atleti

La pasta? E’ il segreto degli atleti. Dobbiamo smetterla di demonizzare un alimento basilare per il corretto sfruttamento delle energie legate alle nostre attività, sportive e non.

Perché la pasta è importante

Come è ovvio che sia, un’alimentazione corretta e sana è indispensabile per mantenere la salute di una persona normale e tanto più quella di chi pratica attività sportiva. La pasta, nel tempo, ha confermato il suo ruolo centrale per quel che concerne la dieta che deve essere seguita da chi gareggia. Non si sbaglia se la si definisce il carburante che consente agli sportivi di ogni categoria di funzionare al meglio. Anche in un regime alimentare molto restrittivo come quello seguito ultimamente da Gianmarco Tamberi la pasta non manca.

Questo perché rimane un elemento perfetto per accumulare energia da bruciare nell’immediato. Chiunque fa sport lo sa: la pasta è l’alimento ideale da consumare prima di una gara o di un allenamento. Se accompagnata da un condimento leggero non solo è nutriente ma è anche facile da digerire e consente, se consumata dopo lo sforzo, di recuperare l’energie e facilitare il riposo.

Potremmo fare numerosi esempi di atleti che hanno inserito la pasta nella propria routine alimentare. Anche quelli provenienti da paesi dove la dieta mediterranea non è così diffusa e la pasta non è un elemento imprescindibile della dieta.

Favorire una buona qualità dei carboidrati

Per capire quanto possa essere importante la pasta per gli sportivi, possiamo chiamare in causa i LARN, o i livelli di assunzione di riferimento di nutrienti ed energia. Questi, redatti dalla Società italiana di nutrizione umana, spiegano scientificamente l’importanza di questo alimento. In una dieta equilibrata i carboidrati dovrebbero rappresentare il 45-60% delle calorie giornaliere, mentre i grassi il 20-35%. Il restante 10-15% delle calorie dovrebbe provenire dalle proteine.

Per comprendere meglio possiamo fare l’esempio di un adulto maschio di corporatura media, che pratica attività fisica in modo regolare. Si tratta di una persona che consumerà circa 2800 calorie al giorno, di cui i carboidrati dovrebbero corrispondere in grammi a circa 340-380.

È importante, ovviamente, inserire all’interno della dieta oltre che la giusta quantità anche la giusta qualità di carboidrati. E la pasta rappresenta la fonte ottimale di carboidrati complessi da sfruttare. Soprattutto perché, rispetto al pane e al riso possiede un indice glicemico relativamente basso. Ciò significa che non provoca un picco della glicemia, ma consente all’organismo di poter usufruire di un rifornimento prolungato e regolare di energia. Insomma, rappresenta proprio la benzina di cui ha bisogno il corpo degli atleti per funzionare al meglio.